Chapter 47 - Closer
C'era stato un momento in cui Kat si era sentita quasi soffocare nonostante il freddo gelido londinese, era successo più o meno quando si era resa conto che quella sera avrebbe dovuto affrontare per la prima volta i genitori di Wright. I signori Irwin sarebbero stati al Gala esattamente come tutte le altre famiglie di Kensington, l'avrebbero vista e lei avrebbe dovuto sostenere lo sguardo di Madeline, pur sapendo quello che aveva fatto.
- Kat, dobbiamo salire adesso ... - La madre le dedicò il miglior sorriso rasserenante che possedeva, con la mano la guidò verso la limo che attendeva lì da un pezzo ormai.
- I-io ... beh, ho un po' di mal di pancia, forse non dovrei venire -
- Non dire assurdità. So cosa stai pensando e voglio che tu sappia che ci sarò io con te. Kat, non devi più lasciarti abbattere dal tuo passato, né puoi farti condizionare a vita da quella gente. E' un Gala molto importante e tu ami le feste! -
La ragazza lo sapeva, era consapevole di quanto quelle parole fossero veritiere, eppure non era così semplice entrare in quel nido di vespe e sopportare i loro morsi.
- Ci sarà anche Yoru, no? -
- Sì ... - Ammise, sua madre l'aveva stretta forte in un abbraccio di incoraggiamento - hai ragione tu, devo farmi forza. Andiamo. -
Kat prese un profondo sospiro e seguì la madre sull'auto, farsi vedere alle cerimonie ufficiali era il primo passo per riprendere in mano la sua vita, doveva farlo, che le piacesse o meno.
La sala era immensa e decorata alla perfezione come ogni anno, ospitava circa una cinquantina di famiglie, le più benestanti di Kensington e dintorni. Per quella sera aveva indossato il vestito che le aveva fatto recapitare Shane, era un bellissimo abito lungo, color porpora, con dei merletti sulle maniche lunghe e piccole pietre incastonate sullo spacco laterale. Creava un bel contrasto con la sua pelle chiara e i capelli scuri, tirati all'indietro ma lasciati sciolti oltre le spalle. Entrare nella sala la metteva in ansia, soltanto la vista di Yoru dall'altra parte della stanza riuscì a calmarla per qualche attimo, avevano chiacchierato per un po', i loro tavoli non erano vicini, con la coda dell'occhio controllavano entrambe l'entrata, Kat non poté fare a meno di notare prima gli Irwin e poi i Withmoore.
C'era anche Douglas insieme alla sorella, la ragazza non si aspettava di rivederlo così presto. I loro occhi si incontrarono quasi casualmente tra la folla, ma Kat distolse subito lo sguardo e guardò altrove. Shane era lì, al centro esatto della stanza, stava parlando con alcuni uomini dall'aria importante, probabilmente dei colleghi del padre che quella sera aveva deciso di farsi vedere. Kat si concesse soltanto qualche attimo per lasciare scorrere lo sguardo sul ragazzo, sul modo perfetto in cui cadeva il suo smoking nero e quel sorriso brillante e sempre canzonatorio.
