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12. Passato

Una volta giunti nella sala macchine, ad accoglierci ci fu proprio chi mi aspettavo: il tecnico a cui si riferiva Murdoc.

"Buongiorno signore!" - Noodle lo salutò allegra per poi dirigersi verso un'ammasso di immondizia di ogni genere ammucchiato in un angolo.

"Ehila" - anche 2D lo salutò. Io non dissi nulla e quell'uomo grassottello e dall'aria spaesata mi guardò storto, forse si era offeso perché non lo avevo salutato come si deve.

Mi rivolsi a 2D - "Tu raggiungi Noodle, io devo parlare con quell'uomo lì".

Mi guardò confuso, ma si arrese subito e fece spallucce, per poi fare come gli avevo chiesto. Mi avvicinai all'uomo, che si era appostato dietro ad uno strano congegno e lo informai di quello che che mi aveva detto Murdoc: sbuffò e prese l'ascensore per il piano di sopra. In ogni caso, buon per lui, aveva ancora lavoro da fare e soldi da guadagnare, non riuscivo a vedere quale fosse il problema. Intanto gli altri due si erano già dati da fare: avevano smistato un po'  la spazzatura e messo da parte tutto quello che sembrava fatto di carta.

Mi avvicinai ai due mentre mi alzavo le maniche della felpa - "Trovato nulla?".

"No, solo vecchi giornali e ricette strane" - commentò Noodle mentre sfogliava un giornale ingiallito con una certa aria curiosa. 2D invece sembrava dilettarsi nell'agitare delle riviste per vedere se ne sarebbe uscito qualche foglio volante.

"Io controllo da quella parte" - indicai un punto poco più in là dell'ammasso di rifiuti e mi diressi lì, mi inginocchiai e cominciai ad analizzare ogni singolo pezzo di carta che mi capitava tra le mani. C'era davvero di tutto: carte di caramelle, vecchi spartiti, riviste, giornali ... e particolari tipi di giornali. Alcuni soggetti nelle foto avevano corna e codine da diavoletto disegnate con un vivido pennarello rosso ... non serviva un genio per capire chi fosse stato a sbizzarrirsi su quelle pagine. Ma comunque, il tempo passò e sembrava che quel mucchio di spazzatura non finisse mai. Mentre controllavo l'ennesimo pezzo di carta, uno strano suono catturò la mia attenzione. Un suono sfrigolante, simile a quello che proveniva da una televisione o qualsiasi altro apparecchio del ventunesimo secolo. Mi alzai e mi guardai intorno, alla ricerca della fonte di quel suono. Noodle e 2D erano in pausa a quanto pare, si stavano divertendo a fare origami e aerei di carta con dei vecchi articoli di giornale. Mi allontanai da loro indisturbata e mi avventurai in quella piccola sala caldaie. Le pareti erano ricoperte di tubature di ogni tipo e forma, dall'interno si sentiva lo scorrere dell'acqua e lo sbuffare dei vapori; il gocciolare di chissà quale liquido, ritmico e perpetuo, accompagnava le risate dei due umani che avevo alle spalle, eppure riuscivo chiaramente a sentire quel sibilare sospetto simile al volo delle api. Seguii quel suono, ed arrivai davanti a quello che sembrava un piccolo stanzino ribassato, con solo un paio di gradini che conducevano alla porta semiaperta. Dallo spiraglio riuscivo a vedere una piccola luce, che andava e veniva velocemente. Dopo averci riflettuto su un po' meglio, giusto qualche attimo in più del previsto, arrivai a capire che quel suono e quella luce intermittente erano collegabili all'elettricità. Dopotutto non mettevo piede sulla terra da trecento anni, un po' di ignoranza sulle scoperte dell'essere umano potevo permettermela. 

La porta era ancora semiaperta, non mi ero ancora azzardata ad aprirla, ma non mi ci volle molto per scendere quei pochi gradini e spalancarla. Davanti ai miei occhi, qualcosa che non avevo mai visto in tutta la mia vita, sia da angelo che da demone: era ... era Noodle

"Eppure era di là un attimo fa a bighellonare con 2D ... questa Noodle ha anche degli abiti diversi ... non può essere lei ..." - riflettei analizzando la "ragazzina" davanti a me. Aveva un grosso buco sulla faccia, all'altezza della fronte ... e mi resi conto solo vedendolo che quella cosa era fatta di ferro, acciaio, o chissà quale altro metallo.

