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19. Sonata

Arrivai davanti al faro. Da vicino sembrava molto più bianco che da lontano, non c'erano macchie o crepe, sembrava come appena ridipinto. Aprii il portone, facendomi strada nella grossa struttura a torre, con scale a spirale tutt'intorno alle pareti circolari. Salii con calma ogni gradino, prendendomi il tempo necessario per pensare a cosa avrei dovuto dirgli, o a come lo avrei ritrovato.

Arrivai in cima. Una piccola botola era l'accesso al piano su cui Murdoc si era nascosto per tutto quel tempo. La aprii e alzai lentamente, infilando poi la testa dall'altro lato. Mi guardai intorno.

Al centro della stanza c'era il faro, attualmente spento ed impolverato. Intorno a me invece, c'erano vari attrezzi da pesca: un'ancora, una barca a remi bianca malandata, reti da pesca sparse in giro con galleggianti e boe rotte, un tavolo, una sdraio, qualche sedia dall'aria fragile ma colorata, ed infine una grossa rete a fori larghi ammucchiata sotto il vetro. Lì sopra c'era seduto Murdoc, che guardava di fuori con la sua pipa in bocca.

Non si accorse di me e continuava a guardare fuori, facendo dondolare la pipa dalle labbra. Facendo il meno rumore possibile, andai a nascondermi dietro al faro e da lì iniziai a spiarlo.

Guardava il tramonto, in silenzio. Non appena il sole scese al di sotto del mare, accese la lampada che aveva ai suoi piedi, si alzò e si avvicino alla barchetta bianca. Da dentro l'imbarcazione sporgeva il suo basso rosso e bianco. Lo prese e tornò a sedersi dov'era, agganciando la lampada ad un paletto di legno bianco che sporgeva dalla vetrata e collegando lo strumento ad un amplificatore più piccolo ed impolverato rispetto a quello che aveva in camera sua. Accanto a quella grossa rete ammassata sotto di lui, invece, c'erano varie bottiglie, ognuna con il nome di un alcolico diverso stampato sopra. Per la maggior parte erano tutte piene, solo un paio erano completamente vuote ed una sola a metà. Doveva averle bevute in quei giorni, insieme al cibo in scatola che era sparso sul tavolo.

Si tolse la pipa di bocca e mise il basso sulle sue gambe. Iniziò a suonarlo appena iniziarono a brillare nel cielo le prime stelle. Non mi pare di avergliela mai sentita suonare prima di allora.

Il ritmo era calmo, ma trasmetteva una strana sensazione, come qualcosa che silenziosamente ti si avvicina alle spalle, una malinconia grigia incombente, o almeno era ciò che mi trasmetteva.

Dopo poco, con mia grande sorpresa, iniziò a cantare.

Distant stars
Come in black or red
I've seen their worlds
Inside my head

Non era la sua specialità, certo, ma il modo in cui cantava, la tonalità, l'espressione che vedevo riflessa nel vetro davanti a lui ... era triste.

They connect
With the fall of man
They breathe you in
And dive as deep as they can

There's nothing you can do for them
They are the force between
When the sunlight is arising

Le parole cambiavano insieme al suo volto che si spegneva sempre di più. Iniziò a rallentare tra una nota e l'altra.

There's nothing you can say to him
He is an outer heart
And the space has been broken

Per poi riprendere velocità, battendo il piede a terra per tenere il ritmo.

It's broken
Our love
Broken

It's broken
Our love
Broken

"Sta cantando per ... per gli altri
e per ... me?".

La musica rallentò ancora. La sua voce tremava.

"Non vorrà mica piangere?".

Is it far away in the
Glitter freeze
Or in our eyes
Every time they meet

It's by the light
Of the plasma screen
We keep switched on
All through the night while we sleep

There's nothing you can do for them
They are the force between
When the sunlight is arising

Qui le sue dita sullo strumento si bloccarono. Alzò lo sguardo verso il mare immobile davanti a lui. Rifletteva le stelle e la luna piena, grande e pallida. Riprese solo a cantare, a bassa voce, piano ma deciso in ogni parola che pronunciava.

There's nothing you can say to her
I am without a heart
And the space has been broken

Le dita ripresero a scorrere sul basso, la sua voce si trasformò in mormorii e sussurri che ripetevano sempre la stessa strofa, più e più volte.