- Kat -
La ragazza non si aspettava di essere raggiunta da Douglas, trovarselo lì davanti la fece tentennare per qualche attimo, alla fine si costrinse a sorridere
- Douglas, a quanto pare sei tornato -
Quello annuì, c'era un certo imbarazzato in lui - So che avrei dovuto farmi sentire in questi giorni -
- E perché mai? - Kat si finse sorpresa
- Perché il modo in cui ci eravamo lasciati durante le vacanze di natale lasciava intendere parecchie cose -
- E invece no, non lasciava intendere proprio niente - Lo interruppe bruscamente la mora, poi si portò un bicchiere di champagne alle labbra e ne bevve un sorso - e poi i tabloid sono stati più eloquenti di quanto lo saresti mai stato tu. Formate proprio una bella coppia tu ed Irina -
- Kat - Douglas sfiorò il braccio della ragazza con la mano, probabilmente per cercare di fermare quel flusso di parole - non è come credi -
- Ah, no? E come sarebbe? Sono soltanto sollevata di non essere andata oltre con te, forse qualcosa la sto imparando dopo i miei ultimi errori in fatto di uomini, chi lo avrebbe mai detto! -
- L'ho accompagnata al Met perché era quello che tutti si aspettavano da noi, ma non stiamo più insieme ... so che avrei dovuto dirtelo prima, ma ho preferito farlo di persona -
Kat era irritata, bevve un altro sorso di champagne e scosse la testa - Non importa, non cambierebbe niente -
- Cosa? Ti sto dicendo che tra me e lei è finita e non è stata soltanto colpa della distanza. Che ti piaccia o no incontrare te ha cambiato le cose. Non ti sto chiedendo di fidarti immediatamente di me, voglio soltanto farti sapere che io sono qui, non andrò via -
La ragazza rimase in silenzio, i suoi occhi incontrarono quelli di Shane, se ne stava sul fondo della sala e stava assistendo con interesse alla sua conversazione con il Whitemoore, doveva leggerle in volto quello che stava succedendo, eppure non poteva avvicinarsi a lei, non davanti a tutta quella gente. I patti erano chiari, si trovavano ancora in una situazione di stallo, il loro futuro non era mai stato così incerto
- Usciamo insieme una di queste sere, Irina avrà già dato l'ufficialità della cosa, le sto dando del tempo per gestirla come meglio crede ma presto sarò libero -
- Te l'ho detto, è tardi Douglas - Kat scosse la testa - è stato meglio così, sono ancora più incasinata di quanto immagini, forse non lo do a vedere, ma è così. -
- Gould? - Quel semplice nome suonò come un insulto sulla bocca del ragazzo - non puoi fare sul serio. -
- Stai fuori dalla mia vita, Douglas. Tu non sai niente -
Kat fu felice che il Gala fosse iniziato proprio in quel momento, così poté allontanarsi a passi veloci dal ragazzo e raggiungere la madre al loro tavolo che dividevano con i loro vicini di casa. Si sentiva nervosa, tutti continuavano a ricordarle quanto fosse stupida a ricadere di nuovo negli stessi errori, anche lei si sentiva sulle spine per quella notte trascorsa con Shane ... aveva paura, una paura orribile che le cose potessero sfuggirle di mano come l'ultima volta. E poi c'era Claire, la ragazza le sfilò davanti, perfetta come sempre nel suo abito nero patinato, molto scollato sul davanti, era stanca Kat di vedere quegli incontri, Shane si voltò quando si sentì battere sulla spalla, aveva riso nel notare Claire.
- E' assurdo ... - Si lasciò sfuggire Kat, furiosa
- Cosa, tesoro? -
La ragazza scosse la testa, non doveva dare di matto, non con sua madre lì accanto, ma quanto avrebbe voluto sapere cosa si stavano dicendo quei due ... lei continuava a trovare una scusa per toccarlo mentre Shane si metteva in mostra come sempre.
- Non ti sei fatto più vedere, devi aver trovato qualche tipo di passatempo - Lo provocò Claire, apparentemente con un tono disinteressato che però Shane non si bevve
- Sono Shane Gould, trovo sempre un nuovo passatempo, dovresti saperlo bene -
- Beh, forse ho esagerato un po con te, ma sai come funziona - La rossa si interruppe per un attimo e rise - ... più me la tiro, più le ragazze mi adorano. Ammetto che adesso dovremmo smetterla di giocare, non sarebbe male partecipare al ballo di primavera come coppia -
Shane era francamente stupito da tanta iniziativa da parte della rossa, fino a quel momento Claire non aveva fatto altro che scivolare via dalle sue mani, non che lui si fosse impegnato più di tanto per averla ... tutti i suoi pensieri erano sempre stati assorbiti da qualcos'altro, come Kat, la stessa Kat che li studiava da lontano con un'aria tutt'altro che serena.
- Ci penserò su, vedremo quanta voglia avrò di partecipare -
Claire era rimasta a bocca aperta - Scusa? -
- Hai sentito bene, hai fatto la preziosa per troppo tempo, lascia che sia io adesso a tirarmela un po'. Perché la prossima volta non vieni a chiedermelo a scuola? Magari davanti alle tue amiche ... -
- A che gioco stai giocando? - Claire non sapeva se essere irritata o intrigata, probabilmente era entrambe le cose, lei non otteneva mai dei rifiuti, non era possibile. Shane voleva rendere tutto più piccante, lei lo capiva bene, forse era proprio quello il motivo per cui il ragazzo la attirava tanto. Lui era pericoloso, l'esatto opposto del bravo ragazzo che ogni genitore avrebbe desiderato per la propria figlia, Shane era l'anticristo in persona e lei aveva proprio voglia di immergersi nel suo mondo. Quello aveva riso con fare malizioso, ma non aveva risposto, anzi era andato via, lasciandola lì da sola.
