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Chapter 33 - Heartless

Kat tremava da capo a piedi nonostante l'aria calda che si espandeva nell'abitacolo dell'auto. L'uomo la stava fissando dallo specchietto retrovisore, in evidente attesa di qualcosa.

- Signorina? Dove la porto? -

La ragazza era sconvolta, come una sopravvissuta a un evento catastrofico di portata spaventosa, si sentiva in uno stato confusionale, ma allo stesso tempo c'era un unico pensiero che la tormentava più di tutti gli altri

- Vada a Vauxhall, al maneggio - Era lì che avrebbe trovato Wright alle otto e mezza di un sabato mattina, alle prese con i suoi allenamenti di equitazione, così come accadeva da tantissimi anni a quella parte. Aveva lo stomaco in subbuglio in quel momento, cercava di concentrarsi sul presente perché pensare a quello che le era successo soltanto un'ora prima la faceva stare male. Come avrebbe fatto adesso? I paparazzi sarebbero stati ovunque, come sarebbe riuscita a tornare a casa senza dover passare tra quella folla? E cosa avrebbero detto di lei i giornali? E le riviste?

Non aveva osato controllare le pagine dei social, aveva riposto il cellulare in borsa, lontano dai suoi occhi. Sua madre era già venuta a conoscenza dell'accaduto? Ma ancora di più, Wright sapeva? Sperò con tutto il cuore che non fosse così, che fosse lei a potergli parlare prima che quelle notizie spaventose gli fossero piombate addosso come una valanga alla quale non si sarebbe potuto sottrarre. Yoru credeva che fosse una pessima decisione, ma come poteva lasciare Wright da solo in quel momento? Come poteva lasciare che fossero gli altri a raccontare quella terribile verità?

Kat aveva sbagliato, era stata subdola e viscida, era scesa ai livelli di Shane e questo era quello che meritava adesso. Lo pensava sul serio mentre il taxi continuava a farsi strada nelle periferie di Kensington, dove il paesaggio si faceva più verde e meno trafficato. Ma neanche quello scenario di pace riusciva a calmarla, si sentiva soffocare, non pensarci non serviva a niente perché inconsciamente non aveva mai smesso di soffrire per quello che era appena successo. Erano stati scoperti, Shane era stato incauto e avventato come sempre, lo aveva pregato di stare attento ma a lui non era importato, Gould era fatto così.

Come aveva potuto fidarsi di lui? Kat lo conosceva da così tanto tempo! Lei sapeva bene cosa avrebbe significato riporre troppa fiducia in una persona come quella, eppure era successo, era stata acciecata dal troppo desiderio che provava nei suoi confronti per pensare razionalmente a quella storia.

- Siamo arrivati, vuole che l'aspetti qui? -

- S-sì, la prego. - Kat aveva un groppo in gola, cercò di muoversi nonostante le sue gambe non la reggessero a dovere, poi lasciò l'auto che rimase ferma, in attesa del suo ritorno. Il maneggio era vuoto a quell'ora del mattino, i rumori della natura erano i dominatori incontrastati di quel luogo, sentiva il lieve galoppo di qualche cavallo in lontananza, i nitriti, i loro zoccoli che calpevastavano il fieno sul terreno. I tacchi costosi di Kat scivolavano sull'erba fresca e verde, un altro impiccio che non l'aiutava per niente ad avvicinarsi alla recinzione che divideva l'entrata alle zone dedite agli allenamenti. Wright era lì, accanto al suo cavallo, il capo chino su qualcosa. Era il suo cellulare.

A Kat le si spezzò il respiro, si era mossa inconsapevolmente quel tanto che bastava per allertare il ragazzo che si era voltato verso di lei, con il volto distrutto dal dolore. Ritrovarsela lì fu la sorpresa più sgradita di tutta la sua vita, i suoi occhi zigzagavano dallo schermo del suo cellulare a quella sagoma lì davanti, misera e ad un passo dalle lacrime, come sempre.

