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Chapter 27 - Bad Choices

Nella foto: Chloe


Cloe camminava lungo la strada con il suo solito passo calmo e cadenzato, teneva la tracolla sulla spalla destra mentre la sua macchina fotografica le pendeva lungo il collo. Aveva appena finito una lezione all'università e si stava dirigendo all'appartamento che divideva con altre ragazze non lontano dal college. Il suo sguardo si muoveva annoiato lungo la strada familiare, fino al semaforo che precedeva la pasticceria di Annie, pensò di farci un salto, prendere qualcosa e salutarla.

Così si incamminò verso il negozio ed una volta spinta la porta, la campanella produsse un leggero tintinnio portando la pasticcera a voltarsi verso l'ingresso. Alla vista di Cloe, la ragazza sorrise e fece il giro del bancone per andarle incontro e salutarla.

- Ciao, che bello vederti! –

- Ho finito prima le lezioni oggi, ho pensato di prendere qualcosa e passare a salutarti – disse la biondina accennando un sorriso.

- Hai fatto bene! Ho appena sfornato una crostata di ciliegie, te la impacchetto subito! – esclamò Annie che conosceva bene le richieste dell'altra.

Cloe passava spesso al suo negozio e quasi sempre ritirava una crostata di ciliegie per i gemelli, era il loro dolce preferito e lei ne teneva sempre una a casa da offrigli quando venivano.

- Come te la passi? Va tutto bene?- continuò Cloe mentre osservava la sua amica confezionare il pacchetto.

- Si ultimamente qui c'è un bel movimento e non ti nascondo che qualcuno ha già fatto richieste per le feste natalizie, quest'anno avrò molto lavoro – rispose Annie soddisfatta.

- Sono felice per te, hai le mani d'oro, ti meriti il doppio della fortuna – commentò l'altra con un sorriso.

- E tu sei sempre troppo gentile! –

Ad un tratto lo sguardo allegro di Cloe si rabbuiò, i suoi lucenti occhi azzurri si scurirono appena e quando parlò il suo tono era smorto.

- Bazzica ancora da queste parti? –

Si era premurata di non pronunciare quel nome, ma d'altronde non era necessario, Annie afferrò immediatamente di chi si trattava ed anche i suoi occhi persero lucentezza ed allegria, velandosi di una patina di tristezza.

- Sì ... per lo più la sera, sta lì fuori fino alla chiusura –

- Lo sai che potresti chiamare la polizia, vero? – commentò l'altra.

- Sì, ma preferisco lasciarlo perdere, non fa nulla di male – rispose Annie, adesso nei suoi occhi si era formato uno strato sottile ed acquoso, le lacrime volevano venire fuori ma la ragazza le tratteneva con decisione.

- Io credo che lo faccia invece – ribatté Cloe – ti fa del male e lo sai, stando lì, fissandoti tutto il tempo, è un tormento che non sei tenuta a sopportare – il suo tono era teso – ha persino ricominciato ad uscire con il gruppo, questo genere di comportamento è inaccettabile ... -

-Sono i suoi amici Cloe, di certo non posso impedire che ci esca e non sarebbe giusto –

- Skull dovrebbe imporsi, dirgli di girare a largo, ogni volta che torna ci sono sempre problemi! Konnor ha ragione ... - la ragazza si accorse di aver parlato troppo adesso la sua amica la guardava con occhi confusi.

- Che genere di problemi? –

Annie non sapeva nulla, non dopo quello che le droghe avevano fatto ad Harley la prima volta, era convinta che i suoi amici fossero fuori dai guai, ma la realtà era ben diversa. Cloe accennò un sorriso e regolarizzò il respiro, tornando la ragazza mite e rassicurante di sempre.

- Sai com'è fatto Harley, parla sempre a sproposito e mette tutti di malumore ... - rispose prontamente – spero che con il tempo la smetta di fare i capricci da bambino – poi prese il pacchetto e lasciò i soldi della torta- ci vediamo presto Annie, abbi cura di te –

- A presto Cloe – rispose l'altra lievemente frastornata.