Attaccati al suo corpo, lungo la schiena e dietro la testa, pressoché ovunque, c'erano cavi colorati, di ogni dimensione e lunghezza, tutti ingarbugliati e dall'aria pericolosa che pendevano dal soffitto spoglio di quello stanzino, deposito di varie altre cianfrusaglie. Il suo corpo reagiva con degli spasmi ad ogni scossa elettrica:  nonostante gli occhi chiusi, sul suo volto c'era un sorriso inquietante e contorto.

Dalle mie spalle sentii avvicinarsi dei passi, li riconobbi subito, erano quelli di Noodle, quella vera - "È lei" - mi disse.

Mi voltai per guardala, sul suo viso un'espressione sprezzante mentre rivolgeva lo sguardo a quella creatura identica a lei.

"Cos'è?" - domandai tornando a guardare la sosia.

"E' un cyborg, Murdoc l'ha costruito ... perché pensava che fossi morta. E aveva bisogno di una guardia del corpo perché si ficca sempre in un sacco di casini, quindi ..." - sospirò - "L'ha chiamata Cyborg-Noodle".

"Un cyborg ... quindi una sorta macchina, giusto?" - mi era sempre un po' complicato comprendere le invenzioni degli esseri umani - "Aspetta ... ha proprio detto perché pensava che fosse morta? Che significa? ... Ci sono troppe cose strane qui in giro ..." - riflettei.

"Si, una macchina pensante ed intelligente" - replicò lei, incrociando le braccia e poggiandosi con una spalla contro lo stipite della porta - "Fa tante cose: principalmente sa sparare, ma Murdoc le ha impiantato un po' di tutto. Pensa, fa anche il caffè".

Quindi era di questo che 2D aveva paura? Di un cyborg in corrente con le sembianze di Noodle?

"Meglio non toccarla comunque, non voglio una permanente fulminante!" - la battutina mi fece sorridere e mi venne spontaneo seguirla fuori dallo stanzino, chiudendo la porta alle mie spalle. Dopotutto se era roba di Murdoc, per ora, non dovevo assolutamente combinare guai.

Murdoc ... iniziai a pensare al giorno prima. Erano solo ventiquattro ore che lo conoscevo e già sentivo il bisogno di baciarlo una seconda volta. Non so perché ma sentivo di provare qualcosa per quell'essere. Mi ricordava lui, la prima volta che lo conobbi: spavaldo, superbo, un gentleman mascherato da cattivi atteggiamenti e rudezza. "Che valga lo stesso per lui?" - pensavo. Mentre seguivo con disattenzione i passi di Noodle verso l'uomo dai capelli color indaco, quest'ultimo scattò in piedi, esclamando - "L'ho trovataaa-!!".

*tonfo*

Noodle scatto verso di lui e, per lo spavento improvviso, anche io balzai verso 2D, che giaceva a faccia a terra sul freddo e poco pulito pavimento. Noodle lo prese per una spalla e lo fece alzare: aveva un'espressione intontita e dolorante. 

"Sono inciampato ahah ... oww ..." - mormorò spiritoso, come se nulla fosse.

Noodle lo guardò con espressione un po' rimproverante, non ne sembrava contenta - "D, sta più attento!".

"Si si, lo so Noody, scusa ..." - si rimise in piedi, dopo aver barcollato qualche istante. 

Noodle si mise le mani ai fianchi e lo guardò con ancora più insistenza - "Tutto bene D?".

"Ti dico che sto bene! ... " - esitò nell'ultima parte della frase e passò a guardare il pavimento, dove aveva lasciato lo stampo del suo volto nella polvere e sporcizia insieme al foglio che stavamo cercando. Lo raccolse e si mise a rigirarselo tra le mani, improvvisamente intimorito e con lo sguardo di una persona assonnata. Intanto io assistevo alla scena come dall'esterno, in quei pochi attimi sembravo sparita dalle loro vite per poterli osservare in un loro spiraglio di vita quotidiana: lei che rimprovera lui per la sua goffaggine. 

