Chapter 5 - Girl From Nowhere
Nella foto: Konnor Yeats
Le lezioni di biologia e scienze erano le meno apprezzate al liceo Ashbourne, soprattutto perché il laboratorio comportava il terribile compito di dover vivisezionare esseri a cui la maggior parte di quelle ragazze non si sarebbe voluta avvicinare per nessuna ragione al mondo. Kat non faceva eccezione, quando vide la sua rana sul tavolo immaginò che la giornata non sarebbe potuta peggiorare più di tanto, ma si sbagliava di grosso.
Shane Gould le accarezzò la spalla, facendola sobbalzare appena, aveva il suo migliore sorriso rilassato stampato sul volto.
- Che vuoi? - chiese quella, aveva cercato di evitarlo per tutto il giorno, ma la fortuna non era dalla sua parte. La sua amica Tamara - nonché compagna di laboratorio - si era ammalata, lasciando il posto accanto al suo terribilmente vacante. Shane si accomodò senza chiedere il permesso con i suoi soliti modi studiati.
- Soltanto aiutarti con tua la rana, tesoro. So quanto le cose viscide ti facciano schifo, lascia che ti salvi da questa tortura -
- Sei tu la mia tortura - bofonchiò quella, sempre più esasperata. Odiava Shane, però evitarlo era terribilmente complicato, come si poteva evitare una persona che non voleva essere evitata?
- Grato di avere un ruolo così importante nella tua vita - poi sorrise, la solita risata bassa, affascinante come un gatto che fa le fusa. Era con quel fare che tramortiva tutte le sue prede prima di portarsele a letto, Kat lo fissò con occhi piccoli e sospettosi, perfino mentre parlava con lei, Yoru o Wright metteva in mostra quelle sue tecniche di seduzione, sapeva che ovunque andasse sarebbe stato ammirato da più di una persona. Anche in quel momento era così, Kat sentiva molti occhi femminili posarsi sul suo compagno di banco, Shane era dannatamente popolare ... d'altronde era perfetto, benché fosse anche perfettamente disgustoso come essere umano.
- A cosa stai pensando? -
Stava chiaramente pensando a lui, ma non glielo avrebbe mai detto - All'appuntamento romantico di stasera - disse invece, con un sorriso radioso sulle labbra e qualche ammiccamento di troppo - Wright mi porterà al castello! Il mio preferito, per una serata romantica, sa sai cosa intendo ... -
Kat era al settimo cielo, quella proposta era arrivata la sera prima durante la cena di famiglia. Wright glielo aveva sussurrato all'orecchio, in un tono che non lasciava alcun dubbio su quelle che erano le sue reali intenzioni riguardo il dopo serata.
- Ti va? -
- Certo che mi va ... - gli occhi di Kat si erano fatti scuri di desiderio, riflesso di quelli del suo ragazzo. Tutto quello l'aveva tranquillizzata ulteriormente, era felice ... avrebbe trascorso tutto il pomeriggio a prepararsi e a scegliere il completino intimo più adatto. Sarebbe stato indimenticabile.
- Quindi alla fine hai deciso di mollargliela, ottimo. E' così che si ragiona! - Shane le aveva fatto l'occhiolino mentre Kat sospirava di esasperazione.
- Come sei volgare ... più che il figlio di un miliardario mi ricordi quello di uno scaricatore di porto -
- Mi scusi, milady. Avrei dovuto utilizzare parole più consone. Mi correggo: Quindi infine il baldo giovane riuscirà a cogliere la sua sacra e ancora incolta virtù. -
- Sei un coglione, Shane. Viviseziona questa rana e taci, ti prego. Ma come fai ad essere così irritante? -
- E' una virtù dei Gould soltanto. - commentò quello prendendo il bisturi dalle mani della ragazza - bene, vuoi qualche consiglio per la grande notte? Cosa fare o non fare per eccitare un ragazzo? Ed io che credevo che Wright preferisse le bionde ... -
- Che cosa? - Kat era stupita - non è vero -
- Sì che è vero, lo conoscerò mio cugino, no? Pensavo che alla fine Yoru avesse più probabilità di te. Ha delle gran belle gambe Kill Bill, un sedere niente male ... peccato che sia una macchina da guerra, sarà stato questo a scoraggiarlo ... -
- Vuoi smetterla? - Kat cercò di trattenersi dall'urlare, il professor Mason aveva appena intercettato il suo sguardo, facendole segno di abbassare la voce. Aveva i suoi numerosissimi pro essere una ragazza socialmente impegnata come lei, tutti i professori la lodavano e chiudevano spesso un occhio sulle sue mancanze.