Una volta uscita dal locale, la ragazza riprese il suo percorso verso l'appartamento, il suo passo era sicuro come sempre ma questa volta era accompagnato da una strana sensazione. Da quando aveva lasciato la pasticceria si sentiva osservata, aveva lanciato lo sguardo qua e là ma non aveva notato niente di insolito eppure quella sensazione non la abbandonava. Fu lieta di entrare a casa ed una volta chiusa la porta riuscì a tirare un sospiro di sollievo.

Cercò di dimenticare quel momento, si dedicò alle sue faccende ed a prepararsi per incontrare Will più tardi, al ricordo del ragazzo le comparve un leggero sorriso sulle labbra. Era assurdo che una persona come lei si fosse ritrovata in quella situazione eppure non poteva immaginare niente di meglio, nessun altro l'avrebbe mai resa felice come quei due ragazzi.

Cloe era sempre stata una mite e riservata, anche fin troppo normale per essere una ragazza di ventidue anni, non aveva mai fatto nulla di troppo eccessivo ed era sempre stata fidanzata con lo stesso ragazzo dal secondo superiore. Non aveva grandi aspettative nella vita, le piaceva avere piccole cose, delle sicurezze che le facessero dormire sonni tranquilli, questo prima però. Prima che il suo mondo abitudinario si fosse sgretolato con prepotenza.

Era stata una decisione sofferta quella di intraprendere il corso di fotografia del college di Chelsea, non si era mai mossa dalla sua città natale ed il suo ragazzo sarebbe rimasto lì. Cloe voleva assolutamente realizzare il suo sogno ma si era ripromessa di far quadrare tutto, tornare spesso a casa per poter stare con il suo fidanzato, ancora incerto e contrario sulla sua partenza. Così aveva fatto per i primi tempi, viaggi infiniti e stancanti per essere in due posti contemporaneamente, per non venire meno a nessuna promessa, fino a quella sera.

La ricordava bene, perfettamente, il giorno del suo compleanno era tornata a casa in anticipo, voleva fare una sorpresa al suo ragazzo e passare la serata con lui. Quando era entrata nel suo appartamento era stata pervasa da una strana sensazione, era tutto come sempre, tutto in ordine e pulito, quasi sembrava che non ci fosse nessuno. Eppure qualcosa non quadrava, mentre Cloe avanzava nel corridoio una vocina nella sua testa le diceva " torna indietro e chiamalo al telefono, torna indietro". Quando era arrivata davanti alla camera da letto però capì che era troppo tardi, sentì i sospiri, le risate, i gemiti, le gambe della ragazza si fecero molli, la sua mano si tese tremante verso la maniglia. Quando aprì la porta fu pervasa da un profondo disgusto, tanto che credette che avrebbe vomitato proprio in quel momento, Thomas, il suo ragazzo, era a letto insieme a quella che era appena diventata la sua ex migliore amica. I due avevano sgranato gli occhi, un mix di stupore e stordimento, lei non si era neanche coperta, era rimasta a fissare Cloe con un sentimento simile all'irritazione. Che dannato clichè. Tutte quelle bugie, aveva pensato la ragazza, tutti quei mesi a ripeterle di andare, di non preoccuparsi per lui, di vivere la sua vita, tutto quello solo per avere la possibilità di prenderlo. Solo per mentire e farla apparire una perfetta idiota impalata davanti ad una camera da letto, da quanto andava avanti? Si chiese Cloe, da quanto le mentivano e per quanto ancora lo avrebbero fatto? Perché le stava accadendo una cosa del genere?

Si disse che quelle risposte non le sarebbero servite, non erano importanti tanto quanto andare via di lì, togliersi quella visione dagli occhi. Così il suo corpo finalmente si mosse e si diresse a grandi passi fuori da quell'appartamento, quella stessa sera era tornata a Chelsea senza più rimettere piede lì. Tutti quelli che la conoscevano aveva capito che qualcosa non andava, il suo solito aspetto tranquillo e gioviale era un lontano ricordo, alle continue domande Cloe non rispondeva, sentiva soltanto quella sensazione orrenda riaffiorare.

I mesi erano passati senza sosta e sembrava che nulla potesse restituire a Cloe quello che aveva perso quella sera, finchè le sue coinquiline l'avevano trascinata in un pub, nel tentativo di farla distogliere, di regalarle una serata spensierata. Ma la ragazza si era seduta mal volentieri su uno degli sgabelli ed era rimasta immobile, circondata da un'aria di assoluto distacco.

