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Misun

Era arrivato anche marzo. Il periodo degli esami era sempre più vicino e i nostri insegnanti ci stavano già preparando alle imminenti opzioni che ci sarebbero potute essere come esercizi e test finali. Avevo già l'ansia al solo pensiero e ancora non eravamo nemmeno arrivati ad aprile, non riuscivo proprio a pensare a come mi sarei sentita quando sarebbe stato il giorno dell'esame vero e proprio.

Non riuscivo ancora a crederci che a breve avrei terminato il mio percorso di studi e per il momento il solo pensiero mi metteva ancora più paura degli esami in sè. Sarei dovuta andare all'università, avrei dovuto vivere da sola e non avrei avuto nessuno accanto nel caso avessi cambiato città.

Da una parte andarmene di lí mi sarebbe piaciuto, lasciare indietro i brutti ricordi e farne dei nuovi più belli, conoscere altre persone e magari incontrare anche il ragazzo che faceva per me.

E no quel ragazzo non sarebbe mai stato Yunho per nulla al mondo. Prima di tutto era il mio migliore amico ed il figlio della migliore amica di mia madre, e in più io nemmeno gli piacevo in realtà e mai gli sarei piaciuta. E ció era anche evidente da come mi trattava e da come si comportava quando era nei miei dintorni. Il motivo per cui stava facendo cosí per me rimaneva un mistero, però per il momento non avrei fatto storie, nonostante morissi dalla voglia di chiedergli perchè stesse facendo in quel modo soltanto con me e non anche con gli altri.

L'ultima ora della giornata era quella che più desideravo ogni giorno, ogni mattina quando mi svegliavo la prima cosa a cui pensavo era a quale fosse l'ultima materia del giorno e rimanevo a pensarci per tutte le quattro restanti ore scolastiche.

«Bene ragazzi, la lezione è finita potete anche prepararvi gli zaini già da ora.»affermò la mia insegnante di inglese prima di prendere a cancellare alcune scritte sulla lavagna per tenere più pulita possibile l'aula.

Io d'altro canto mi voltai e iniziai a mettere i quaderni e i libri nella mia cartella, non fregandomene minimamente degli altri ragazzi che stavano parlando grazie alla fine delle lezioni e pensando soltanto a quello che avrei fatto una volta tornata a casa.

Avrei dovuto studiare e aiutare mia madre ad andare a fare la spesa, a quanto pare Mingi quel pomeriggio doveva uscire per aiutare Seonghwa e Hongjoong a cercare qualche appartamento dove poter andare a vivere, perciò non poteva darci una mano.

Quei due erano piuttosto simpatici e alla mano, si vedeva che entrambi ci tenevano a Yunho visto che avevano anche deciso di prendere una casa proprio in quello stesso quartiere. A quanto sapevo nessuno dei due voleva tornare nell'esercito, ci avevano raccontato di come venissero privati di poter fare ciò che volevano fare l'uno con l'altro e di come era stato difficile per entrambi tenere su la loro relazione. Ovviamente essere una coppia nell'esercito non doveva essere affatto facile, perciò era normale che volessero allontanarsi da tutto ciò.

«Misun!»mi sentii richiamare da dietro mentre stavo camminando fuori dall'aula, mi voltai e mi resi conto dello stesso compagno di classe che qualche settimana prima mi aveva riportato un libro che avevo lasciato sul banco.

«Hey, ciao!»lo salutai allora e una volta nel corridoio ci mettemmo l'uno al fianco dell'altra, prendendo ad andare verso l'uscita.

«Allora, che fai a fine mese?»mi domandò ad un certo punto e io corrucciai le sopracciglia non capendo a cosa si stesse riferendo con quelle parole.

«Perchè, che succede a fine mese?»gli domandai curiosa adesso, mentre uscivamo dall'edificio e il fresco di marzo ci colpiva in pieno, dopo essere stati cinque ore al caldo della scuola.

«Ma come, non lo sai? C'è una festa della scuola in discoteca, siamo tutti invitati! Tu ci sei?»mi spiegò e io ne fui piacevolmente sorpresa: non ne sapevo nulla di tutto ciò, anche perchè solitamente queste cose nemmeno mi interessavano.

«No, non lo sapevo. Sai, non so se hai notato, ma non partecipo molto a questo genere di eventi...»cercai di fargli capire e lui scrollò le spalle come se di quelle parole non gliene importasse al momento e volesse arrivare al punto.

«Già, però mi sembrava carino chiedertelo! Se vuoi possiamo andare anche insieme, sai.»disse e io spalancai gli occhi: mi stava chiedendo di andare insieme a quella festa per quale motivo?

