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11. Oscillando tra discorsi seri e atti inadeguati ~ 😇

Siccome dovevo tenermi stretto il lavoro per poter assistere Murdoc, eravamo costretti a non dare troppo nell'occhio con le effusioni in pubblico, anche perché le telecamere erano puntate su quasi ogni angolo della prigione. Dopo aver passato il turno di mattina con lui dedicai l'intero pomeriggio a raccattare più informazioni su quel Vlad l'Inalatore. Dovetti fare il filo a non pochi detenuti per cavarne qualche ragno dal buco, cosa che a Murdoc non sarebbe piaciuto sapere. Alle otto sarebbe cominciato il mio turno serale in quella piccola stanzetta dell'infermeria. Le altre erano occupate da un paio di altri carcerati che erano finiti conciati male dopo la rissa del giorno prima scatenata dal mio bassista preferito. Per chissà quale caso fortuito Hattie mi venne a dire che non ce la faceva ad occuparsi di tutti e che Murdoc Niccals in particolare le stava sulle scatole, quindi le dissi che me ne sarei occupata io. Ero praticamente diventata la sua infermiera personale. La signora Jacques aveva capito tutto, me lo sentivo, ma avevo come la sensazione che fosse dalla nostra parte, come se ci "coprisse". In ogni caso, non appena io e Murdoc fummo soli nella sua stanza gli raccontai tutto quel che avevo scoperto.

«Il suo vero nome è Vladimir Briggs e il suo numero d'incarcerazione è il #86753. Lo chiamano "l'Inalatore" perché fuma come un turco, cosa che in molte occasioni gli ha fatto passare guai non indifferenti. A quanto pare è così sbadato che El Mierda gli ha fatto tatuare addosso le coordinate della sua base segreta perché continuava a dimenticarsele. Sono passata per gli archivi oggi, con la scusa di dover controllare la tua cartella per assicurarmi che non avessi allergie non citate sul referto medico, e sono riuscita a fare una copia della sua foto contenuta nel suo registro» tirai fuori dalla tasca del mio vestitino la foto che avevo stampato in un formato più piccolo per comodità, e gliela passai. Murdoc stava seduto sul suo letto con la schiena dritta, le gambe distese sul materasso. Il volo che gli aveva fatto fare Big Balls con quel pugno lo aveva fatto atterrare sul cemento armato in maniera inusuale, e non riusciva a muovere le gambe a dovere. Avevo dovuto accompagnarlo al bagno in sedia a rotelle. «Ho inoltre scoperto che ogni tre settimane gli è permesso contattare via chat la sua "fiancé", o così va dicendo lui... una certa Millie. Il suo nome è conosciuto tra le guardie. È la poliziotta che lo ha arrestato e rinchiuso qui. Credo che lui abbia perso la testa per lei e questa Millie ne approfitti per tenerlo sotto controllo...».

Murdoc guardava con attenzione la foto delle dimensioni di una carta di credito, studiandosi la faccia di quel delinquente come se a breve dovesse sostenerci un esame «Come hai fatto a scoprire tutte queste cose?» mi domandò all'improvviso alzando lo sguardo su di me. Io deviai i suoi occhi spostando i miei verso il comodino, lasciando che un fresco venticello estivo proveniente dalla finestra alle mie spalle mi accarezzasse il collo esposto «Fascino femminile suppongo. È facile ottenere quel che vuoi da dei disperati dietro le sbarre... n-non che tu lo sia, ovviamente!» dissi all'ultimo secondo, guardandolo e agitando le mani come a voler cancellare la frase che da poco avevo detto. La sua espressione si fece acida, probabilmente era la gelosia che aveva già conquistato la maggior parte del suo umore. «Hey... ho fatto tutta questa strada per venirti a trovare, ti ho aspettato per anni... ed è anche vero che mi piacciono le cose sbagliate» a questa parte arrossii leggermente, perché quelle erano state da sempre parole sue e non mie «Ma ti pare che mi metta seriamente a provarci col primo avanzo di galera che mi guarda il sedere quando ho già quel che voglio - cioè te?».

Murdoc sbuffò e si lasciò cadere con la schiena sul letto con ancora in mano la foto «Beh no... so che non ne saresti capace. La cosa però mi innervosisce lo stesso, cazzo!» girò la testa verso di me, agitando le mani verso l'alto in preda a uno sfogo «Siamo in un posto che pullula di uomini sudaticci che non sfogano da minimo cinque anni, avrò pure il diritto di preoccuparmi! Metti caso ti avessero messo le mani addosso... ecco, se fosse successo mi sarei alzato da questa barella del cazzo e gli avrei infilato di prepotenza una stampella su per il culo solo per vederne la punta uscire dalla loro bocca, farla roteare e cavargli tutti i denti!». 

La prigione lo stava mettendo a dura prova... cioè, questa prigionia in particolare. Stando alle sue interviste e quel che mi raccontò di persona su Plastic Beach, aveva affrontato soggiorni ben peggiori e che in parte gli erano piaciuti perché quella parte misantropa di lui chiedeva una solitudine che solo la galera poteva concedere. Forse era la mia presenza, o il fatto che si fosse ammorbidito nel giro di due o tre anni, a fargli credere di non potercela fare, di non riuscire a superare tutto questo. Gli presi una mano e la strinsi nelle mie con fermezza «Ma non è accaduto, e non accadrà mai, te lo assicuro. Mi è rimasta un po' di abilità nel combattimento e la scusa dell'auto-difesa funziona sempre quando si è una donna, specialmente se carina come la sottoscritta. ... Perché sono carina, non è vero?» gli chiesi alla fine con un sorrisetto malizioso, tentandolo di proposito solo per risollevargli il morale. Lui si alzò sull'avambraccio sinistro, raggiungendo il mio mento con la mano destra per accarezzarmi il labbro inferiore con l'unghia del pollice, appuntita ma delicata «Certo che sei carina... sei ancora la mia bambolina. A proposito... è da stamattina che ho una domanda che mi frulla nella testa. Hai detto che quel pollastro in candeggina a sei ali-»

«Gabriele» corressi.

«Beh sì, quello lì, ti ha riportata in vita in forma umana. Quindi ora sei mortale e invecchierai come una persona normale. Ma di base... quanti anni dovresti avere? Biologicamente parlando eccetera... hai - hai capito, no?». Non credo che la cosa lo allarmasse moltissimo, ma c'era indubbiamente del timore in quella domanda. Gabriele mi disse che - ovviamente - non potevo scegliermi l'età che volevo perché il mio corpo sarebbe rimasto lo stesso (privato di cicatrici se ve lo state chiedendo); considerò il fatto che la mia vita da angelo non era stata poi così lunga, e mi disse che avrei avuto biologicamente l'età di 23 anni. "Ci sono certe donne che sanno portarsi gli anni meglio di altre. Diciamo che ti ho reso una di quelle. Il tuo uomo verdognolo ti troverà appetibile per lungo tempo" mi disse. Per quel breve tempo che aveva passato in compagnia di Murdoc, Gabriele mi disse che non avrebbe tollerato un secondo incontro con lui. Da quel momento in poi le transazioni con l'altro mondo si chiusero, quindi non vedevo per quale motivo avrebbe dovuto rincontrarlo una seconda volta. Ma tornando alla risposta...

«Ho 31 anni... spero che 21 anni di differenza non siano un problema...» lo dissi con un piccolo sorriso sul volto, anche se la mia voce mi aveva tradito alla grande. Con un divario di età simile eravamo entrambi consapevoli che il primo ad andarsene sarebbe stato lui, ammesso che avremmo passato il resto dei nostri giorni insieme. Lui colse la mia malinconia e mi alzò la testa quando vide che la stavo lentamente abbassando insieme al mio sguardo «21 anni sarebbero stati un problema se avessi dovuto aspettare che passassero prima di averti di nuovo qui con me» mi rispose, cercando di incoraggiarmi con un sorriso più allegro del mio «Dico sul serio Cheryl. Non mi importa... finché sarai maggiorenne e non mi procurerai guai con la legge - ai tempi con Noodle fu un palo in culo per tutti e tre i maschi della band - che sarai bella e sexy - col corpo che hai invecchierai una favola - e affettuosa come nessun altra donna è mai stata nei miei confronti, io non ti volterò le spalle. Ma se Madonna dovesse rispondere alle mie e-mail...». Arrivato a quel punto fece una faccia vaga con l'occhio scoperto che indugiava altrove. Inizialmente ci cascai, ma il suo sorrisetto che notai solo dopo mi fece capire che stava scherzando. Buon per lui. O gli avrei fatto ingoriare tutti gli abbassa-lingua presenti in quel piccolo ambulatorio. «Ci eri cascata eh? Hahahaha!» mi disse ridendo subito dopo.

«Idiota» ribattei con sguardo offeso.

«Ero serio, Cheryl. Tranne per l'ultima parte ovviamente. Lo sai». Il suo occhio scoperto, così come quel suo ghigno che si faceva beffe di me, mi guardava con un barlume di sincerità misto a lussuria. La seconda era normale, la prima raramente si faceva vedere. Lui mi voleva al suo fianco... e non per una notte o un paio di mesi, mi voleva con sé il più a lungo possibile. Mi morsi il labbro inferiore per non mettermi a piangere. Avevo fatto tanta strada, lo avevo aspettato e cercato... e come una stupida non l'ho telefonato nemmeno una volta per paura di essere rifiutata. Ma le cose erano diverse ora. Io volevo lui, e lui voleva me. Il traguardo era valso il viaggio.

«No no no bambolina, non devi piangere» quasi come per dispetto, una lacrima sfuggì al mio controllo e tracciò una linea sottile e invisibile sulla mia pelle, all'angolo del mio occhio sinistro. Lui spostò il pollice dalla mia bocca in direzione di quella lacrime per impedirle di lasciare il mio volto «Avanti... sorridimi. Avrò anche passato gli ultimi anni della mia vita senza alcun ricordo di te, ma sotto sotto sentivo sempre qualcosa mancarmi, e solo ora credo che fosse proprio quel tuo sorriso che su Plastic Beach mi donavi ogni giorno. Se non fosse stato per te, chissa dove sarei ora... forse ancora sull'isola o ...» interruppe inavvertitamente il discorso, lasciandomi col fiato sospeso. Da quando Murdoc era capace di essere così sdolcinato con una signora?

«Sai cosa?» riprese dopo poco «La situazione si sta facendo troppo melensa per i miei gusti, quindi direi di passare ai fatti. Vieni qua!» con mia grande sorpresa - ma che dico, è Murdoc - spostò la mano dietro la mia nuca per avvicinarmi a lui, fiondandosi così sul mio collo per potermelo ricoprire di leccate umide e lascive. 

«Hahahaha! N-No! Mi fai il solletico così! Hahaha! L-Le telecamere Murdoc, le tele-telecamere! Hahaha!» non era solo il solletico a farmi ridere. Quella sera su Plastic Beach c'era di mezzo l'alcol, è vero, ma stavolta ridevo perché sapevo di star facendo qualcosa di sbagliato... e cioè farmi slinguazzare il collo da un detenuto sul posto di lavoro davanti ad una telecamera. Chiunque avrebbe potuto vederci... e noi avremmo potuto fare di tutto.

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