- Sai cosa metterti? Se vuoi posso darti un consiglio - disse il ragazzo dopo qualche attimo di silenzio con un tono apparentemente disinteressato
- Certo, così potrai rovistare tra la mia lingerie, credi che non ti conosca? - Kat scosse la testa mentre Shane rideva appena
- Touché. In realtà l'ho già fatto parecchie volte, dovresti chiuderla a chiave quella tua stanzetta da brava bambina -
- Che cosa??? -
- Signorina Westwood, la pregherei di abbassare la voce -
Kat saltò su di fronte a quel richiamo - Mi scusi, professor Mason, non volevo. -
- Si rimetta al lavoro -
Shane rideva piano vedendo il viso rosso della sua amica - Già, ho anche preso qualche premio ... belle, raffinate, in pizzo bianco ... peccato che fossero pulite di bucato, le avrei preferite sporche -
- Shane, adesso giuro che ti ammazzo - Kat era ad un passo dallo sprofondare, strano che non ci avesse ancora fatto l'abitudine, dopotutto Shane andava avanti in quel modo da quando aveva iniziato a fare sesso, cioè alla triste soglia dei tredici anni.
Era stato precoce in tutto, Kat ricordava ancora lo shock ed il disgusto dipinto sul suo volto e su quello di Yoru e Wright quando il loro amico pericolosamente perverso aveva raccontato la sua prima volta con fierezza. Si chiese quanto assurdi dovessero sembrargli i suoi amici, poteva anche tralasciare Yoru, la sua amica non aveva mai avuto un ragazzo, anzi in realtà non aveva avuto neanche un vago interesse per qualcuno, ma loro due ... loro due stavano insieme da così tanto tempo. Forse era una maledizione, pensò Kat portandosi le mani alla bocca con sgomento, Shane era stato maledetto ad una vita sessuale promiscua mentre il cugino ad una vita di astinenza. Era terribile!
- Non sconvolgerti tanto, che senso ha avere un armadio pieno zeppo di lingerie se nessuno può vederla? Quanto meno posso dire di aver fatto ottimo uso di quella deliziosa culotte -
Kat per poco non si strozzò con la sua stessa saliva, guardò il ragazzo con occhi pieno di sgomento - Che cosa ci avresti fatto? Che cosa hai fatto ai miei slip? -
Sapeva la risposta, la conosceva perfettamente e la risata maliziosa di Shane non lasciava ulteriori dubbi
- Sei veramente un essere subdolo e schifoso, Shane Gould. Allontanati da me subito, mettiamo una linea divisoria tra il tuo posto ed il mio prima che mi attacchi qualche malattia venerea a distanza. -
- Uso sempre il preservativo, per tua informazione. Altrimenti a quest'ora sarei un dannato ricettacolo per malattie sessuali ancora da scoprire -
- Mi fai schifo! - Kat era disgustata a livelli estremi, Shane dal canto suo si divertiva un sacco a provocarla. Sapeva già della serata romantica progettata da Wright, inavvertitamente aveva sentito il cugino prenotare il castello per quella giornata. Il castello in questione era stato una residenza regale, poi trasformato in un luogo di attrazione per coppiette e chiunque avesse voluto celebrare un occasione speciale, offriva praticamente qualsiasi cosa e Kat andava pazza per quel posto.
