33. Pratico, ma non conveniente... missione: occhio caprino ambrato ✔
Trascinai con me il caprone, ma solo per pochi passi. Iniziò a dimenarsi e io lo lasciai andare ma invece di scappare il caprone rimase fermo immobile a guardarmi. Non era intenzionato a fuggire, semplicemente non voleva essere trascinato... e ne ebbi conferma quando ripresi a camminare. Mi seguiva.
"Ma che... non dirmi che parli anche con gli animali e l'hai convinto a seguirci!" - Murdoc camminava al mio fianco, sorpreso quanto me di vedere l'animale tanto mansueto.
"Non ci parlo con gli animali... e non capisco perché ci segua...".
Arrivammo in poco tempo sulla spiaggia. All'orizzonte si scorgeva ancora la testa di Russel mentre nei paraggi non c'era anima viva... Murdoc aveva un vago bagliore negli occhi e un sorriso da piano malvagio.
"So a cosa stai pensando, e non può arrivare fin qui" - lo rimproverai non appena mi guardò per esporre il suo piano alquanto ovvio. Lui sbuffò ancora ed iniziò a battere la punta del piede sulla sabbia, incrociando le braccia - "E allora che suggerisci di fare?".
Una cosa potevo farla, effettivamente. Avrei potuto farlo anche prima... ma l'idea di essere scagliata a non so quante miglia orarie era stata troppo allettante. Ora non c'era Russel ad aiutarci e dovevo mettermi in gioco. Avanzai verso la distesa di acqua salata e tesi le mani davanti a me, sotto gli occhi incuriositi di Murdoc. L'acqua si aprì lentamente, formando prima quello che era uno spazio stretto per una sola persona, poi uno spazio abbastanza agevole per tre persone. Beh, due persone e una capra. Manipolavo l'acqua e il vento con assoluta perfezione, non una sola goccia d'acqua sfuggiva dall'intero banco azzurro.
"Potrei mantenere questa camera d'aria e farci arrivare a piedi fino a lì..." - dissi voltandomi verso il bassista alle mie spalle. Non ebbe il tempo di rispondere, che la capra lo superò e mi passò davanti, piazzandosi nello spazio che avevo appena aperto.
"Beh... se all'amico ruminante va bene" - Murdoc fece spallucce e mi raggiunse - "Va bene anche a me".
Annuii e tornai col viso verso il mare. Il caprone belò e mosse uno zoccolo in avanti, quasi a volermi dire di estendere quel campo d'aria poter marciare oltre. Ampliai la camera d'aria e cominciammo a camminare: la capra in testa, io in mezzo e Murdoc per ultimo, dietro di me. Lasciammo la riva e presto ci ritrovammo con l'acqua sopra la testa, con la fauna e la flora marina a farci da spettacolo.
"Ma perché non l'hai fatto prima, scusa?" - domandò improvvisamente Murdoc alle mie spalle. E io che speravo non ci facesse caso...
"Diciamo che avevo voglia di volare, ecco" - mormorai. Anche in quel momento ne avevo voglia... ma sapete bene che non potevo, non più da tanto ormai - "Scusa se ne ho approfittato e ti ho quasi fatto venire un'infarto haha...".
Contro ogni mia aspettativa, rispose - "Mmmh tranquilla, non importa. Le tue ali ci avrebbero fatto comodo, questo è certo... ma non le hai e non voglio fartene una colpa proprio ora... ma la prossima volta avvertimi quando mi tocca essere scaraventato in aria come un cazzo di proiettile".
Non risposi, lasciai quel discorso a metà. Parlare delle mie ali mi faceva pentire di ogni scelta fatta fino a quel momento, e non mi spiegavo perché. Era come se, alla base, parlassi di Zalhur.
"Se non fosse stato per lui, a quest'ora starei ancora volando... sarei ancora un angelo..." - riflettevo - "Ma non avrei incontrato lui" - pensai infine voltandomi. Forse era l'unica cosa che non riuscivo a rimpiangere. Murdoc era più che altro impegnato a guardarsi intorno, a schivare le barriere di corallo senza distruggerle e ad attirare l'attenzione dei piccoli banchi di pesci piccoli quanto un mignolo ma nel loro insieme, grossi come un lenzuolo. Tutto intorno avevamo pesci di ogni tipo, a destra, sinistra e sopra la testa; fattore utile, dato che non volevo che la conversazione continuasse. Procedemmo per circa un kilometro, e nella buia trasparenza dell'acqua riuscivo già a vedere le gambe di Russel ondeggiare tra le alghe. Il caprone non sembrava spaventato o teso, semplicemente mi seguiva come farebbe un cane col suo padrone. Ma all'improvviso, qualcosa scosse le acque. Tutti i pesci sguizzarono via e la capra belò in modo inquietante. Il sole non arrivava ad illuminare così in profondità il mare ed era come guardare in una stanza enorme avvolta da una perenne penombra.
"Che succede?" - fu la domanda, il mormorio spaventato di Murdoc in risposta a quell'avvenimento. Tutti e tre avevamo un brutto presentimento. Qualcosa aveva spaventato i pesci e perfino la capra, che probabilmente non aveva idea di che cosa fosse un pesce e non ne era spaventata. Ma ora si guardava intorno irrequieta e i suoi occhi brillavano come due tizzoni di carbone ardente. All'improvviso, dell'acqua che tenevo sotto il mio controllo ondeggiò verso di noi, come se una forza esterna (dall'altra parte, dove c'era l'acqua) l'avesse spinta, come se qualcosa si fosse mosso tanto violentemente da riuscire a spostarla. Due piccoli scintillii bianchi nell'oscurità profonda del mare mi bastarono per capire.
