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In questo capitolo ci sarà una parte su stupro/violenza minorile/pensieri depressivi, perciò aggiungo ⚠️ nel caso non vogliate leggerlo.
Misun
Appena entrammo in casa mia rischiai di cadere per terra dopo aver sbattuto contro un mobile, ma per fortuna Yunho era riuscito a tenermi per la vita, attirandomi a lui.
«Ce la fai a camminare?»mi domandò a bassa voce e all'orecchio, io mugolai e buttai la testa all'indietro sul suo petto, prima di sorridergli mentre lo guardavo.
«Lo sai che-»ma venni interrotta quando mi mise una mano sulla bocca e si guardò attorno allarmato, come se da un momento all'altro qualcuno sarebbe potuto spuntare da qualsiasi angolo.
«Non urlare!»mi riprese sempre a bassa voce prima di allontanarsi un attimo per controllare se non ci fosse nessuno che potesse farci domande. Io presi il telefono e andai su instagram e, senza motivo, postai proprio una foto di quel ragazzo.
Non appena lui tornò indietro si sporse per guardare il mio telefono e, quando si rese conto che ci fosse una sua foto sul mio telefono, me lo afferrò e spalancò gli occhi nel buio, io risi di nuovo nel guardarlo.
«Ma che fai?!»esclamò in un sussurro e io mi buttai contro di lui che fortunatamente fu veloce a prendermi per la schiena e a rimanere fermo senza cadere. Gli misi le braccia al collo e poi gettai la testa all'indietro, lui però mi tenne sempre stretta al suo corpo.
«Ce la fai a fare le scale?»mi chiese allora e io tornai nella mia posizione naturale, prendendo a scuotere la testa anche se in realtà non sapevo se ne fossi in grado o meno. Yunho sbuffò, si voltò verso i primi gradini, e poi mi guardò; tutto questo prima che si abbassasse e mi passasse un braccio sotto le gambe e uno dietro la schiena, prendendomi in braccio a mo di sposa. Quando non sentii più il pavimento sotto ai piedi cacciai un urletto e lui mi azzittì con uno "shh", poi si incamminò e iniziò a salire verso il piano superiore.
Appoggiai la testa al suo petto tenendo ancora le mani legate dietro la sua nuca, ma non riuscii a tenere gli occhi aperti, tant'è che caddi in un sonno profondo.
«Misun!»una voce mi richiamò da sopra la musica alta del posto, mi voltai verso la platea dopo aver preso il bicchiere contente il cocktail che avevo ordinato poco prima e cercai con lo sguardo la persona che mi aveva chiamato poco prima. Riuscii a scorgere poi un paio di occhi che mi fissavano e capii che si trattavano del ragazzo che mi aveva invitato a quella festa.
«Hey.»lo salutai quando si fu avvicinato a me. Mi sorrise e poi lanció un'occhiata a ciò che avevo in mano prima di chiamare il barista con un gesto della mano e ordinare lo stesso che, soltanto un minuto dopo, si trovava tra le sue dita.
«Ti stai divertendo?»mi chiese poi dopo aver preso un sorso, io anche mandai giù un po' di quel liquido freddo che mi pizzicò la bocca e la gola, prima di scrollare le spalle.
«Mah, non sto facendo nulla di troppo emozionante per ora.»dissi sincera, lui spalancó gli occhi e poi si sedette su uno degli sgabelli di quel posto.
«E i tuoi amici dove sono?»mi domandò ancora e io di nuovo feci spallucce, bevendo un altro sorso del cocktail, stavolta assaporando completamente il gusto e non concentrandomi troppo sul bruciore dell'alcol.
«Non lo so, alcuni sono a ballare, altri credo stiano chiacchierando all'altro bancone.»ribattei lanciando un'occhiata ai posti che avevo appena nominato, non riuscendo a scorgere nessuno degli otto.
«Vuoi tornare da loro?»chiese ancora e io per un attimo mi sentii leggermente infastidita da tutte quelle domande ma ci passai sopra e continuai a rispondere.
«Credo che prenderò un altro drink e poi tornerò da loro.»risposi finendo la bevanda in un colpo per poi voltarmi verso il ragazzo dietro il bancone e chiedere un altro di...qualsiasi cosa fosse.
«Fanne due.»aggiunse poi il mio compagno di classe mostrando due dita al barista il quale alzò soltanto il pollice per fargli capire che sarebbero arrivati a breve.
«Porti la macchina?»mi domandò poi avvicinandosi al mio viso per farsi sentire meglio e io scossi la testa.
«Non ho ancora la patente, ho fatto diciotto anni a settembre.»confessai sincera e l'attimo dopo i nostri drink furono di nuovo sul bancone, presi il mio e, quando stavo per berne un sorso lui mi prese il polso e mi bloccò.
«Non vuoi fare un brindisi?»disse poi, guardandomi quasi accigliato, al che non capii il motivo di quell'espressione e di quella domanda.
«A che cosa?»stavolta fui io a chiedere e lui davanti a me mise su un sorrisetto, prima di porgere il suo bicchiere verso l'alto come in attesa di fare "cin cin" con il mio.
«Al fatto che stasera puoi ubriacarti!»mi rispose ovvio e io ridacchiai prima di far scontrare i nostri bicchieri.
Bevetti anche quel drink, poi un altro e un altro ancora e quando la vista mi divenne annebbiata mi ritrovai fuori, al fresco di marzo, con quel ragazzo davanti a me. Non capivo molto, la testa mi girava e sentivo soltanto il bisogno di sedermi e dormire, però lui si avvicinava a me e sussurrava qualcosa che però non riuscivo a sentire. Soltanto quando attaccò le labbra al mio collo mi resi conto di quello che stava succedendo.