Kat aveva mangiato in silenzio, di tanto in tanto gettava qualche occhiata furiosa a Claire o a Shane, in base a chi dei due decideva di odiare di più in quel momento. Aveva passato la notte a letto con il ragazzo, ma non poteva essere così stupida da credere che fosse cambiato qualcosa per lui ... anche se tornando indietro nel tempo gli era proprio sembrato che le cose fossero diverse adesso, Shane era stato così dolce con lei ...
- Vado in bagno -
Aveva bisogno di camminare, ancora di più della sala fumatori in fondo al locale, Kat sperò che l'altro la vedesse andare via e la seguisse. Non potevano farsi vedere da tutta quella gente, anzi era certa che gli occhi di tutti fossero ancora puntati sul triangolo a cui avevano maldestramente dato via, ma Shane non possedeva alcun tipo di giudizio e la ragazza fu grata di questo quando lo vide arrivare un po' trafelato, ma con un grosso sorriso stampato sulle labbra.
- Ottimo tempismo, tesoro, gli altri stanno ancora mangiando, nessuno verrà a disturbarci qui. Perché sei ancora vestita? -
L'entusiasmo dell'altro venne smorzato dallo sguardo assassino di Kat
- Che cosa voleva quella? Credi di poterci flirtare e passarla liscia? -
- Scusa, non credo di comprendere - Shane ci provava sempre a fare il superiore, peccato che non ci riuscisse mai, si ritrovò a ridere - adoro quando sei gelosa, Claire stava soltanto cercando di capire se fossi ancora interessato a lei -
- E lo sei? - Chiese Kat con la furia negli occhi
Shane fissò il cielo e sospirò - Sono corso da te non appena ti ho vista fuggire da quel terribile Gala ... avevamo deciso che ti avrei dato del tempo per capire cosa vuoi fare di me. Hai ancora dei dubbi? -
La ragazza si morse il labbro - Ci stava provando con te e tu eri lusingato -
- E' ovvio che lo sia, sono pur sempre Shane Gould, adoro essere adorato! -
- Oh, togliti dalle palle - Kat lo spinse via, di rimando ottenne soltanto un'altra risata divertita da parte dell'altro
- E dai, non fare l'offesa. A proposito, cosa voleva Withmoore? Oltre ad un pugno sul naso, si intende -
Stavolta fu il turno della ragazza di portare gli occhi al cielo - Niente che ti riguardi -
- Non fare la stronzetta, potresti almeno darmi un bacio, so che sei venuta qui per questo -
Kat avrebbe voluto resistere, ma Shane era terribilmente abile a prendere ciò che voleva, con uno scatto la intrappolò contro il muro, ci fu un lungo istante in cui i due si fissarono dritti negli occhi, poi entrambi diedero sfogo alla loro passione, si erano trattenuti fin troppo, Kat sospirò piano sulle labbra calde ed umide di Shane che tornò alla carica, facendo intrecciare le loro lingue in un bacio pieno di desiderio. Poi i rumori di passi si fecero più forti, Kat fu costretta a sfilare via dal ragazzo e a dargli le spalle
- Verrai al ballo di primavera con me? - Shane parlò a voce bassa mentre si accendeva una sigaretta
- Sì - Kat non era mai stata così certa della sua risposta
- Ti ridarò tutto quello che ti hanno tolto, Kat - Le assicurò il ragazzo prima di distanziarsi ulteriormente da lei e camminare per la sala con fare casuale.
Non aveva capito cosa volessero dire quelle parole, ma le sembrò che Shane avesse in mente qualcosa di grosso e pericoloso, era così bravo a sorprenderla, sia in positivo che in negativo.
La serata era ormai sul punto di concludersi, fu soltanto quello il momento in cui Kat notò l'assenza di Konnor. Era stata così assorbita dai suoi drammi di gelosia da non averci fatto caso prima, i suoi occhi vagarono lungo la sala, i signori Knowles e Akihiko erano al buffet dei dolci, ma Yoru non sembrava trovarsi all'interno della sala. Kat si incamminò verso l'uscita con passo sicuro, c'era qualcosa che non andava, poteva sentirlo nell'aria e non si sbagliava. Yoru era in disparte, seminascosta dal giaccone scuro del padre, in un punto poco illuminato dell'esterno. Faceva un freddo assurdo, ma lei sembrava insensibile a tutto, soltanto quando vide Kat il suo viso si strinse in un'espressione di puro dolore.