La prima volta in cui vi aveva messo piede era stato il dodici gennaio di otto anni fa, per l'undicesimo compleanno di Shane. Robert e Gemma avevano deciso di fare qualcosa di speciale quell'anno, forse per sopperire alle evidenti mancanze genitoriali, una tipica mossa Gouldiana, l'avrebbe definita Shane.
- Mio Dio, è così bello ... è qui che voglio sposarmi un giorno! - aveva detto Kat con gli occhi fissi lungo la navata principale del castello, immensa e lussuosa, luminosa come gli occhi della ragazzina in quel momento
- Che cose orribili dici ... - aveva commentato Yoru, annoiata come sempre - i ragazzi sono stupidi -
- Beh, anche Kat lo è - aveva commentato Shane facendo subito alterare la mora che lo aveva inseguito per tutto il castello. Era stata una festa memorabile, qualsiasi componente di quel castello l'aveva incantata, Shane capiva perfettamente le mosse del cugino. Finalmente stava facendo qualcosa di sensato, forse l'umanità era ancora salva dopotutto.
Yoru ticchettava nervosamente sul libro di scienze, alla fine Kat ne fu stufa, allungò il braccio e con un gesto veloce bloccò la mano della sua amica
- Che ti prende? Sembri una fattona in astinenza oggi! Perché non ti calmi? - aveva detto osservando gli occhi scuri della sua amica farsi ancora più cupi
- Cosa dici? Io sono calma. -
Non lo era, Yoru era tutto fuorché rilassata quel pomeriggio. Avevano deciso di isolarsi per qualche ora in biblioteca, avrebbero ripassato insieme per il test di scienze della settimana successiva, in realtà la concentrazione di Yoru calava di attimo in attimo e questo era insensato ed assurdo per Kat. Era sempre lei quella che faceva fatica a concentrarsi mentre Yoru tentava disperatamente di richiamarla alla realtà, ricordandole quanto fosse importante ottenere il massimo dei risultati. Quel pomeriggio le cose stavano diversamente, Kat tornò a fissare il suo libro e quelle confusissime fasi che spiegavano un processo ancora meno chiaro, c'era qualcosa che non andava nella sua amica. La sera prima era rimasta alla finestra per quel rituale che ormai osservava silenziosamente da settimane, ma la porta dei Knowles non si era mai aperta, né Yoru era sgattaiolata fuori nell'oscurità. Quella notte la sua amica non era uscita per uno dei suoi misteriosi vagabondaggi e questo doveva influire sulla sua situazione attuale di nervosismo.
In effetti era davvero come una droga, pensò Kat, aveva lo stesso effetto su Yoru.
- So che sono sempre io a lamentarmi della mia vita, però sai che puoi farlo anche tu, vero? -
Quelle parole giunsero inaspettatamente per la bionda che alzò gli occhi sulla sua amica, lievemente perplessa. Kat aveva intuito qualcosa, pensò, lei non stava facendo un buon lavoro quel giorno e non sapeva neanche spiegarsi perché
- Perché dici questo? Sai che ho molto di cui lamentarmi, soprattutto se mi infili nei tuoi comitati, sono soltanto perfettamente soddisfatta della mia vita oggi. Anzi, dovremmo cominciare a ripetere qualcosa, vuoi che ti spieghi di nuovo questo passaggio? -
Kat capì l'antifona immediatamente, la sua amica non voleva parlarne e forzare Yoru a fare qualcosa la spingeva soltanto a chiudersi ancora di più in sé stessa. Conosceva quell'aspetto della ragazza come le sue tasche ormai e benché Yoru fosse un mistero ai più lei aveva iniziato a capirla meglio di quanto la sua amica stessa poteva immaginare.
Wright non stava ascoltando neanche lontanamente le chiacchiere di suo padre e dei suoi amici, il country club era affollato quel giorno, perfino Robert Gould aveva degnato i suoi amici di una fugace visita. Era un momento più unico che raro quello, ma Wright non riusciva a concentrarsi, stava elencando mentalmente il piano per la serata. Doveva andare tutto alla perfezione, era così che piaceva a Kat e renderla felice era ciò che più voleva al mondo ... aveva preso in mano la situazione finalmente, ce n'era voluto di tempo ma non sarebbero tornati indietro, non quella volta.
Aveva sempre provato uno strano senso di protezioni nei confronti di Kat, era quello che i genitori si aspettavano da lui, badare alle ragazze, soprattutto alla movimentata e maldestra Kathleen. Wright era sempre stato un bambino maturo e responsabile, la parte razionale di quel trio che cercava sempre di deviare dalle regole dei genitori. Le cose erano cambiate crescendo, quella che aveva sempre considerato la sua migliore amica si era trasformata in qualcosa di diverso ... fissarla lo faceva imbarazzare adesso, non poteva smettere di notare quanto fosse ogni giorno più bella, con quei capelli castani che splendevano di mille riflessi di intensità diverse, gli occhi allungati, scuri e dalle ciglia immense, da cerbiatta e poi quelle lentiggini appena visibili sul suo naso piccolo e perfetto. Ma ciò che Wright amava più di ogni cosa era il suo sorriso, quello spontaneo, quello che conoscevano in pochi e lui faceva parte di quella cerchia ristretta.
Le cose si erano evolute lentamente, il loro primo bacio era avvenuto all'età di quattordici anni, durante la loro prima sbronza a casa di Shane all'inizio delle vacanze estive. Kat era vicina, sempre più vicina, tanto da poter vedere ogni sfumatura di colore nei suoi occhi ... ma era stato Wright a fare il primo passo, senza pensarci troppo l'aveva baciata. Il loro primo bacio era stato timido ed impacciato, ma da quel momento in poi non si erano più lasciati.
Wright si scosse dai suoi pensieri, suo padre gli stava parlando
- Stasera si deciderà il futuro della compagnia, hai sentito? -
- Certo - mentì il figlio sorridendo appena - adesso dovrei andare o farò tardi per il mio appuntamento, papà -
- Quale appuntamento? - il signor Irwin era confuso - devi rimandarlo ovviamente. E' necessario che tu venga con me, credevo lo avessi capito. Ci saranno tutti i pezzi grossi di cui ti ho parlato in questi mesi ... non puoi mancare per nessuna ragione al mondo.
Wright si sentì crollare addosso il mondo mentre ripeteva mentalmente che non poteva essere vero ciò quello che gli stava succedendo, improvvisamente il panico crebbe
- Papà, veramente ... stasera ho un appuntamento molto serio con Kat e -
- E lo rimanderai, non c'è niente di più serio del tuo futuro all'interno della Compagnia Rouel, Wright. Te ne rendi conto? Kat capirà, è una brava ragazza, sono certo che anche lei ti consiglierebbe di partecipare e guardare lontano. -
Wright non ebbe modo di aggiungere nulla, suo padre si defilò dopo avergli dato una pacca sulla spalla. Ecco che i suoi sogni di gloria si stavano distruggendo tra le sue mani, come avrebbe potuto dire alla sua ragazza che i piani per la serata erano cambiati così drasticamente? Con quale coraggio le avrebbe dato quella delusione? Si sarebbe fatto perdonare, pensò, avrebbero rimandato soltanto di un giorno, era certo che sarebbe riuscito a prenotare il castello per l'intero fine settimana.
Kat era quasi del tutto pronta per la serata, aveva trascorso l'intero pomeriggio a farsi bella per l'occasione e dopo aver provato svariate combinazioni di vestiti e pettinature aveva optato per qualcosa di semplice ma altamente di classe. Un tubino nero Chanel, con scollo a V impreziosito di perline e con maniche lunghe, accompagnato da delle scarpe vertiginose, firmate Gucci con una fantastica fantasia a fiori rossi e neri. Era perfetta, pensò per la prima volta della sua vita probabilmente, osservando il suo riflesso allo specchio. I capelli li aveva lasciati sciolti, le conferivano un'aria sexy e matura ... Wright ne sarebbe andato pazzo.
