Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

26. Scuse (ancora!)

Murdoc disse a Noodle di prendersi tutto il tempo che le serviva per lavarsi e che una volta finito, ci avrebbe avvisata per la cena. Il bassista chiuse la porta alle sue spalle e mi indicò nuovamente la finestra - "Tu salta fin lì, io passo dall'interno".

Non aggiunse altro e si addentrò nella struttura.

"Che ha in mente?" - pensai un po' sospettosa.

Nonostante quel pensiero, balzai alla finestra della camera di Murdoc. Nel farlo mi accorsi che poco più in là c'erano Russel e 2D, che perlustravano la riva. Russel mi notò per prima e D come di riflesso, spostò i suoi occhioni neri su di me. Lui arrossì.

"Non si sente bene?" - fu il primo pensiero che mi attraversò la mente. Poi ci arrivai.

"Riesce a vedermi sotto la gonna!!" - scesi dal davanzale della finestra e quasi simultantamente, Murdoc fece ingresso nella stanza, accendendo le luci. Tutto era come l'ultima volta che l'avevo vista: le lenzuola marroncine stropicciate sul letto, la cassa sotto al muro, lo specchio alla parete... è da quel giorno che nessuno ci metteva piede.

Murdoc si avvicinò all'ammasso di scatoloni sotto la parete e si mise a frugarli uno per uno. Ogni tanto cacciava qualche cianfrusaglia ed io, incuriosita, mi avvicinai. Pochi istanti è tirò fuori dallo scatolo che stava svuotando una busta trasparente con dentro abiti scuri.

"Va pure a lavarti" - mi indicò il bagno poco più in la col pollice alle spalle e con l'altra mano mi passò quel pacchetto traslucido - "E dopo metti questi".

"Okay" - mi venne da rispondere. Non un rifiuto. Non un "ma" o "però".

Mi avvicinai alla porta scura accanto allo specchio e la aprii. Come prima cosa vidi la vasca da bagno, troneggiante al centro della parete opposta alla porta. A sinistra c'era un lavabo con sopranuno specchio un po' macchiato dal tempo, affiancato da entrambi i lati da dei mobili. A destra, il water e un altro mobiletto, probabilmente pieno di... cose da bagno.

Avanzai di qualche passo nella stanza e sentii Murdoc raggiungermi. Mi voltai e lui accese la luce per me. Poi entrò, chiuse la porta, e si sedette sul water a guardarmi.

"Ooohh no".

"Non vorrai mica che..." - cominciai io senza però terminare la domanda. La rispostà arrivò comunque.

"Chi, io? Naah, fa come se non ci fossi" - rispose disinvolto, facendo spalluccie ed accavallando una gamba. Aveva ancora la pipa in bocca.

Nella stanza di piastrelle cadde il silenzio.

"È ancora il mio padrone, in fondo... non posso oppormi... giusto?" - pensavo.

Ma infondo mi stavo solo illudendo con quel pensiero. Con o senza contratto, potevo fare quel che volevo perché il legame stesso non aveva valore. Avevo promesso di proteggerli, tutti e quattro, con o senza contratto. Perché mi ero affezionata ed era arrivato il momento di ribellarsi al sistema. A coloro che mi avevano resa come colui che amavo. Condannata a diventare il mio opposto.

Ma tornando alla questione del bagno... dentro di me cercavo una scusa che giustificasse il mio comportamento. Il mio voler fare come lui mi diceva.

"Almeno potresti voltarti?" - domandai con una punta di impazienza e speranza.

"Avanti, non fare la timidona. Sai quante ne ho viste di donne nude!" - ammise gesticolando come se fosse una cosa da poco - "E tu sei un angelo, tra l'altro. Non dirmi che gli occhi di un misero umano sulle tue belle curve ti imbarazzano" - concluse malizioso, leccandosi le labbra.

Posai l'involucro di plastica sul bancone alle mie spalle e mi voltai - "Francamente... sì!".

Come se la cosa gli dispiacesse sul serio, ci accigliò e supplicò - "Dai! Stò buono qui e guardo! Che male posso fare? È l'ultima cosa che ti chiedo prima di sciogliere questo stupido contratto!".

La cosa sembrava provarlo sul serio... ci teneva davvero.

"Beh... perché no..." - questo pensiero osò sfiorarmi il cervello - "Mi metterò io di spalle, così vedrà poco e niente...".

Non gli risposi e questo sembrò preoccuparlo ancora di più. Non sapeva cosa aspettarsi da me. Andai alla vasca e aprii il rubinetto dell'acqua calda. Mentre la vasca si riempiva alzai di poco lo sguardo verso Murdoc, che mi guardava con occhi leggermente spalancati per la tensione. La vasca si riempì e mentre ero sul punto di chiudere l'acqua, Murdoc si alzò. Mi raggiunse silenzioso e prese una bottiglietta che riposava insieme ad altri flaconi colorati su una mensoletta accanto alla vasca. La aprì e versò una piccola quantità di liquido denso e profumato nella vasca, che continuando a scorrere creò un letto di schiuma e bollicine sulla superficie dell'acqua. Posò il flacone e così come era arrivato, tornò a sedersi sulla tazza in porcellana, chiusa e fredda.

