Epilogo
Il mio aereo era atterrato all'aeroporto di Seattle ed io sospirai per l'ansia.
Erano passati sei anni, da quando ognuno di noi si era lasciato tutto alle spalle. Avevamo cominciato il college, ci eravamo impegnati per arrivare ai nostri obiettivi, per essere fieri di noi stessi.
Io, ad esempio, ero diventata una critica gastronomica. Consigliavo ristoranti, commentavo ciò che mangiavo, scrivevo recensioni sul luogo in cui mi trovavo a mangiare. Avevo conciliato il cibo al lavoro e credo che sia stata la cosa migliore che potessi mai fare. All'università avevo scelto il campo della comunicazione, cominciando, però, per gioco a postare foto di cibi e a fare storie su Instagram in cui commentavo il ristorante. Da divertimento, la cosa mano mano era diventata seria, fino a quando il proprietario di un locale in cui andavo spesso non mi presentò un suo amico che si occupava del campo gastronomico. Piano piano, avevo creato una mia pagina ed ero diventata importante, le persone seguivano ciò che dicevo e mi mandavano le loro recensioni.
Mi ero lasciata con Chase, un anno dopo l'inizio del college. Era stato difficile mantenere un rapporto a distanza, ma ci avevamo provato. Non avevamo più lo stesso feeling di una volta, così avevamo preso la decisione in comune di rimanere amici, così saremmo stati più felici. Eravamo ancora in buoni rapporti, a volte ci sentivamo, raccontandomi delle ragazze con cui si stava conoscendo, chiedendomi qualche consiglio. Era diventato un ottimo giocatore di football e giocava in una squadra di media importanza, cercando di darsi da fare per stare nelle squadre che desiderava lui.
Mentre con Adrian, invece, dopo quella sera in cui ci eravamo salutati a Seattle, non mi ero più vista o sentita. Entrambi seguivamo i progressi che faceva l'altro, ma non avevamo avuto il coraggio di sentirci fino a tre anni prima. Eravamo tutti alla presentazione del libro di Jared, che io avevo prontamente comprato, aspettandomi di vedere Adrian tra tutte quelle persone. Il romanzo 'Gourmet' descriveva praticamente la storia mia e di Adrian e mentirei se dicessi che non avevo cercato i suoi occhi quando me n'ero accorta. In seguito, erano usciti altri due libri, uno che parlava di un ragazzo omosessuale che cercava l'amore ma che non veniva apprezzato come doveva, mentre l'altro era quello che forse aveva emozionato di più lo scrittore: scrivere di una ragazza alla moda, bellissima esteriormente, dato a cui si fermavano tutti quanti. Jared, però, aveva conosciuto gli aspetti del carattere di Agnes in prima persona e aveva saputo descriverla pienamente.
In una presentazione aveva detto che noi, la nostra vita, le nostre esperienze e i nostri caratteri, lo avevano aiutato a scrivere e a dargli la giusta spinta per pubblicare un libro.
Il giorno dopo la prima presentazione, io ed Adrian ci eravamo incontrati, raccontandoci ciò che era successo in quei tre anni. Mi era mancato tanto, troppo, il mio cuore batteva forte come in quei lontani giorni di scuola in cui lo guardavo o gli parlavo. Quella sera mangiammo in un ristorante, lui mi disse che era contento di ciò che stava imparando e che si sentiva felice all'idea di poter aprire un ristorante suo. Lo vedevo più sereno, molto più tranquillo e capii che quello era l'effetto che gli faceva la libertà. Per tutto il tempo avevo avuto paura che fosse fidanzato, lo stesso timore che avevo avuto quando aveva baciato Marlene, ma lui mi aveva rassicurato con una risata -non proprio una grande rassicurazione, ma lo fu quello che mi disse dopo- che non aveva nessuno nella sua vita sentimentale. Era uscito con alcune, ma non riusciva ad avere una relazione con loro. Segretamente, sperai che non riuscisse ad avere una relazione con una ragazza perché pensava ancora a me, che volesse me.
Quella sera, all'hotel di Portland in cui alloggiavo, io ed Adrian ci fermammo davanti alla porta della stanza che avevo prenotato, gli sguardi come l'ultima sera di tre anni prima, le emozioni che erano le stesse da parte mia. Ci salutammo ed io aprii la porta per entrare nella camera, maledicendomi per non aver provato nemmeno ad avvicinarmi. Mi sentivo sconfitta e mi odiai, fino a quando non sentii bussare ed andai ad aprire. Adrian si sporse verso di me non appena la porta fu aperta, mi prese tra le sue braccia e mi baciò ed io mi sentii felice, dentro di me avevo zoo e fuochi d'artificio che scoppiavano. Per quella notte ci amammo senza dircelo, toccammo punti che non avevamo potuto nemmeno sfiorare fino a quel momento, sentimmo la magia scorrere tra di noi, qualcosa che, però, scomparve il giorno dopo. Entrambi dovevamo tornare alle vite che ci stavamo costruendo e non ci potevamo permettere distrazioni. L'unica promessa che ci facemmo era di raggiungere i nostri obiettivi, di provare a sentirci, di poter incontrare e stare con altre persone, quando poi sarebbe arrivato il momento, saremmo stati insieme.
Agnes e Patrick credevano che fosse una cattiva idea, che avevamo sprecato tanto tempo e che era arrivato il momento di amarci e stare insieme, ma era la decisione giusta per entrambi: avevamo bisogno di non pensare a niente, di realizzarci e di non avere alcun tipo di distrazione. Il nostro momento sarebbe arrivato, il nostro amore era durato per ben tre anni, sarebbe potuto durare un altro po'.
Comunque, nonostante Agnes fosse stata la musa ispiratrice di Jared, i due si erano lasciati. Al momento la mia amica era single, diceva di non aver bisogno di nessuno, mentre il mio amico era troppo impegnato con i suoi libri per pensare a qualcuno. Anche per loro la distanza era stata difficile, decidendo di lasciarsi per non soffrire oltre. Agnes era stata male per un po', decidendo poi di buttarsi a capofitto nello studio e di realizzare i suoi sogni, cosa che aveva fatto. Con tutti i corsi che aveva fatto, aveva aperto un centro benessere che guadagnava molto bene. La cosa interessante era un trattamento, quello che la mia amica preferiva, che cambiava completamente il tuo look. Diciamo che da cesso diventavi bella. Quando me ne parlò, disse che si era ispirata a me. Come si poteva notare, nonostante gli anni non eravamo cambiate affatto.
Patrick, anche se voleva trovare l'amore, si occupava nel frattempo di stare con tutti i ragazzi che voleva, diventando il cliente più affezionato di un bar gay di Miami, dove lui studiava. L'ultima volta che ci eravamo sentiti, però, mi aveva parlato di un bellissimo ragazzo che aveva incontrato e che gli aveva suscitato una certa curiosità. Non appena me ne aveva parlato, io avevo cominciato a shipparli, nonostante questo ragazzo avesse criticato la poligamia di Patrick, rendendosi, con il suo fare da saputello -a detta del mio amico-, un tipo antipatico che però lo intrigava.
Ridestandomi dalla valanga di ricordi, presi un taxi per andare a casa, dove avrei lasciato le mie valige e mi sarei preparata per la serata che mi aspettava. Quel giorno ci sarebbe stata l'inaugurazione del nuovo ristorante di Adrian ed ero emozionata all'idea. Era da un po' che non ci sentivamo per via dei vari impegni che entrambi avevamo avuto ed una grossa parte di me era nervosa all'idea di ciò che sarebbe successo al nostro rapporto. Io ero pronta, ma lui? Ci saremmo finalmente messi insieme, come attendevano da anni ormai?
La risposta a tutto quello l'avrei avuta quella sera.
Alla porta di casa mi aspettavano le mie mamme, che andai subito ad abbracciare. Mi erano mancate tanto, soprattutto dopo essere andata via di casa per poter studiare all'università di Memphis da mio padre.
"La nostra Sierra. Come sei bella, tesoro" mi accarezzarono il viso e mi sentii immediatamente a casa. Ricordai come andassi a parlare da loro di qualsiasi problema mi affligesse, come mi coccolassero e mi facessero sentire fortunata. "Come stai? Emozionata per stasera?" annuii alla loro ultima domanda, tremando leggermente all'idea.
"Sto bene e non so cosa aspettarmi da questa sera" annuirono anche loro, prendendo le mie valige ed entrando tutte insieme in casa. Subito sentii un buonissimo odore provenire dalla cucina ed inevitabilmente il mio stomaco brontolò.
Dio, come mi era mancata casa.
