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☆Him☆

Lui.

Lo conobbi circa trecento anni fa, quando ero ancora un angelo.
Quando ero ancora felice.

Fui evocata da un umile uomo,
il quale aveva subiva le ire di un secondo uomo,
maligno e senza scrupoli.

Fu sotto la luna piena che incontrai lui,
mandato nel cuore della notte ad uccidere il mio protetto.

Un corpo grigio come la pietra, tatuaggi incavati nella sua pelle in forme di antichi simboli arcani,
occhi di un giallo vivo come i denti di leone e due corna che gli spuntavano dalla fronte.

Combattemmo tutta la notte senza esclusione di colpi.

Entrambi miravamo ad uccidere il nostro avversario.

La notte passò e non ci furono vincitori.

Lo scontro fu rimandato alla notte successiva.
E la notte successiva ancora.

Notte dopo notte combattevamo sotto il cielo stellato,
consapevoli che quello scontro avrebbe potuto non avere fine.

Ci fermammo alla seconda luna piena.
Lui propose una tregua, a mia sorpresa.

"Sembra che nessuno dei due avrà la sua vittoria. Che ne dici di chiuderla così?".

"Non mi interessa! Combatti!".

Fidarsi di un demone non è mai una mossa saggia.
Per questo mi tenni sulla difensiva.

"Dico sul serio, fermiamoci qui. Non voglio combattere".

"Che significa non vuoi? Mi stai prendendo in giro, vero?!".

"Assolutamente no. Forse sono io che prendo in giro me stesso...".

"Come?".

"Credo di star provando quello che gli umani... chiamano amore".

"E quanto vuoi che mi importi?! Tu se-".

"Per te".

Era qualcosa di bizzarro, molto bizzarro.

Un demone che si innamorava di un angelo dopo notti passate nel furore della battaglia.

Gli chiesi spiegazioni al riguardo, e lui mi rispose con una naturalezza tale,
da far breccia nel mio cuore.

"La tua anima. È carica di forza, vigore, fuoco.
Ogni notte ho combattuto solo per
vedere quel fuoco divampare contro il mio.
Voglio starti accanto... voglio conoscerti, ______. 
E per farlo devo abbandonare gli Inferi".

Mi espose il suo piano da attuare di lì a qualche settimana, forse due.
Dovevamo rendere la cosa convincente per i Superiori.

Il tempo passò ed abbandonammo i nostri padroni.

Un gesto sconsiderato da parte mia perché non seppi mai se colui che mi aveva evocato,
alla fine, fosse riuscito a sopravvivere alle continue minacce di quell'uomo malvagio.

Passavamo le notti a parlare, a conoscere le nostre vite incatenate
dall'alba dei tempi ai nostri piani di appartenenza.

Scoprii che lui non era così malvagio come appariva.

Aveva la malizia tipica dei demoni, mista a una sorta di... interesse per le creature diverse da lui. Apprezzavamo ognuno la presenza dell'altro,
sotto la luna e le stelle, sulle rive dei fiumi e accanto agli arbusti più alti. Illuminati dai raggi del sole e trasportati dai venti impetuosi.

Eravamo diversi esternamente,
ma simili all'interno.

Un angelo e un demone, insieme.

Il tempo passò e per qualche tempo credemmo di essere liberi.

Ma non durò a lungo.

L'Esecutore arrivò e con lui, anche la nostra separazione.

Il suo corpo fu strappato, dilaniato, fatto a pezzi, maciullato sotto i miei occhi
dall'orda di demoni che richiesero personalmente di giustiziarlo al posto dell'Esecutore. Una richiesta che venne accettata in via eccezionale.

I miei occhi non smettevano di piangere, ogni colpo sferzatogli con la forza di mille e più uomini
era un colpo che frantumava il mio cuore.

Ma più di tutto, a farmi male
fu il suo sguardo
carico di odio e orrore
puntato su di me.
Sembrava odiarmi in quel momento.
Come se il tempo passato insieme
non ci fosse mai stato.

Come se mi stesse guardando
per la prima volta.

Gabriele mi degradò e mi spedì negli Inferi, probabilmente donandomi quel poco di protezione contro i demoni che avrebbero sicuramente tentato di farmi fuori alla prima occasione.

Ho passato trecento anni nell'ombra, allenandomi per qualcosa che non sono nata per fare.

Divorare anime umane.

Mi hanno evocata solo
qualche giorno fa.

Non ero sicura delle scelte che avrei fatto, giuste o sbagliate che fossero. Non sapevo nemmeno se potevo effettivamente divorare un'anima; ma se non ci fossi riuscita sarebbe andata perduta o spedita agli Inferi come pasto gratuito per i demoni inferiori.

Avrei semplicemente agito come da programma, come il protocollo richiedeva.

Ma le cose improvvisamente cambiarono.

Mi stavo innamorando di un essere umano il cui cuore ed anima sono identici
a quelli che Lui trecento anni fa aveva. 

Ho avuto trecento anni per soffrire.
Trecento anni per rimpiangerlo.
Trecento anni per dimenticarlo.

A volte non sapevo decidermi se ci fossi riuscita o meno; mi capitava di pensare ancora a lui,
a come mi guardava mentre moriva.

Forse aveva già smesso di amarmi
ma io, come una stupida,
continuavo a farlo.

Solo una volta su Plastic Beach,
mi resi conto che non provavo
più nulla per lui,
per Zalhur.

Questo perché nel mio cuore,
inspiegabilmente,
c'era spazio per un essere umano.

Una vita in sé effimera, ma
come mai prima d'ora
così ... preziosa.

Sentivo che stavolta sarebbe stato diverso.

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