"D? Ti fa male la testa ora, vero?" - la domanda di Noodle spezzò il silenzio e fece sobbalzare 2D, che si limitò a rispondere con un fragile - "Si ...".

"Ma come? Se cade con la faccia a terra gli fa male automaticamente la testa?" - mi domandai.

La giapponesina, notando la mia confusione, mi rivolse finalmente la parola - "Tranquilla Fatua, da quanto avrai capito, questa è una cosa che succede spesso ...".

"Sono soggetto a frequenti e violente emicranie ... era un miracolo se ieri e oggi stessi bene ... mi basta un minimo sforzo o scombussolamento che mi parte il cervello ..." - aggiunse il blu.

Noodle continuò il suo discorso, con un po' di preoccupazione - "E considerando il numero di volte che ti distrai e inciampi, direi che è quasi impossibile evitarli!"

Mortificato, 2D si strofinò una mano sul viso, non facendo altro che spalmare lo sporco che aveva sul volto nella sua mano destra. Le sue orbite nere sembravano volersi chiudere, infastidite dalla luce al neon presente nel sottoscala. 

"Maaa per questa volta sorvoliamo, hai trovato quello che stavamo cercando, no?" - esclamò poi contenta Noodle.

"Ah? ... ah ... ah si!!" - 2D, inizialmente perso in chissà quali pensieri, si detestò e sventolò il foglio - "Lo portiamo a Murdoc?" - domandò infine.

La ragazza lanciò un'occhiata verso di me, come a chiedermi un parere. Senza esitazioni risposi al dubbio di entrambi - "Mi sembra una buona idea, andiamo". 

Tutti e tre ci avviammo verso l'ascensore, con una nuova destinazione però già conosciuta, la camera di Murdoc.

"Chissà cosa stara facendo ..." - mi venne da pensare, mentre entravamo in quella stretta cabina. Ci fermammo prima al piano terra, Noodle ci teneva ad informare Russel sulla situazione e in più disse che voleva recuperare qualcosa che aveva lasciato a casa, quindi lasciò me e 2D sulla sponda che affacciava sull'entrata della strana struttura, mentre lei si dirigeva all'esatto opposto dell'isoletta. Senza dire nulla, 2D si andò a sedere sulla riva della spiaggia, se così la si poteva chiamare. Lo raggiunsi e mi sedetti accanto a lui, sperando di poter avere qualche risposta alle mie numerose domande. Prima di chiedergli qualcosa però, notai che il suo viso era ancora ricoperto di macchie nere e di polvere.

"2D, hai del ... dello sporco ... lì" - indicai un punto sul mio viso, in modo da fargli da "specchio".

"Oh? ..." - diresse lo sguardo dal terreno a me, un po' assente.

Che tenerezza che mi faceva, avreste dovuto vederlo. Mi fissò per qualche secondo, interrogativo, come se non avesse affatto sentito le mie parole, ma solo un suono indistinto. Per istinto, forse lo stesso che mi spingeva a prendermi cura di chiunque, mi alzai e mi diressi verso l'acqua salata davanti a noi, che faceva su e giù sul terreno rosa sotto i nostri piedi. Mi sistemai le maniche che erano ancora arrotolate sulle braccia e bagnai il polso di quella sinistra. Tornai da 2D e mi inginocchiai davanti a lui, che mi guardava ancora più confuso di prima, assopito più che mai. Gli alzai il mento in modo che tenesse la testa dritta, ed iniziai a strofinare con cura il panno bagnato sulla sua pelle.

Decisi di domandargli qualcosa, ora che sembrava più attento - "Come mai hai capelli blu?".

Mentre facevo ciò, lui mi guardava negli occhi - "E ... perché hai gli occhi neri?".

"Uuhh ..." - non mi rispose subito. Aspettò che finissi il mio lavoretto senza staccare gli occhi dai miei, e io dai suoi. Solo allora sembrò che il rossore sulle sue guance avesse iniziato a sfumarsi. 

