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37. Freedom, love, faith

Venimmo letteralmente sputati fuori dallo specchio con una forza tale da farci arrivare contro la parete opposta a quella dalla quale eravamo stati cacciati. Il vetro alle nostre spalle s'infranse in mille pezzi non appena nell'aria vibrò l'ultimo belato del caprone, il quale aveva anche detto di avere un nome, Black Philip. Fummo accorsi da 2D e Noodle, preoccupati come non mai dopo aver visto le nostre ferite di nuovo aperte e sanguinati.

"Non preoccupatevi per me" – dissi io scuotendomi le vesti – "Pensate a Murdoc... la mia guancia si chiuderà da sola, ma la sua mano no".

Murdoc, invece, era l'unico euforico. Non che non lo fossi anche io: ero felice di esser riuscita a spezzare il contratto. Mi sentivo più leggera ora che eravamo nella dimensione dei mortali. Non sentivo più quello strano peso nella mente e nelle ossa. Ero tornata a sentirmi libera come quando ero ancora un angelo. Ma avevo ancora il sigillo demoniaco dalla mia parte, il quale mi conferiva i poteri di un demone.

"Ahahahah! Ce l'abbiamo fatta ragazzi! Siamo liberi ahahahah!" – acclamava il bassista, totalmente preso dal momento. Solo Russel aveva una strana espressione in volto. Forse, come me, non si era dimenticato delle conseguenze che questa azione avrebbe comportato. L'Esecutore presto o tardi sarebbe arrivato. Non sapevamo quando, ma dovevamo aspettarcelo. 2D intanto, siccome non sopportava la vista della mano sanguinante di Murdoc, si propose per andare a prendere un kit medico dal bagno lì vicino, mentre Noodle si fece spiegare la vicenda nel più minimo dettaglio. Anche Russel ascoltava interessato e 2D non poteva fare a meno di spuntare con la testa blu dal bagno per origliare meglio il racconto mio e di Murdoc.

"Quindi il contratto non c'è più! Che bello Chay! Non dovrai più tornare all'inferno!" - commentò Noodle concitata. Sorrideva così felicemente che ricordarle dell'Esecutore non avrebbe fatto altro che deprimerla... così feci finta di non nulla.

"Io proporrei di festeggiare!" - dissi, attirando su di me lo sguardo piacevolmente incuriosito di Murdoc. E no, non avevo dimenticato la discussione che stavamo facendo davanti al caprone. Avevo intenzione di continuare quel discorso... ma da soli.

"Vado a prendere il rum allora!" - rispose il bassista. Noodle lo fermò giusto in tempo, perché se ne stava andando senza che lo medicassero. 2D tornò con il necessario dal bagno e dopo scendemmo tutti nella casetta per festeggiare. Mai come allora mi sono sentita più libera. Certo, anche con Zalhur riuscii a spezzare il contratto ma... stavolta si trattava di restare al fianco di quell'essere umano, era tutto diverso da come lo era stato trecento anni prima. Ci divertimmo molto, ed ebbi il privilegio di vedere 2D un po' brillo, che non faceva altro che barcollare di qua e di là facendo ridere come matti Murdoc e Russel. Noodle fece del suo meglio per farlo restare sobrio ma... beh, fu inutile. Arrivammo ad un punto della serata dove 2D, ubriaco, si era nascosto sotto al letto perché impegnato a giocare a nascondino con Noodle... la quale si era addormentata proprio sul letto. Murdoc se la rideva e Russel era andato via già da tempo... ancora non capivo dove dormisse però, e mi dimenticavo sempre di chiederglielo. Stu non si agitava più sotto al materasso e questo significava che era crollato anche lui... e non ci degnammo di spostarlo perché era nata la consapevolezza che finalmente io e Murdoc eravamo soli. Io sobria e lui brillo, naturalmente.

"Allora~" - lui si alzò dalla sedia e mi raggiunse vicino al bancone della cucina, sul quale stavo sistemando svariati utensili da cucina ed avanzi della serata - "Credi che finiremo quel discorso, prima o poi?". Assunse un improvviso sguardo serio, oltre che a un tono lugubre.

"Direi che abbiamo il via libera..." - risposi guardandomi alle spalle di sfuggita. S'intravedevano i piedi di 2D spuntare da sotto al letto e il visetto rilassato di Noodle mezzo coperto dalle lenzuola. Murdoc si poggiò con i gomiti sul bancone e la schiena contro di esso, con in mano una bottiglia di rum ormai vuota - "Senti, dimmelo e basta".