- Mi chiedevo cosa ci facessi ancora qui –

Fu quella frase a farla voltare, si rese conto che un ragazzo si era seduto accanto a lei, era incredibilmente bello dovette notare, con i capelli di un biondo chiarissimo e gli occhi vitrei. Le stava sorridendo appena anche se quell'allegria non coinvolgeva il suo sguardo, c'era come un fondo di tristezza e solitudine nei suoi occhi.

- Hai l'aria di una che è sul punto di vomitare, perché sei in un posto del genere se non ti va? – aveva continuato.

- Le ... mie coinquiline ... mi hanno portato qui – ripose lei incerta.

- Beh, potevano almeno farti compagnia, questo posto ha una pessima clientela – ribattè il ragazzo e quegli occhi avevano brillato appena.

Cloe non smetteva di guardarlo, c'era qualcosa di magnetico in lui, nel suo sorriso o nel suo modo di fare, anzi probabilmente era tutto l'insieme.

- Io sono Will -

- Cloe -

- Sono estremamente felice di conoscerti Cloe –

Così era cominciato quell'incontro che avrebbe cambiato la vita della ragazza in un modo che lei non avrebbe mai potuto prevedere. Il suo interlocutore era estremamente affascinante, intelligente e con un senso dell'umorismo tutto particolare, non riusciva a credere che qualcuno sarebbe riuscito di nuovo a farla divertire.

- Concedimi un secondo, vado al bagno, tu cerca di non sparire, ho intenzione di chiederti il numero! – aveva esclamato prima di allontanarsi per qualche minuto.

Cloe aveva sorrise ed un lieve rossore si era dipinto sulle sue guance scure, non vedeva l'ora che lui tornasse e quando vide la sagoma del ragazzo riavvicinarsi si sistemò meglio nello sgabello, inspirando ed espirando profondamente. Al rientro l'altro si accomodò dedicandole un sorriso luminoso e poggiando il gomito appena sul bancone con fare disinvolto.

- Allora, che ne dici se mi dai il tuo numero? Ho intenzione di riverti il prima possibile –

La ragazza si irrigidì, c'era qualcosa che non andava, fissò il ragazzo dritto negli occhi, era sempre lui, sempre Will, i capelli biondi, gli occhi chiari, il viso tirato, eppure c'era qualcosa. I suoi gesti, il lieve tono della voce, la luminosità di quello sguardo, tutto quanto stava dannatamente stonando.

Cloe balzò in piedi dallo sgabello e si mise la borsa sulla spalla - non sono qui per farmi prendere in giro – disse arrabbiata – sono stanca di tutta questa gente che non fa altro che mentire –

Il puro sgomento riempì gli occhi del ragazzo- ma cosa ti prende ... io ... credevo di piacerti –

- Will mi piaceva, di te non so niente e se avete fatto questo per raggirarmi andate al diavolo tutti e due! –

Così Cloe era uscita dal locale, in fretta e con passo rabbioso, con gli occhi che pizzicavano appena, perché tutti si sentivano in diritto di raccontarle balle?

- Cloe! Cloe ti prego aspetta! – una voce la stava chiamando, quella era familiare.

La ragazza si voltò e vide due figure che la stavano rincorrendo, due ragazzi identici, due gemelli.

- Mi dispiace- commentò Will una volta davanti a lei – non volevo ingannarti, tu mi piaci, mi sei piaciuta immediatamente, appena ti ho visto seduta al bancone –

- Allora perché hai mandato lui? Credevi che fossi tanto stupida da non accorgermene? –

- Sì – mormorò il ragazzo con un tono mortificato- nessuno se ne accorge mai, siamo così uguali che nessuno vede mai la differenza, così nel tempo quando ci piace una ragazza abbiamo cominciato a scambiarci –

- Beh, io l'ho notata la differenza, voi siete diversi e mi avete mentito! – protestò quella.