"Sbaglio o sento odore di biscotti e torta al triplo cioccolato?" sicuramente i miei occhi dovevano essere a forma di cuore perché le mie mamme ridacchiarono e risposero affermativamente. Sul bancone della cucina c'era il piatto già pronto con i cookies e il mio pezzo di torta. Pezzo si faceva per dire, era quasi metà dolce. Immediatamente mi misi a mangiare, mugolando di piacere a sentire i sapori dolci che avevano accompagnato la mia vita.
"Ti vedrai con Agnes e Patrick prima?" scossi la testa, mentre masticavo. Ingoiai, per poi rispondere.
"Abbiamo deciso di incontrarci tutti al ristorante"
"Verremo anche noi. Un occasione per mangiare bene, vedere cos'ha fatto e com'é diventato Adrian in tutti questi anni, rivedere i tuoi amici e sostenerti" disse mamma Ivy. Guardandola, notai come avessi preso la maggior parte del mio aspetto da lei. I capelli rossi, gli occhi scuri, la corporatura esile. C'era chi diceva che sembrassimo sorelle ed io speravo sempre che fosse per il suo sembrare giovane e non per il mio sembrare vecchia. Mi sarei veramente arrabbiata.
"Sia se andrà a finire bene che se andrà a finire male. Ma sappiamo quanto Adrian straveda per te, quindi scommettiamo su un bel finale" mi fece un occhiolino mamma Jo e pensai a come sarebbe stato il nostro incontro.
Sospirai, decidendo di non voler pensare a nulla e di concentrarmi solo su quel momento mamme-figlia.
***
Nonostante fossero passati sei anni, eravamo tutti come ci eravamo lasciati.
Agnes era la solita rompipalle perfettina, Patrick la sassy queen della situazione, Jared sempre composto ed attento, Chase dolce e gentile. Al nostro gruppo si erano aggiunti Marlene e Connor, che si erano ritrovati nella stessa università e stavano insieme.
Alla fine, erano stati loro ad avere il lieto fine.
Ci salutammo tutti abbracciandoci, raccontando brevi aneddoti di dov'eravamo stati per tutto quel tempo mentre aspettavamo gli altri e mi ritrovai a rendermi conto che mi erano mancati tutti.
Mi era venuta nostalgia dei vecchi giorni di liceo, così lontani che mi mancavano, giorni in cui eravamo tutti insieme uniti.
A quella piccola malinconia, si aggiunse l'agitazione, poiché non sapevo cos'avrei trovato dentro. Il ristorante "Gourmand" mi fece pensare subito al libro di Jared e sicuramente tutti avevano pensato la stessa cosa, perché i loro occhi erano su di me. 'Gourmet' parlava di noi, della nostra storia e del nostro amore e sperai segretamente che quell'insegna avesse un piccolo pensiero anche nei miei confronti.
Quando entrammo, quasi spalancai la bocca. Era tutto così bello ed elegante, ma allo stesso tempo semplice, come solo Adrian poteva esserlo. Ogni quadro, oggetto o qualsiasi altra cosa, era di un posto in cui era stato. Molte persone erano già sedute ai tavoli e fu Jared a parlare con il cameriere che ci accompagnò ad uno di quelli liberi, che cominciavano ad essere pochi.
Quando presi il menù, sorrisi, ripensando al nostro primo incontro. Quella volta eravamo solo io, Agnes e Jared, mentre in quel momento eravamo molti di più. C'erano le persone che ci avevano visto discutere, combattere, amarci in segreto, che ci sostenevano, con cui avevamo avuto le nostre esperienze di vita. Ed erano quasi testimoni di ciò che sarebbe successo quella sera.
Come la prima volta, decisi di ordinare risotto ai frutti di mare e come dolce una cheesecake, sperando che lui ricordasse ancora ciò che io ordinai al primo incontro.
Sul tavolo, notai dei foglietti e subito mi venne in mente quando scrissi i miei giudizi sui piatti. Sorrisi, prendendo tutti quelli che c'erano e scrivendo il mio pensiero sulle pietanze. Per tutta la sera Adrian non si era ancora fatto vedere in sala, tranne una volta che io mi trovavo in bagno -e ti pareva- con Agnes e Marlene e lui era uscito per salutare alcune persone. Passammo tutta la serata a ridere e scherzare tra di noi, a ricordare i vecchi tempi di scuola e a parlare di ciò che avevamo fatto in quegli anni che ci eravamo tutti persi di vista.
