Chapter 41 - The Host
Nella foto: Claire Withmoore
- Cominci a preocuparmi –
Yoru sbattè le palpebre quando si ritrovò il viso di Luke davanti a lei con il suo solito sorriso.
- Mi hai sentito? – chiese divertito – sembri più distratta del solito –
Lei scosse la testa – lascia perdere, non è nulla di grave –
- Ne sei sicura? Non mi sembra che abbia a che fare con le lezioni noiose, magari qualcosa di personale ... - si lasciò sfuggire lui.
- Non provare a farti gli affari miei Webster. –
Quello rise – non potrei mai ... senti, so che non ti piace mostrarti in difficoltà, ma se avessi bisogno di una mano, di parlare con qualcuno, ricordati di me ok? –
Yoru sollevò un sopracciglio – posso chiederti perché sei sempre così gentile? – domandò confusa – so di averti respinto e di non essere stata altrettanto garbata con te –
Luke scosse le spalle mantenendo la sua aria allegra – ho sempre saputo di non essere il tipo giusto per te ma sono tenace, sei una persona straordinaria Yoru e anche esserti amico mi piacerebbe, quindi cerca di vedermi almeno come tale. Nessuno ce la fa da solo, penso che questo tu lo sappia ormai –
- Allora se dovessi avere bisogno d'aiuto te lo chiederò – disse alla fine la ragazza con grande sorpresa di Luke.
- Ne sono lieto –
Yoru era davvero pensierosa e preoccupata quel giorno, non faceva che pensare a Konnor, non l'aveva ancora chiamata, nessuna notizia di quell'incontro. La bionda terminò anche gli allenamenti di nuoto con quel pensiero fisso nel cervello, voleva vederlo, quel pomeriggio si sarebbe sicuramente recata a Chelsea dopo aver finito di studiare.
Quando varcò la soglia di casa si rese immediatamente conto di alcune valige davanti alle scale che portavano al piano di sopra, per un attimo pensò che i genitori fossero di nuovo in partenza ma si accorse che quelle valige erano diverse dalle loro.
- Ben rientrata Miss – disse Watson scendendo le scale con il suo solito sorriso bonario – il vostro ospite è appena arrivato –
La ragazza fu colta da un improvvisa consapevolezza, il figlio degli amici di famiglia, Akihiko Tadashi doveva arrivare e trascorrere alcuni mesi a casa loro, per sbrigare le pratiche per l'iscrizione a Cambridge. Doveva sostenere alcune prove di inglese e integrare dei crediti visto il programma diverso seguito in Giappone e dopo avrebbe regolarmente frequentato il campus. La bionda lo ricordava vagamente, qualche volta in passato aveva trascorso le vacanze a casa della famglia Tadashi ma erano solo i frammenti di ricordi d'infanzia, sapeva solo che lui aveva un anno in più di lei.
Yoru si agirò incerta per la casa fino alla cucina, quando entrò vide il giovane vicino la finestra che osservava l'ambiente fuori. Per un momento la bionda rimase sorpresa, incontrare un altro gipponese le fece un certo effetto, il ragazzo era alto e magro con gli occhi allungati. I capelli erano neri e lisci, cadevano morbidi lungo il viso in un taglio corto ma ordinato. Akihiko Tadashi sembrava uscito da uno strano sogno, era circondato da un alone evanescente agli occhi di Yoru, come se vedesse materializzarsi un ricordo.
- Yoru – disse il giovane con una pronuncia del suo nome perfetta – è passato molto tempo dall'ultima volta, sei così diversa, anche se il tuo sguardo non è cambiato – continuò parlando in giapponese.
La ragazza fu scossa da uno strano brivido – siamo a Londra, ti farebbe bene parlare inglese qui –commentò la ragazza proprio in quella lingua – mi dispiace ma io non ricordo molto di te, ti avrei riconosciuto appena –
Il ragazzo sorrise leggemente un gesto quasi timido che svanì immediatamente dal suo volto, lasciò la finestra per dirigersi verso la ragazza – perdonami, hai perfettamente ragione – commentò in un inglese perfetto - Comprendo perfettamente il tuo disagio, è passato molto tempo, ricominciamo da capo – disse e poi prese la mano di Yoru nella sua portandola all'altezza delle labbra e chinando leggermente il capo – sono Akihiko Tadashi, onorato di incontrarti –
Fu un rumore a interrompere qual momento, fu come se la bolla di sapone che li avvolgeva scomparisse mentre i due notarono l'ingresso di Midori nella sala.
- Oh bene vi siete già incontrati, mi auguro tu ricordi Akihiko – disse la donna.
- Quasi affatto – mormorò la ragazza.
- Si fermerà qui da noi come ti ho detto – continuò Midori.
- Bene, io ... ho delle cose da fare adesso –
- Speravo potessi far fare ad Akihiko un giro del quartiere –
- Non oggi – disse Yoru a mezza voce prima di diregersi verso l'uscita della cucina.
- Non c'è fretta – si intromise il ragazzo – non voglio gravare sui tuoi impegni, quando vorrai potrai mostrarmi Londra, spero avremo occasione di parlare ancora –
Yoru uscì da casa in tutta fretta, leggermente confusa da quello strano incontro e quasi temeva il successivo anche se non sapeva dire il perché, era solo una sensazione. Quando arrivò a Chelsea quell'aria sembrava più leggera e respirabile di quella che si era lasciata alle spalle, si mise in marcia per raggiungere l'appartamento di Konnor ma non potè evitare di far caso al locale di Annie. Il ragazzo le aveva detto quello che era successo, l'incendio che lo aveva quasi distrutto, vide che c'erano alcuni operai che stavano montando una nuova vetrina. La bionda si avvicinò leggermente stupita, doveva aver trovato i soldi per la ristrutturazione.
- Yoru –
La voce di Annie fece voltare la ragazza di scatto, la vide uscire dal locale, un po' impolverata ma con un viso in qualche modo sereno.
- Annie ... ho saputo, mi dispiace per quello che è successo – disse prontamente la bionda – se posso fare qualcosa ... se dovesse servirti aiuto per i lavori mi piacerebbe essere utile –
Lo sguardo della rossa non sembrava gioviale come sempre, c'era un alone di distacco che si udì anche nel tono con cui parlò – ti faccio una domanda: lo sapevi di Konnor e gli altri? –
Ci fu un lungo silenzio, Yoru trovò che mentire non sarebbe servito, i rapporti fra loro stavano ormai per deteriorarsi del tutto.
- Sì, lo sapevo e so anche che lui sta facendo di tutto per rimediare e mantenere la promessa che ti ha fatto – rispose la bionda- non odiarlo anche se adesso non riesci a farne a meno –
Quella scosse la testa indignata – come fai ... tutti voi, persino Cloe, come tollerate questo genere di cose? Non chiedermi di perdonarli per aver mentito, non perdono nemmeno te per aver tenuto il gioco a questa cosa. Credevo fossi diversa –
Yoru scosse le spalle – ognuno sceglie da che parte stare nella vita, nessuno riesce ad essere imparziale e giusto, troviamo sempre qualcosa che ci trascina da una parte o dall'altra e questo può ferire involtontariamente le persone intorno a noi. Ma non possiamo fare a meno di far soffrire qualcuno alle volte, anche se vogliamo proteggerlo, la perfezione non è per gli uomini e noi siamo solo questo –
Annie scosse la testa e tornò al locale mentre Yoru proseguiva per la sua strada diretta all'appartamento di Konnor, sperò che i due riuscissero a chiarire prima o poi.
Quando bussò ad aprigli fu proprio il rosso con un'espressione alquanto sorpresa sul volto, si spostò di lato e la lasciò entrare.
- Non mi aspettavo di rivederti tanto presto – disse lui con un velo di sarcasmo nella voce.
Yoru scosse appena la testa – per questo non ti sei fatto sentire? –
- Ho preferito far calmare un po' le acque prima, insomma tua madre non ci è andata per il sottile – le fece notare – non volevo metterti nei guai –
La bionda si avvicinò al ragazzo e lo abbracciò – mi sei mancato e sono stata parecchio in pensiero per te, com'è andata? –
- Ancora non c'è nulla di ufficiale ma sembrano intenzionati ad aiutarci, ci sarà davvero una guerra – rispose quello con tono smorto.
Lo stomaco di Yoru fremette anche se lei fece di tutto per non far notare quanto quelle parole la turbassero.
- Vuoi restare a cena? - Chiese il ragazzo passando una mano fra i suoi capelli.
- Non posso mi dispiace – mormorò lei tristemente – il nostro ospite è arrivato, sicuramente mia madre vorrà che ceniamo tutti insieme questa sera –
Calò il silenzio per un momento Konnor non riuscì a trattenere l'irritazione che si muoveva veloce dentro di lui e parlò senza nascondere il risentimento – quindi alloggerà da voi? Non capisco perché non abbia affittato una camera d'albergo –
- I miei hanno insistito per ospitarlo, le nostre famiglie si conoscono da anni – spiegò la ragazza.
Il rosso alzò gli occhi al cielo – beh mi sembra ovvio, poi visto la compagnia che frequenti di recente magari frequentare un ragazzo del tuo rango ti farà bene. –
Toccò a Yoru restare basita per un momento – non è stata una loro scelta, Akihiko sarebbe venuto qui comunque, i miei sono solo stati gentili a ricambiare l'ospitalità della sua famiglia, passano spesso le vacanze insieme –
- Quindi voi vi frequentate spesso? – continuò con tono irritato.
- No ... io ... non lo vedevo da anni, giocavamo insieme da bambini, è stato strano rivederlo così all'improvviso – rispose la ragazza.
- Strano come? – insistette Konnor.
- Non quanto questa conversazione, non capisco cosa ti prende – disse confusa.
Il ragazzo inspirò doveva calmarsi, tutta quella tensione gli avrebbe fritto il cervello, fra il casino con la banda e le parole di disprezzo della madre di Yoru il rosso si sentiva sopraffatto e non riusciva a smettere di pensare a quello che Harley gli aveva detto una volta. Cominciò a credere che davvero non fosse all'altezza di una donna come Yoru, che alla fine persino lei si sarebbe resa conto di quanto lui fosse fallimentare.
- Mi dispiace ... io ... sono solo nervoso – confessò alla fine.
La bionda fu sul punto di dire qualcosa ma il bussare alla porta la interruppe, Konnor si diresse ad aprire e la figura di Skull fece il suo ingresso nell'appartamento, ci fu un attimo di silenzio carico di tensione.
- Se ho disturbato ... posso passare dopo – commentò il moro.
Yoru scosse la testa – vado via io, non posso restare ... - puntò gli occhi neri in quelli verdi del rosso – cerca di farmi avere notizie la prossima volta, non posso sapere cosa succede ma non pensare che tagliarmi fuori mi terrà al sicuro –
Lui non rispose la guardò semplicemente sfilare via lungo l'ingresso e poi lasciare l'appartamento, sospirò mentre chiudeva la porta e fronteggiava Skull evidentemente perplesso.
- Se ho fatto qualcosa di sbagliato mi dispiace – disse quello prontamente – incasinarti è davvero l'ultima delle cose che vorrei, l'ho già fatto abbastanza. –
- Non sei tu – mormorò il rosso – solo qualche casino... -
- Sono ancora tuo amico Konnor, se vuoi parlarne fallo –
Il ragazzo prese due birre e si sedettero sul divano – ho incontrato i suoi, è stato uno sfacelo totale, sua madre poi ... non vuole che giri intorno a Yoru e non ha usato mezzi termini, ma d'altronde non posso neanche dargli torto. La mia vita è una vera merda e lei è solo una ragazzina –
- Beh ... sa il fatto suo però, non è una come le altre, questo devo ammetterlo – disse il moro – qualsiasi folle paranoia ti stia venendo in mente dovresti posticiparla a quando avremo risolto la faccenda –
- Già ... sempre se sopravvivo o nel frattempo il suo amico d'infansia, che non vede da anni e che si è piazzato a casa sua, non sia il problema che penso invece possa essere –
Skull parve confuso e dirvertito – cioè? Credi che abbiano combinato qualche sorta di incontro? Andiamo ma è roba da medioevo! Yoru non mi sembra una che si lascerebbe appioppare un marito –
- A meno che questo tipo non gli piaccia sul serio ... -
- Non farti unitili seghe mentali – brontolò il capo – sono qui per dirti che i polacchi ci stanno, mi hanno chiamato un ora fa, organizzeremo il colpo. A Febraio la squadra di Jacek sarà a Londra, operativa e pronta, fino ad allora il nostro compito è spiare i cinesi e scoprire il più possibile sulla loro base. Turni di guardia, eccessi, zone d'ombra, localizzare telecamere, tutto quello che serve per pianificare una strategia pulita. Con il loro appoggio ce la faremo Konnor, sarai un uomo libero e nessuno potrà dire che non vai bene per lei –
Il rosso non disse nulla, aveva così tante domande in testa in quel momento che non sapeva quale delle risposte potesse fargli più paura. Sarebbe davvero andato tutto bene? Sarebbe sopravvissuto? Quelle stupide idee che gli bazzicavano in testa erano solo sciocche fantasie? Yoru lo riteneva ancora importante come quando si erano conosciuti oppure la sua figura si era oscurata? La sua liberà valeva tutte le vite che avrebbero spezzato?
Un altro lunedì mattina era appena iniziato, Kat aveva indossato la divisa scolastica invernale e si era diretta in fretta verso la limousine di Yoru, come sempre in attesa fuori casa. L'inverno era alle porte, ma la neve era piuttosto rara perfino per Kensington, eppure era arrivata. La mora entrò elegantemente nell'abitacolo, sospirando di piacere nel notare quanto lì dentro fosse caldo, per fortuna.
- Sei in ritardo - Gli fece notare la bionda a mo' di saluto.
- Scusami tanto se andare a scuola è diventato un incubo per me - Commentò l'altra, stizzita - tra Shane, quelle stronze delle mie ex amiche e il comitato che va a rotoli sarei rimasta volentieri a casa ad oziare tutto il giorno.
Era così, aveva rimandato quel momento il più possibile, ma quel giorno avrebbe dovuto prendere una posizione definitiva, fuori o dentro?
- Che cosa vuoi fare con il comitato? -
Kat si morse le labbra, era così evidente la sua preoccupazione? - Non voglio rinunciare, ho faticato per quattro lunghi anni, ho perso una miriade di pomeriggi dietro a quei gruppi organizzativi e si può dire che quelle idiote non avrebbero combinato niente senza di me ... -
- Ma adesso le cose sono diverse -
I rapporti erano diversi - Già, dovrei tornare a parlare con loro prima di tutto, ma non so se ne ho voglia ... -
E poi non poteva dimenticare il fattore Claire Whitemoore, la nuova arrivata nonché la ragazza più acclamata dell'intera scuola al momento ... quel pensiero incupì Kat ulteriormente
- Non pensiamoci adesso! - Poi scacciò subito quel pensiero fastidioso e tornò a sorridere, rivolta all'amica - ho un impellente bisogno di fare un po' di shopping, oggi non hai gli allenamenti di nuoto, perché non vieni con me? Tranquilla, passeremo anche dai tuoi negozi preferiti -
La bionda sospirò profondamente - Non mi serve nulla e comunque ho già preso un impegno -
- Cosa? Konnor? -
Scosse la testa - C'è questo nuovo ospite a casa mia, il figlio di alcuni amici giapponesi dei miei genitori ... vogliono che gli faccia vedere la città -
- Che cosa? - Kat era rimasta di sasso - perché non mi avevi detto nulla? Che tipo é? Che ci fa a casa tua? -
- Beh, eri impegnata con quel tipo nuovo e poi non ho avuto tempo per guardarmi intorno. L'altra sera i miei hanno insistito per avere Konnor a cena ... -
La mora era sempre più sconvolta - Oh mio Dio, credevi che non meritassi questi aggiornamenti succosi sulla tua vita? Accidenti, come l'ha presa tua madre?-
Yoru non voleva neanche pensarci - Male, chiaramente non era il tipo di persona che immaginava potesse piacermi, è stata piuttosto chiara. -
- Dannazione! E hai detto che questo tipo vive da voi adesso? E' giapponese e di buona famiglia? -
- Già ... perché? - Yoru era confusa, poteva quasi vedere lo sforzo mentale di Kat mentre corrugava la fronte e annaspava appena
- Ma certo, ha senso ... -
- Che cosa avrebbe senso? -
- Questa trovata geniale! Dovrei proprio complimentarmi con Midori, non sembra una donna incline agli inganni, ma guarda un po' invece, la gente non smette mai di stupirmi -
- Inganni? Kat, che diavolo stai dicendo? -
- Ma non lo capisci? Questo tipo è stato messo lì ad hoc! - Ribatté Kat con uno sguardo eloquente diretto all'altra - stanno cercando di indirizzare il tuo interesse verso un ragazzo che ritengono più consono a te! Quale modo migliore per riuscirci? -
Yoru rise, era assurdo - Dai, non puoi credere veramente a quello che dici -
- Yoru, sveglia! Hai detto che i vostri genitori sono amici da tempo, inoltre perché mai avreste dovuto ospitarlo a casa? E' ricco, avrebbe potuto trovarsi un posto tutto suo e di certo non sarà un povero sprovveduto! Lo hanno fatto di proposito, infatti è successo proprio dopo la scena disastrosa del tuo compleanno, vuoi chiamarla davvero coincidenza? -
La bionda rimase in silenzio per un attimo, non poteva credere che sua madre avesse architettato quel piano contorto, ma in effetti le parole di Kat iniziavano ad avere senso
- Credimi, te lo dice una che se ne intende di piani e inganni, non ho fatto altro che tramare per tutta la mia vita e so riconoscere una mente machiavellica quando la vedo! - Insistette la mora
- Non mi sembra il tipo di persona che accetterebbe qualcosa del genere ... - Yoru pensava ad Akihiko in quel momento, alla sua calma, a quello sguardo riflessivo e mai invadente - non posso credere che lui sia d'accordo ... probabilmente ti sbagli, quante serie tv hai visto ieri? -
- Oh, non cercare di farmi passare per pazza paranoica, Yoru! - Kat sbuffò, risentita - ok, non vuoi credermi? Fa pure, ma adesso sai come la penso e sappi che voglio conoscerlo questo tipo, questo rovina famiglie venuto dal Giappone come uno tsunami, pronto ad abbattersi sulla serenità della vostra storia! -
Yoru scoppiò a ridere di gusto - Ma come? Adesso stai dalla parte di Konnor? Sbaglio o non eri tu quella a volerci pedinare la prima volta che ci hai visti insieme? E sì, Shane me lo ha raccontato ... -
La mora arrossì improvvisamente, ma quel momento di imbarazzo durò poco - Quello stronzo, potrebbe anche chiudere la bocca di tanto in tanto. Comunque Konnor ha tutta la mia fiducia adesso, posso anche essere una stronzetta supericiale ma riesco a riconoscere una brava persona quando la incontro e Konnor stravede per te, tanto mi basta per volergli bene -
La bionda fu felice di sentire quelle parole provenire dalla sua migliore amica - E comunque non c'è niente di cui preoccuparsi, le cose non cambieranno per me, è soltanto uno sconosciuto con cui dovrò dividere la casa, fortunatamente è abbastanza grossa per entrambi, tanto che potrei perfino evitare di incontrarlo -
- E' bene che tenga le distanze quel tipo - Commentò Kat con un cipiglio severo - non mi piacciono i terzi incomodi. -
Yoru portò gli occhi al cielo, era impossibile far distogliere le attenzioni di Kat da un argomento che le stava a cuore, questo lo aveva imparato nel corso della sua amicizia con lei. Così sopportò stoicamente le teorie, i commenti, i piani malefici e tutto ciò che usciva dalla sua bocca fino a quando non furono in classe e dovettero seguire la lezione di Storia. Osservò la sua amica con attenzione mentre la mora era presa dalla lettura del giorno, apparentemente era tornata la Kat di sempre, cattiva, frizzante, cinica e rompipalle al punto giusto, ma c'era qualcosa di intenso nel fondo dei suoi occhi, una sorta di malessere che continuava a spingere via, ma mai abbastanza da allontanarlo definitivamente. Quel malessere aveva un nome e un cognome, viveva in un bellissimo Hotel a cinque stelle, beveva dello champagne molto costoso e vestiva abiti di lusso. Quel malessere era appostato fuori dall'aula e non appena uscirono non poté fare a meno che seguire la mora verso l'esterno della scuola per un breve intervallo.
Kat era persa nei suoi pensieri, non poteva fare a meno di fissare il suo ex gruppetto che adesso ruotava intorno alla bellissima figura di Claire Whitemoore. Pendevano dalle sue labbra, rideva con lei, le più ambiziose facevano a gara per farsi notare, Kat sentiva una morsa allo stomaco nel notare quanto di tutto quello fosse stato suo fino a poco tempo prima.
- Ehi -
Poi quella voce, come seta su pelle nuda, Kat si riscosse, faceva quasi male incontrare lo sguardo denso e penetrante di Shane Gould. Era vicino, troppo vicino, l'aveva sfiorata ma per fortuna aveva toccato soltanto il tessuto pesante del suo maglione.
- Ti ho detto che devi starmi lontano! - Ribadì lei in un sussurro rabbioso. Era stata una stupida ad isolarsi, sapeva quello che succedeva, sapeva che lui non aspettava altro.
- Ma io non faccio mai quello che mi si dice, lo sai bene - Gli fece notare il ragazzo, c'era uno strano sorriso impresso sul suo volto magro, non era malizia, era qualcosa di diverso, da quando in qua Shane era capace di sorridere in quel modo?
Kat si sentì andare a fuoco, non poteva permettersi di parlare con lui, lo odiava, aveva visto quelle foto, Shane continuava ad uscire con i suoi amici, a frequentare donne e locali e poi veniva lì a piangere da lei ...
- Stai perdendo il tuo tempo con me, hai altro da fare - Continuò Kat, camminando lontano da lui che subito la seguì
- No, sono esattamente dove devo essere ... - Di nuovo quel tono e quel sorriso, Kat non doveva guardarlo, si diceva, non doveva stare a sentirlo
- Oh, davvero? Torna dalle tue sgualdrine e dai tuoi festini! -
Lo aveva detto, la sua gelosia era venuta fuori come magia, la mora avrebbe voluto uccidersi per quello che aveva appena sussurrato rabbiosamente. Perché stava succedendo proprio quello che temeva, Shane era lusingato da quello scatto d'ira, rideva adesso, le si avvicinava con quel passo sicuro
- Allora c'è ancora della speranza ... -
- No! Non era quello che intendevo dire! - Si affrettò a ribattere la ragazza, fronteggiandolo - dannazione, vattene. Non rendere le cose ancora più complicate! -
- Non potrebbero mai essere più complicate di così - Le fece notare l'altro, sempre con quel sorriso misterioso sulle labbra - non sono stato con nessuna ieri, te lo assicuro ... -
- Non mi importa! Non devi più giustificarti con me! -
- Non sembrava ... - Shane provò a sfiorarle il viso mentre Kat retrocedette, stavano dando uno spettacolo sensazionale davanti alla Ashbourne, entrambi iniziarono a sentire gli occhi della gente su di loro - possiamo parlarne da soli? Posso passare da te stasera ... -
- No! Non c'è niente da dire, Shane. -
- E invece sì ... mi manca quello che eravamo ... -
Kat perse il respiro, era troppo, si odiava per la sua debolezza, per quel suo cuore che martelleva prepotentemente nel suo petto, stava già pensando a come sarebbe stato bello lasciarsi andare di nuovo, cedere a Shane, chiudere ogni pensiero sensato, gettarsi nuovamente in pasto a lui.
- Non abbiamo più niente da temere, Kat ... ormai sanno tutto di noi, a nessuno importerebbe niente, è inutile continuare a negare -
- Non ti perdono. Non lo farò mai. Tutto questo non ha a che fare con la gente, ha a che fare con me. Non mi fiderò mai di te - La ragazza aveva parlato con tono fermo, nonostante dentro si sentisse sempre più debole, erano parole necessarie, doveva preservarsi e smetterla di commettere gli stessi errori che l'avevano portata lì, dopo un mese di sofferenza pura era necessario che crescesse.
Shane scosse la testa, il suo tono era suadente come sempre - Ti darò modo di fidarti ancora, te lo prometto -
- Ma io non credo alle tue promesse! Per me non valgono più niente le tue parole! - Kat si portò le mani sul volto, voleva scomparire o far scomparire Shane, non riusciva più a sopportare quel confronto.
- Ti farò ricredere, passo da te stasera ... mi comporterò bene ... -
- No! - Kat era allo stremo delle forze, i suoi occhi lucidi di lacrime, sentiva gli sguardi degli studenti penetrarla dolorosamente - io ... io non posso più avere nulla a che fare con te e non voglio. Io ... frequento Douglass -
- Stai mentendo - Shane sorrise appena - non devi mentire per proteggerti -
- Non sto mentendo! Io e lui usciamo insieme ormai! Non ti voglio più, Shane! Come diavolo vuoi che te lo dica? Ho cercato di essere delicata ma a quanto pare non capisci. Sto frequentando un'altra persona, una degna di starmi accanto, quindi ti chiedo di sparire definitivamente o dovrò prendere dei provvedimenti legali -
Kat aveva parlato con voce ferma, senza sfuggire allo sguardo intenso di Shane, distoglierlo sarebbe stata una chiara prova della sua debolezza e lei non voleva più essere una debole. Non gli aveva dato il tempo di ribattere altro, era filata via impettita, lanciando un'occhiata spaventosa alla folla di gente che continuava a godere di quello spettacolo.
L'aula otto era deserta come spesso accadeva, Kat si accasciò contro il muro, portandosi le mani tremanti sul volto. Aveva mentito, ma era l'unico modo che possedeva per allontanare definitivamente il pericolo che Shane rappresentava per la sua vita. Menzogne su menzogne, come sempre, un castello di carta che sarebbe crollato alla prima folata di vento ... era quello che succedeva sempre, ma lei non aveva ancora imparato quella lezione. Stava cercando di combattere contro le lacrime quando la porta venne aperta, Kat guardò la figura alta e perfetta di Claire farsi avanti e subito si sollevò dal pavimento. Assunse la sua solita postura elegante e con un gesto veloce della mano cacciò le lacrime dagli occhi, ma ovviamente niente di tutto ciò poteva ingannare l'altra.
- Brutto momento? -
Come se non lo sapesse, pensò Kat, ma si morse la lingua - No, niente affatto. Perché sei qui? - Era chiaro che non ci fosse simpatia tra le ragazze, entrambe avevano smesso di riservarsi quel finto trattamento educato già da un paio di giorni.
- Volevo parlare dei comitati, da quello che ho potuto constatare non sei più nella posizione adatta per gestirli ... -
- Cosa vorresti dire? - Kat le lanciò un'occhiata piena di rabbia mentre l'altra sorrideva mestamente
- Voglio dire che il tuo rapporto con un buon ottanta per cento delle ragazze che fanno parte del comitato è ormai logoro. Da quello che mi pare di capire non vi siete più scambiate una parola da tempo, dunque mi chiedo come intendevi gestire le impellenze di un comitato se non riesci neanche a parlare con le tue sottoposte. -
- Questi non sono affari tuoi -
- Invece credo di sì dal momento che mi sono appena proposta come nuova presidentessa -
Kat si sentì morire, odiava l'espressione trionfante impressa sul volto della ragazza, la sua postura dritta, quell'aria di terribile tranquillità e sicurezza che trasudava ... Claire era esattamente come Kat era stata soltanto pochi mesi prima.
- Ascoltami attentamente e lascia che ti dia un consiglio, potremmo anche andare ai voti, ma sarebbe davvero imbarazzante per te, le ragazze non ti sostengono più ... prenderesti una manciata di voti al più ... vuoi davvero metterti in una situazione tale? Io eviterei, soprattutto considerando la miriade di situazioni imbarazzanti in cui sei già finita di recente. Ti consiglio di dare le tue dimissioni volontariamente, sii intelligente una volta tanto nella vita. - Poi aveva sorriso, il suo viso si era aperto in una smorfia di superiorità, Kat si trattenne dal colpirla, la sua mano tremava e aveva divorato la distanza che la separava da Claire in un attimo.
La rossa sollevò un sopracciglio - Cosa pensi di fare? -
- Non avresti dovuto sfidarmi, Claire - Commentò Kat ad un centimetro dal viso dell'altra
- E' una minaccia? -
- No, solo una constatazione dei fatti -
Claire rise di scherno - Sarai anche stata una leonessa potente, ma adesso sei in declino, è tempo che tu ti metta da parte spontaneamente altrimenti dovrò farlo io e non sarà per niente piacevole. -
- Bene, vuoi quella marmaglia di idiote? Prenditele pure, ma sappi che alla prima occasione che si presenterà ti pianteranno un bel coltello dietro la schiena, è così che fanno e tu non sarai un'eccezione -
- Se fossi in te mi preoccuperei dei tuoi problemi - La rossa sospirò appena e poi tornò alla porta - continua a leccarti le ferite, non volevo distoglierti dal tuo dolore. -
- Ride bene chi ride per ultimo, Claire -
- Se ti può far sentire meglio, credici pure. -
Poi Kat rimase da sola.
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