- E' solo che tu ci sei piaciuta – intervenne l'altro, lui aveva un espetto molto più dolce di Will dovette notare lei, molto più amichevole – volevamo assolutamente avere una possibilità uscire con te, come avremmo potuto dirti che piacevi ad entrambi? –

Il tono accorato del ragazzo fece sfuggire a Cloe un sorriso intenerito – il tuo nome quale sarebbe? –

- Sono Jess, scusami se mi sono spacciato per mio fratello, volevo parlarti anche io –

- Cloe – la voce profonda di Will aveva nuovamente attirato l'attenzione di tutti facendo voltare la ragazza – perché non torniamo dentro e ricominciamo da capo? Senza raccontare balle questa volta –

Il biondo aveva allungato la mano verso di lei in attesa ed aveva assunto quella posa che sembrava poter mantenere per un secolo, Cloe non sapeva cosa le passasse per la mente in quel secondo ma dopo pochi istanti strinse quella mano con la sua. Così si fece guidare nuovamente dento il pub dai due ragazzi cominciando quel dialogo che le avrebbe cambiato la vita.

Erano passati tre anni da quella sera, quasi si sorprendeva del modo in cui il tempo sapeva passare rapidamente, il suo rapporto con i gemelli si era evoluto, era diventato sempre più stretto e viscerale, loro tre erano come un solo essere. Jess e Will erano sempre stati sinceri con lei da quel momento in poi, quando le avevano presentato il loro gruppo di amici l'avevano anche messa al corrente degli affari di cui si occupavano. Cloe era sempre stata in pensiero per loro, temeva che potesse accadere qualcosa e recentemente le sue paure si erano rivelate fondate.

Proprio quel pomeriggio quando si presentò al suo appuntamento con Will notò immediatamente che il ragazzo era teso e pensieroso, più del solito. Quando la vide tentò immediatamente di nascondere la preoccupazione e si diresse verso di lei con un lieve sorriso, circondandole i fianchi con le sue braccia.

- E' andata bene la giornata? – mormorò a pochi millimetri dalle labbra della ragazza.

- Ora va meglio – rispose lei unendo le loro bocche in un bacio intenso.

- Va tutto bene? – mormorò il biondo – hai l'aria strana ...-

I due avevano cominciato a camminare, Cloe aveva intrecciato le sue dita nella mano del ragazzo – si, sono solo un po' tesa , anche tu hai l'aria strana ... va tutto bene? Intendo con le vostre cose ... -

Will tacque per qualche secondo, era raro vederlo senza una risposta pronta – c'è qualche problemino ultimamente, sai Harley è tornato –

- Già- mormorò lei assottigliando gli occhi – detesto quando torna, vi mette nei guai, ho avuto pessie sensazioni tutto il giorno ... -

La mano di Will si contrasse appena, per stringere ancora di più quella della ragazza – che genere di strane sensazioni? –

- Beh, mi sentivo nervosa sai, avevo come la sensazione che qualcuno mi osservasse. Sarà che ho i nervi a fior di pelle per ora visto tutto quello che sta succedendo, ho paura di ricevere brutte notizie –

- Cloe – mormorò il ragazzo con voce roca – da quanto ti senti osservata? –

Il volto di lei tradì una certa esitazione ed incertezza – non so ma non devi preoccuparti, è solo la mia testa che viaggia troppo con le fantasia, sono sicura che non è niente –

- Mi dispiace le cose sono peggiorate – ringhiò Will a denti stretti – Skull e Harley hanno ... peggiorato le cose ... ecco ... -

- Non state rischiando la vita, vero? Ti prego, dimmi che state bene ... - sussurrò Cloe con il cuore che le aveva cominciato a battere violentemente nel petto ed una sensazione terribile alla bocca dello stomaco.

- Noi stiamo bene ma ... vorrei che stessi a casa nostra per un po', ti dispiace? Magari ti porti un paio di cose al nostro appartamento, per sicurezza –

Ci fu un lungo silenzio, sapeva che in quel momento Will soffriva terribilmente, lui detestava metterla in pericolo, odiava quando i suoi affari interferivano con i momenti che aveva con lei. Era certa che anche Jess fosse nel panico, persino più del fratello e che se era arrivato a dirle di trasferirsi per un po' da loro la situazione si era fatta pericolosamente seria.

Così Cloe accennò un sorriso nel tentativo di alleviare la pena nell'animo del suo ragazzo – certo Will, non c'è problema ... stasera porto tutto da voi, lo sai che mi piace quando stiamo tutti insieme –

Più tardi quella sera i gemelli si presentarono puntuali all'incontro sul retro del DOM, erano tesi, in particolare Will e questo rendeva anche Jess nervoso. Conosceva bene il fratello, meglio di quanto conoscesse se stesso, era raro che si affezionasse a qualcuno, che si fidasse, quello che era nato con Cloe era una sorta di miracolo. Sapeva perfettamente che a muovere le fila del corpo del suo gemello quella sera era la rabbia e la preoccupazione per l'incolumità della loro bella regina.

Nella stanza erano tutti presenti, Skull stava fumando una sigaretta, il signor K era seduto con le braccia incrociate e l'aria pensierosa, Harley era sdraiato a terra con le spalle contro la parete e le gambe allungate, solo Konnor li fissò attentamente mentre facevano il loro ingresso.

- Ci siamo tutti – mormorò il capo.

- Dobbiamo elaborare una soluzione – si precipitò a mettere in chiaro Konnor.

- No – ringhiò Will provocando un fremito nello stomaco del fratello – tu ... tu devi trovare un soluzione – disse rivolgendosi ad Harley.

Quello gli dedicò un leggero sorriso – non so di cosa parli –

- Piantala – intervenne Jess – sappiamo tutti che da quando sei arrivato non hai fatto altro che prepararti a mandare tutto a puttane ... -

- Avevamo un accordo e adesso guardate ...- si intromise l'altro fratello – hanno cominciato a pedinare Cloe oggi -

- Dovete stare calmi ... - insistette Skull – troveremo una soluzione.-

- Troveremo? Tu devi trovarla! – ringhiò Will – tu ci hai fatto finire in questo casino! Voi due ... cazzo –

Fu Konnor ad intromettersi a quel punto, si frappose tra il biondo ed il capo che si stavano fronteggiando pericolosamente.

- Abbiamo tutti da perdere ormai e scannarci a vicenda non servirà – disse il rosso – tutti noi abbiamo persone a cui siamo legati e che rischiano molto adesso, quindi manteniamo la calma e pensiamo lucidamente –

- Potremmo chiedere un altro incontro e ammazzarli tutti, una bella imboscata che ne dite? – rise Harley attirando nuovamente su di se le occhiate furenti di tutti.

- Invece di tentare di farci crepare tutti, potresti sforzarti di pensare a qualcosa di sensato – sbottò Konnor – dobbiamo cercare di stabilire una tregua –

- Una tregua? Quello ci riderà in faccia – esclamò Skull con tono di scherno.

- Hai un idea migliore? Dai sentiamo, che cazzo vuoi fare? Affrontarlo? Noi cinque contro tutta Chinatown? Geniale –

- Dobbiamo insistere e indebolirli! Ormai li abbiamo colpiti, non si lascia un animale ferito ed incazzato libero di aggirarsi nei boschi, bisogna finirlo! – ringhiò il moro autoritario.

- Ferito? Lo abbiamo appena scalfito e tu lo sai ... - ma Konnor aveva capito che le sue parole non avrebbero sortito alcun effetto.

- Gli abbiamo tenuto testa, gli abbiamo fatto capire che la nostra volontà va rispettata ed adesso siamo sotto il suo mirino, quindi non possiamo avere ripensamenti. Dobbiamo tenergli testa tutti insieme! Mirare alle sue scorte, fare in modo che i suoi affari smettano di andare come si deve –

- E chi lo farà questo ... - mormorò Will ad un tratto con tono cupo - tu? No Skull, tu sei bravo solo a parlare ... parli, parli e fai progetti che non sei in grado di mantenere, elabori idee e poi mandi qualcun altro a sporcarsi le mani, perché non lo dici chiaramente quello che vuoi –

- Ti siamo sempre stati leali – continuò Jess – lo sai bene che hai sempre potuto avere il nostro appoggio, quindi adesso facci la cortesia di evitare giri di parole offensivi e parla chiaro –

- Sempre se hai le palle per farlo ... -

Ci fu silenzio, Skull era in difficoltà, sapeva cosa stava per chiedere ed un parte di lui non era pronto, non così apertamente, non mentre gli occhi gelidi dei gemelli lo fissavano con così tanta ostilità.

- Dobbiamo diventare una minaccia, fare in modo che i suoi uomini ci temano – si intromise Harley con il suo solito tono privo di qualsiasi emozione umana – dovrete uccidere qualcuno –

Altro tremendo silenzio, pause interminabili in cui i ragazzi si fissarono negli occhi.

- Non riesci neanche a dirlo, vero? – la voce di Will era disgustata mentre fissava il capo che distoglieva lo sguardo.

- Cristo Santo ragazzi, non dovete fare niente del genere – Konnor era teso, sembrava sul punto di dare di stomaco – prendiamo tempo, elaboriamo un piano, non gettiamoci in una faida senza considerare altro ... -

- Siamo i cani da guardia del re, lascia fare a noi – ribattè Jess alla fine.

Poi i due fratelli voltarono le spalle ed uscirono dalla stanza, camminando a grandi passi verso la porta del locale.

- Will! – la voce di Konnor li raggiunse entrambi facendoli fermare– avevi detto che dopo Cloe non sarebbe più successo, che non avresti ucciso nessun altro per non essere costretto a rivelarle una cosa tanto orrenda e non doverle mentire, tenendole un segreto del genere. Vuoi farlo sul serio? –

I due ragazzi si fissarono di sott'occhio, era quello il loro ruolo nella gang, soprattutto all'inizio quando si erano trasferiti a Chelsea e avevano cominciato a ricavare un posto nella malavita locale. Erano i cecchini di Skull, quando c'era un conto salato da regolare, quando qualcuno doveva essere torturato o fatto sparire loro entravano in scena. Si erano proposti per quel ruolo perché sapevano che nessuno degli altri avrebbe potuto farlo, erano troppo coinvolti, troppo emotivi. Ai gemelli invece non importava, non interessava nulla al di fuori di loro stessi e quelle vite, quelle persone non erano altro che incidenti di percorso. Questo prima di Cloe però, accoglierla nel loro mondo aveva fatto una bruciante differenza, li aveva posti sotto il giudizio di qualcun altro, cosa avrebbe pensato di noi se avesse saputo? Era la domanda che assillava la mente di entrambi. Così avevano smesso di farlo e con il tempo e la stabilità che il gruppo aveva guadagnato, i cecchini potev rinfoderare le armi.

- I tempi sono diversi adesso Konnor – rispose quello a denti stretti.

- Noi apprezziamo quello che tu hai fatto, il modo in cui ti sei battuto – continuò l'alto – sappiamo che tu vuoi fare sempre la cosa giusta –

- Ma non dipende da te ora, a quanto pare qualcuno dovrà rimediare a tutto questo casino visto che i diretti interessati non ne sono in grado -

- Lo facciamo per lei, per la nostra bella regina, se dovesse accaderle qualcosa, non potremmo perdonarlo –

- Preferiamo che lei ci odi, ma noi non smetteremo di proteggerla, lei non deve mai essere coinvolta –

Così i due proseguirono lungo il locale vuoto, aprirono la porta e abbandonarono il DOM, lasciando Konnor impietrito e amareggiato.

Quando Jess aprì la porta del loro piccolo appartamento notò che la luce della camera da letto era accesa, i due si diressero proprio in quella direzione e, facendo capolino nella stanza, si resero conto che Cloe era lì, intenta a sistemare alcuni vestiti. Lei li vide e gli sorrise, i due ragazzi si precipitarono ad abbracciarla.

Le labbra morbide di Cloe si posarono delicatamente su quelle di Will e poi sulla bocca di Jess, i due ragazzi strinsero avidamente il corpo esile della brunetta, cospargendo il suo collo e le sue spalle di baci e carezze.

- Che succede? – mormorò lei, ancora prigioniera della stretta dei due.

- Ci sei mancata – rispose Jess al suo orecchio.