Wright provò una furia mai sperimentata prima, era passato dall'incredulità alla consapevolezza nel giro di pochissimi secondi. Era tutto chiaro adesso, i comportamenti strani di Kat, la sua infedeltà, la rottura del fidanzamento.

- Wright io ... speravo che non lo leggessi da lì - La voce di Kat era rotta, ma il ragazzo non le permise di continuare

- Perché no? Almeno i paparazzi hanno le palle di raccontare le cose come stanno. Non si può dire lo stesso di te e di mio cugino! - Non ci poteva credere, una rabbia divorante lo avvolse di nuovo, guardare il volto mortificato di Kat lo mandava fuori di testa

- S-stavo cercando il momento giusto ... -

- Il momento giusto?? Non sarebbe mai esistito il momento giusto! Mai! Non sarebbe mai stato accettabile! Quello che avete fatto è schifoso e ignobile! Tradirmi con il mio stesso cugino! Giocare in questo modo con me, dopo tutti questi anni passati insieme! -

- Non era quello che volevo! Credimi -

- Crederti? - Wright rise crudelmente, non era rimasto nulla del ragazzo gentile e pacato che Kat conosceva così bene. Era un lupo furioso che intendeva divorare la propria preda.

- Sei soltanto una vile bugiarda. Non chiedermi mai più di crederti, non capisco neanche perché tu ti sia presa la briga di farti vedere qui. Credi che io sia un idiota? Certo, è quello che avete pensato, tu e quel pezzo di merda per tutto questo tempo! Sono perfino andato a chiedere aiuto a lui! Gli ho parlato di noi, mi sono confidato e per tutto questo tempo mi sono chiesto che cosa io avessi fatto di sbagliato per rovinare il nostro rapporto! Stavo male mentre tu ti facevi sbattere da mio cugino, sono disgustato. Mi viene da vomitare. -

Kat rimase senza fiato, stava singhiozzando - W-wright io non ho pianificato niente del genere, n-non volevo ... -

- Certo, ti è capitato! Ti sei ritrovata senza vestiti accanto a mio cugino! E' un film visto e rivisto, credevo che tu fossi migliore di così, ma non mi sono mai sbagliato tanto in vita mia - Wright voleva ferirla e quando vide i suoi occhi riempirsi definitivamente di lacrime seppe di esserci riuscito - Sei soltanto una sgualdrina, una delle tante, odio mio cugino ma allo stesso tempo gli sono grato per avvermi aperto gli occhi sulla tua vera natura, non sei niente di tutto quello che credevo. E adesso vattene, mi dai seriamente il voltastomaco. -

- W-Wright ti prego - Kat stava singhiozzando, sentiva il petto bruciare di rabbia e indignazione, non avrebbe mai creduto che Wright avesse potuto rivolgerle delle parole così spaventose.

- Incredibile, sei stata la vera rivelazione dell'anno e lo sarai anche per i giornali. Sai, dopotutto credo che la peggiore delle punizioni debba ancora arrivare per te ... scommetto che sarà entusiasmante tornare a scuola - Wright rise ancora, fu un suono glaciale e cattivo - fossi in te partirei il prima possibile, nessuno avrà pietà per te. -

Kat rimase senza parole, non c'era più niente da aggiungere, meritava tutto quello, lo sapeva, ma non riusciva ad accettarlo. Wright le era passato davanti senza degnarla di un'altra occhiata, perfino il sole sembrava essersi fatto gelido, nascosto da una coltre fittissima di nuvole che minacciavano il cielo. Stava arrivando la pioggia, Kat si costrinse a tornare indietro, a riprendere in mano la sua schifosa vita che andava in rovina e a condurla da qualche parte, al sicuro.

- M-mi porti a casa, Earl Terrace - La ragazza salì in auto e si fece forza, doveva prendere il cellulare e avvisare la madre del suo rientro. C'erano una miriade di chiamate, Shane, Yoru, poi di nuovo Shane, sua madre, suo padre ...

Kat portò il cellulare all'orecchio e attese che Eliza rispondesse, successe al secondo squillo, la donna si lasciò andare ad un sospiro di sollievo nel sentire la voce della figlia

- Dove sei? -

- Sto tornando a casa ... -

- E' pieno di paparazzi, ho chiamato la sicurezza, stanno cercando di allontanarli dalla nostra proprietà, ma non possono fare più di tanto. Rimarranno in zona. -

- Mamma ... - Kat non sapeva cosa dire, avrebbe dovuto scusarsi, ma a cosa valevano le sue scuse?

- Lascia stare, l'importante è che stai bene, torna a casa. Ne parleremo dopo. -


Il ritorno al Bulgari di Shane fu frenetico e spaventoso, nonostante la sicurezza dell'Hotel non fu facile contenere la miriade di paparazzi che cercavano disperatamente di strappare qualsiasi dichiarazione utile a chiunque avesse avuto a che fare con Gould e la Westwood. Le guardie del corpo scortarono Shane all'interno del Bulgari, soltanto quando le porte si chiusero quel rumore assordante si spense. Il ragazzo era sconvolto e provato, ma c'era un solo pensiero fisso che guidava le sue azioni, come una furia si diresse al suo piano, verso la sua enorme suite. Spalancò la porta con rabbia, facendola sbattere contro il muro, alcuni uomini della sicurezza gli vennero dietro, allertati dal suo stato d'animo, poi lo videro setacciare ogni stanza, i suoi passi furiosi risuonavano nel silenzio della suite.

- Maledetto, dove diavolo è? - Chiese alla fine, incontrando lo sguardo di uno degli uomini addetti alla sicurezza.

- A chi si riferisce? -

- A mio fratello! Dove diavolo è Chad? -

Gli uomini si fissarono lievemente confusi - E' andato via ieri notte ... credevo che lo sapesse. -

- Via? - Shane era incredulo - via dove? -

- Non lo sappiamo, ha richiesto un taxi ed è semplicemente andato via. Possiamo controllare i suoi spostamenti se vuole, abbiamo il numero dell'autista... -

Shane si portò le mani al volto in un gesto di enorme stanchezza, poi crollò sulla sua poltrona - Aggiornatemi. - a quel punto gli uomini andarono via.

Era stato lui, Chad era l'unico ad aver assistito alla sua conversazione con Konnor riguardo la scelta del motel in cui lui e Kat avrebbero passato la notte. Shane avrebbe voluto sbagliarsi con tutto il cuore, ma dentro di lui, per quanto facesse male, sapeva bene che quella era la realtà dei fatti. Il suo stesso fratello lo aveva tradito, aveva distrutto l'unica cosa sensata che Shane fosse mai riuscito a costruire e lo aveva fatto per vendetta. Il ragazzo si sollevò dalla sua poltrona e si diresse al bancone degli alcolici, doveva bere, annegare nell'alcol, la sua unica cura per quel male che era la sua stessa esistenza. Stava per prepararsi un drink quando i suoi occhi caddero su un foglietto bianco, a pochi centimetri dalla bottiglia preferita di Chad.

Avrebbe voluto distruggerlo, ma prima lo avrebbe letto. La grafia era quella confusa del fratello ovviamente, erano poche righe, probabilmente scritte da ubriaco.

" Non potevo andar via senza aver lasciato un po' di caos dietro. Tu mi hai tolto l'unica cosa bella che avessi mai avuto, ho pensato che fosse giusto ricambiarti il favore.

Con affetto,

Tuo fratello Chad

P.S: Ho svuotato un paio delle tue American Express. Non volermene troppo, ne farò buon uso. "

Shane urlò di rabbia, inconsapevolmente afferrò la bottiglia di vetro di scotch e la lanciò lontano, dall'altra parte della stanza, dove andò ad infrangersi contro un'enorme specchio a muro. I vetri volarono ovunque, ma la furia del Gould non era stata domata neanche un po', avrebbe voluto distruggere il mondo intero, il volto di Chad lo tormentava, rideva di lui, lo scherniva, poteva quasi toccarlo. Andò alla libreria, dalla sua scorta personale, doveva farlo, ne aveva voglia ... che altro gli era rimasto d'altronde?

Era purissima, bianca come la neve, la divise in tre striscette di uguale larghezza, poi si abbassò e finalmente inspirò con il naso. Smise di pensare, pulì il volto con la mano, accasciandosi contro il muro, sulla moquette calda e confortevole del suo hotel, dove lui era ancora il re di qualcosa.


Era stato come prendere un grosso respiro prima di un salto spaventoso, non aveva guardato nessuno, non aveva ascoltato niente di tutto quello che le veniva urlato contro, Kat aveva camminato velocemente tra la folla di gente, scortata dalla sicurezza. Fu soltanto quando entrò nell'ascensore di casa che tornò a respirare normalmente, stava tremando, il suo viso era irriconoscibile, così scosso ... così sconvolto.

- Potete andare adesso, vi ringrazio. - Eliza aveva parlato agli uomini con un tono calmo, quasi serafico. Era tutta una messa in scena ovviamente, i suoi occhi solitamente sereni lampeggiavano di rabbia e indignazione, ma non si posarono su Kat.

- Mamma ... -

- Come ti è saltato in mente di fare una cosa del genere? - Eliza non l'aveva lasciata parlare, aveva tirato fuori una sigaretta e l'aveva accesa - sì, fumerò in casa perché ne ho proprio bisogno! -

- Mi dispiace, non faccio altro che scusarmi ma è così ... - Kat non riusciva ad aggiungere altro, non quando il volto della madre era così profondamente intriso di delusione.

- Ti ho ripetuto così tante volte di stare attenta! Non sei una persona comune, Kat! Credevo che lo avessi capito, ho cercato in tutti i modi di metterti in guardia, perché temevo che sarebbe successa qualcosa del genere! Uno scandalo! E non mi importa di quello che dicono quei dannati paparazzi, sono soltanto sanguisughe pronte a balzarci addosso al primo passo falso ... io mi preoccupo per te! Per come vivrai questa cosa! Perché so quanto pesa il giudizio della gente! -

- Starò bene, mamma ... - Kat voleva provare a rincuorare la donna ma non era semplice, non quando avrebbe voluto chiudersi nel buio della sua stanza e non riemergere mai più.

- Voglio che tu sappia che nella vita succede. Presto dimenticheranno questa notizia, magari non così preso ... - Si corresse la donna - ma ci saranno altri scoop, è così che funziona nel nostro mondo. Faremo causa a tutti colore che oseranno metterti in cattiva luce -

- Mamma, smettila. E' quello che merito -

- No! Non lo è! - Eliza aveva afferrato la figlia per le spalle e finalmente l'aveva guardata davvero negli occhi - stammi a sentire, tu sei la mia bambina, sei una dannata ragazzina di diciannove anni e ti sei comportata male, va bene, hai sbagliato ... ma non meriti di essere messa alla gogna. Non hai ucciso nessuno, santo cielo! Devi reagire, tesoro. Devi essere forte adesso. Non farti buttare giù da quello che diranno, va bene? -

- Vorrei soltanto andare in stanza al momento ... sono molto stanca. -

Eliza annuì appena, poi aprì le labbra, voleva porre una domanda, ma rimase in silenzio

- So cosa vuoi chiedermi e sì, stavo con lui ... ma adesso è finita. -

- Mi dispiace, sono desolata per tutti voi ... per te, per Wright, perfino per Shane. Avresti dovuto parlarmene, ti avrei aiutato, tesoro -

- Non volevo essere aiutata, non volevo che anche tu mi dicessi qual'era la cosa giusta da fare, perché lo sapevo bene, mamma. Sapevo che avrei dovuto parlarne con Wright subito oppure mi sarei dovuta mantenere alla larga da Shane per sempre, lo sapevo ... ma non l'ho fatto. Ho sbagliato. -

Kat era salita in camera, il suo letto aveva frenato la sua caduta. L'unico rifugio che possedeva era quella coperta calda e profumata che la teneva lontana dal rumore di quel mondo orribile che fino a poche ore fa era stato il suo più grande palcoscenico.


Quando Yoru mise piede a scuola si rese conto dell'impatto che aveva avuto la notizia fra i ragazzi, non c'era uno solo che non parlasse della vicenda, che non scambiasse commenti irriverenti e giudizi affrettati. La ragazza cercava di non pensare, camminava a testa alta lungo il corridoio cercando di non prestare attenzione a quelle occhiate. Persino le amiche di Kat erano le prima a fomentare dicerie e pettegolezzi, quell'istituto era appena diventato l'inferno personale per la sua amica. Quelle stesse persone che tempo prima la trattavano come una regina, adesso erano le prime a disprezzarla e giudicarla. La bionda era felice che Kat non fosse andata a scuola quel giorno, era meglio aspettare che lo scandalo passasse, che le persone si stancassero di chiacchierare.

- Yoru – la voce di Luke portò la ragazza nuovamente al presente.

Il suo volto sembrava preoccupato e leggermente a disagio.

- Come stai? –

La bionda scosse le spalle – suppongo di non essere io ad avere un problema. –

- Kat come sta? – chiese turbato – la gente sta davvero esagerando, io mi auguro che lei stia reagendo –

- E' una ragazza di diciannove anni verso cui si sta montando un processo mediatico – Rispose Yoru – direi che si sente schiacciata e devastata, tutti quelli che la conoscevano e apprezzavano le hanno voltato le spalle. La sua vita privata è messa al bando, non credo che sarà facile. –

Quello parve ancora più triste – Beh, falle i miei auguri, dille che sono solo stronzate, che se la caverà –

- Grazie Luke ... -

- In bocca al lupo per la gara oggi ... -

Già, la gara, Yoru sospirò, non era molto in vena di gareggiare, la sua mente era piena di pensieri negativi e pesanti. Non bastava l'assurda situazione di Konnor, adesso anche questo nuovo dramma arricchiva le sue giornate.

Mentre si dirigeva a mensa si impose di non rivolgere lo sguardo a nessuno dei numerosi studienti che ridevano e la indicavano. Sentiva chiaramente che si chiedevano dove fosse Kat, se stesse lavando via il disonore, altri la stavano etichettando direttamente come sgualdrina. Quando entrò nella sala fissò per un momento il loro vecchio tavolo con nostalgia, prima era sempre pieno. Kat e Wright che ridevano e amoreggiavano, le stupide amiche della mora e i loro comitati, Shane e le sue battute volgari. A Yoru parve passata una vita da quei ricordi, mentre fissava quel tavolo dove adesso solo una persona aveva il coraggio di sedere, la ragazza andò ad accomodarsi proprio davanti a lui.

- Così ... eccoci qua, gli ultimi rimasti- disse Shane con un tono che tradiva un profondo rammarico.

- Alla fine chi semina vento raccoglie tempesta – mormorò la ragazza.

- Come sta? –

Lei scosse le spalle – Come una persona travolta da una montagna di merda, fa fatica persino a rispirare –

- I-io ... non riesco a mettermi in contatto con lei da ieri, speravo che sarebbe venuta a scuola oggi, anche se dentro sapevo che non sarebbe successo. Dio, quello che ci stanno facendo – Ringhiò.

- Lei lo sapeva, entrambi conoscevate il rischio ... - Disse la bionda – spiegami ti prego Shane, come diavolo è successo? –

Lo sguardo del ragazzo divenne cupo e rabbioso – Chad ... è stata la sua vendetta, ma è colpa mia, Kat ha ragione. Non avrei dovuto fidarmi di lui. Come cazzo ho potuto? -

Bastò questo affinchè Yoru comprendesse, il fratello di Shane, doveva trattarsi di una faccenda dei Gould, un vecchio conto in sospeso che era stato saldato a discapito di qualcuno che non c'entrava nulla.

- Ci sono andate di mezzo le persone sbagliate suppongo – Momorò la ragazza – Kat è devastata e umiliata, ha parlato con Wright ed inutile dire che è stata una pessima idea -

- Lui non l'avrebbe mai resa felice, abbiamo sbagliato i modi ma non sono pentito – sibilò Shane – io ... noi eravamo perfetti –

- Le persone odiano la perfezione, dovrete avere più di questo dalla vostra parte se volete avere una possibilità –

- Devi aiutarmi, Yoru. Devo vederla, provare a spiegarle – insistette.

- Certo, dovete assolutamente parlare ma questo non è il momento giusto – gli ricordò – non riesce nemmeno ad affrontare il mondo adesso, è troppo ferita e terrorizzata. Lasciale un po' di tempo, cercherò di fare il possibile per farla tornare a scuola-

- Pensi che possiamo farcela? – Chiese più all'universo che alla ragazza davanti a lui.

- Solo se decidete di farlo entrmabi. Non lascerò che si arrenda –

- Non dirle nulla di Chad, voglio essere io a spiegarle, è comunque tutta colpa mia – Disse alla fine.

- Tu hai infinite colpe Shane, su parecchie cose della tua vita ma non su questa, suppongo che ora siate entrambi vittime di questo mondo –


Dopo le lezioni mattutine e il pranzo Yoru si diresse verso la piscina, doveva cominciare il riscaldamento, le gare sarebbero cominciate presto.

Lo spogliatoio era già affollato dalle altre componenti della squadra quando la bionda fece il suo ingresso, come sempre non fu notata dalle ragazze, stavano chiacchieranno.

- Quindi persino la regina di Kengsinton ha un lato oscuro! –

- Proprio con Shane Gould, e dire che lei si atteggiava a gran donna, non deve esserlo poi tanto –

- Secondo voi è davvero recente la cosa? Oppure magari va avanti da chissà quanto tempo, dietro le spalle del povero Wrigh! –

- Mi fa una pena, evidentemente l'apparenza inganna, anche la più glamour e sofisticata delle ragazze in realtà è una voltagare sgualdrinella –

Yoru si mosse rapida e silenziosa, gettandosi sul corpo della ragazza che non l'aveva neanche vista arrivare, la mano della bionda era di puro granito mentre afferrava la compagna e la sbatteva violentemene contro gli armadietti dello spogliatoio. Le altre si impietrirono.

- Dimmi un po' Alicia, le tue gambe sono voleci quanto la tua lingua sott'acqua? – ringhiò la bionda – magari se dedicassi meno tempo a sparlare del prossimo e più ad allenarti, io non dovrei fare i salti mortali per recuperare i tuoi tempi schifosi nella staffetta –

La ragazza era pallida e fissava Yoru con gli occhi sgranati, non riuscì a dire una parola.

- La prossima parola che sento su qualunque argomento non riguardi il nuoto, farò in modo che le gare le guardiate dagli spalti, chiaro? – Ringhiò la bionda.

Le altre non ebbero la forza di parlare o ribattere, fissarono il capitano e annuirono frettolosamente. Yoru finì di cambiarsi e si preparò a dirigersi a bordo piscina.

Il palazzetto era gremito di gente, gli spalti erano quesi del tutto occupati da genitori e studenti, si respirava già un'aria tesa ma questo non preoccupava Yoru. Quell'atmosfera le dava energia, in particolare quella gara era diversa, i suoi genitori non erano potuti essere lì, erano ancora in viaggio per lavoro, ma c'era Konnor quel giorno. La ragazza riuscì a individuarlo fra la folla, sentiva i suoi occhi su di lei e riusciva a vedere il suo sorriso.

Quando la gara cominciò il corpo di Yoru fu immerso nell'acqua e la ragazza si abbandonò a quella sensazione, la leggerezza, la velocità. In fondo all'acqua nulla sembrava particolarmente preoccupante, tutto poteva essere superato, le voci e i volti apparivano ovattati e sfocati. Pensò che anche Kat avrebbe dovuto immergersi in quelle acque per un po' e trovare la forza di riemergere e riprendersi la sua vita.


- Sei stata incredibile – la voce di Konnor era musica per le orecchie della ragazza.

Quando Yoru lo vide gli corse incontro e lo abbracciò, lui le aveva portato dei fiori.

- Non dovevi – sorrise lei – era solo una gara di qualifica –

- Era la mia prima gara di nuoto e sono sbalordito - rise lui – sei stata formidabile –

- Sono feliche che tu sia venuto, filiamocela da qui – disse lei stringendosie al ragazzo e usciendo dal palazzetto.

Mentre camminvano fu Konnor a riprendere la parola – non ho potuto fare a meno di notare di non essere più l'attrazione principale –

- Non dirlo a me – scosse la testa la ragazza – oggi è stato a dir poco infernale -

- Casa tua è ancora assediata? Annie mi ha detto che stanno montando davvero un caso assurdo, che hanno intervistato chiunque volesse dire la sua ... -

- Sì, ancora gironzolano lì intorno, ma molto meno, sanno che non direi nulla in proposito, si stanno divertendo con altri dalla lingua lunga –

- Puoi venire da me per un po' se vuoi avere pace – proprose – i tuoi genitori sono ancora via? –

- Sì ma preferisco restare lì, sono più vicina a Kat e lei ha bisogno di me adesso –

I due continuarono a parlare e passeggiare per l'intero pomeriggio, cercavano di non pensare, immergendosi l'uno nell'altra, tentando di dimenticare gli ultimi avvenimenti che rendevano incerto il domani per entrambi.


Quando la sera Yoru chiamò Kat la voce della ragazza era smorta e triste, era evidente che avesse pianto e che non lasciava la sua camera da ore.

- Sono ancora lì fuori? Vuoi che venga lì? – Chiese la bionda preoccupata.

- Lascia perdere, per il momento è meglio che resti sola –

- Devi reagire Kat! Non permettere che quegli stupidi ipocriti ti rovinino la vita – insistette la ragazza – loro hanno scheletri più grossi dei tuoi nell'armadio –

- Peccato che i miei siano quelli di pubblico dominio – mormorò la mora.

- Dovresti tornare a scuola ...- Disse Yoru – ho visto Shane, le cose sono complicate, dovreste affrontarle insieme –

- Fammi il piacere! Non è a lui che danno della sgualdrina arrampicatrice sociale! – ringhiò – Come ho fatto a diventare un altro dei suoi trofei? –

- Lo sai che non è così ... -

- Non ce la faccio Yoru , qui sta diventando un incubo – mormorò – penso che dovrei cambiare aria per un po', lasciare Kengsinton, finchè non avranno altri da spolpare –

- Questo ti fa sembrare colpevole – instette la bionda – non hai motivo di andare via ... -

- Ho la mia pace mentale da salvaguardare ... - Ci fu una pausa in cui Kat sospirò – mi dispiace ... non vorrei mollarti così, c'è anche il tuo compleanno fra non molto! Avremmo dovuto organizzare una grande festa e invece voglio fuggire in piena notte come una ladra dalla mia stessa vita –

- Non preoccuparti per me ma tu pensaci bene, ricordati di non essere sola Kat e ricordati che sei una ragazza forte anche se fai finta di non esserlo –

Kat sorrise dall'altra parte del telefono, era assurdo quanto parlare con Yoru la risollevasse, la bionda sapeva sempre cosa dire, era incoraggiante e faceva sembrare l'impossibile possibile. Ma Kat sarebbe riuscita a tornare nuovamente in pista? Poteva vincere contro tutto il mondo che tentava di demolirla? La ragazza non era certa di possedere quel tipo di forza.

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