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Yunho
La cena continuò ad andare avanti fino a quando ognuno di noi finí di mangiare, a quel punto le domande che mi erano state poste dagli adulti le avevo imparate a memoria per quante volte me le avessero fatte. Ogni tanto mi capitava di distrarmi con qualcun'altro quindi più volte mi avevano ripetuto le stesse cose quella sera.
Era strano, per quanto tutti mi fossero mancati cosí tanto, certe volte tendevo anche ad isolarmi e semplicemente ad ascoltarli. Hongjoong, Seonghwa e Yeosang avevano raccontato qualche episodio che era accaduto al campo e avevamo
riso di ciò tutti insieme, ma io spesso mi sentivo come esterno a quello che veniva detto, come se quasi non ne facessi nemmeno parte, quando in realtà non era affatto cosí.
«Credo proprio sia ora di andare a casa.»affermò ad un certo punto il padre di Jongho e San guardando la moglie, la quale semplicemente annuí prima di alzarsi e iniziare a prendere alcuni piatti.
«No tranquilla, sparecchiamo io e mia figlia, voi non preoccupatevi.»la fermò la mamma di Mingi e Misun, sorridendo gentilmente e indicando appunto la ragazza la quale mostrò i pollici all'insù.
«Beh, credo che sia tempo anche per noi.»aggiunse anche mia madre guardando prima me e poi mio fratello, infine mio padre il quale si alzò e iniziò a prendere le sue cose dal tavolo.
Guardai i quattro adulti iniziare a salutare ma io mi sentii incollato a quella sedia, non volevo proprio andarmene e interrompere le chiacchiere che c'erano tra noi ragazzi, proprio per questo alzai la testa per parlare.
«Vi andrebbe bene se rimaniamo qua noi e continuiamo a parlare un po'? Aiutiamo anche a mettere in ordine casa.»proposi allora e l'attenzione fu di nuovo tutta su di me, poi alcuni di loro sorrisero.
«Se alla padrona di casa va bene perchè no?»disse la madre dei due Choi rivolgendosi alla donna in questione la quale alzò soltanto le mani in finto segno di resa.
«A me va benissimo.»rispose soltanto e io sorrisi di conseguenza, alzandomi poi insieme a tutti gli altri e salutando i genitori uno alla volta. Non appena poi tutti loro furono fuori tranne la mamma di Misun e Mingi, quest'ultima iniziò a dirigersi verso le scale, prima di voltarsi di nuovo verso di noi.
«Io vado a dormire, mi raccomando non fate troppo casino o sveglierete i vicini. Ah e, Misun, non fare troppo tardi, domani hai scuola.»disse la donna rivolgendosi prima a tutti noi e poi soltanto alla figlia la quale semplicemente annuí e iniziò a togliere piatti e posate.
Noi altri le augurammo la buonanotte tutti in coro prima che lei sparisse completamente dalla nostra vista verso il piano superiore, lasciando noi nove da soli. Appena potei mi avvicinai anche io di nuovo al tavolo e presi ad afferrare alcuni oggetti prima che venissi bloccato.
«Tranquillo Yunho, facciamo io e Mingi, non preoccuparti.»mi disse lei con un sorriso e io cercai di risponderle ma non potei perchè qualcun'altro mi parlò sopra.
«Perchè io scusa?!»domandò il fratello con un tono indignato, facendo esplodere noi altri in una risata fragorosa.
«Perchè tu vivi qui magari?»rispose retoricamente la ragazza, prima di prendere il tappo di una bottiglia e tirarglielo addosso, facendo centro proprio sulla sua fronte provocando un sonoro "ouch!" da parte del rosso.
«Faccio io al posto suo, tu non preoccuparti per me.»informai guardandola negli occhi e prendendo anche io alcune bottiglie, iniziando a portarle in cucina insieme a lei. Ricordavo perfettamente come fosse strutturata quella casa e dove fossero tutti gli oggetti, perciò per me non fu un problema aiutarla. Gli altri invece si diressero verso la sala, accendendo la TV e prendendo di nuovo a parlare, lasciando me e Misun fare avanti e indietro per i corridoi.
Quando fu quasi del tutto sparecchiato stavo portando l'ultima bottiglia d'acqua vuota in cucina, dove trovai la ragazza intenta a pulire qualche piatto. La guardai da dietro, il pantalone chiaro le fasciava perfettamente ogni curva e deglutii rumorosamente. Quando me ne ero andato lei aveva soltanto quindici anni, perciò non aveva ancora terminato di svilupparsi del tutto, mentre ora invece aveva il fisico di una donna vera e propria dato che aveva compiuto da qualche mese i diciotto.
«Ti serve una mano?»le domandai poggiando la bottiglia sul bancone e poi appoggiandomici con un fianco su di esso, lei alzò lo sguardo verso di me mentre continuava a lavare un coltello e mi sorrise prima di scuotere la testa.
«No stai...cazzo!»imprecò mollando posata e spugna nel lavandino e portandosi il dito alla bocca. Notai qualche goccia di sangue scivolare lungo la sua pelle e capii si fosse tagliata.
«Ti sei fatta male?»le chiesi allora allarmandomi e cercando di vedere qualcosa, lei annuí soltanto e si voltò verso di me prima di mostrarmi il dito. Cavolo, per essere piccolo sembrava piuttosto profondo. Le presi la mano e ispezionai più a lungo la ferita, poi mi voltai e presi qualche tovagliolo di carta, bagnandolo e poggiando sulla ferita.
«Ce l'hai un disinfettante e un cerotto?»domandai ancora e lei semplicemente si voltò, lasciando cadere la stretta che avevo sul suo polso, e si voltò. Io la seguii fuori dalla cucina e vidi gli altri sette ragazzi sui due divani e per terra parlare mentre alcuni giocavano alla playstation.
«Che è successo?»chiese allarmato Mingi quando vide sua sorella tenersi il dito nella bocca e io che le andavo dietro come se fossi un cagnolino.
«Mi sono tagliata mentre lavavo un coltello, Yunho ora mi aiuta con la ferita.»spiegò in breve Misun mostrando poi il posto dove si era fatta male, provocando una smorfia di dolore da parte del fratello.
«Si certo, Yunho l'aiuta proprio con la ferita...»commentò un po' più in là Wooyoung provocando delle risatine da parte degli altri e uno sguardo inceneritore da parte del rosso.
«Va bene, se vi serve una mano chiamatemi.»affermò poi il ragazzo e noi due annuimmo, per poi riprendere a camminare verso quello che capii fosse il bagno. Era proprio come me lo ricordavo, ogni mattonella e ogni oggetto era al suo posto come quando l'avevo lasciato.
Entrai nella stanza e Misun subito chiuse la porta dietro di noi per non fare troppo casino e svegliare sua madre, poi andò verso uno degli sportelli e lo aprí allungandosi verso l'alto per afferrare quello che capii si trattasse di acqua ossigenata.
«Se vengo a sapere che quel coglione di mio fratello l'ha messa cosí in alto di proposito giuro che...»iniziò a borbottare mentre cercava di afferrare la bottiglietta ma senza alcun successo. Allora mi misi dietro di lei e alzai il braccio verso il suo, afferrando l'oggetto dei suoi desideri e mettendoglielo nelle mani.
«Oh...grazie.»mi disse e io non risposi alle sue parole, lei si girò e ci trovammo più vicini di quel che io credevo. Non eravamo mai stati a cosí pochi centimetri l'uno dall'altra, quasi i nostri corpi si toccavano, e iniziai a sentire le farfalle nello stomaco, una sensazione che avevo pregato di dimenticare. Ti prego, non di nuovo.
Mi staccai immediatamente da lei e mi andai a sedere sul bordo della vasca, mentre Misun invece andò verso il gabinetto, abbassando il coperchio e sedendocisi sopra, prima di svitare il tappo e buttare sul suo dito una piccola quantità di quel liquido. La guardai soltanto mentre faceva ciò e rimasi in silenzio, non sapendo esattamente cosa dire.
Eravamo migliori amici da anni, fin da quando era nata avevo visto qualcosa in lei che mi aveva attratto, e forse proprio per questo eravamo cosí legati, eppure in tutti quegli anni di amicizia non si era mai venuto a creare un silenzio del genere tra noi. C'era sempre stato qualcosa di cui parlare, eppure ora nessuno dei due riusciva a tenere un discorso, era come se fossimo completi sconosciuti.
Non volevo tutto ciò, volevo parlarle, volevo raccontarle le mie esperienze e volevo che lei mi raccontasse le sue, volevo scherzare e volevo sentirla ridere di nuovo più di ogni altra cosa. Avevo una paura matta che a causa della mia assenza qualcosa tra di noi ormai si fosse rotto e non sarebbe stato possibile da aggiustare e più la guardavo ignorarmi più me ne convincevo.
«Puoi passarmi il cerotto?»la sua voce mi riportò alla realtà e quando la inquadrai di nuovo vidi che stava puntando a qualcosa accanto a me. Mi girai e notai un cerotto verde con le stampe delle tartarughe sopra di esso, al che sorrisi afferrandolo e passandoglielo.
«Carini i disegni.»commentai e lei lo guardò prima di arrossire e iniziare a metterselo, non rispondendo alle mie parole e facendo di nuovo cadere il silenzio nella stanza. A quel punto sbuffai, improvvisamente infastidito da tutta quella situazione e mi alzai, anche lei sollevò lo sguardo verso di me per capire cosa stessi facendo.
«Vado di sotto a vedere che fanno gli altri.»annunciai e lei allora annuí. La nostra conversazione era fatta di domande e risposte o brevi o fatte da gesti con la testa o con le mani, niente di più e niente di meno, e questa cosa mi faceva pensare fin troppo a tutto quello che non andava più nella nostra "relazione". Capii che non mi avrebbe risposto perciò girai i tacchi e mi indirizzai verso la porta, poi parló di nuovo.
«Ci vediamo domani?»mi domandò e io mi voltai verso di lei annuendo e poi tornando alla mia direzione, uscendo dal bagno senza dire più una parola. Mi chiusi la porta alle spalle e mi appoggiai su di essa, buttando la testa all'indietro e chiudendo gli occhi.
Sarebbe stata dura riprendere la normalità.
Beh che dire, qualche problemino di percorso ci deve essere, no?
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