- E che altro? –

- Brutta giornata ... - sussurrò Will prima di baciarla di nuovo – cerchiamo di dimenticarla –

A quel punto Cloe accarezzo i volti dei due giovani davanti a lei e gli dedicò un sorriso caldo – sapete ho comprato una crostata di ciliegie oggi, perché non ne mangiamo un po'? –

- Si ... - mormorò Jess stringendo la mano destra della ragazza – ne ho proprio bisogno –

Will strinse quella sinistra – si ... mangiamo un po' di crostata –

Un nuovo scandalo portava via l'altro, la politica della Ashbourne era semplice e in qualche modo Kat la trovava giusta, dopo una settimana di continue chiacchiere sul suo conto e su quello di Wright la gente aveva spostato il suo interesse verso mete differenti. Adesso non si faceva altro che parlare del ritorno di Chad Gould, il fratello maggiore di Shane, esiliato da qualche parte in Svizzera e, adesso, nuovamente in patria per chissà quali ragioni. Erano molte le speculazioni in merito, tutto ciò che contava per Kat era la nuova libertà che aveva acquisito, lontana dai giudizi di tutti.

- E' sempre così, te l'avevo detto che anche tu e Wright avreste fatto il vostro corso, ci sono sempre nuove notizie più succose qui a Kensington - aveva commentato Yoru tutta intenta a recuperare il suo borsone sportivo dall'armadietto - piuttosto, hai parlato con Shane? -

- No ... - era così, Kat si era immersa in tutto ciò che avesse potuto permetterle di non avere troppo a che fare con il Gould, né con Wright, d'altro canto - ma sono preoccupata per lui, ha sempre avuto dei problemi con Chad ... dopo quello che è successo quella dannata estate ... -

Shane c'era sempre stato quando lei aveva avuto bisogno di qualcuno con cui parlare, ma lei era piccola e debole, mentre lui sembrava in qualche modo superiore a qualsiasi emozione che avrebbe potuto scuoterlo, per questo Kat non sapeva come comportarsi in quella situazione.

- Hai la tua occasione, ecco che arriva ... - Yoru le premette appena il braccio prima di salutarla e dissolversi oltre le scale che davano sulla palestra della Ashbourne.

Era così, Shane stava sfilando lungo il corridoio con il suo solito fare annoiato, la sua camicia della divisa era sbottonata sul petto come sempre, la cravatta non c'era più ... la preside aveva ormai perso le speranze con lui, Shane Gould era al di sopra dei rimproveri e delle punizioni.

Kat abbozzò un leggero sorriso prima di accostarsi a lui con fare quasi casuale e seguirlo lungo il suo giro

- Westwood, stavo iniziando a credere che fossi soltanto frutto della mia immaginazione ormai - disse quello ironico, a mo' di saluto.

- Ho avuto altro a cui pensare - rispose lei e non voleva essere dura con quelle parole.

- Stento a crederlo, so di essere il centro di ogni tuo pensiero, tesoro o almeno di quelli che contano davvero - Shane rise con il suo solito fare provocante che fece storcere il naso alla mora - sei qui per parlarmi del tuo ex? Sì, Wright è venuto ad insidiare anche me alcuni giorni fa, la sua persistenza è invidiabile. -

- Non sono qui per parlare di Wright ... volevo soltanto sapere come stessi, so che Chad è di nuovo in città -

Shane scosse la testa - E' mio fratello, il suo ritorno non ha effetti negativi su di me, se è questo che ti chiedi ... -

Kat fu in qualche modo sollevata, le relazioni familiari dei Gould erano incasinate e terribilmente piene di scheletri nell'armadio, i giornalisti avevano banchettato con quella famiglia per mesi interi in passato e la ragazza pensò che Shane fosse stato sincero una volta tanto nella vita.

- Sta al Bulgari da te? Si tratterrà per molto? -

- Sì e non so per quanto vorrà rimanere ancora. Hai altre domande o ho soddisfatto la tua curiosità? -

- Non è curiosità, ero soltanto preoccupata - ribatté Kat con un lieve senso di fastidio nel petto - credi che voglia soltanto impicciarmi dei tuoi fatti? -

- E' quello che fanno tutti, inoltre sei scomparsa ... ho pensato avessi avuto dei ripensamenti - disse quello con sincerità, incontrando lo sguardo adesso sfuggente della Westwood. I corridoi erano fitti di gente ed evitare Shane era stato un riflesso quasi incondizionato, Kat si sentiva sporca perfino a parlare con lui del più e del meno.

