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23. Missione: scioglimento del contratto 🔎

Finalmente, apparivano come una famiglia vera. Dopo quell'abbraccio di gruppo e una lunga chiacchierata con risate annesse, le cose tornarono a farsi serie. Murdoc introdusse l'argomento.

"Allora, ricapitolando, cosa ci serve per quel rituale?" - domandò guardando tutti i presenti, posando solo alla fine lo sguardo su di me.

Mi sforzai di ricordare, e cominciai ad elencare le cose che erano citate nell'enigma contandole sulle dita - "Dunque... lo specchio ce l'abbiamo già, ed è quello in camera di Murdoc. Poi... dell'inchiostro di polipo, un occhio di capra ambrato - ci servirà per forza di quel colore, suppongo - ed una lama dorata. In più, il mio numero di catalogazione".

"Il cosa?" - domandò Russel, confuso.

"Il mio "nome" in quanto demone. Quando un demone nasce negli Inferi non gli viene dato un nome, bensì un numero, per contraddistinguerlo dagli altri" - risposi.

2D mi guardava ancora confuso, mentre Noodle si fece pensierosa.

"Bene" - Murdoc si alzò dalla sedia sulla quale era seduto e posò i palmi aperti sul tavolo davanti a sé, reggendosi alla superficie - "Stasera due di noi quattro si occuperanno dell'inchiostro. Gli altri due invece o la lama, o l'occhio. Le cose più difficili da reperire".

Russel fu il primo a reagire con un'espressione delusa. Noodle lo guardò, comprendendo subito il suo disagio.

"Non preoccuparti, Russel" - mi intromisi in quel silenzio - "Troveremo qualcosa su misura per te".

Lui mi sorrise, a differenza di Murdoc che sembrava giusto un po' irritato. Non era difficile capire il motivo di quella reazione: se era geloso di 2D, lo era anche di Russel.

"Stasera andremo io e Noodle a prendere l'inchiostro, vi va bene?" - annunciai.

Sono sicura che Murdoc sorrise a quel commento, a differenza di Stuart. Credo avesse realizzato che sarebbe rimasto solo. Con Murdoc in giro e nessuno a proteggerlo.

Il bassista mi guardò ed annuì con un piccolo ghigno - "Perfetto".

"D" - richiamai la sua attenzione, e subito spostò i suoi due occhioni neri intimoriti su di me - "Tu potresti cercare in giro per l'isola la lama dorata. C'è di tutto qui... magari anche quel che cerchiamo".

"Non credo nemmeno che serva tanto grande, la lama. L'importante è che tagli" - aggiunse il gigante fuori dalla finestra.

Il blu mi rivolse un sorriso, tra sollievo ed altra velata preoccupazione.

"E per le altre cose? L'occhio, per esempio?" - commentò la giapponesina.

Arrivati a quel punto, era il nostro unico impedimento. Dove trovare un occhio di capra arancione su un'isola di spazzatuta nel bel mezzo del nulla?

"Russel..." - cominciai, mettendo in moto il meccanismo dei miei pensieri - "Hai idea di quale sia la costa più vicina, da qui?".

"Cos-... non vorrai mica..." - un balbettare incerto provenì dalle labbra del bassista, al che mi rivolsi a lui confermando con un - "Oh sì" - decisa - "Russel, sarai il nostro traghetto per la terra ferma".

Gli occhi bianchi come il latte si spalancarono, insieme al sorriso ritrovato. Doveva farlo sentire davvero utile, anche se a qualcun altro sarebbe potuta sembrare solo approfittazione. Ma era una cosa importante, e lui era più che disposto ad aiutare.

"Bene" - riconfermò Murdoc, con una faccia spaesata. Si era reso conto che la maggior parte delle direttive le avevo date io - "Fatua e Noodle: inchiostro. Fes-Stu: lama. Russel: occhio".

"Russel, Fatua e Murdoc: occhio" - lo corressi, con sua grande sorpresa, che non si prese il disturbo di rifiutare. Bensì sorrise soddisfatto.

Noodle lanciò uno sguardo all'unico orologio appeso nella stanza: segnava da poco le sei del pomeriggio.

"Forse è presto..." - disse guardando poi nella mia direzione. Non so quanto Murdoc andasse di fretta, ma il sole sarebbe tramontato presto e forse, prima avremmo agito, meglio sarebbe stato.

"Intanto cerchiamo qualcosa con cui raccogliere l'inchiostro. Ti va?" - feci questa offerta alla ragazzina, e lei non esitò ad alzarsi dal tavolo con un sorriso per mettersi a cercare nella credenza della cucina.

Intanto Murdoc aveva tirato fuori il foglio della contro-formula e la stava rileggendo, credo. Mentre D si scambiava sguardi strani con Russel, che a sua volta guardava sul minuscolo foglietto, alle spalle di Murdoc.

"Il tuo numero?" - domandò improvvisamente il bassista - "Qual è?".

Oh, già. Il mio numero. Me ne fu affidato uno nonostante la mia origine di angelo. Buffo. Ma dovevano pur "chiamarmi" in qualche modo.

"57403" - dissi senza esitazione, lasciando un velo di perplessità e sbigottimento su tutti i presenti.

Murdoc si avvicinò al tavolo e prese la matita che stava usando Noodle poco fa, annotando il numero sulla pagina spiegazzata.

"Ma... il tuo numero..." - mormorò 2D - "Insomma... ve li danno in ordine?".

Avevo già capito dove volesse arrivare.

"No. Non sono necessariamente il demone numero 57403. Ci vengono dati a caso. Un demone può benissimo nascere oggi e chiamarsi 8357, e domani potrebbe nascerene un altro di nome 23. È del tutto casuale. E non ci sono doppioni" - spiegai con calma, illuminando i pensieri del cantante.

Noodle intanto aveva trovato una curiosa bottiglia nella quale sistemare il liquido nero. Era estremamente magra e alta, sembrava fatta a posta per contenere liquori, o comunque liquidi dal colore particolare. Con mio stupore, mi fece una domanda particolarmente sottile.

Era la prima ad averci pensato.

"Se quello è il tuo nome da demone... qual è il tuo nome da angelo?" - mi domandò con innocenza e col sorriso, mentre stringeva la bottiglia trasparente tra le mani.

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