«Oh, si certo, ma credo chiederei ai miei amici e a mio fratello.»provai a dire ora visibilmente in imbarazzo. Non volevo offenderlo ma preferivo rendere le cose chiare prima che si venissero a creare alcune situazioni...appunto imbarazzanti.

«Ah, non sapevo avessi un fratello e...»ma si interruppe, anche se io capii perfettamente quali sarebbero state le altre parole.

«E degli amici? Si, ho il mio gruppo.»finii la frase e lui subito si bloccò in mezzo alla strada e si voltò verso di me, afferrandomi le mani con le sue per farmi fermare proprio di fronte a lui.

«Scusa, non volevo offenderti, è solo che non ti ho mai visto con altre persone e...»ma questa volta dovette interrompersi prima di terminare la frase perchè il suono di un clacson in lontananza non ci permise di continuare a parlare. Entrambi girammo la testa e, proprio come l'ultima volta, una macchina mi stava aspettando ma questa volta c'era soltanto una persona: Yunho.

«Beh, devo andare, uno dei miei amici è venuto a prendermi.»affermai facendo scivolare via la mia mano dalla sua e iniziando a camminare verso l'auto ma lui mi seguí fino ad essa e aspettò che io entrassi dentro.

«Va bene, ci vediamo domani allora.»concluse e io annuii per poi salutarlo con la mano intanto che entravo nel posto del passeggero. Una volta dentro mi sentii strana, avvertivo una strana sensazione allo stomaco che mi portò a guardare il ragazzo al mio fianco in viso, come a voler controllare che tutto fosse okay.

«Va tutto bene?»gli chiesi infatti e Yunho sembrò svegliarsi da una trance momentanea, infatti strinse il volante con la mano e girò la testa verso di me ma io rimasi con gli occhi a fissare le vene sulle sue dita e come fossero cosí visibili in quel momento; non era un segreto che mi piacessero le vene sulle mani dei ragazzi.

«Certo, ti porto a casa.»affermò e allora riportai lo sguardo nel suo per poi annuire e allacciarmi la cintura poco prima che partisse. Uscí subito dal parcheggio e io credetti che sarebbe caduto il silenzio in quel cubicolo ma dovetti ricredermi quando fu lui a parlare.

«Chi era quello?»mi domandò girando la testa verso di me per un attimo e il fui sorpresa di quella richiesta, anche se poi risposi quasi subito.

«Un mio compagno di classe, non ci parlo molto, anche se ultimamente mi rivolge sempre la parola.»spiegai in breve voltandomi anche io verso di lui e, anche se lui non potè vederlo perchè attento sulla strada, sorrisi leggermente.

«Si l'avevo visto anche quella volta che siamo venuti a prenderti io e San.»mi fece notare e io misi su un espressione confusa.

«E ti ricordavi fosse lui?»dissi infatti non riuscendo a capire come potesse farlo: insomma, era passato un po' di tempo e ci aveva visto in lontananza, in più non credevo che gli interessasse davvero.

«Si beh, l'ho visto e l'ho ricordato, mica l'ho fissato eh.»cercò di inventarsi una scusa ma io sapevo bene che in realtà fosse cosí: non era possibile che gli avesse soltanto dato un'occhiata se ora si ricordava chi fosse.

«Come vuoi.»risposi soltanto prima di prendere il telefono e andare su twitter, guardai la pagina principale prima di scrivere qualcosa.

«Ma è il tuo ragazzo o...»riprese a parlare e io involontariamente sorrisi a quelle parole, anche se cercai di nasconderlo subito isto che ci trovavamo ad un semaforo e lui mi stava fissando.

«È solo un mio compagno di classe, Yunho, perchè ti interessa tanto?»gli chiesi allora voltandomi stavolta verso di lui il quale abbassò immediatamente lo sguardo quando ci trovammo faccia a faccia.

«Non mi interessa, solo che tengo a te e non voglio che tu rimanga ferita, soprattutto da un ragazzo.»rispose allora riportando gli occhi nei miei e facendomi venire i brividi quando si creò un contatto visivo tra di noi.

«Tieni a me?»chiesi allora, non seppi nemmeno perchè lo feci, eppure le parole mi uscirono spontanee: sapevo perfettamente che lui tenesse a me eppure in quel momento sentii il bisogno di sentirglielo dire.

«Certo, sei come una sorella.»disse e io sentii un groppo in gola a quelle parole. Non riuscii a negarlo ma quel "sei come una sorella" mi cambiò d'umore, tant'è che voltai la testa dal lato del finestrino per non guardarlo in faccia.

Non risposi e poi lui qualche secondo dopo ripartí a causa del semaforo verde. Io per il resto del viaggio in macchina rimasi a guardare fuori nonostante conoscessi a memoria quelle strade, ma comunque rimasi a pensare ad un motivo per cui ora mi sentivo in quel modo.

"Sei come una sorella" hahaha certo

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