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Yunho

«CHE COSA?!»la voce dei miei amici entrò diretta nelle mie orecchie e io chiusi gli occhi, cercando di isolarmi dall'acuto che avevano tirato fuori.

«Cioè quindi, fammi vedere se ho capito...»iniziò a dire Seonghwa guardandomi e io annuii soltanto, aspettando che continuasse a parlare.

«Tu e Misun siete stati beccati mentre limonavate e si, ecco...mentre tu la toccavi, da Mingi?!»continuò Hongjoong dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua per riprendersi dallo shock iniziale e io annuii di nuovo.

«E poi è arrivata la madre di Misun mentre voi due vi stavate picchiando?!»aggiunse Yeosang e io a quel punto alzai gli occhi al cielo ma, prima che dicessi qualcos'altro, il più basso mi interruppe.

«In realtà da quel che ho capito è stato Mingi a picchiare Yunho, e si vede anche dai lividi che ha in faccia.»disse e io strinsi le labbra in una linea sottile per poi sospirare e stendermi completamente sul divano dei miei amici.

«Perchè succedono tutte a me?»mi domandai retoricamente coprendomi la faccia con le braccia e facendo cadere il silenzio nella stanza, poi sentii il rumore di passi e quando riaprii gli occhi vidi Seonghwa mentre si abbassava vicino a me, per essere alla mia altezza.

«Ne avete parlato?»mi chiese e non dovette nemmeno dire il soggetto che io capii che si stesse riferendo alla mia ragazza, o almeno a quella che credevo essere ancora la mia ragazza. Comunque io scossi la testa e poi presi a fissare il soffitto, non sapendo bene cosa fare o dire.

«Io credo che dovreste parlarne, insomma, e successo due settimane fa, giusto?»domandò ancora Yeosang e io girai la testa verso di lui annuendo, per poi rimettermi seduto sul divano.

«Appunto, se ne parlate è meglio, non potete mica continuare ad ignorarvi per sempre, no?»aggiunse e io sospirai per almeno l'ennesima volta.

Nelle ultime due settimane non avevo praticamente parlato con nessuno. Mi ero chiuso in camera mia e avevo lasciato soltanto che entrasse Wooyoung nella mia stanza. Mi aveva detto di saper cosa fosse successo, che Misun glielo aveva raccontato e che gli aveva anche chiesto come stessi, ma io non sapevo cosa dirgli. Stavo male, quello era ovvio, e non volevo assolutamente farle sapere che stessi in quel modo.

In realtà non sapevo nemmeno come comportarmi più ormai. Che la stavo ignorando era più che ovvio, ogni tanto rispondevo ai suoi messaggi e mi inventavo scuse per non incontrarla, sapevo perfettamente che lei avesse capito che qualcosa non andava ma sapevo anche che ora come ora non aveva letteralmente il tempo per preoccuparsene, troppo impegnata con i suoi esami. Stavo sfruttando la cosa per arrivare ad una decisione e, per quanto mi costava ammetterlo, l'idea di tornare nell'esercito si faceva sempre più viva nella mia testa.

«Sto pensando di tornare al campo.»buttai fuori ad un certo punto, quando il silenzio aveva iniziato a farsi pesante, anche se quelle parole resero l'aria ancora più pesante di quello che era già.

«CHE COSA?!»urlarono per la seconda volta in quel pomeriggio e io strizzai di nuovo gli occhi, buttando la testa all'indietro e poggiandola allo schienale del divano.

«Non puoi scappare da lei in questo modo, lo sai bene anche tu.»mi riprese Hongjoong e io sapevo che avesse tutte le ragioni del mondo ma dall'altro lato non sapevo davvero che altro fare per uscire da quella situazione.

Ero innamorato di lei, su questo potevo metterci la mano sul fuoco, e sapevo che anche lei provava qualcosa di forte nei miei confronti, ma non potevo permettere che soffrisse a causa mia e che perdesse suo fratello per colpa della nostra relazione. Sapevo perfettamente che Mingi non mi avrebbe mai perdonato e che se l'avesse fatto sarebbe stato un giorno molto lontano e probabilmente nemmeno saremmo riusciti a tornare come eravamo una volta, ma tanto valeva tentare per me.

«Non posso continuare a vivere in questo modo, non posso e basta. Le farei soltanto del male e non voglio che il litigio con Mingi diventi ancora più grave a causa mia.»cercai di spiegare in breve quello che pensavo, aprendo gli occhi e fissando un punto indefinito di fronte a me, per poi abbassare lo sguardo sul pavimento.

Tutto ad un tratto sentii un gran bisogno di piangere e le lacrime iniziarono a bruciarmi gli occhi involontariamente, prima di scendere lungo le mie guance e fino al collo.

«Yunho...»cercò di dirmi Seonghwa avvicinandosi a me e mettendomi un braccio attorno alle spalle ma io me lo scrollai subito di dosso per mettermi in piedi.

«No, ho deciso. Tornerò al campo.»annunciai con tono severo, non riuscendo a guardare nessuno dei tre in faccia perchè sapevo perfettamente cosa ci avrei trovato: paura, ansia e delusione. Feci per voltarmi ma, non appena iniziai a camminare verso la porta di casa venni richiamato.

«Dove stai andando?»mi chiese Yeosang e io mi bloccai, girando poi la testa verso loro tre e mostrando loro un piccolo sorriso.

«Vado a casa sua, vado a lasciarla.»affermai sincero prima di uscire dall'appartamento e dirigermi verso l'ascensore. Sapevo che ciò mi avrebbe soltanto fatto stare male e probabilmente anche lei lo sarebbe stata, ma era meglio per entrambi.

Giusto?

Uscii dall'edificio e l'attimo dopo fui in macchina, con direzione la casa della mia ex-migliore amica e, a breve, della mia ex-ragazza. Sapevo che non avrei mai dovuto avvicinarmi a lei, che le cose si sarebbero soltanto rovinate e che avrebbero causato diversi danni, ma non ero riuscito a starle lontano, e cosí nemmeno lei. Dopotutto, le cose si fanno in due, no?

Arrivai di fronte casa sua e, dopo aver parcheggiato, scesi dall'auto, dirigendomi poi davanti l'uscio dell'abitazione. Sospirai, cercando di cogliere ogni elemento di quel posto per imprimerlo nella mia mente il più possibile e ricordarlo in futuro, e poi suonai il campanello, aspettando che qualcuno mi venisse ad aprire. Non mi interessava chi mi avrebbe fatto entrare, se Misun, Mingi o la loro mamma, l'importante è che io avrei ottenuto l'occasione di dire ad uno dei tre che me ne stavo andando e che quindi non sarei più stato un problema per la loro famiglia.

Quando la porta mi fu aperta mi ritrovai di fronte alla donna di casa che sicuramente non si aspettava di trovarsi me sull'uscio di casa, infatti mi rivolse un'occhiata sorpresa prima di un sorriso.

«Yunho! Come stai caro, vuoi entrare?»mi salutò immediatamente e io feci un breve inchino come saluto, per poi sorriderle imbarazzato. I pensieri sulle cose che era venuta a sapere l'ultima volta che ero stato in questa casa mi tornarono alla mente e non potei fare a meno di sentirmi a disagio.

«Sto bene, ero passato per vedere Misun, in realtà...»dissi a bassa voce come quasi a voler nascondere quelle parole ma volendo comunque fargliele sentire.

«Oh, beh è a casa di San e Jongho a studiare, fra una settimana ha l'ultimo esame e...»iniziò a spiegarmi ma io chiusi gli occhi prima di alzare una mano con un sorriso per farle capire che avevo intuito il resto.

«Non fa niente, davvero, Mingi è in casa?»chiesi ancora allora io, e lei semplicemente scosse la testa, poi si spostò dall'uscio e mi indicò l'interno dell'abitazione con scritto in viso "entra". Così feci, entrai dentro e mi guardai per un attimo attorno, come se da un momento all'altro avrei potuto cogliere qualche aspetto nuovo di quel salotto in cui ero letteralmente cresciuto.

«Era da un po' che non ti vedevo qui, tu e Misun...»ma non finì la frase, anche perchè io capii cosa volesse chiedermi: voleva sapere se tutto andasse bene tra di noi anche dopo quello che era successo l'ultima volta che ero stato qui.

«In realtà non parliamo molto da...quel pomeriggio, le sto dando i suoi spazi per studiare e non voglio rovinare il suo umore proprio in un periodo così stressante.»risposi cercando di essere il più breve possibile e lei annuì per poi sedersi sul divano.

«Sei un bravo ragazzo, Yunho, ho sempre sperato che mia figlia se ne accorgesse e a quanto pare è successo. Mi dispiace per come si è comportato con Mingi e...»ma la interruppi, non riuscendo a prendere altri complimenti da parte sua sapendo quello che avevo intenzione di fare.

«Torno al campo di addestramento.»ammisi e lei subito spalancò gli occhi e la bocca, sicuramente stupita dalle mie parole e potei giurare di leggere anche un piccolo accenno a della delusione nel suo sguardo.

«Ero passato proprio a dirlo a Misun ma non fa niente, lo scoprirà da sola.»continuai con una scrollata di spalle, mettendomi seduto anche io sul divano accanto a lei.

«Avevo questo dubbio da diversi mesi e ormai credo di aver preso la mia decisione, vorrei soltanto che non lo venisse a sapere prima del suo esame.»conclusi e la donna voltò la testa verso di me con un sorriso triste prima di annuire. Poi, fece qualcosa che non mi sarei mai aspettato: si allungò verso di me e mi abbracciò.

«Spero tanto che tu e Misun troverete il vostro lieto fine.»mi sussurró all'orecchio ed io tutto ad un tratto mi sentii crollare il mondo a dosso e delle lacrime scesero lungo le mie guance, ma poi me le asciugai e strinsi la stretta attorno al corpo della donna.

«Lo spero anche io.»

Ce la faranno ad avere questo dannato lieto fine?

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