It's broken
Our love
Broken

It's broken
Our love
Broken

It's broken
Our love
Broken

It's broken
Our love
Broken ...

Era stato ... incredibile. Uno come lui che faceva una cosa del genere quando è da solo con sé stesso ... forse era davvero dispiaciuto per quello che aveva detto ma non aveva il coraggio di confessarlo, orgoglioso com'era. La scelta dunque era mia: abbandonarlo a sé stesso o andargli incontro, farlo confessare e poi, se era il caso, accettare le sue scuse? Dubitavo lo avrebbe fatto di fronte agli altri, ma la voglia di provare un approccio del genere con lui mi incuriosiva. Era un lato di lui che probabilmente nessuno aveva mai visto.

Prese un abbondante sorso di rum dalla bottiglia aperta che era poggiata a terra e riprese a strimpellare le stesse note di prima. Decisi di intromettermi. Uscii dal mio nascondiglio e mormorai - "Ehi ..." - con un piccolo sorriso di incoraggiamento sulle labbra, sia per me che per lui.

Murdoc si voltò di scatto, sbigottito di trovarsi davanti qualcuno - "A-Ah, ciao" - posò subito il basso sistemandolo contro la vetrata circolare del faro e al tempo stesso schiarendosi la voce con un colpo di tosse. Poi puntò lo sguardo verso il mare, senza dire altro.

Mi sedetti accanto a lui, guardando nella sua stessa direzione.

Passarono svariati minuti che non mi presi la briga di contare, perché sembravano non scorrere mai. Proferii parola per prima - "Come ... come va?".

Fece guizzare gli occhi un paio di volte su di me, visibilmente nervoso, poi guardò in basso, sforzandosi di sorridere - "Come al solito".

"Credo dovresti  ... dire qualcosa, sai" - dissi io, cercando di non essere troppo diretta ed esplicita. Ma da lui non ci fu comunque una reazione positiva, anzi, non ce ne fu alcuna.

"E cosa?" - mormorò con la sua voce rauca e bassa.

"Basterebbe una sola parola, per tutti quanti".

"Non servirebbe" - si alzò, ed andò a sedersi in quella barca. Mi accorsi da quell'angolazione che in essa c'erano svariati cuscini di dimensioni diverse dall'aria morbida, probabilmente aveva dormito lì in quelle sere. Aveva ancora lo sguardo perso e mogio rivolto verso il mare.

Le parole di Russel vennero in mio aiuto - "Come puoi dirlo? ... Non hai nemmeno provato" - se aveva convinto me, magari avrebbe funzionato anche con lui.

"Heh ... è questo il punto Fatua, so già che non riuscirei" - se non vado errato, quella fu la seconda volta che mi chiamò con il nome che lui stesso aveva scelto per me.

Non ce la facevo a vederlo così, triste ed abbattuto. La mia anima buona da angelo iniziava di nuovo a farsi sentire. Volevo rincuorarlo nonostante i suoi sbagli.

"Murdoc ..." - richiamai la sua attenzione, ma non servì ad ottenerla. Mi alzai e lo raggiunsi, sedendomi accanto a lui in quel giaciglio improvvisato. Scattò con la testa verso di me, sorpreso. Forse non se lo aspettava.

"Bella ... la canzone di prima" - ammisi poco dopo.

Lui sobbalzò leggermente, sentendo quelle parole - "Tu stavi ..." - ma non sembrava per nulla arrabbiato per la cosa - "Mi stavi spiando?".

"Direi che siamo pari ora ... no?".

"Beh, in effetti hai ragione ... mmh" - si massaggiò una tempia con due dita, stringendo gli occhi nel farlo.

Spinta un po' dalla curiosità, chiesi - "Era una delle vostre canzoni?".

"Eh? Ah, si ...".

Mi alzai e mi diressi verso il suo basso abbandonato contro il vetro. Lo presi e trascinandomi dietro il cavo nero collegato all'amplificatore, lo portai da lui dicendogli - "Puoi suonarne un'altra?".

Mi guardò confuso, ma alla fine si decise ed accettò la mia richiesta. Tornai a sedermi accanto a lui.

Accarezzò le corde dello strumento e dopo  qualche secondo di riflessione, iniziò a suonare ancora. Un'altra melodia a me sconosciuta. Sembrava giusto un po' più allegra della precedente ... o era il modo in cui guardava il mare ad essere diverso?