Non gli staccai gli occhi di dosso; aveva ancora lo stesso sguardo teso di prima. Gli diedi le spalle e in quel momento mi parve di sentire un piccolo sussulto.

Iniziai col togliermi la felpa, ormai più nera che rossa, e la abbandonai a terra. Poi la gonna, che sbottonai e lasciai scivolare giù per le mie gambe. Rimasi in biancheria intima, nera, come alcune parti di me.

La cosa che forse poteva risultare divertente, è che riuscivo a guardarlo attraverso lo specchio. Si era tolto la pipa di bocca e l'aveva posata sul mobiletto accanto a lui, solo per poter stare liberamente a bocca aperta come un merluzzo.

Richiamai il fuoco infernale a coprire il mio corpo. Un manto irrequieto di sottili fiamme color smeraldo.

La sua espressione mutò all'istante: non sapeva se essere felice per quello spettacolo sovrannaturale o intristirsi per aver rovinato il tutto sul più bello. Mi liberai degli ultimi vestiti e mi sciolsi i capelli. Mi voltai con un sorrisetto vittorioso e scivolai nella vasca senza problemi, perché lui non sembrava avere la forza o il coraggio di intervenire. Una volta immersa fino al collo, le fiamme scomparvero e ci trovvammo a guardarci negli occhi senza alcuna lingua di fuoco ad infastidirci.

Lui scattò dal punto un cui era seduto per venire accanto alla vasca, precipitoso come un bambino davanti alla vetrina di un giocattolaio; si inginocchiò lì davanti a me, con le mani dalle unghia appuntite aggrappate al bordo bianco della vasca. Mi guardava con gli occhi luccicanti, ed io non sapevo se fosse per il fatto che a coprirmi ci fossero solo acqua e schiuma profumata o perché sperava di rivedere quelle fiamme smeraldine danzanti.

Ci feci caso solo una volta nella vasca, ma quella schiuma emanava una forte fragranza di ciliegia e vaniglia.

Non parlava, sembrava totalmente ipnotizzato dalla mia presenza - "...beh?" - spezzai il silenzio con quel verso di aspettativa.

"Eh? Uh... aahm..." - come risvegliatosi, si rese conto della situazione e si sedette nel mio stesso verso, con le gambe distese, rivolte verso il water e le spalle al lavandino e lo specchio. Sguardo fisso a terra.

"Deluso?" - azzardai a domandare. Con mia grande sorpresa ribattè con un sorriso imbarazzato - "Giusto un po'. Speravo di vedere di più, sai".

Non so perché, ma risposi senza pensare troppo alle conseguenze, distaccando lo sguardo da lui per chiudere gli occhi ed immergermi meglio in quelle bollicine profumate - "Eheheh... sarà per la prossima volta".

"Ce ne sarà un'altra?" - il tono era innocente, ed io riaprii di botto gli occhi per guardarlo. Ora anche lui mi stava squadrando e non c'era malizia o negatività nei suoi occhi. Non sembrava nemmeno lui.

Ancora una volta non riflettei nel rispondere - "Sì...?" - esitai.

"Oh, bene" - incrociò le gambe e si volse completamente verso la vasca, incrociando sul bordo le braccia e usandole come poggia-mento.

"Ho capito che è un Don Giovanni, ma basta fissare...".

Cercando di ignorare quello sguardo curioso e al tempo stesso impassibile, iniziai a lavar via l'inchiostro dalla mia pelle. Era pressoché ovunque: sulle braccia, mani, gambe e soprattutto sul mio volto. Per non parlare dei capelli. Mi immersi nell'acqua con la testa, in modo da bagnare la mia chioma bianco latte e scurire il liquido nel quale ero immersa. Riemersi e oltre agli occhi chiusi sentivo di avere i capelli appiattiti sul viso, che non feci in tempo a spostare perché le mani di Murdoc mi precedettero. Sentii quelle unghia appuntite ma delicate scostarmi le ciocche schiacciate sulla faccia e quando finalmente non ne ebbi più, riaprii gli occhi. Lui indietreggiò e tornò alla posizione di prima.

Tutto ad un tratto si comportava diversamente. La cosa non mi dispiaceva, ma era comunque strana...

Distolsi lo sguardo e lo posai sulla mensola in fil di ferro sopra di me. Nonostante la struttura sottile era rigida e riusciva a reggere il peso di tutta quella roba: sali da bagno colorati, incensi profumati (sul bordo della vasca notai infatti un porta-incenso), bagnoschiuma di ogni tipo, shampoo per ogni capello esistente e balsami dall'aria costosa.