"Aspetta, cosa? Quando ha iniziato ad arrossire? Me ne sono accorta solo adesso!" - pensai cercando di mantenere il mio solito atteggiamento. Certo, la cosa non mi infastidiva, ma era comunque strana ... strana e carina.

Tornai a sedermi accanto a lui, pronta a sentire le risposte.

"Beh ... uh ..." - fece una pausa, come a raccogliere ricordi e pensieri - "Quando ero piccolo caddi da un albero e persi tutti i capelli ... da quel momento cominciarono a crescermi di un blu vibrante e iniziarono a farsi sentire anche le prime emicranie ... mia madre era infermiera ai tempi e mi forniva qualsiasi medicina riusciva a raccattare sul lavoro per farmi passare i mal di testa ... ma ormai il mio organismo si è abituato alla cura e qualsiasi antidolorifico io prenda, non fa sempre effetto, o comunque non subito ... a volte sono costretto a prenderne in dosi eccessive ... mi fanno passare il mal di testa, ma mi causano un'altra miriade di problemi ...".

Come era tenero. Mentre parlava si toccava nervosamente le mani, in modo impacciato e timido.

"E gli occhi?" - gli domandai.

"Murdoc" - rispose immediatamente.

"Murdoc? Che significa?" - gli chiesi ancora - "Cosa centra lui?".

2D tirò un lungo respiro, poi mi guardò - "È colpa sua se ho questi occhi".

Io non dissi nulla, aspettai che fosse pronto a continuare il racconto.

"Era il il 15 agosto del 97' ... lavoravo nel negozio di tastiere di mio zio a quei tempi. E tutto ad un tratto arriva Murdoc con la sua auto: sfonda la vetrina e il paraurti della macchina mi finisce dritto nell'occhio" - disse indicandosì l'occhio destro - "Poi finii in coma. Murdoc fu punito penalmente e costretto dai lavori sociali a prendersi cura di me mentre ero in stato catatonico ...".

"Non sono sicura di aver capito ..." - mormorai. Tutte quelle parole poco note mi lasciavano confusa. Glielo dissi e prima di continuare il racconto, mi spiegò cosa fosse una macchina, la tastiera, la marmitta ... credevo di averlo stancato fin troppo in quel momento, così gli dissi di andare avanti con la storia, in modo da finire in fretta.

"Dopo di quello ... beh, non ne sono sicuro, ero un vegetale, non mi accorgevo di cosa succedeva intorno a me. Quando mi risvegliai ero sull'asfalto, freddo e ruvido. Davanti a me c'era  la macchina di Murdoc con lui affacciato dal parabrezza e un'espressione meravigliata. Mi disse che si era messo a correre per impressionare delle ragazze e che era andato a sbattere da qualche parte, facendo volare me che ero seduto dietro attraverso il parabrezza dell'auto ...".

Non potevo crederci. Murdoc gli aveva fatto questo? Proseguì con il raccontarmi, a grandi linee la storia della band fino ad oggi. Di Russel che era stato impossessato dal fantasma del suo amico Del e che ora, inspiegabilmente, era diventato gigantesco. Di Noodle, del suo arrivo ai Kong Studios, della sua morte inscenata e di come si fosse procurata quella cicatrice. E poi di Murdoc, della sua infanzia poco felice, dei suoi frequenti contatti col mondo di sotto e del fatto che fosse un orribile individuo. Chissà perché, ma un po' me lo aspettavo. Dopotutto avevo visto la sua anima. Mi confidò anche che era spesso vittima dei suoi sfoghi, che lo picchiava non appena ne aveva l'occasione con qualsiasi cosa avesse a portata di mano. Il motivo non era molto chiaro: tutti pensavano che lo facesse per sfogare chissà quale stress interiore. Noodle e Russel glielo impedivano ogni volta che potevano. Parlò anche di una certa Paula Cracker e di come Murdoc gli avesse fregato la ragazza.

Eppure, ancora non ci credevo. Tutto quello che fino a quel momento si era presentato sotto i miei occhi, attraverso quei pochi gesti gentili, erano solo apparenza.

"Allora ... Murdoc è davvero una pessima persona".

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