39. L'Esecutore
Era la fine. Ero pronta ad andarmene, per questo contro ogni logica sorrisi a Murdoc che mi guardò terrorizzato e già con le lacrime agli occhi. Qualcosa però arrivò in aiuto, e in quei fugaci attimi non seppi se fosse una cosa positiva o meno. L'Evangelista. Lo vidi spuntare dall'oceano alle spalle di Murdoc con una velocità impressionante, e si fiondò sulla creatura alle mie spalle. Murdoc mi afferrò per un braccio e mi strinse forte, allontanandomi dalla figura che minacciosa si era posta alle mie spalle. Finalmente ebbi l'occasione di vederlo: un essere alto due metri dalla forma antropomorfa, con gambe e coda di capra, braccia rettiliane e la testa di un cinghiale, con zanne ingiallite e scurite da sangue che grondava costantemente dall'attaccatura che aveva col cranio. Ai fianchi aveva tante piccole zampette irrequiete, sembrava avesse tanti piccoli millepiedi incollati addosso che agitavano le loro gracili articolazioni. Sul'addome c'era pelliccia, probabilmente di cane o di lupo a giudicare dalla puzza, un'unico manto nero con le gambe e la testa. Le braccia erano la sola cosa che sembrava essere statica, con una loro volontà di star ferme ed obbedire alla testa. Gli occhi di quell'abominio erano due piccoli soli che bruciavano in cavità vuote, anch'esse grondanti di sangue e incarnite dal marciume del mondo infernale. Murdoc era paralizzato. Sapevo che questo genere di visioni non provavano la sua stabilità mentale, aveva visto di peggio. Ma in quegli attimi era bloccato perché sapeva che stava rischiando qualcosa che per lui aveva davvero valore: me, e conseguentemente anche tutti gli altri. L'essere era armato di un bastone dorato, il quale mutò forma per contrastare l'arrivo dell'Evangelista. Il bassista s'infilò una mano in tasca e tirò fuori il comando per il cyborg: in meno di tre secondi la macchina saltò fuori dall'edificio con in mano la spada dorata e una volta raggiunto il nostro fianco, la consegnò a Murdoc. Vedevo le sue mani tremare mentre si sforzava di tener dritta l'arma verso le due creature che ormai avevano intrapreso una vera e propria colluttazione. L'aura dal colore incandescente della bestia si agitava di continuo, competendo con la luce del faro a pochi metri da noi. 2D e Noodle si bloccarono sul posto, Noodle sotto l'arco della porta, 2D rannicchiato a terra con le mani sulla testa. Arrivò anche Russel, che sembrava il più spaventato di tutti nonostante la sua stazza.
"Dovete andarvene" - mi rivolsi a Murdoc, prendendolo per le spalle e facendogli cadere la spada di mano - "Nessuno di voi può farcela contro quel mostro. Forse nemmeno io, ma voi dovete fuggire!".
Il bassista non sembrava disposto a darmi retta e scostò via la mia stretta, recuperando l'arma bianca - "Scordatelo Chayyliel! Io non vado da nessuna stracazzissima di parte senza di te!". Il suo grido disperato echeggiò nell'aria con i fendenti dell'arma dell'Esecutore, la quale era diventata un gladio color oro. L'isola non avrebbe retto tutto quel movimento e proprio quando spinsi via Murdoc facendolo inciampare e cadere sulla riva bagnata, l'Evangelista fu colpito. La boccia che doveva essere la sua testa si frantumò, e una sorta di liquido nero inondò il terreno seguito da un fumo del medesimo colore. Il suo corpo sembrò scomparire sotto quella nube che si dissolse in meno di un minuto. Al termine di quel breve spettacolino, l'attenzione dell'Esecutore era di nuovo tutta su di me. Dovevo combattere. Combattere per queste quattro vite.
Alzai le mani al cielo, e una colona d'acqua salata tenuta in moto da un vento sferzante si innalzò dal mare e si abbatté sull'Esecutore, intrappolandolo in un turbine violento che non lasciava alcuna via di fuga. L'elemento terra era difficile da utilizzare, ma se fossi riuscita ad individuare qualche scoglio nelle profondità del mare sotto l'isola, l'avrei sicuramente utilizzato.