Sorrise gettandosi sul letto prima di passare in rassegna la sua collezione infinita di pochette, fu proprio in quel momento che il cellulare della ragazza suonò, costringendola ad allungare la mano sul comodino.
- Ciao tesoro, sì, so perché hai chiamato e tranquillo, non ho dimenticato l'appuntamento di stasera, anzi a dire il vero ci ho messo un pomeriggio intero per prepararmi e adesso sono perfino in anticipo! - cinguettò la ragazza senza permettere all'altro di parlare. Wright abbassò il capo dall'altra parte della cornetta, era anche peggio di come aveva immaginato considerando che Kat era stranamente pronta.
- Senti, piccola ... in realtà c'è stato un problema. Mio padre mi sta costringendo a seguirlo ad una cena molto importante ... sai com'è fatto, vuole presentarmi alcuni pezzi grossi della compagnia ... -
La mente di Kat era incespicata tra una parola e l'altra, non era certa che avesse sentito bene quello che il suo ragazzo stava cercando di dirle, non poteva essere vero ...
- Mi dispiace davvero tanto, sappi che ho prenotato per domani, va bene se posticipiamo? E' questione di un giorno soltanto, davvero non ho potuto evitare questo impegno ... -
- Come sarebbe a dire che è questione di un giorno soltanto? Sono pronta da ore,Wright ... - la voce di Kat era un sussurro basso, le era costata molta fatica tirare fuori quelle parole, era ancora incredula. Alzò lo sguardo per incontrare il riflesso del suo viso sullo specchio dell'armadio, tutto quel trucco ... quell'attesa, l'attenzione nella scelta di cosa indossare ... era stato tutto inutile, si disse.
- Mi dispiace, te l'ho detto non avevo idea che mio padre avesse dei piani per me! Se n'è uscito fuori con la solita storia del mio futuro, vuole che incontri questa gente e non posso dirgli di no. Credo sia soltanto più semplice se rimandiamo noi due ... non ho potuto avvertirti prima, è successo tutto dieci minuti fa e sono mortificato per tutto quanto, so che è colpa mia ma ti prego non prendertela ... -
- Non prendermela? Mi stai mettendo al secondo posto ancora una volta! -
Wright sospirò - Non è così, ti ho detto che non era ciò che volevo e lo sai! Ma ... -
Kat lo interruppe prima ancora che avrebbe potuto concludere la frase - Bene, se le cose stanno così credo che tu debba iniziare a prepararti per stasera -
- Non fare così ... non volevo passare la serata con quei boriosi del cazzo, sai bene che avrei voluto essere con te -
- Allora avresti dovuto fare qualcosa a riguardo - esplose a quel punto la ragazza, prima di chiudere la telefonata e gettare il cellulare sul letto.
Un moto di rabbia le scosse il corpo, aveva voglia di distruggere qualcosa, non riusciva a pensare che tutto fosse sfumato in quel modo, aveva quasi toccato il cielo con un dito salvo ricadere bruscamente a terra dopo un istante. Wright continuava a chiamarla, Kat gettò il cellulare in borsa e lo spense con un gesto rabbioso prima di mettere le sue scarpe ed uscire velocemente dalla stanza. Non sarebbe rimasta a casa a piangersi addosso, non dopo aver trascorso due lunghe ore a prepararsi per passare una grandiosa serata.
Yoru aveva resistito, ci aveva provato a combattere il suo istinto, non voleva finire nei guai immischiandosi con quella gente così non era andato al parco la sera prima. Forse aveva evitato un altro incontro ma per il resto aveva solo peggiorato le cose, aveva bisogno della sua valvola di sfogo, del suo universo di evasione. Persino Kat si era accorta che qualcosa non andava, Yoru non riusciva ad essere se stessa senza i suoi vagabondaggi, perché ormai anche quelli facevano parte di lei.
Così quella sera si ritrovò ancora una volta a fissare la strada davanti alla sua finestra ma questa volta non andò a letto, indossò i suoi indumenti scuri e sollevò il cappuccio a coprire la testa. Poco dopo era già inoltrata nella strada scura che percorse rapidamente infilandosi nella metro.