"Eppure non sembra un tipo attento a queste cose... e da dove ha preso tutte questi prodotti poi? Siamo su un'isola nel bel mezzo del nulla!".

Mentre mi perdevo a contare quelle bottiglie, un filo di voce si fece sentire alla mia destra.

"Scusa".

Mi girai verso Murdoc. Sembrava triste ora.

Era solo la seconda volta che chiedeva scusa ed istintivamente, spinta dal voler sapere il motivo di quella rara parola del suo vocabolario, domandai - "Per cosa?".

"Beh... per averti dato un nome orribile" - rispose lui con sincerità, rincarando la dose di tristezza nella sua voce e nel suo sguardo che finì con l'abbassare - "Come se non valessi nulla" - aggiunse.

"Non preoccuparti... come primo nome da demone direi che non era niente male..." - risposi cercando di rincuorarlo - "Primo ed ultimo" - gli ricordai infine col sorriso. Questo gli fece alzare lo sguardo, ed una nuova luce si accese nei suoi occhi.

"Vedi... in realtà sei l'esatto opposto" - assunse un'aria concentrata, ed io stetti in silenzio ad ascoltarlo.

"Ti ho chiamata così perché volvevo che questa storia col Boogieman finisse in fretta. Nulla sarebbe dovuto rimanere di questa... contrattazione. Niente doveva avere un valore. Ma mi sto rendendo conto che tu... tu vali più di quel che sei".

Le sue parole iniziarno a stranirmi; non in senso negativo, ma mi davano comunque una sorta di... di deja-vù.

"Sei un angelo caduto... sei sopravvisuta per secoli nelle vesti di qualcuno che non sei mai stata ed ora ti stai ribellando a qualcosa più grande di te... sei... sei grandiosa!" - ci mise euforia nelle ultime parole. Ero diventata improvvisamente la sua eroina. Una specie di Giovanna D'Arco.

"C-Come?" - domandai incredula, ma sorridendo.

Lui si alzò ed iniziò a gesticolare - "Ma certo! Ti sei vista l'altra volta, contro quel mostro? L'avevi in pugno e lui come un codardo si è ritirato con la coda - anzi, mantello - tra le gambe! Anche se non credo le avesse..." - su quel punto si portò un indice alle labbra con fare dubbioso, poi riprese - "Quello che voglio dire è che, se avessi saputo, ti avrei dato un nome degno di te".

Ma chi era questa persona? Non sembrava neanche un po' il Murdoc Niccals scontroso del primo incontro, quando mi evocò e diede del decelebrato al suo amico, che si era posto sopra a tutti pur di vivere, o l'uomo dal tragico passato pieno di violenza e barbarie. Era cambiato sul serio?

La curiosità mi colpì ancora, e chiesi - "Oh... e quale?".

"Hmm... vediamo..." - si prese qualche secondo per riflettere. Fece vagare lo sguardo sul pavimento per pochi attimi e poi esclamò puntando verso l'alto il dito - "Cheryl!".

"Cheryl?" - ripetei sorpresa.

"Dovrebbe significate "cara" o "diletta"... non ricordo. E poi suona come "cherie", non ti pare? Lo trovo perfetto" - constatò lui, contento della scelta peculiare.

"Cheryl...".

"Comunque, ti chiamerò col tuo vero nome d'ora in poi. Chai- Chaylel?" - balbettò un po' insicuro.

Sbagliò il nome e mi venne da ridere con leggerezza - "Ahah! No! È Chayyliel".

"Cha... Chayylel?" - ripetè più deciso, ma sbagliando ugualmente.

"No no!" - sorrisi ancora e lui, quasi fosse una sfida, si inginocchiò davanti alla vasca con le mani di nuovo aggrappate al bordo.

"Chaliel" - ribattè serio, con lo sguardo sottile e fisso nei miei occhi.

"Ahah... no" - non so se lo stesse facendo di proposito, ma più lo vedevo provare più mi sentivo uno strano calore irradiarmi il petto, mentre gli sorridevo con gentilezza.

"Cha... Chay?".

"Ah-hah... poi?" - lo incitai.

"Chayy...li...el? Chayyliel?".

"Esatto! Bravo!" - feci emergere le mie mani dall'acqua e come per adularlo, le battei velocemente, senza distanziare troppo i palmi l'uno dall'altro.

Nessun umano ci riusciva al primo tentativo e quando finalmente lo pronunciavano, lo dimenticavano. Ma fortunatamente non era questo il caso.

Murdoc, a quel punto, mi sorprese ancora una volta. Strano come stessi abbassando la guardia e come lui ci riuscisse tanto facilmente. "Adesso però mi merito un premio~" - disse sottovoce.

Avvicinò il mio volto al suo posizionando una mano dietro alla mia testa e quando fummo abbastanza vicini, mi baciò.

Stavolta non attese il mio consenso. Quello stupido...

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro