Chapter 36 - Out of the Asher
Kat era riuscita a ritagliarsi un paio di minuti per sé, allontanandosi dalla festa dopo svariate presentazioni e conversazioni tutt'altro che interessanti ma necessarie. Tutta la Los Angeles che contava era lì, nell'immenso giardino della loro villa, a parlare di grandi produzioni e progetti dal valore inestimabile. Kat era nata per quel mondo, ma d'altronde il suo stato attuale le impediva di comportarsi come la ragazza spensierata di sempre, nel fondo del suo cuore iniziava a sentirsi inadeguata, una parte di lei voleva soltanto sfuggire da tutte quelle attenzioni. Si sedette in un angolo più isolato del giardino e prese il cellulare dalla sua pochette, guardò lo schermo con rammarico, non era così che aveva immaginato di trascorrere il compleanno della sua migliore amica, ma erano stati gli eventi a decidere per lei. Poi sorrise puntandosi la fotocamera sul volto e iniziò a registrare il messaggio di auguri
- Mia inestinguibile forza della natura Yoru, sei felice di esserti liberata di me per qualche settimana, eh? Scommetto che tremavi al pensiero di cosa avrei potuto mai ordire come festeggiamento per i tuoi diciannove anni! - Poi rise appena - niente feste in grande stile stavolta, in realtà avevo pensato di uscire in compagnia di Konnor e Shane - Pronunciare quel nome le faceva male, ci fu un attimo di pausa durante la quale dovette combattere per rimuovere il volto del ragazzo dalla sua mente - ma non è stato così, evidentemente non sarebbe dovuto esserlo. Comunque, spero che tu ti stia divertendo anche senza di me, ti assicuro che ci rifaremo non appena tornerò a casa. Spero che tu abbia ricevuto il mio regalo, dovresti indossarlo stasera, sono certa che Konnor lo adorerà -
Kat sorrise appena, non voleva lasciarsi prendere dalla malinconia, quello era il primo compleanno che passava lontano dalla sua amica, ma il pensiero che quell'anno ci fosse Konnor la rincuorava enormemente.
- Divertiti! Adesso devo proprio tornare alla festa, non temere, cercherò di fare colpo su qualche aitante magnate con residenza ad Hollywood - Kat fece l'occhiolino alla fotocamera poi mandò un ultimo bacio alla sua amica - Ancora tanti auguri, Yoru! Sei la persona migliore che avessi potuto conoscere! -
Poi inoltrò il video ed attese, il fuso orario non rendeva quella situazione meno complicata purtroppo, quando tornò alla festa capì che c'erano dei nuovi arrivati, suo padre e Sophie le fecero segno di raggiungerli, si trovò davanti una bella coppia elegante con una figlia altrettanto mozzafiato accanto. Aveva lunghi capelli rossi e lievemente ondulati e grandi occhi azzurri, era alta e prorompente, a giudicare dal pallore della sue pelle non era un'amante del clima californiano, ma ad ogni modo la sua carnagione creava un contrasto sorprendente con quello che Kat riconobbe come uno degli ultimi modelli Gucci che le ricadeva fino ai piedi.
- Loro sono i Withmoore, se ben ricordi quand'eri bambina avevano preso un attico accanto al nostro, su a Earl Terrace, spesso ci ritrovavamo insieme, soprattutto in estate. Avevano un bel cottage. -
- Sì, certo ... abbiamo cenato insieme qualche volta. Tu sei Claire, no? - Kat ricordava eccome adesso che aveva osservato meglio i volti dei nuovi arrivati.I fratelli Withmoore erano stati il suo incubo più grande, non immaginava di trovarseli lì, dopo dieci lunghi anni.
La rossa annuì, c'era qualcosa di sprezzante nel suo viso - Piacere di rivederti, Kathleen. Ricordi i nostri giochi in giardino?
Kat avrebbe usato altre parole, più che giocare finivano sempre per litigare, come aveva fatto a non riconoscerla ad una prima occhiata? Claire Withmoore era stata una delle tante amichette forzate che erano state introdotte a casa sua da bambina, le loro madri andavano d'amore e d'accordo, così come suo padre e il signor Withmoore, un po' meno i bambini.
- C'era anche tuo fratello ... -
- Oh, nostro figlio Douglas - Commentò la donna aprendosi in un sorriso di puro orgoglio - era qui fino a qualche momento fa, dove si sarà cacciato? -
La conversazione andò avanti in quel modo per un po', Kat sentiva lo sguardo tutt'altro che amichevole di Claire posarsi ad intermittenza su di lei, possibile che non avesse ancora superato gli screzi avuti a sei anni? Cominciava a sentirsi in imbarazzo
- Oh, le tartine al caviale, non posso perdermele. E' stato un piacere incontrarvi di nuovo, signori Withmoore - Kat aveva colto la palla al balzo per defilarsi elegantemente da quel gruppetto, se fino a quel momento nessuno l'aveva messa a disagio con strane occhiate o frecciatine adesso le cose erano diverse, Claire non aveva fatto nulla per nasconderle cosa pensasse di lei, qualcuno aveva letto i tabloid e voleva farglielo sapere.
Kat si rifugiò davvero nel cibo, sospirò nel sentire la morbidezza del burro sulla sua lingua, poi portò la testa indietro e si accasciò contro lo schienale di una sedia. Aveva preso il suo terzo bicchiere di champagne, probabilmente da ubriaca avrebbe retto meglio quella serata infinita.
Stava per allungare la mano sul vassoietto davanti a lei quando si scontrò con una seconda mano, alzò lo sguardo per incontrare quello lievemente divertito di un bel ragazzo. Kat sbatté le palpebre per un attimo, se c'era qualcuno che aveva detestato più di Claire Withmoore era il fratello della suddetta, l'esemplare umano più abietto dell'universo. E adesso era proprio davanti a lei.
- Tu ... - Disse la ragazza con un filo di voce e gli occhi stretti in una fessura che non prometteva niente di buono
- Allora ti ricordi di me - Douglas rise appena. Parte della sua antica cattiveria era stata convertita in una dose abbondante di fascino, aveva pensato Kat, guardando il volto attraente del suo interlocutore, anche da bambino aveva avuto dei bei tratti regolari, ma adesso il volto era più spigoloso e anche quel principio di barba chiara era ovviamente qualcosa di nuovo e piacevole da vedere. Aveva i capelli castani portati all'indietro, occhi verdi e brillanti, somigliava molto alla madre e per niente alla sorella, ma la sua corporatura apparteneva tutta a Julian Withmoore, spalle larghe, portamento elegante, stava dannatamente bene in quel completo grigio scuro.
- Come potrei dimenticarti? - Kat lo guardò con aria di sufficenza - eri la perfetta incarnazione del male. -
- Oh, andiamo ... ce l'hai ancora con me per quella storia dei capelli? Non volevo tagliarteli, sei stata tu a muoverti troppo bruscamente -
- Davvero? E quella volta in cui mi hai fatto cadere nel lago? E hai dimenticato quando hai provato a dar fuoco alle mie scarpe mentre ce le avevo addosso? Anche quello è stato un incidente?
Douglas rise di puro divertimento - Ero un bambino movimentato, lo riconosco, ma lo eri anche tu. Hai distrutto la mia macchinina telecomandata preferita contro un albero, era l'unico modello rimasto in commercio.
- Te l'ho detto mille volte, non volevo farlo davvero! -
- Come no ... - Commentò il ragazzo, ridendo - ad ogni modo, devo dire che tutti quei nomignoli cattivi me li sarei anche potuti risparmiare considerato come sei venuta su col tempo ... -
Douglas la fissò con attenzione, indulgiando particolarmente sul viso adesso lievemente imbarazzato della mora - Direi che ho cambiato idea riguardo le lentiggini, ad alcuni donano -
Kat sospirò profondamente e cercò di riprendersi nonostante la sorpresa che produssero quelle parole - Non riuscirai a farti perdonare con qualche insulso complimento, tu e tua sorella mi avete rovinato l'infanzia, eravate coalizzati -
- Sì, siamo sempre stati molto uniti nello scegliere i nostri nemici - Douglas era divertito - ma si sa, i bambini sono cattivi a volte, potremmo definirli quasi sadici -
- E adesso saresti diverso? - Chiese quella, scettica.
- Almeno quanto lo sei tu - Poi Douglas si sedette di fronte a Kat e la derubò del suo flute di champagne, se lo portò alla bocca e ne bevve un gran sorso sotto lo sguardo irritato dell'altra - visto che stiamo facendo un salto nel passato credo sia più che doveroso brindare -
- Sono felice che i vostri genitori abbiano deciso di deportarvi, la mia vita è migliorata di gran lunga dopo -
- La mia no, lo ammetto. Mi mancava la mia vicina lentigginosa e viziata, improvvisamente mi sono ritrovato senza nessuno da irritare -
Kat portò gli occhi al cielo - Credo che tu non abbia trascorso neanche un singolo giorno senza suscitare dell'irritazione tra la gente - Douglas rise di gusto, poi appoggiò il suo viso tra le mani e rimase a fissare Kat per un po'.
- Che ti prende? - Chiese lei dopo un lungo silenzio che iniziava a pesarle.
- Passo a Kensington la prossima settimana, mio padre ha degli affari a Londra, è probabile che torneremo a vivere lì per un po' -
- Stai scherzando - Kat era a bocca aperta - allora è un bene che io sia qui!-
- Prima o poi dovrai tornarci, no? - Douglas le fece l'occhiolino
- Non lo so - Kat aveva risposto troppo in fretta, senza neanche ragionare. Quelle parole erano state le più sincere che avesse detto negli ultimi giorni in realtà, ma se ne pentì - beh, voglio dire ... non so quando -
- Se vuoi fermarti qui perché ti piace Los Angeles bene, è comprensibile, ma non credo sia questo il punto, no? -
Anche Douglas sapeva ovviamente, tutti sapevano nonostante facessero finta di niente. Kat respirò piano, era così, fingere che qualcosa non fosse successa non l'avrebbe fatta scomparire, lo scandalo era ancora lì, ma per il rispetto che tutti gli invitati portavano alla sua famiglia nessuno aveva osato comportarsi in modo scortese con lei.
- A casa non c'è un bel clima - Biascicò la ragazza
- Davvero ti importa di quello che pensa la gente? Ricordo che alla Kat di una volta non importava nient'altro che sé stessa ed era questo il motivo per cui mi piaceva così tanto tormentarla, lei non vedeva nessuno all'infuori di se stessa, neanche impegnandosi ... -
- Perché mi stai dicendo questo? Sono passati secoli! - Ribatté la ragazza, confusa
- Te lo dico perché questo è l'atteggiamento che dovresti mantenere adesso! Sii superiore a quegli idioti, vogliono etichettarti come una poco di buono? Che lo facciano pure! Ti importa davvero quello che pensa la gente? -
Kat rimase colpita da quelle parole, gli occhi verdi del ragazzo erano fissi nei suoi mentre prendeva un altro sorso di champagne - So che hai ragione, avete tutti ragione ... -
- Allora per una volta tanto ascolta qualche consiglio - Douglas rise appena - hai una settimana di tempo, se pensi di riuscire a sopportare la nuova situazione a Kensington possiamo viaggiare insieme. Per un po' farò la spola tra Los Angeles e Londra, dall'anno scorso sono a capo dell'azienda di mio padre
- Lo so, sei una star anche in Europa - Ammise la ragazza, riflettendo meglio non aveva mai voluto leggere nulla su Douglas, soltanto sentirlo nominare o leggere il suo nome la irritava in passato. Ricordava la sua storia tormentata e probabilmente ancora in corso con un'attrice e modella famosa - perché mi stai dicendo queste cose? -
- Beh, diciamo che voglio farmi perdonare e lasciarti un ricordo un po' meno spiacevole - Commentò quello, ridendo appena. Aveva un bel sorriso, Kat notò che si formavano delle fossette deliziose ai lati del suo viso ogni volta che rideva
- Mia sorella verrà alla Ashbourne probabilmente, deve frequentare l'ultimo anno, non è particolarmente felice di questo trasferimento, puoi immaginare. Qui è parecchio conosciuta, ha il suo giro di amiche snob e famose, all' Ash dovrà ripartire da zero -
- Sono certa che riuscirà ad ambientarsi - Una volta avrebbe anche potuto garantirlo, ma la situazione era cambiata drasticamente, Kat Westwood non aveva più il potere di assicurare qualcosa a qualcuno.
Poi Douglas si sollevò, il suo cellulare stava suonando- Affari! Affari anche di notte! Domani sei a casa? -
Quella domanda la sorprese - Sì, dovrei ... -
- Se riesco a liberarmi prima del previsto passo a prenderti, facciamo un giro. -
Kat non ebbe il tempo di replicare perché l'altro si allontanò in fretta, rimase perplessa, era andato via senza neanche presupporre che lei avesse potuto rifiutare quella proposta di uscire insieme. Kat corrugò la fronte, forse non era poi così diverso dallo spocchioso Douglas di dieci anni prima.
Quando Claire riuscì ad intercettare il fratello gli si avvicinò con passi svelti, il suo sguardo severo non passò inosservato
- So che te ne vuoi andare, ma non possiamo. Adorano il signor Westwood, lasciali chiacchierare - Commentò il ragazzo, osservando i genitori seduti non lontano, in compagnia degli ospiti di casa e di un altro gruppetto
- Non fare finta di non aver capito - La rossa lo fulminò con lo sguardo - ti ho visto prima, fare tutte quelle smancerie da quattro soldi alla Westwood, che cosa credi di ottenere? Ormai non la vuole più nessuno, quella -
Douglas sospirò - Adesso vuoi anche mettere bocca su chi intendo portarmi a letto? -
- Lei? - Claire rise - vuoi ritrovarti anche tu in quello schifosissimo triangolo? Accomodati pure, mamma ne sarà entusiasta -
- Teoricamente non sarebbe più un triangolo, ma un quadrato e poi è l'ex di Gould e qualcosa mi dice che a quel figlio di puttana non sia ancora passata. E' sempre incredibilmente gratificante togliere le caramelle a un Gould -
Claire scosse la testa - Sei soltanto un bambino, sapevo che avevi qualcosa in mente, ma sappi che stai sbagliando. Perché vuoi infierire su un cadavere? Gould è scomparso, non si fa vedere da giorni, Dio solo sa in che centro di riabilitazione sia stato confinato, lascia i morti in pace -
- Gould non può morire, o meglio, è come le fenici ... risorge sempre dalle sue ceneri, stai a vedere se non mi credi - Douglas aveva ancora gli occhi puntati su Kat che adesso parlava con un gruppetto di ragazze, era dannatamente bella, ma lui avrebbe potuto avere di meglio, lui aveva già di meglio
- Come intendi metterla con Irina? -
Douglas fece spallucce - Che vuoi che me ne importi, come hai detto tu sono bravo ad ottenere ciò che voglio con un po' di smancerie, Irina mi perdonerà quando avrò finito con Gould e la Westwood -
Claire sospirò profondamente - Sta attento, fratello. Non ci vuole niente che la situazione ti sfugga di mano - Lo avvertì la rossa, prima di allontanarsi da lì.
Era arrivato alla fine, Yoru non sapeva se essere felice o triste, il suo compleanno era finalmente giunto, diciannove anni, le sue spalle si sentivano pesanti, non seppe dire se era il peso della responsabilità e delle scelte oppure la conseguenza della piega che la vita aveva preso. La ragazza non potè nascondere la punta di malinconia che provò osservando il video dell'amica, Kat le mancava, soprattutto il giorno del suo compleanno. Lei sapeva come combattere il peso degli anni che si susseguivano e quando si ritrovò ad aprire il regalo che le aveva mandato capì che voleva tentare di farlo anche a distanza. Si trattava di un bellissimo vestito nero quasi interamente cosparso di merletto trasparente, evidentemente Kat aveva in mente un serata parecchio romantica e proprio in quel momento il telefono di Yoru cominciò a squillare, era Konnor.
- Buongiorno, tanti auguri – disse la sua voce allegra.
- Grazie, come va? –
- E' il tuo compleanno, quindi per un giorno sorvoliamo sulla mia vita pietosa – rise il ragazzo- hai in mente qualcosa di speciale? Shane sarà dei nostri? –
- Non credo, l'ho sentito ma è ancora messo male, la riabilitazione è più dura del previsto, per non parlare dei paparazzi che girano ovunque come avvoltoi – spiegò lei – credo sia meglio fare qualcosa di discreto, lontano da Kengsinton –
- Ricevuto, allora verrò a rapirti alle sette stasera? – Chiese con un sorriso.
- Ottimo, va benissimo – concordò la ragazza.
- Posso sapere adesso cosa regalarti? –
- E' un segreto – rise lei – te lo dirò quando ci vedremo –
- Ti ricordo che la sorpresa doveva essere fatta a te – disse Konnor.
- Tu mi hai chiesto se c'è qualcosa che desidero e ci ho pensato, stasera saprai il verdetto! –
- Allora a dopo –
La giornata di Yoru trascorse come sempre, la signora Watson si era premurata di farle gli auguri e aveva sentito i suoi per telefono, sarebbero tornati fra due giorni, erano tremendamente dispiaciuti di non poter trascorrere il compleanno con lei.
Quando arrivò la sera la bionda indossò il vestito che le aveva regalato Kat, aveva anche truccato il viso leggermente, ormai non tentava più di combattere l'emozione che provava nell'attesa che Konnor arrivasse a casa sua. Quando sentì bussare la ragazza si precipitò ad aprire la porta sul retro della casa, lontana da occhi indiscreti e paparazzi, il rosso le apparve davanti con un espressione serena sul viso. Entrambi impiegarono qualche istante prima di parlare, persi nella contemplazione di quel momento.
- Sei bellissima – disse con un filo di voce.
Lei non parlò si limitò a scattare in avanti e gettarsi sulle labbra del ragazzo che per un momento trattenne il fiato, poi rispose al bacio con passione stringendo il corpo della bionda al suo.
- Andiamo via di qui – mormorò Yoru guardandosi intorno.
Konnor la prese per mano e si diressero alla moto, montarono in sella e li allontanarono dal quartiere illuminato per dirigersi a Chelsea dove il ragazzo aveva prenotato un tavolo in un ristorante.
- Ti manca Kat? - le chiese mentre portava alle labbra il boccone.
- Certe volte sì ... soprattutto in giorni come questi in cui non avevo altro che lei intorno – ammise Yoru – non ho mai festeggiato un compleanno senza Kat da quando vivo a Londra, sono abituata all'assenza dei miei, loro viaggiano molto, ma lei ... devo dire che mi manca anche se incasina terribilmente le mie giornate-
- Quando pensi che tornerà? –
- Credo che stia cercando di mettere in ordine le cose, di risorgere dalle ceneri, quando avrà capito come affrontare tutti a testa alta tornerà. Io sono fiduciosa nel fatto che lei trova sempre soluzioni alla fine. –
I due terminarono la cena e quando uscirono dal ristorante cominciarono a camminare, era Yoru che guidava quella passeggiata e con un obbiettivo in mente ben preciso, in poco tempo i due si trovarono vicino un salone per tatuaggi che Konnor conosceva bene.
- Per il mio regalo – esordì la ragazza – vorrei fare un tatuaggio –
Il rosso rimase per un attimo interdetto – ne sei sicura? –
- Sì, quest'anno è così pieno di cambiamenti e vorrei lasciasse un segno sul mio corpo come ha fatto sulla mia anima, anche se non sembra credo di essere cambiata molto –
Il ragazzo sorrise – allora che aspettiamo? –
La giornata di Yoru trascorse come sempre, la signora Watson si era premurata di farle gli auguri e aveva sentito i suoi per telefono, sarebbero tornati fra due giorni, erano tremendamente dispiaciuti di non poter trascorrere il compleanno con lei.
Quando arrivò la sera la bionda indossò il vestito che le aveva regalato Kat, aveva anche truccato il viso leggermente, ormai non tentava più di combattere l'emozione che provava nell'attesa che Konnor arrivasse a casa sua. Quando sentì bussare la ragazza si precipitò ad aprire la porta sul retro della casa, lontana da occhi indiscreti e paparazzi, il rosso le apparve davanti con un espressione serena sul viso. Entrambi impiegarono qualche istante prima di parlare, persi nella contemplazione di quel momento.
- Sei bellissima – disse con un filo di voce.
Lei non parlò si limitò a scattare in avanti e gettarsi sulle labbra del ragazzo che per un momento trattenne il fiato, poi rispose al bacio con passione stringendo il corpo della bionda al suo.
- Andiamo via di qui – mormorò Yoru guardandosi intorno.
Konnor la prese per mano e si diressero alla moto, montarono in sella e li allontanarono dal quartiere illuminato per dirigersi a Chelsea dove il ragazzo aveva prenotato un tavolo in un ristorante.
- Ti manca Kat? - le chiese mentre portava alle labbra il boccone.
- Certe volte sì ... soprattutto in giorni come questi in cui non avevo altro che lei intorno – ammise Yoru – non ho mai festeggiato un compleanno senza Kat da quando vivo a Londra, sono abituata all'assenza dei miei, loro viaggiano molto, ma lei ... devo dire che mi manca anche se incasina terribilmente le mie giornate-
- Quando pensi che tornerà? –
- Credo che stia cercando di mettere in ordine le cose, di risorgere dalle ceneri, quando avrà capito come affrontare tutti a testa alta tornerà. Io sono fiduciosa nel fatto che lei trova sempre soluzioni alla fine. –
I due terminarono la cena e quando uscirono dal ristorante cominciarono a camminare, era Yoru che guidava quella passeggiata e con un obbiettivo in mente ben preciso, in poco tempo i due si trovarono vicino un salone per tatuaggi che Konnor conosceva bene.
- Per il mio regalo – esordì la ragazza – vorrei fare un tatuaggio –
Il rosso rimase per un attimo interdetto – ne sei sicura? –
- Sì, quest'anno è così pieno di cambiamenti e vorrei lasciasse un segno sul mio corpo come ha fatto sulla mia anima, anche se non sembra credo di essere cambiata molto –
Il ragazzo sorrise – allora che aspettiamo? –
Quando Yoru sentì la punta della macchinetta poggiarsi sulla sua pelle non provò dolore, fu una strana sensazione ma l'emozione per quello che stava avvendo e l'adrenalina le consentirono di affrontare quel momento serenamente. Sapeva che quell'anno era diverso in qualche modo, lo aveva percepito dall'inizio di Settembre ma il modo in cui gli eventi stavano accadendo l'aveva del tutto sorpresa. Si sentiva bene, per la prima volta il suo umore si era spostato verso le sfumature della felicità e guardare Konnor le ricordava che esisteva davvero qualcuno in grado di comprenderla.
A fine serata il rosso la riaccompagno alla villetta facendo attenzione a non lasciarsi sorprendere da qualche occhio indiscreto, una volta davanti alla porta i due si fissarono negli occhi, con un velo di desiderio che non accennava a diminuire.
- Sei stata pazzesca, insomma .... Il tuo primo tautaggio e nemmeno un fiato – buttò lì il ragazzo accarezzandole il viso e sistemando una ciocca di capelli dietro il suo orecchio.
- Non faceva poi così male ... - lo sguardo della ragazza vagava lungo la figura di Konnor e la sua bocca parlò dando voce a pensieri che non riusciva a trattenere – i miei non torneranno prima di qualche giorno, se stasera volessi fermarti ... -
Il ragazzo rise – morivo dalla voglia che me lo chiedessi –
Ci fu un altro bacio rovente e i corpi intrecciati dei due si spinsero all'interno della casa, le mani di Konnor si mossero lungo i fianchi della ragazza fino a scendere e accarezzarle le cosce. Yoru guidò i loro corpi lungo le scale fino al piano di sopra e poi fece sdraiare il ragazzo sul letto della sua camera. Gli dedicò un leggero sorriso poi tirò giù la cerniera del vistito e lasciò che cadesse lungo il suo corpo magro, la garza che copriva il tatuaggio spuntò prepotentemente.
- Dobbiamo stare attenti – disse il rosso mentre passava una mano lungo i fianchi della ragazza –non devi farti male –
Yoru si posizionò a cavalcioni sulle sue gambe – faremo piano ... - Sussurrò.
Il ragazzo sentì l'eccitazione aumentare mentre il corpo della bionda entrava a contatto con il suo, in poco tempo la stanza fu invasa dai gemiti dei due. Yoru si era totalemte abbandonata a quel momento, la sua pelle era diventata estremamente sensibile, riusciva a percepire ogni millimetro del suo corpo e ogni carezza che Konnor lasciava su di lei. Quell'unione, quel bisogno, l'assoluto delirio dei sensi, era come essere avvolti da una coperta, immergersi totalmente nella pace.
Quando il giorno seguente la bionda aprì gli occhi era ancora abbracciata al corpo di Konnor, il ragazzo stava dormento serenamente e lei sorrise nel notare quell'espressione di assoluto relax. Non voleva svegliaro e si limitò a guardarlo dormire per qualche altro minuto prima che il suo cellulare comincasse a vibrare. Konnor aprì gli occhi pigramente e osservò il display con viso truce, poi rispose.
- Che vuoi? –
Visto il tono Yoru dedusse che si trattava di Skull, ultimamente fra i due non correva buon sangue e lei non faticava a comprendere il motivo.
- Non sono a casa ... sì ... non so, proprio adesso? Ci vediamo al DOM. – concluse chiudendo la telefonata.
- Una riunione? – buttò lì la bionda.
Konnor scosse la testa – non ho intenzione di prendere l'argomento –
- Hai tempo per fare colazione? –
- Certo –
I due si diressero in cucina e il rosso si mise ai fornelli per preparare delle homelette e tentò con tutte le sue forze di cancellare l'espressione preoccupata dal volto della ragazza.
- A quando la prossima gara? Vi siete qualificate in una buona posizione – buttò lì.
- Abbastanza, la prossima settimana iniziano le eliminatorie e non cambiare argomento, se non vuoi parlarne ok, ma non mettere in mezzo il nuoto –
Konnor rise – il nuoto mi interessa davvero ... -
La ragazza si sollevò dalla sedia e si avvicinò al rosso, lo fissò dritto negli occhi – capisco perché tu tema di parlamene, ma io vedo anche cosa sta succedendo a quelli intorno a te. Vedo la paura negli occhi di Cloe e le domande che vorrebbe fare ma non può. Vedo l'ignara innocenza di Annie e il male che tutto questo le farà prima o poi ... non voglio essere così, non voglio essere come loro –
- Non lo sei ... -
- Li ucciderete? –
- Questo non - - provò a dire ma venne interrotto.
- Avete intenzione di ucciderli? – incalzò la ragazza.
- Si ... se non troviamo un accordo, li uccideremo o loro uccideranno noi –
- Quando? – la voce di Yoru tremò appena.
- Ancora non lo sappiamo, suppongo che stiamo aspettando una mossa falsa... non so come Skull gestirà la cosa - rispose quello con un sussurro.
- Non mi sembra la stia gestendo – commentò lei stizzita.
- Yoru ... -
- Cosa? Io vorrei solo che tu non morissi – replicò, il ragazzo sorrise leggermente e si avvicinò sfiorandole il viso con le mani.
- Starò bene, ma la caverò –
- Quando lo saprai dimmelo, voglio sapere quando accadrà –
Lui annuì, non riuscì a parlare ma unì istintivamente le loro labbra, avvolse l'esile corpo di Yoru in un abbraccio serrato. La bionda rispose subito al bacio attirando il corpo del ragazzo a sé, la passione stava nuovamente prendendo piede nella mente di entrambi. Con un gesto rapido Konnor sollevò Yoru facendola sedere sul mobile della cucina mentre si piazzava fra le gambe della bionda che le intrecciò alla sua vita.
Fu un rumore ad attirare l'attenzione di entrambi anche se non poterono fare molto se non voltarsi per un attimo perplessi verso l'entrata della cucina.
- Tesoro sei qui? Siamo tornati prima! Sorpresa, buon compleanno! – esclamò la madre entrando nella stanza in compagnia del marito.
Ci fu un attimo di gelido silenzio, fu come se il tempo si fermasse in quel momento mentre gli occhi di Midori fissavano la figlia seduta sul mobile della cucina e uno sconosciuto con indosso solo dei pantaloni. Un brivido passò lungo il corpo della donna tanto da farle cadere di mano il dolce che stava reggendo, i due giovani si spostarono immediatamente tentando di assumere una posizione più composta. Il danno però era già stato fatto, i coniugi Knowles rimasero senza parole e nessuno sembrava essere in grado di dire nulla di sensato, così Yoru tentò di aprire bocca.
- Siete ... già qui ... non vi aspettavo – si disse che era stata una pessima idea a giudicare dallo sguardo adesso severo della madre.
- Beh, non ci dici chi è questo ragazzo?- domandò la donna incrociando le braccia.
- Lui è ... Konnor- rispose la ragazza in imbarazzo.
Il rosso sudava freddo mentre gli occhi neri e sottili della donna lo fissavano da cima a fondo e sentiva la sua disapprovazione persino a distanza.
- Konnor Yeats, piacere di fare la vostra conoscenza – esclamò tentando di lenire l'imbarazzo.
- Molto piacere – rispose il padre di Yoru che adesso sembrava divertito.
La moglie non era dello stesso avviso e teneva i due regazzi in ostaggio con lo sguardo.
- Io ... - cercò di dire il rosso – dovrei andare adesso ... magari ... ecco la prossima volta – si stava palesemente arrampicando sugli specchi.
- Certo – convenne l'uomo – la prossima volta ti fermi a cena da noi, facciamo due chiacchiere ... -
- Ti accompagno – mormorò la ragazza.
I due scapparono dalla cucina correndo in macera dove Konnor terminò di vestersi e Yoru mise i pantaloni della tuta sopra la culotte che indossava.
- Merda, tua madre vuole uccidermi? – chiese il ragazzo mentre scendevano in fretta le scale.
- Credo fosse sorpresa –
- Io credo che fuoribonda sia il termine giusto ... merda ... -
- Ci parlerò, ma temo che vorrà conoscerti – rise lei.
- Come se avessi una possibilità di apparire meno losco, già mi odia! - le fece notare.
- Ti chiamo dopo –
Konnor scappò via dalla casa il più in fretta possibile mentre Yoru prendeva un bel respiro e tornava in cucina dove la madre aveva raccolto la torta da terra e puliva nervosamente il ripiano, il padre invece aveva un aria più divertita e mangiava una delle homelette cucinate da Konnor.
- Sono squisite – esordì vedendola entrare.
Lei accennò un sorriso.
- Quando pensavi di dirci di questo ragazzo che si aggira per casa nostra? – esordì la madre contrariata.
- Mi dispiace ... io ... -
- Questo è un comportamento poco maturo da parte tua Yoru – continuò – si può sapere dove lo hai conosciuto? Quanti anni ha? Non credo proprio frequenti la Ashbourne –
- L'ho conosciuto in giro ... - tentò di spiegare.
- Quanti anni ha? –
- Ventisei –
- Lo sa che vai ancora a scuola? Tutto questo è così inappropriato, dopo quello che sta succedendo anche ai tuoi amici! Dovresti avere più giudizio – le ricordò la madre.
- Questo non ha nulla a che fare con loro – rispose la ragazza con stizza.
- Sono certo che Konnor sia un ragazzo rispettabile – intervenne il padre.
- Ma lo hai visto? Pieno di tatuaggi, che va dietro ad una ragazza di diciannove anni ... - brontolò la donna – è tutto tremendamente inappropriato –
- Lui mi piace molto, quindi non vedo cosa ci sia di inappropriato – disse la ragazza lasciando la cucina.
I coniugi rimasero da soli, per un momento nessuno parlò poi fu il marito a prendere la parola.
- Forse hai esagerato – provò a dire ma la donna continuava a essere contrariata.
- Non dirmi che sei felice dello spettacolo di poco fa! –
- Di certo non è stato divertente ma è pur sempre Yoru e non è una bambina, sono certo che si senta legata a questo ragazzo per averlo portato qui. È una ragazza responsabile – le ricordò – è sempre stata solitaria e schiva, mi fa piacere che abbia trovato qualcuno a cui vuole bene –
- Dovremmo dire ad Akihiko di fermarsi da noi invece che affittare una camera in hotel – disse la donna – farebbe bene a entrambi frequentare un coetaneo, poi non si vedono da così tanto, i suoi genitori ne sarebbero felici –
- E lo fai per loro? – la voce dell'uomo tradiva incertezza – non stai spernando qualcos'altro?-
- Questa città è sempre stata troppo diversa da lei, ha bisogno di qualcuno che la comprenda, passare del tempo con un coetaneo come lui, che ha la sua stessa sensibilità, le farà bene e di certo Akihiko sarà meno spaesato –
- Come vuoi, ma io non mi intrometterei in faccende di cuore se fossi in te, diamo a quel ragazzo il beneficio del dubbio. –
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