⚠️
Mi sentivo soffocare, tutto ad un tratto volevo tornarmene a casa mia e non uscire più dalla mia cameretta. Piú le sue mani e le sue labbra mi toccavano più non ci capivo nulla. Avrei voluto tanto spingerlo da me, cacciarlo, staccargli le mani dalle mie gambe, eppure sentivo le forze mancarmi.
Poi, quelle parole.
«Shh, bambina.»
Mi irrigidii. Mi resi conto che la voce che l'aveva detto non era più sua ma di un altro uomo che conoscevo fin troppo bene. Un uomo che sarebbe dovuto essere il primo della fila a proteggermi ma che purtroppo fin da quando avevo avuto sette anni non l'aveva mai fatto.
Un uomo che aveva sfruttato della mia innocenza e ne aveva fatta una cosa sporca, un uomo che mi aveva distrutta e che mi aveva cambiato la vita.
Alzò la testa e incontrai quei due occhi così simili ai miei e che non vedevo ormai da anni ma che mi perseguitavano nei miei incubi peggiori. Improvvisamente sentii il bisogno di vomitare e quando cercai di spostarmi per farlo la sua mano si mise attorno al mio collo, stringendomelo e facendomi avvertire una sensazione di soffocamento mentre con l'altra mano mi teneva saldo il polso contro il muro.
«Non vuoi giocare con papà?»mi chiese con il solito tono che usava quando io ero più piccola, io cercai di scuotere la testa ma mi fu difficile farlo data la sua stretta, perciò scoppiai solo a piangere, le lacrime corsero subito lungo le mie guance ma non un singhiozzo uscì dalle mie labbra a causa della mia incapacità di parlare al momento.
«Dai, ti piace tanto quel gioco.»aggiunse poi allentando un po' la presa e lasciandomi finalmente respirare, prima di avvicinare la bocca al mio orecchio.
«Ora abbassati e fai contento papá, mh?»mi sussurrò all'orecchio prima di scendere con le labbra sul mio collo e lasciarmelo andare, portando poi la mano sulla mia testa e iniziando a spingermela verso il basso.
«Ti p-prego...»riuscii soltanto a dire in quel momento mentre continuava a svolgere gli stessi movimenti che aveva sempre fatto con me.
In quel momento mi sentii di nuovo sul mio letto singolo, quando ancora avevo le coperte delle Winx e un paio di pupazzi per dormire. Era iniziato tutto una sera, mia madre era partita per andare dai nonni e io ero rimasta con lui e Mingi che all'epoca aveva più di undici anni.
Quella sera mio fratello non c'era e mio padre era entrato in camera mia quando stavo per andare a dormire. Mi aveva chiesto se volevo fare un gioco e io avevo accettato, inconsapevole di ciò che avrei dovuto fare.
Si era spogliato dei pantaloni e dei boxer e mi aveva detto di giocare con la sua intimità ma usando soltanto mani e bocca: io, anche se incerta, lo avevo fatto. Aveva reso mio padre felice, perciò perchè arrabbiarmi?
Solo che le cose continuarono, ogni qualvolta che eravamo soli a casa approfittava di me, questo fino a quando a tredici anni mi svegliò nel bel mezzo della notte e mi portò in bagno. Ero ormai consapevole di quello che mi faceva fare e cercavo il più possibile di non rimanere a casa da sola, probabilmente fu quello il motivo per cui decise di farlo di notte.
Mi sentii di nuovo su quel lavandino, lui che mi prendeva le mani e me le legava con uno degli elastici di mamma attorno allo specchio in modo tale da non farmi muovere, lui che mi afferrava i pantaloni e le mutandine, lui che si spogliava e mi toccava.
Non ero mai riuscita a dirlo a nessuno, mi sentivo uno schifo a pensarci e mi vergognavo anche di quello che avevo passato. Non sapevo come parlarne, non riuscivo a farlo e probabilmente non ci sarei mai riuscita.
Mentre mi toccava, mi baciava, mi mordeva l'unica cosa che riuscivo a pensare era a quando tutto quello sarebbe finito, a quanto sarebbe stato meglio se fossi sparita dalla faccia della terra. Chiusi gli occhi, pensando come a breve avrei perso la mia verginità con mio padre, e le lacrime scesero spontanee sentendo il dolore delle sue dita al mio interno. Era iniziato tutto con i preliminari su di lui e poi in prima media era stato lui a toccarmi per la prima volta, ero abituata al suo tocco ma ogni volta faceva male come la prima.
Poi, quando aveva deciso che stava per entrarmi, ci fu un urlo.
⚠️
Voltammo la testa di lato e sulla soglia della porta c'era Yunho, il quale quella sera era rimasto a dormire a casa nostra insieme a tutti gli altri. Aveva diciotto anni perciò non gli ci volle un genio per capire quello che stava succedendo.
Di quello che accadde dopo ricordo solo immagini confuse. Di come lui, mio fratello, San, Wooyoung e Jongho arrivarono in bagno mentre mio padre si rivestiva e iniziarono a picchiarlo e di come mia madre mi portò via, per non farmi vedere quello che stava succedendo.
L'ultima cosa che vidi fu Mingi che lo teneva dal collo sul pavimento e poi la porta chiudersi con un tonfo.
Poi, mi svegliai.
È la prima volta che scrivo un abuso di questo tipo, non so se sono stata capace??? Spero sia andato bene
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