"Russel! Portali via!" - mi voltai lanciando un grido disperato al gigante, il quale aveva già sulla spalla la giovane Noodle, terrorizzata e pietrificata dalla paura. "Se resterete non vi salverete! Vi prego!" - il mio sguardo si spostò su Murdoc, mentre Russel si precipitava a raccogliere 2D dalla spiaggia - "Va'... ti scongiuro... non voglio che scompaia anche tu. Loro avranno bisogno di te.." - indicai con un cenno del capo alle sue spalle - "Il mondo avrà bisogno della tua musica... e io avrò bisogno che tu sia vivo, ovunque mi troverò dopo tutto questo". Iniziai a piangere. Lacrime amare che mi facevano sentire il cuore e la testa come due palloncini pieni d'acqua, schiacciati da una pressione impossibile da contrastare. Murdoc sembrava ipnotizzato, perso con lo sguardo nel mio. La mano di Russel arrivò ad acciuffare sia lui che cyborg Noodle in tempo, perché l'Esecutore si liberò dal turbine ed arrivò ad atterrarmi. Le mie mani irrigidite come il metallo bloccarono la sua arma, diventata ora una sciabola con tre anelli tintinnanti sulla punta.
"NUMERO 57403. DA QUANTO TEMPO".
Mi dispiace ammetterlo, ma lo conoscevo. O meglio, lo conoscevo di vista. Ma lui in quanto Esecutore conosceva ogni demone che abitava il piano infernale. Era il suo compito, il suo lavoro. Il quale combaciava con la sua passione irrefrenabile di uccidere, anche i non trasgressori, s'intende. Io non gli risposi, non volevo dargli questa soddisfazione.
"È DA QUANDO TI HO VISTA ALL'INFERNO CHE AVEVO VOGLIA DI SPACCARTI IL CRANIO IN DUE, SAI?".
La forza che stava utilizzando per spezzare la mia difesa si fece più forte, ma io mantenni la concentrazione nonostante il suo discorso.
"SAPEVO CHE SAREBBE FINITA COSÌ. SUCCEDE UNA VOLTA, SUCCEDE SEMPRE. A QUESTO TURNO PERÒ NON CI SARÀ NÉ INFERNO NÉ PARADISO AD ACCOGLIERTI".
Iniziai a capire le parole del caprone. Su in Paradiso nessuno era più interessato a proteggermi, ecco perché non poteva tornare ad essere la mia casa. Senza ali, dopotutto, che razza di angelo sarei potuto essere? Mi restava solo il presente. L'unica cosa che potevo fare era combattere per la vita di chi amavo e le persone a cui ormai mi ero affezionata, quella che per poche settimane era stata la mia famiglia. Mi avevano raccontato le loro storie, mi avevano parlato dei loro ideali, di ciò che amavano e di ciò che odiavano, avevano cantato e suonato per me dal vivo per farmi sentire come una di loro, per farmi sentire tutto ciò che provavano e che facevano provare a milioni di persone su questa terra. Non potevo lasciarli morire. Dovevo proteggerli.
"Significa- che resterò su questo piano ancora per un- po'? Hehe... ne dubito..." - con il vento ad aiutarmi feci leva contro la sua arma, ma lui in tutta risposta evocò i fuochi infernali, di un verde più tendente al giallo rispetto a quelli che evocavo io di solito. La cosa non mi allarmò, perché usai un'onda per travolgere quelle sfere bollenti e farle dissolvere nel nulla. Riuscii a sfuggirgli in quel breve attimo di confusione, ma lui intanto aveva perfettamente capito il mio punto debole, e balzò verso l'oceano. Russel stava nuotando via, era lontano, ma non abbastanza per impedire alla voce di Murdoc di tuonare da lontano il mio nome.
"CHAYYLIEL!!!".