Gli feci una seconda richiesta - "Puoi ... puoi cantarla?".

Si fermò e mi guardò - "Non pensi di star chiedendo un po' troppo stasera?".

Vero, ma non abbastanza da smorzarmi - "Solo questa e basta ... promesso".

In risposta sbuffò, facendo roteare gli occhi al cielo. Altri momenti di raccoglimento e ricominciò a suonare da capo, stavolta accompagnando con le parole.

Waiting by the mailbox, by the train
Passin' by the hills 'til I hear the name
I'm looking for a saw to cut these chains in half and all I want is
Someone to rely on as
Thunder comes a rolling down
Someone to rely on as
Lightning comes a staring in again  

Mentre suonava sul suo viso cominciò ad apparire un piccolo sorriso, decisamente più sollevato rispetto a prima. Le parole suonavano sempre un po' malinconiche, ma decisamente più ... come dire, dolci.

I'll wait to be forgiven
Maybe I never will
My star has left me
To take the bitter pill
That shattered feeling
Well the cause of it's a lesson learned
Just don't know if I could roll into the sea again
Just don't know if I could do it all again she said, it's true  

Ancora mi chiedevo se scegliesse quelle canzoni con un criterio preciso. Sembravano fatte apposta per l'occasione. Per chiedere scusa.

Waiting in my room and I lock the door
I watch the colored animals across the floor
And I'm looking from a distance
And I'm listening to the whispers
And oh it ain't the same, when your falling out of feeling and your
Falling in and caught again, ca-a-a-ught again ...

Ogni tanto guardava le sue dita muoversi, ogni tanto alzava gli occhi verso il mare. Forse era questo il suo modo di chiedere scusa?

I'm caught again in the mystery
You're by my side, but are you still with me?
The answer's somewhere deep in it, I'm sorry but your feeling it
But I just have to tell you that I love you so much these days
Have to tell you that I love you so much these days, it's true

My heart is in economy
Due to this autonomy
Rolling in and caught again

Ca-a-a-ught again
Ca-a-a-ught again

In quell'istante, sentii come l'istinto di cantare con lui. Come a non volerlo lasciare solo in quella malinconia nella quale si stava avvolgendo nota dopo nota, tutto solo.

Ca-a-a-ught again

Si girò sbalordito verso di me, senza però smettere di suonare. Non obiettò al riguardo, così continuai.

Ca-a-a-ught again

My heart is in economy
Due to this autonomy

Ca-a-a-ught again

Rolling in and caught again 

Terminammo la canzone, pronunciando entrambi le stesse parole.

Ca-a-a-ught again

E poco dopo, la musica finì.

"L'hai cantata uguale uguale all'originale ... brava" - mi disse, rivolgendo il suo sguardo verso di me e mantenendo quel fievole sorriso.

"Ahah ... grazie" - risposi, un po' in imbarazzo. Era la prima volta in assoluto che provavo a cantare. Davvero. Non avevo mai provato, nemmeno una ninna nanna o cose del genere.

"Ti piace molto la musica eh?" - gli domandai poco dopo.

"Si ... l'ho sempre trovata ... incredibile. Puoi farci tutte le combinazioni che vuoi, con qualsiasi strumento tu voglia ... e poi, la cosa più bella della musica è che quando ti colpisce non senti dolore, o così diceva uno che ... boh, non ricordo" - e tornò a perdere lo sguardo all'orizzonte buio e indistinto.

"Che buffo ... prima aveva proprio l'aria di uno che soffriva ..." - riflettei ancora qualche minuto, che passammo nel più totale dei silenzi.

Qualcosa non andava, era palese. Dovevo ascoltare cosa aveva da dire, così come avevo fatto con la sua musica. Dovevo sapere chi era in realtà Murdoc Niccals e per farlo, avrei dovuto agire per prima, come suggeritomi dagli altri membri della band per tutto quel tempo - "Ti va di ... parlare?".

"E di cosa?" - domandò tornando a guardarmi, impassibile, con l'aria di uno che non ha aspettative.

Con fermezza e decisione, puntai i miei occhi color sangue nei suoi, scuri come l'oceano che quella notte ci circondava - "Di te".

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