Yoru stava piangendo e Kat non aveva mai assistito ad uno spettacolo del genere. Era atterrita, ma continuò a camminare fino a quando non ebbe raggiunto l'amica.
- Yoru ... -
L'altra scosse la testa, gli occhi neri della giapponese erano colmi di lacrime trattenute
- E' finita ... -
Kat non riuscì a dire nulla, aprì le braccia e lasciò che la sua amica si rifuggiasse lì, contro il suo petto.
Erano giorni terribili quelli per Skull, un'attesa estenuante che non lo faceva dormire la notte, fissava spesso il cellulare in attesa di un segno ma da Jacek e i suoi uomini non era arrivata nessuna comunicazione.
Doveva assolutamente schiarisi le idee così aveva optato per fare una doccia e provare a rilassarsi ma neanche l'acqua calda sembrava di conforto. Uscito dal bagno controllò il cellulare per la ventesima volta quel giorno ed in quel momento il display si illuminò, un nuovo messaggio. Skull lo aprì con le mani tremanti, era da parte di Jacek, da quelle poche righe dipendeva il loro futuro.
I miei uomini sono con il carico, accettiamo di aiutarvi e di subentrare al vostro posto. Fra tre giorno O-Rei sarà vulnerabile, attaccheremo all'ora.
Il ragazzo strinse il telefono al petto, erano salvi, la loro occasione era vicina, non poteva perdere tempo, mandò un messaggio a tutti i ragazzi, una riunione urgente della banda, finalmente buone notizie.
Il DOM era deserto a quell'ora, come la strada, quando Skull arrivò il Singnor K lo fece entrare dal retro e nella stanza trovò Konnor ad aspettarlo. Il volto del rosso era intriso di qualcosa che Skull non aveva mai visto prima, un miscuglio fra dolore e rassegnazione.
- Gli altri stanno arrivando – disse in un lieve sussurro.
- Konnor? Ti senti bene? – il moro non sapeva cosa fare, non aveva mai visto l'amico in uno stato simile.
- Sto bene –
- Che diavolo ti è successo? Andiamo non raccontarmi balle – insistette.
- Fra me e Yoru è finita. Ho deciso così, per il bene di tutti – quelle parole non tradivano emozione, se non fosse il volto stesso del ragazzo a sembrare martoriato.
- Mi dispiace ... è colpa mia, tutto questo casino –
- No, non è solo quello. E' la vita che ho scelto e non posso dare la colpa a nessuno – mormorò – lei merita di meglio, ma è stato bellissimo finchè è durato –
La discussione morì quando fecero ingresso nella stanza i gemelli e Harley, la conversazione aveva preso una piega ancora più drammatica.
- Tre giorni?- ripetè Jess – siamo sicuri di farcela? –
Anche Skull era pensieroso – so che sembra affrettato ma fra tre giorni i cinesi finiscono il loro giro di grossi affari, venderanno tutti i carichi e abbasseranno la guardia –
- O-Rei concede sempre dei giorni liberi ai suoi uomini più fidati dopo le ultime consegne, i loro magazzini saranno più vuoti, ci saranno meno guardie - osservò Harley – è il momento di massima vulnerabilità –
- Non ci resta che affidarci a Jacek – concluse Konnor – come ci coordineremo con loro? –
- Quando avrà recuperato i suoi uomini e il carico ci vedremo al covo dei cinesi, vuole ridurre al minimo le comunicazioni – spiegò Skull.
- Sono d'accordo – convenne Will – se ci beccano prima siamo finiti, dobbiamo essere invisibili, altrimenti non funzionerà –
- Molto bene, allora vi convocherò quando avrò altre notizie, prima di allora non fate nulla, l'attesa è quesi finita –
La riunione terminò, Skull avrebbe voluto fermarsi a parlare ancora con Konnor ma quello lasciò la stanza immediatamente, gli altri notarono qualcosa di strano.
- Che gli prende? – chiese Will.
- Ha rotto con Yoru, è stata una sua idea ma gli pesa parecchio – commentò il moro.