"C-Cosa?" - domandai confusa e sorpresa, fermandomi da quel che stavo facendo per guardarlo. Era più che serio. Era stoico.

"Dimmi se... ti sta bene che io ti ami. Perché io non so dove sbattere la testa. So di non darlo a vedere... ma ci penso di continuo. Non riesco a smettere di pensare al fatto che sei un miscuglio irresistibile di sacro e profano e che non posso averti perché... beh, sono un cazzo di essere umano".

Il discorso mi lasciò a bocca aperta e con le gote rosse come il fuoco. Non mi sarei mai aspettata parole simili... non da lui, non in quel momento. La risposta era una... ma le conseguenze erano tante. E io non avevo intenzione di rinunciarci o di mentirgli. Mi posizionai davanti a lui, togliendogli gentilmente di mano la bottiglia per posarla sul bancone alle sue spalle. Aveva uno sguardo confuso e in parte spaventato, riuscivo a leggerglielo negli occhi ormai.

"E-Ebbene?" - era ansioso. Voleva una risposta diretta e concisa, come lo strappo di un cerotto o un pugno in pieno volto. Ma io pensavo a qualcosa più delicato, come un bacio. Ed è quello che feci: mi alzai sulle punte e gli diedi un lungo bacio dritto sulle labbra. Non credo se lo aspettasse, ma audace com'era ci mise poco a prendermi per i fianchi per impedire che ci separassimo. Quello fu forse il bacio più lungo, intenso e sobrio che ci scambiammo. Sentivo le sua unghia stringere sulla mia pelle esposta, i nostri respiri intrecciarsi dando vita ad un unico battito. Quando poi ci separammo per riprendere fiato, mi accorsi di come l'espressione dei suoi occhi fosse cambiata: erano rilassati, ma tristi. Sapevo bene perché e gli presi una guancia col palmo della mano.

"Lo so che non sei eterno, Murdoc... ma la mia parte egoista se ne frega... ti voglio tutto per me anche se so che un giorno mi abbandonerai..." - da dove mi uscissero quelle parole, proprio non ne ho idea. Ma erano sincere. Era l'unica cosa certa. Lui reagì mordendosi il labbro e deviando il mio sguardo, ma io lo forzai a guardarmi grazie alla mano che tenevo ancora sul suo volto.

"Guardami. Credi che non sappia in cosa mi sia cacciata? O in cosa ti sia cacciato tu, oh viscido satanista dei miei stivali?" - dissi sarcasticamente, nel tentativo di strappargli un sorriso - "Siamo entrambi consapevoli di chi ci siamo innamorati... e io personalmente non me ne pento, anche se sei un mortale. Quindi la risposta è , mi sta più che bene fintanto che sta bene anche a te. Voglio renderti felice... te lo meriti, nonostante tutte le tue negatività. Puoi essere amato anche se non sei perfetto e non sei come me... sei unico e speciale così come sei".

Per tutto il discorso mi aveva guardato dritto negli occhi. Riuscivo a vedergli l'anima attraverso le iridi scure. Vedevo un pozzo nero con al centro dei puntini bianchi farsi sempre più vividi e grandi, fino a diventare un unico cerchio bianco in un anello nero spesso e oscuro. A quel punto persi il contatto visivo, perché mi abbracciò senza preavviso. Sentii il calore del suo respiro contro il collo, oltre a qualcosa di umido sulle spalle che riconobbi come lacrime. Mi strinse forte, tanto che quasi non riuscivo a respirare.

"E se tu mi dimenticassi?... Questo non potrai impedirlo..." - mormorò contro il mio orecchio con la voce tremante.

"Mi hai liberato dalla mia prigione... come potrei dimenticarlo? Ci siamo salvati a vicenda... e non lo scorderò così facilmente".

"Okay... mi fido" - rispose lui, stando attento a non farsi scappare un singhiozzo troppo forte per non svegliare gli altri due nella stanza. Ricambiai quell'abbraccio, per quanta mobilità avessi.

"Anche io mi fido di te" - ribattei decisa e sincera. Restammo a quel modo per non so quanto... prima che Murdoc mi trascinasse in camera sua.

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