Guardandomi intorno nella sala, soffermandomi più volte a fissare la porta della cucina dove volevo andare disperatamente, notai il tavolo dov'erano sedute le mie mamme, che si sorridevano a vicenda, mostrandomi anche da lontano l'amore che provavano l'una verso l'altra, ed uno in cui era seduto l'uomo che non avevo mai potuto sopportare. Steven Reed era seduto da solo, un bicchiere di vino davanti a lui e mi domandai se Adrian sapesse che il padre si trovava lì. Speravo che quell'uomo si rendesse conto di cos'era stato capace di fare il figlio, che non aveva avuto bisogno di lui e che ce l'aveva fatta.
Erano le undici di sera passate e mi domandai se Adrian sapesse che io ero lì, pronta a sostenerlo e a cominciare la mia vita con lui. Mi chiesi perché non uscisse a cercarmi, perché non si affacciasse nemmeno.
"Vedrai che andrà a finire bene questa serata" mi rassicurò Chase, stringendomi una mano, trasmettendomi la stessa sicurezza di sei anni prima.
"Non lo so. Ormai non ne sono più sicura" dissi, demoralizzata al pensiero che lui avesse veramente trovato qualcuno con cui stare e che non mi volesse più.
"Sier, non ci pensare nemmeno. Tu ed Adrian avete questo legame difficile da spezzare. Lo avete nonostante tutti questi anni. Nonostante tu stessi con me e mi amassi, ho sempre saputo che c'era una parte di te che volesse anche lui" ammise Chase, facendomi voltare subito.
"Lo sapevi?" annuì ed io mi sentii una persona di merda.
"Non era colpa tua, succede. Sapevo, però, che tu mi amassi, lo vedevo dalle piccole cose. E continuavi a stare con me, potevi semplicemente lasciarmi e stare con lui" affermò, facendomi avere flashback della nostra storia "Il punto é che Adrian é sempre stato innamorato di te, forse ha la tua stessa paura adesso. Mandagli un segno" guardai i foglietti compilati davanti a me, decidendo subito di chiamare un cameriere e dirgli di dare quei pezzi di carta direttamente allo chef.
Una volta aver mandato il ragazzo in cucina, attesi, incrociando lo sguardo di Marlene che mi sorrise ed annuì. Entrambe sapevamo cosa avrebbe riportato quel gesto.
Era stato l'inizio di tutto.
Nel momento in cui risi all'ennesima figura di merda di Patrick fatta con il ragazzo che gli interessava, discorso portato a galla da Agnes, vidi una figura avvicinarsi velocemente a noi. Quando focalizzai la figura di Adrian che si stava dirigendo al tavolo, mi alzai di scatto, quasi fossi pronta ad un duello aperto.
Era ancora meglio di come lo ricordavo dall'ultima volta. Sentii il cuore battermi fortissimo alla vista dei suoi occhi scuri, il camice nero che gli stava incredibilmente bene, le labbra che desideravo baciare e i capelli che sembravano più lunghi e leggermente arricciati.
Non disse nulla, si limitò a fermarsi a metà sala, scannerizzarmi tutta più di una volta e a riprendere la sua marcia verso di me, a passo più svelto. Non si fermò davanti a me, no, perché mi prese in braccio e mi fece volteggiare, mentre una risata felice mi scappò dalle labbra. Non mi diede il tempo di dire nulla perché incollò le nostre bocche in un bacio a stampo veloce.
"Sapevo che eri tu. Ti stavo aspettando" sussurrò sulle mie labbra, guardandomi tutto il viso. "Ti amo, Sierra, voglio stare con te e-" lo baciai, facendolo fermare.
"Anch'io voglio stare con te e ti amo" risposi, sentendomi tremendamente a casa tra le sue braccia.
Attorno a noi, applausi e fischi ed io alzai gli occhi al cielo verso i miei amici, che sorridevano contenti per noi.
"Beh, finalmente vi vediamo insieme" disse Patrick, asciugandosi una lacrima dall'occhio. Aveva sempre sperato in me ed Adrian fin dall'inizio e sapevo quanto fosse seriamente felice per noi.
"Ehi Adrian, come mai hai deciso di uscire proprio adesso dalla cucina?" domandò Marlene, un sorriso sulle labbra mentre stringeva la sua mano a quella di Connor.
Adrian mi guardò ed io sorrisi soddisfatta a quello che avevo fatto.
"Mi erano arrivati dei biglietti che definivano il risotto 'carino' e la cheesecake 'passabile'"
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