- Non tutti hanno la stoffa per prendersi ciò che vogliono – rise Harley mettendo le mani in tasca e dirigendosi verso l'uscita – specialmente non quelli come lui –
Prima che chiunque potesse replicare il ragazzo sperì, Jess strinse i pugni e indossò la giacca.
- Che essere spregevole – ringhiò – tutto questo è colpa sua –
- Ne usciremo e poi potrà andare al diavolo, non vedo l'ora di non sapere più nulla di lui – commentò il capo.
Alla fine Skull si mise in viaggio verso il suo appartamento, se da una parte era sollevato dall'aiuto dei polacchi, dall'altro temeva terribilmente quel giorno, si augurava solo che tutto andasse per il meglio.
Quando fu vicino casa sentì il cellulare cominciare a vibrare, fissò il numero ma non lo riconobbe.
- Pronto? – rispose incerto.
- Buonasera, parlo con il signor Chandler Tompson? –
- Si, chi è? –
- Sono un'infermiera del Chelsea Medical Center, la signorina Laurell Cooper è stata ricoverata d'urgenza nel nostro ospedale. È stata aggredita e ora le stanno fornendo assistenza –
Il fiato di Skull si mozzò, un brivido percorse tutto il suo corpo e la mano che reggeva il telefono tremò appena – perché ... chiamate me –
- Mi perdoni signore ma il suo numero è l'unico salvato nella rubrica della ragazza, è un parente? Può mettersi in contatto con qualcuno? –
No, non poteva. Il moro abbassò lo sguardo, Laurell era sola, nessuno si sarebbe preso cura di lei, aveva volentieri lasciato il padre alcolizzato nella sua città natale, Londra doveva essere una rinascita per lei.
- Mi dispiace non ha genitori, ma io sono il suo ragazzo, posso venire? – dichiarò alla fine il moro con tono deciso.
- Certamente, il medico la aspetterà all'accettazione –
In quel momento Skull non pensò più a niente, si voltò e cominciò a correre verso l'ospedale, i suoi occhi non vedevano la strada ma solo Laurell in quella stanza in ospedale, non sapeva cosa le avessero fatto.
Quando entrò fu un medico ad andargli incontro, il suo viso era severo e impenetrabile.
- Signor Tompson? –
- Sono io, lei come sta? Che le è successo? – lo stomaco di Skull era stretto in una morsa.
- E' stata aggredita, ferocemente ... lei dice di non ricordare molto ma credo che sia solo spaventata, farebbe bene a sporgere denuncia se le venisse in mente qualcosa – spiegò il medico – magari parlando con lei ... -
- Cosa ... cosa le hanno fatto? – il moro non riusciva nemmeno a parlare.
- E' stata picchiata pesantemente ed è stata sfigurata, ci sono tracce di abuso sessuale ... siamo intervenuti chirurgicamente ma purtroppo ha perso l'occhio destro. Siamo spiacenti –
La testa di Skull girava e gli veniva da vomitare, com'era potuto succedere proprio a lei? Si chiese, una donna come Laurell, sempre pronta alla lotta, adesso doveva essere distrutta.
- Posso vederla? –
- Certamente, la camera è in fondo al corridoio –
Il ragazzo percorse il tragitto a grandi passi, bussò alla porta e la aprì lentamente, lei era seduta sul letto e aveva lo sguardo puntato fuori dalla finestra. La tunica dell'ospedale lasciava intravedere una porzione di schena, era ricoperta da lividi violacei.
- Laurell – la voce di Skull fu un sussurro che lei udì chiaramente.
- Che ci fai qui? – fu la domanda che pose senza neanche voltarsi.
- Mi hanno chiamato, cos'è successo? –
Silenzio, le mani della ragazza afferrarono un lembo di lenzuolo.
- Ti prego, parlamene –
Il moro si era avvicinato e si era accostato al letto, sfiorò un braccio di lei con la sua mano e questo la portò a voltarsi. Tutto il collo e la spalla erano nere per gli ematomi, il labbro spaccato e una grossa fascia le copriva metà viso.
- Non guardarmi, sono orrenda – la voce della ragazza tremò.
- Non lo sei, non esteriormente almeno – buttò lì Skull e per la prima volta lei accennò un sorriso.
- Non saresti dovuto venire, non merito che tu sia qui per me –
- Sono stati loro, vero? – c'era consapevolezza in quella domanda.
- Si ... - sussurrò la mora – mi hanno accerchiata e mi hanno trascinata in un vicolo, per un attimo ho pensato di morire ... -
Skull strinse i pugni, come avevano osato ridurla così?
- Avremo la nostra vendetta, ho progettato tutto, me la pagheranno – ringiò.
- Non dovresti disturbarti per una donna come me. Lo hai detto tu stesso che non ho fatto altro che avvelanrti in questi anni, è quello che merito suppongo. La vita ci presenta sempre il conto - mormorò.
- Il mio numero è l'unico nella tua rubrica – disse sorridendo il ragazzo – non me lo aspettavo –
Laurell distolse lo sguardo – non montarti la testa –
Lui le prese il viso fra le mani e la fissò dritta nel suo unico occhio – potresti anche essere un po' meno stronza adesso –
Non attese risposta, sfiorò le labbra della ragazza con le sue in un bacio delicato, le braccia di Laurell si aggrapparono alle spalle di Skull mentre appoggiava la testa sul suo petto. All'improvviso esplose in un pianto disprato, stringendosi al ragazzo più che poteva.
- Mi dispiace così tanto! – disse fra i singhiozzi – è tutta colpa mia, sono sempre stata orribile con te. Tu sei l'unico ad amarmi e io ti ho disprezzato – la voce le tremava – quando quei bastardi mi hanno presa pensavo solo che non ti avrei più rivisto e che le mie ultime parole erano state di odio. Non ti meriti una come me, nessuno lo merita –
Skull la strinse forte – adesso calmati, va tutto bene, non ti odio affatto –
- Dovresti! Tu devi odiarmi, devi disprezzarmi! Abbandonami e vivi una vita migliore senza di me -sbottò cercando di respingerlo - ti ho forzato e ho incasinato le vite di tutti quanti! –
Il ragazzo la prese nuovamente fra le sua braccia e la cullò per un momento – andrà bene, ne usciremo alla fine, ma mi sentirei davvero disperato se alla fine dovessi vivere la vita senza di te –
- Non capisco come fai a volermi ancora ... - sibilò – adesso sono orrenda sia fuori che dentro, merito solo odio e disprezzo, cosa diavolo ti porta a volermi ancora nella tua vita? –
- Ti amo Laurell, da sempre, vorrei che questo non influisse ma è così. Non riesco a lasciarti andare, anche se mi ferisci. Pensi di poter vivere con un uomo come me? Sul serio questa volta, senza giochetti, pensi di poter essere solo mia? Ho bisogno di saperlo, di sapere se mi batto per qualcosa di vero –
Laurell si strinse ancora di più al corpo di Skull, aveva sempre preso una profonda distanza dagli altri, li aveva solo usati per raggiungere dei traguardi ma nonostante questo lui era sempre rimasto al suo fianco. Qualsiasi cosa facesse, di qualunque colpa si macchiasse Skull era lì per lei e mai le era mancato tanto quanto quella notte, mentre quegli uomini erano sopra di lei. Non faceva che pensare a lui, pregare che la salvasse ma poi la consapevolezza l'aveva colpita. Il ricordo di come avesse brutalmente spinto via anche l'ultima persona che aveva a cuore la sua esistenza, si era rassegnata a morire ed essere ricordata solo con disprezzo.
- Voglio andare a casa Skull – disse alla fine – portami a casa con te –
Il moro sorrise, sembrava così fragile in quel momento e non aveva paura di mostrarlo a lui, per la prima volta al ragazzo sembrò di essere in contatto con una parte di Laurell che non aveva mai mostrato a nessuno. Sentiva un legame diverso formarsi in quell'abbraccio.
- Vado a parlare con il dottore e gli chiedo se posso portarti via –
Il moro si sollevò ma prima che potesse muoversi lei lo trattenne per un braccio.
- Grazie per non aver rinunciato – disse la ragazza – per essere rimasto con me –
Lui sorrise – dopotutto l'ostinazione è una delle mie poche qualità –
Lei lo lasciò andare e sorrise, improvvisamente la paura che aveva provato quella notte stava andando via, in qualche modo si sentiva finalmente al sicuro, era cosciente di aver sbagliato in tutti quegli anni ma era troppo orgogliosa per ammetterlo. Non si sarebbe mai scusata con Skull per il dolore che gli aveva arrecato ma era certa che lui non gli avrebbe mai chiesto di farlo, d'altronde era l'unico ad amarla così com'era, nonostante la bruttezza della sua anima.
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