"Correte!!!" - allargai la camera d'aria che ci circondava ed iniziammo a correre. Il nostro predatore però, ci placcò sul davanti.
"Giù!!!" - mi voltai e spinsi giù sia Murdoc che la capra; sulle nostre teste, uno squalo dai denti appuntiti messi ben in mostra data la sua bocca spalancata e lo sguardo tipico di un mostro marino, il cui unico scopo e divorare ciò che ancora si muove. Volò sopra di noi e si rituffò nell'acqua alle spalle di Murdoc.
"Cazzo! Dobbiamo muoverci!" - Murdoc si rimise in piedi e mi trascinò con lui - "Mantieni la camera così com'è! Se quel pescione schifoso si fa vivo ancora, stasera mangeremo sushi!" - mi fece camminare avanti e lui tirò fuori la lama dorata. La spada iniziò a brillare non appena la capra la vide. Le iridi dell'animale si fecero luminose, abbaglianti, ed impennò con un belato pur di farmi scostare insieme a Murdoc. Avanzava il passo senza esitazione e io mi vidi costretta a seguire la capra piuttosto che proteggere Murdoc o attaccare lo squalo di persona. Iniziammo a correre con difficoltà perché scogli, alghe e coralli arrivavano troppo in fretta per poterli scansare con efficacia, e l'animale feroce non avrebbe perso l'occasione di attaccare di nuovo. Il problema era Murdoc alle mie spalle; non potevo tenerlo d'occhio se ero impegnata a mantenere la bolla d'aria e non travolgere la capra. Fu allora che lo squalo riapparve ancora, mentre mi voltavo per controllare il bassista dietro di me. Mi fermai in tempo ed arrivò a rigarmi pesantemente la guancia destra. Ciò che catturò la mia attenzione più della ferita fu però lo sguardo di Murdoc mentre lo squalo mi assaliva e rientrava nella distesa d'acqua dall'altra parte. Era furioso: giurai di averci visto un incendio nei suoi occhi, un tumulto caotico nella sua anima. Lo squalo riapparve, stavolta alle spalle di Murdoc ed io trasalii. La mia espressione doveva averlo avvertito, di fatto si girò di scatto e quel pazzo trovò il coraggio di trafiggere la creatura marina dritta in gola, tenendo la mandibola superiore aperta con la mano libera in modo da non farsi mordere... ma la sua mano sinistra si ferì ugualmente contro i denti. La capra nel mentre si era fermata e guardava la scena impassibile. Il bassista sfilò la spada dal corpo che ancora aveva gli spasmi di morte e lo lasciò cadere a terra per poi cancellare quella poca distanza che ci separava per raggiungermi e controllarmi il volto.
"Chay! C-Cosa ti ha fatto... s-stai bene?" - era sinceramente preoccupato, nei suoi occhi non c'era più il fuoco, ma un pozzo torbido di ansia. Io sorrisi e strinsi nella mia mano la sua (quella sana), che indugiava a pochi centimetri dal mio volto lacerato. Non sapevo quanto fosse conciato male, ma sentivo chiaramente l'aria gelida sferzarmi la guancia in tre strisce precise, dalla punta dell'occhio a quella delle labbra - "Va tutto bene... ho la rigenerazione dalla mia parte, quindi sta tranquillo".
"R-Rigenerazione?" - mormorò confuso - "E lascerà delle cicatrici? Quelle sulla tua schiena-".
"Quelle sono un'altra storia. Lì è stata recisa una parte di me... per volere di chi sai tu. Questo è solo un graffio ed entro domani, sarà tutto a posto, vedrai" - lo rassicurai sorridendogli, anche se ero sicura che non fosse un bello spettacolo.
"Okay" - disse dopo aver sbuffato - "Andiamo ora, prima che ne arrivino altri... il sangue di questo qui potrebbe attirarne altri". Non si preoccupò di pulire la spada dal sangue dello squalo o tamponare la ferita sulla sua mano sinistra e riprese a camminare guardingo, con gli occhi che si posavano su ogni lato della bolla. Procedemmo per non so quanti altri metri e finalmente ci ritrovammo a i piedi di Russel. Lo punzecchiammo sul piede e per caso o fortuna ci riconobbe: calò una mano in acqua e tutti e tre vi salimmo sopra. Naturalmente mantenni la camera d'aria fino alla superficie, dove finalmente respirammo aria nuova e fresca. Russel si spaventò nel vedermi ferita in volto, ma spiegai anche a lui ciò che in precedenza avevo detto al bassista e si calmò. La mano di Murdoc sanguinava ancora e prima che Russ iniziasse a preoccuparsi anche per quello, lo aiutai a fasciarla per bene. Il caprone intanto restava tranquillo, neanche fosse una crociera di lusso. Forse Murdoc non ci aveva fatto caso, ma io ricordavo perfettamente come gli occhi di quell'animale e la lama si fossero misi a brillare all'unisono della stessa luce. Ne ero più che certa: era la capra giusta e ci serviva viva.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro