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Goodnight Moon 🌙

CAPITOLO 01

Pretty Guardian

«Mammaaaaaaa... perché diavolo non mi hai svegliato prima? È tardissimo!»
Patty sollevò gli occhi al cielo, lo aveva chiamato un'infinità di volte prima di arrendersi.
Era vero che il ragazzo era stanco e che si era allenato fino a tardi, ma non poteva lasciare andare al macero la sua istruzione. Quanto meno doveva finire la scuola dell'obbligo.
Usagi afferrò la borsa, non dette neanche il tempo alla madre di dire nulla, che si precipitò fuori dalla porta.
«Nostro figlio è un tornado, non mi ha nemmeno dato il tempo di dargli il pranzo...» sbuffò la minuta donna, alzando gli occhi tanto simili a quelli del figlio, al cielo. «Beh se ne accorgerà presto... Quando gli verrà fame e si ritroverà senza niente da mettere sotto i tenti.»
Usagi correva a perdifiato e non si accorse del piccolo fagottino nero, finché non vi ruzzolò sopra. «Ahia che male...» si lamentò il ragazzo con la lacrima pronta «ma perché finisco sempre in terra quando sono fuori dalla pista di ghiaccio?» Piagnucolò con tono lamentoso. Non si sopportava in quei frangenti, gli veniva una gran rabbia, cosa che aumentava ancor più la voglia di piangere.
La causa della caduta era un gatto nero, che lo fissava con aria disorientata.
Il ragazzo si apprestò a controllare che l'animale stesse bene, ci era caduto sopra, non era esattamente pensante, tuttavia era terrorizzato all'idea di avergli fatto male. «Ah, ma sei una micetta...» asserì il ragazzo prendendola in braccio.
La gatta per tutta risposta protestò graffiandogli una mano.
«Ehi... scusa, non volevo farti male... ma non mi merito di esser punito tanto.» Guardandola meglio, aveva uno strano cerotto attaccato alla fronte, Usagi era davvero curioso di vedere cosa vi si trovasse sotto. Così lo rimosse, sperando che l'animale non fosse orribilmente sfigurato, non era davvero in grado di sopportare la vista del sangue, quando si sbucciava durante gli allenamenti sbiancava sempre e Priscilla lo rimbeccava divertita.
Non ebbe tempo di vedere cosa celava il cerotto, perché la gatta si dimenò e fuggì via, giusto nel momento in cui l'orologio della scuola rintoccò, facendo cadere il ragazzo nel panico più totale.
Come prevedibile la professoressa Haruda lo cacciò fuori di classe, non solo era in ritardo, ma all'ultimo compito si era dimostrato di un'ignoranza abissale.
Usagi sospirò tristemente, non era colpa sua, aveva avuto una gara per le selezioni nazionali, era dovuto andare in un altro stato, aveva pattinato magnificamente, tuttavia non aveva avuto tempo di studiare.
Il pattinaggio di figura significava tutto per lui, da quando se ne era innamorato a dodici anni.
Si era anche ritrovato in un albergo così sudicio da togliergli il sonno, come avevano pensato potesse studiare stanco com'era?
«In castigo come al solito eh Usa?» La voce del suo migliore amico attirò la sua attenzione. Oscar lo fissava, i lunghi capelli scuri legati dietro la testa e un sorriso sornione stampato in volto.
«Andiamo a pranzo!» Levi spuntò da dietro, facendo sussultare il pattinatore fulminandolo con lo sguardo.
«Senpai qual buon vento...» sussurrò Usagi visibilmente in imbarazzo.
Oscar dette un veloce bacetto a Levi e gli disse che lo avrebbero raggiunto presto.
«Dobbiamo ancora pranzare con il gruppo dell'ultimo anno?» Protestò il pattinatore, mentre Levi si allontanava assieme ai propri compagni. Non che gli dispiacesse passare del tempo con Ackerman, Smith e Zoe, ma da quando il suo amico Oscar e Levi Ackerman avevano iniziato a frequentarsi, gli capitava di passare con loro fin troppi pranzi.
Poi era fastidioso non avere nessuno se non il proprio sport e osservare una coppietta felice.
Usagi realizzò in quell'attimo, anche se con molto ritardo e con orrore, che non aveva alcun pranzo da mangiare, così sbuffò sconsolato. «Va pure Oscar. Io... ho lasciato il pranzo a casa, credo che andrò direttamente al palazzetto... Il mio culo ne sarà grato di questo, è ingrossato fin troppo, andrà a finire che non potrò più camminare davanti a nessuno per l'imbarazzo.» Mentre parlava il suo stomaco protestò animatamente.
«Qualcuno non è d'accordo stupidino... Ok... Ci vediamo stasera così mi dici cosa ti distrae tanto la notte da farti alzare sempre in ritardo?»
Usagi stava per declinare l'invito quando l'amico aggiunse «al negozio di mia madre c'è una svendita di accessori, scommetto...» ma non aveva finito la frase, che non era riuscito a trattenersi dal ridere.
Usagi stava saltellando su se stesso tutto felice! Svendita di accessori? Shopping? Era sempre pronto per quello! Doveva solo trovare il coraggio di chiedere a sua madre i soldi... E dopo quel votaccio sarebbe stata una vera impresa.

Era così concentrato a chiedersi come avrebbe fatto per la sera, che non riuscì proprio a concentrarsi. Sbagliò diversi salti, atterrando sul suo povero sedere che pareva non essere sufficientemente grande da attutire la caduta.
All'ennesimo svarione se ne uscì sbattendo la porta lasciando sulla pista un'interdetta allenatrice. Di certo gliel'avrebbe fatta pagare cara, ma non gli importava.
Usagi si lasciò cadere sulla panca e rilesse il compito... Come aveva fatto a prendere un voto così basso? Di certo non sarebbe stato il caso di chiedere alcun regalo... Rabbioso, appallottolò il compito e se lo lanciò alle spalle.
Avrebbe fatto finta di nulla, sua madre non poteva ricordare che in quel giorno avrebbero saputo il risultato della verifica.
«Ehi testolina buffa guarda dove lanci le cose... non vorrai far venire i bernoccoli anche a me?»
La protesta lo raggiunse facendolo sussultare. Quando si voltò vide un ragazzo poco più grande di lui, che lo fissò indispettito per poi dedicarsi al foglio che aveva ricevuto in testa.
Usagi si toccò i capelli, che stupido, aveva scordato che per allontanare la frangia dalla fronte aveva lasciato che Miki gli facesse dei buffi codini ai lati della testa. Aveva anche pensato di essere adorabile agghindato in quel modo, con quegli elastici rosa. «Si dà il caso che questi abbiano un nome, si chiamano ODANGO, e mi stiano una favola!» esclamò con aria impettita.
«Che votaccio. Dovresti prestare più attenzione allo studio, sai? Le fatine ignoranti fanno poca strada» proseguì il ragazzo.
Usagi avvampò, balzò in piedi e gli strappò il foglio di mano. «Pensa a farti i fatti tuoi tu! Che ne sai di me?»
«Usagi Tsukino, giovane promessa del pattinaggio di figura, ero curioso di incontrarti in questi pochi giorni che potrò allenarmi qua... a quel che vedo sei una vera delusione!»
Usagi lo squadrò da capo a piedi. Corporatura minuta, aria impettita, accento non americano... non poteva che essere una persona, ma preferì chiedere e averne conferma piuttosto che azzardare un'ipotesi con relativa figuraccia.
«Mamoru Chiba, dalla Svizzera! Tuo diretto rivale per la prossima Olimpiade! Ma dallo scarso impegno che metti in quel che fai, confido di non dover faticare granché per batterti.»
Aveva uno sguardo così gentile, peccato che quella bocca maligna sputasse più veleno di un serpente a sonagli.
Aveva lasciato lo spogliatoio con un gesto teatrale dirigendosi verso le docce ancora vestito, non voleva togliersi gli abiti davanti a quell'essere che avrebbe avuto di certo da ridere sulla sua forma, e non era in vena di critiche al suo aspetto, non quel giorno in cui temeva che il proprio fondoschiena fosse diventato una mongolfiera.
Il pattinatore svizzero sorrise divertito, peccato non fosse andato fin lì per sedurre colleghi, quell'ostinato e impertinente sarebbe stato una preda perfetta. «Sono certo che il sogno mi volesse condurre qua, dove si terrà il Galà della luna... Di certo troverò qui il cristallo d'argento» si disse tra sé e sé.