Non sapeva cosa l'avrebbe aspettata una volta la parco, sperò che se quegli sconosciuti si fossero presentati lì la sera precedente non trovandola allora avrebbero lasciato perdere. Ma in caso contrario? Se fossero stati lì anche quel giorno? Yoru scosse la testa, doveva valutare le opzioni, erano in quattro contro una, la prima volta era riuscita a prenderli alla sprovvista, se fossero stati lì anche quella sera avrebbe davvero dovuto abbandonare per sempre quel posto. Non poteva permettere che qualcuno la riconoscesse o che i suoi venissero informati di quello che faceva, la sua libertà dipendeva da un accurato basso profilo.
Così quando mise piede a Battersea Park il suo passo era circospetto, osservava ogni angolo con cautela ed invece di percorrere la solita strada sterrata si inoltrò fra gli alberi per osservare il perimetro. Si spinse fino alla sua solita panchina accanto al lampione e dovette fermarsi, c'era qualcuno, non le servì molto per riconoscerlo, era uno dei quattro ragazzi, quello con i capelli rossi, Konnor.
Yoru si fermò incerta, non sapeva cosa fare, era evidente che fosse da solo, ma perché era lì? Era armato? Dedusse che probabilmente sarebbe stato meglio tornare a casa e rinunciare a quel luogo, quella prospettiva le provocò un intenso bruciore al centro del petto, la rabbia le montava dentro come un mare in tempesta.
- Sei tu vero? –
Quelle parole lasciarono Yoru impietrita, vide che la figura del ragazzo si stava voltando, si appiattì contro un albero e vide che i suoi occhi verdi cercavano senza riuscire a localizzarla nel fogliame.
- So che ci sei – continuò lui – dai non nasconderti, non ti faccio niente – accennò un sorriso.
Il corpo di Yoru era irrigidito, non sapeva cosa fare, cosa voleva da lei? Perché era lì? Tutte quelle domande non avrebbero avuto risposta se non si fosse decisa a muovere un passo fuori dall'oscurità. Fu così che la ragazza avanzò, ancora con cautela, pronta a rispondere a qualunque attacco, come un animale selvaggio che viene avvicinato per le prima volta. Al contrario il ragazzo era perfettamente rilassato, aveva le gambe allungate e accavallate, la schiena perfettamente sdraiata sulla panchina con i gomiti appoggiati alla spalliera.
- Che ci fai qui? – ringhiò la ragazza sempre a debita distanza da lui.
- Potrei farti la stessa domanda – rispose Konnor ancora sorridente – non hai l'aria di una che vive nei dintorni –
- Non sono affari tuoi dove vivo e dove vado – sbottò Yoru – che vuoi? –
A quel punto il rosso si sollevò appena, sollevando le mani in segno di resa – senti non voglio farti incazzare o altro ... speravo solo di rivederti, mi hai incuriosito parecchio –
Yoru non rispose, quel ragazzo era troppo stano per lei, se non era lì per farle del male come la sua banda perché voleva parlarle? Non la conosceva neanche e lei non conosceva lui.
- Andiamo siediti un momento – la invitò facendole posto – ti ho portato una cosa, per scusarmi -
La bionda osservò il ragazzo raccogliere una busta che era ai suoi piedi, dentro c'era un pacchetto con una confezione molto curata, diceva: Annie's Bakery.
- Sono dei dolci, la pasticceria è di una mia amica, la migliore di Chelsea ... - aprì il pacchetto rivelando due muffin, uno al cioccolato e l'altro ai mirtilli – non sapevo quale ti piacesse ... prendine uno dai, offerta di pace ... -
A quel punto Yoru si mosse lentamente, sempre con molta cautela e i muscoli pronti a scattare, prese quello al cioccolato e si sedette all'estremo angolo della panchina, a debita distanza dallo sconosciuto – non mi piacciono i mirtilli – mormorò alla fine prima di addentare il suo dolce, doveva essere una sorta di ringraziamento o così lo interpretò il ragazzo.