Come promessomi, dal mare balzò fuori come un pallone trattenuto in acqua, uno scoglio grande quanto l'Esecutore stesso, nero come il carbone e per la maggior parte ricoperto di melma, stelle marine, crostacei e alghe. Volò in alto nel cielo e una volta preso in pieno l'Esecutore, entrambi caddero in mare con una forza tale da far oscillare l'intera isola. Non volevo che andasse distrutta... così mi tuffai in acqua, decisa ad utilizzare l'elemento per dare filo da torcere al mio nemico. Era stordito, ma non morto. Nel muovermi in acqua mi accorsi di qualcosa fluttuare a poca distanza da me: era una delle sue zanne. Perdeva sangue dalla base, come se fosse un organo che ininterrottamente produceva linfa vitale per quell'abominio di creatura. Con quello tra le mie mani, avevo una speranza di farcela. Se l'avessi impiantato nel suo cuore con la giusta forza, sarebbe morto. Ma a che pro? Dopo l'Esecutore c'era solo Lui. Mi stavo decisamente ficcando in un guaio grande infinite volte più di me. Ma non avevo tempo di rifletterci, dovevo agire. L'Esecutore riemerse in fretta, spingendomi fuori dall'acqua con una martellata tanto forte da farmi arrivare ad almeno una trentina di metri sopra la superficie dell'acqua. Ora ero io quella stordita, e nella mia confusione mi ripetevo come un mantra "combatti, uccidilo, salvali", anche se non necessariamente in quest'ordine. Il vento della conseguente caduta riuscì a farmi riprendere, e in un attimo di puro genio folle lo plasmai per la prima volta in una maniera egregiamente funzionale. Stavo fluttuando. Un costante getto d'aria forte come un ciclone mi permetteva di restare sospesa a mezz'aria. Sotto di me, un mulinello che affondava nelle viscere dell'oceano. Non ci avevo mai provato prima, e quasi lo rimpiansi.
"NON POTRAI FUGGIRE IN ETERNO. NIENTE E NESSUNO MI SOPRAVVIVE".
"Il tuo compito è affrontare demoni traditori. Io non lo sono, ricordi?".
"NON VEDO NULLA IN TE CHE MI RICORDI UN ANGELO".
"Demoni... sempre i soliti ciechi. Solo perché non ho le ali mi tratti come se fossi una di voi. Sarei onorata se mi degradaste ad essere umano, a questo punto!".
Mi scaraventai contro di lui con il mio lato sinistro, la zanna stretta nel mio pugno destro per poterla nascondere alla sua vista. Lui fece lo stesso, mutando la sua arma da martello a lancia. Da lontano sentivo le urla di Murdoc, di 2D, di Noodle e anche quella di Russel, che sovrastava le altre. Gridavano il mio nome, mi pregavano di stare attenta, di scappare, di non attaccarlo direttamente. Quella era l'occasione per farlo fuori, non avrei mai e poi mai potuto fermarmi: ucciderlo con qualcosa proveniente dal mondo dei demoni e convertito in qualcosa di benedetto e puro sembrava la fine perfetta per quello scontro senza pari. Pronunciai una formula sacra, una delle poche che ricordavo, necessaria per esorcizzare, purificare e benedire qualsivoglia oggetto materiale. Le parole in latino scivolarono dalle mie labbra con una velocità impressionante e prima che me ne potessi accorgere, ero scivolata con le scarpette scarlatte lungo lancia e con tutta la forza di cui fui capace, conficcai la zanna nel punto esatto in cui aveva il cuore. Indurii i miei pugni e con una furia cieca iniziai a battere, pugno dopo pugno, contro quel pezzo d'osso, arrivando a farlo sparire nella sua carne. L'Esecutore emise diversi rantoli di dolore, strazianti e forti come il rimbombo di un tuono. Russel si era fermato dal fuggire per poter assistere alla scena, e senti i le loro grida estasiate per la mia vittoria. Ma non durò a lungo. La lancia sotto i miei piedi sparì. Qualcosa di freddo si materializzò dentro di me, qualcosa di enorme, che mi tolse il respiro. Quel rifiuto ancestrale aveva mutato la forma della lancia prima in un pugnale per togliermi l'appoggio, e poi in spada, la cui lama mi trafisse dalla punta fino all'elsa. Non respiravo, e nemmeno lui. I suoi occhi si spensero insieme ai miei, che si chiusero con la stessa delicatezza di una piuma che cade al suolo. Entrambi cademmo nel mare, lasciandoci dietro le urla straziate dei Gorillaz e una pozza di sangue d'angelo misto a sangue di demone, nella vastità salata dell'oceano.
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