Quando arrivò a casa Usagi era alquanto abbattuto e la situazione non era certo migliorata. Sua madre lo aveva rimbeccato per aver saltato il pranzo da bravo incosciente qual era. "Un adeguato apporto calorico è fondamentale! O vuoi restare uno spiritello pelle e ossa per il resto della tua vita?"
Quella pettegola di Oscar aveva fatto la spia e non solo su quello! La madre lo avrebbe cacciato di casa, se non fosse intervenuto suo padre, che gli aveva strappato la promessa di impegnarsi di più nello studio nei mesi a venire.
Quando finalmente gli avevano permesso di rifugiarsi in camera, si era lasciato cadere affranto sul letto, addormentandosi quasi subito.
Non si era accorto che la finestra di camera si era aperta, né che la gatta che aveva incontrato quella mattina fosse entrata nella stanza.
Usagi si era profondamente addormentato.
La gatta lo fissò un attimo, i capelli castani ancora legati nei due odango. La piccola bocca a cuore socchiusa in un silente sospiro.
L'animale lo aveva osservato a lungo. Aveva gli occhi chiari che viravano dal verde al grigio, la corporatura minuta, i fianchi stretti, come poteva essere la persona giusta da eleggere capo dei guerrieri Sailor? Eppure solo lei avrebbe potuto notarla, solo lei avrebbe potuto infrangere il velo che separava il mondo onirico da quello della realtà.
Usagi aprì lentamente gli occhi e lanciò un gridolino terrorizzato...
«Non gridare sciocchino!!»
La gatta di quella mattina lo stava fissando con i grandi occhi gialli, sulla fronte un'area spelacchiata a forma di mezzaluna.
«Non è possibile... tu parli? Sì, è decisamente un sogno... e poi perché quella spelacchiatura? Ti hanno fatto male? Mamma mia sto delirando...» esclamò il ragazzo nascondendo il volto.
«Questa non è una spelacchiatura! Mi offendi! Mi chiamo Luna e vengo dal regno dei sogni! Mi hai incontrata stamattina! Degli spiritelli mi avevano fatto un brutto dispetto, quella benda mi impediva di comunicare con voi umani... E non potevo permettermi di interrompere la mia ricerca! Tu sei il prescelto, diventerai un guerriero e assieme ai tuoi compagni mi aiuterai a cercare la principessa della luna! È importantissimo, perché solo lei può evocare il cristallo d'argento e lavare così il mondo onirico dall'incombente minaccia che sta arrivando.»
Usagi aveva scrutato la gatta a bocca aperta, rannicchiato su se stesso. «È pura follia! Sto delirando... Mamma ha ragione! Mangio poco e poi faccio sogni senza alcun senso...»
La gatta corrucciò la fronte, doveva dargli qualcosa per dimostrare la sua buona fede. Così saltò in aria, fece una capriola e dal nulla apparve una bellissima spilla rosa che cadde su letto accanto al pattinatore. Era rotonda e aveva una pietra a stella di diamante incastonata sopra.
«Che cos'è?» Chiese il ragazzo, esitante ma inesorabilmente attratto dall'oggetto luccicante.
«Di'... Moon Prism Power Make Up» lo incitò Luna.
Usagi prese la spilla, fissandola alquanto divertito, certo di stare sognando e ripeté in un sussurro le parole appena dette dalla gatta. Ci fu un lampo e quando riaprì gli occhi, i suoi vestiti erano mutati.
Aveva l'impressione di indossare uno dei costumi di pattinaggio.
Indossava un top alla marinara con tanto di colletto, e sulla fronte un diadema. Lunghi guanti bianchi e stivali rossi, come il fiocco che aveva fermato al petto dalla spilla. Infine, aveva cortissimi e attillatissimi shorts blu.
«Non è possibile!» Esclamò il ragazzo. «Fantastico!» Saltò giù dal letto e si rimirò nello specchio. Ripensandoci il suo sedere non era poi così grosso, quegli shorts gli stavano una favola!
«Dobbiamo andare!» La incitò la gatta. «Nel mondo onirico troverai i tuoi compagni. Avrai bisogno del loro aiuto per sconfiggere il nemico e salvare entrambi i mondi».
Il pattinatore lo guardò interdetto. «E come dovrei andarci? Mi appisolo? Mi farai volare come Peter Pan?»
La gatta rise divertita. «Ma no sciocchino! Stai già dormendo!»
Usagi corse alla finestra e si accorse solo in quel momento quanto il panorama fosse cambiato nel frattempo.
Il paesaggio era illuminato da una sinistra luce violacea e il silenzio era surreale.
«Qualcosa non va» disse la gatta. «Il nemico è già qui... dobbiamo far presto, se non troviamo gli altri guerrieri prima del nemico, potresti ritrovarti solo.»
«Silenzio sulla luna... la luna nel mondo dei sogni questa sì che è divertente.»
«Non scherzare!» lo rimbeccò Luna. «La minaccia che grava sul mondo onirico è seria! Dovrai combattere, e imparare a farlo il più in fretta possibile!»
Usagi sbuffò, aveva sicuramente scelto la persona sbagliata.
«Andiamo, sei il capo dei guerrieri Sailor, la guardia scelta della principessa della luna.»
Il ragazzo rise divertito. «Come no... il bel guerriero dell'amore e della giustizia, Sailor Moon.»

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NOTE DELL'AUTORE:

Ed ecco a voi la mia personale versione delle Guerriere Sailor, una storia liberamente ispirata a Sailor Moon ma tutta diversa!

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