- Sei una tipa singolare – disse quello divertito e prese quello rimasto.
- Puoi anche dire che sono strana ... tanto non saresti il primo –
- No ... - mormorò il rosso non convinto – strana ha un accezione troppo negativa, non mi piace ... solo particolare ... sì direi che è una parola migliore, mi incuriosisci parecchio –
Yoru gli rifilò un occhiata dubbiosa da sotto il cappuccio – tu sei strano invece, insomma non capisco che vuoi –
- Beh, adesso mi sto scusando per averti incasinato con i miei amici l'altra sera ... - disse quello alzando lo sguardo al cielo notturno – e poi casa mia è qui vicino e anche io adoro questo posto, ho pensato che non sarebbe stato male farci un giro in tua compagnia.–
- Pensavo di non venirci più ... preferisco stare sola – mormorò Yoru mangiando l'ultimo pezzo di muffin.
- Capisco, sai quando hai detto " la prossima volta guarda altrove" ho pensato che ci saremmo potuti rivedere – poi spostò gli occhi di nuovo su di lei e la ragazza distolse lo sguardo puntandolo davanti a se, si sentiva a disagio con quegli occhi troppo fissi su di lei, non era abituata a un'attenzione tanto persistente.
- Grazie per il dolce – sibilò.
- E' stato un piacere signorina .... – il ragazzo fece una pausa – non so neanche il tuo nome ... io sono Konnor Yeats –
Yoru tacque ancora una volta.
- D'accordo niente nomi – rise, poi protese una mano verso di lei, lentamente con il palmo a vista ben aperto come si fa quando si vuole tranquillizzare un animale spaventato – è un po' strano non riuscire a guardarti, posso abbassarti il cappuccio? –
La ragazza rimase un attimo interdetta da quella frase, si irrigidì appena, non sapeva cosa fare, e se l'avesse riconosciuta? Se avesse visto il suo viso da qualche parte? Quella mano pallida era rimasta in sospeso, in attesa di un suo ordine. Poteva ancora andare via, si ricordò la ragazza, se lui l'avesse riconosciuta lei avrebbe potuto correre via e non rimettere più piede in quel posto, questa sarebbe stata la prova definitiva. Così, ancora in silenzio, si avvicinò leggermente abbassando la testa e dando un muto consenso a quel gesto.
Konnor mosse la mano sempre con abile cautela e poi un movimento fluido rivelò i capelli platinati di Yoru, il ragazzo restò per un attimo interdetto. Fissò la bionda con sguardo abbagliato i lunghi capelli scompigliati di Yoru scendevano lungo il suo viso magro ed affilato, i suoi occhi neri osservavano Konnor predatori, pronti a rispondere a qualunque attacco. Il ragazzo non potè fare a meno di pensare che lei fosse di una bellezza inimmaginabile, nonostante ogni millimetro del suo essere trasudasse la più seria pericolosità il rosso ne era totalmente abbagliato.
- Beh ... è un piacere conoscerti – disse alla fine.
Yoru distolse nuovamente lo sguardo, adesso più rilassata, non doveva averla riconosciuta, si sistemò una ciocca bionda dietro l'orecchio.
- Nessuno sa che sei qui, vero? – chiese Konnor – insomma tu hai l'aria di una che non è proprio di queste parti –
La ragazza continuò a restare in silenzio, cominciava a temere l'intuito di quel tipo.
- Dai non prendertela ... è così ovvio – rise – tutti qui in zona conoscono la pasticceria di Annie -
Yoru sollevò il sopracciglio – Tutto qui? La tua analisi è che sono una straniera perché non conosco la pasticceria della tua amica? –
- Ed anche perché ti circonda un'aura che stona tantissimo con questo ambiente – rispose quello tranquillo.
- Un'aura? Ma di che stai parlando? – la ragazza era stranita.
- Sì ... il tuo atteggiamento, il modo che hai di muoverti – quello rise un po' in imbarazzo – alle volte parlo a vanvera, lascia perdere ... ma è per quello che ti ho notato l'altra sera, sembrava che stessi brillando nonostante tu fossi totalmente immersa nel buio.-
Yoru restò pietrificata, non sapeva cosa le stesse provocando quella sensazione ma il suo corpo divenne come un macigno, i suoi occhi rimasero a fissare il viso di quel tipo, a fissare quegli occhi che l'avevano vista come nessuno aveva mai fatto.
Il lungo silenzio fu interrotto ad un tratto da un inteso vibrare, Yoru fu destata dal tremore alla sua gamba, si voltò frastornata e si rese conto che il suo telefono stava squillando, lo prese dalla tasca e vide il numero di Kat, era insolito a quell'ora tarda della notte.
- Guai? – chiese Konnor avvicinandosi appena.
- Devo rispondere – farfugliò la ragazza portandosi il telefono all'orecchio – pronto? –
- YYYOOORUUU – Kat aveva urlato il suo nome a squarciagola di sottofondo qualcuno stava ridendo – ce ne hai messo di tempoooo! –
- Kat? Dove sei? Non dovevi essere al castello? – sapeva bene che quella era la grande serata della sua amica, di certo non si era aspettata di sentirla tanto presto - che cosa succede? -
- Lasciamo perdere! Non parlarmene! Lo odio! È la dannata maledizione della mia verginità! Basta ... resterò vergine per sempre ... lui non mi vuole, i-io non gli piaccio piùùù – la voce di Kat era un altalena di rabbia e piagnucolii - mi farò suora. Sì, forse è così che deve andare. Suor Kat-
- Non dire stronzate, ma dove sei adesso? Vuoi che venga lì? – chiese Yoru ma la sua amica era in grado solo di sproloquiare, era evidente che avesse bevuto ed anche molto. Ad un tratto un'altra voce subentrò a quella dell'amica, era bassa e inconfondibile.
- Dolcezza, sono Shane –
- Ma che diavolo sta succedendo? – ringhiò Yoru.
- Solo Kat che ha alzato il gomito come una vecchia ubriacona ... ma non preoccuparti, ci penso io adesso –
- Shane ... - la bionda fu attraversata da uno strano presentimento.
- Yoru ... -
- Cerca di essere onorevole –
- Lo sono sempre mia adorabile testolina platinata – rise – a domani – poi chiuse la comunicazione.
La ragazza rimase per qualche secondo ad osservare il telefono, indecisa se credere o meno alle parole di Shane, c'era qualcosa che non andava in lui. Yoru lo aveva sempre percepito, una strana tensione che non era data solo dal suo carattere prepotentemente espansivo e senza filtri, c'era dell'altro. Come un sottile filo che si annodava sempre più stretto fra lui e Kat, Yoru sapeva che presto o tardi Shane avrebbe smesso di affannarsi per allentare quel nodo, probabilmente aveva già cominciato a mollare la cima.
- Va tutto bene? – la voce di Konnor riportò la bionda sulla terra, voltandosi quasi si sorprese di trovarlo ancora lì.
- Sì, soltanto un'amica -
- Hai parlato di un castello, ma da che mondo vieni? – rise il ragazzo.
- Devo andare – farfugliò Yoru mettendosi in piedi.
- Tornerai? Mi andrebbe di fare ancora due chiacchiere con te –
La ragazza sollevò il cappuccio della felpa sulla testa, nascondendo ancora una volta il suo viso alla vista dei passanti.
- Questo posto mi piace – mormorò – credo che tornerò –
- Allora a presto ragazza della notte ... -
Lei si voltò osservando per l'ultima volta il viso di quel ragazzo, quegli occhi ancora prepotentemente fissi su di lei e quella posa calma, rilassata, come se si sentisse perfettamente a suo agio nonostante avesse compreso la natura pericolosa della bionda.
- Yoru – disse in fine voltandosi – il mio nome è Yoru -
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