- Loro non sanno nulla, Kat ... siamo sempre stati amici agli occhi della gente, non ci sarebbe niente di male se ogni tanto uscissimo da soli ... - la sua voce era bassa e suadente adesso, ma il suo volto freddo e indifferente non lasciava trapelare nulla per chi li stesse guardando in quel momento - stasera ti porto fuori a cena -

- N-no - Kat scattò immediatamente - torna mia madre, le ho promesso che avrei passato la serata con lei, tra due giorni dovrà ripartire di nuovo -

Shane fece spallucce - Posso aspettarti per il dopo cena, anzi ... lo ammetto, è il dopo cena quello che mi preme. -

La ragazza sospirò - Shane ... -

- Non vuoi venire a letto con me? Ok. Ma sappi che sono in una fottuta astinenza e non so per quanto tempo potrò rimanerci - disse quello con franchezza, incontrando gli occhi nocciola della ragazza che si incupì immediatamente - io non sono Wright, ho un dannato harem di donne che mi aspetta e di certo non sono portato per il celibato quindi non giocare con me alla santarellina, Westwood. Non sei la sola nel mondo. -

- Perché non vai a farti fottere? - Kat era amareggiata.

- Magari più tardi potrei anche farlo - commentò quello, gustandosi il volto paonazzo e ferito dell'altra - ti aspetto o no stasera? -

- No! Fai quello che ti pare con chi ti pare! Vattene al diavolo. -

- Peccato, non sai che ti perdi ... - Shane rise di gusto di fronte alla rabbia che Kat stava dimostrando - ops, ma guarda chi arriva -

Il Gould aveva intercettato lo sguardo del cugino il quale stava camminando a passi veloci verso la loro direzione, Kat, invece, non ebbe il tempo di prepararsi, qualche attimo dopo se lo ritrovò semplicemente davanti.

- Ehi ... - salutò quello con una punta di imbarazzo - posso rubartela per un attimo? -

La mora sprofondò subito nell'agitazione più totale mentre l'altro sorrideva tranquillamente - Certo, stavo giusto tornando a casa. Ciao cugino -

Kat era sola con Wright adesso, eccetto per la miriade di sguardi che si stavano posando sull'ex coppia perfetta della Ashbourne.

- Emh, magari potremmo andare a bere qualcosa in caffetteria - anche Wright era evidentemente in imbarazzo adesso - se per te va bene ... -

- Certo, nessun problema - Kat cercò di trovare il sorriso e si costrinse a seguire il ragazzo oltre l'ingresso della scuola, doveva essere il più naturale possibile, si diceva, dopotutto Wright non aveva fatto nulla di male per guadagnarsi un trattamento freddo come quello. Passò lo sguardo sul suo viso cupo, era piuttosto pallido e c'era qualcosa in lui che lo rendeva in qualche modo più maturo ... doveva essere stato il dolore, pensò Kat, sentendosi morire.

- Come va? Non ti sento da un po' ... - iniziò Wright, una volta entrati nella solita caffetteria che solitamente frequentavano in quattro.

- Tutto come sempre, non ci sono stati cambiamenti nella mia vita - rispose Kat, imbarazzata - e tu? Tutto ok? -

- Sì, beh ... ci provo -

Kat impallidì, quella tristezza nella voce, gli occhi solitamente così brillanti di Wright era malinconici in quei giorni ... si trovò a distogliere lo sguardo da quello del ragazzo e puntarlo sul menù che conosceva ormai a memoria.

- Kat ... -

- So che hai parlato con Yoru ed anche con Shane ... e non voglio che tu indaghi sulla mia vita - la ragazza aveva preso la questione a due mani e in un attimo si sentiva già meglio - Wright, so di non essere stata abbastanza chiara con te, forse credi che ci sia ancora qualcosa tra di noi -

Il ragazzo era impallidito, la sua mente si era semplicemente bloccata tra quelle parole che sembravano non avere senso per lui.

- Ma quando ho preso quella decisione ero seria e intendo proseguire sulla mia strada - disse con fermezza Kat - questo non toglie l'affetto che provo e che proverò sempre per te -

Affetto. Wright si sentì annientato, ma riuscì a recuperare un accenno di sorriso - I-io ... certo, lo sapevo. E-ero qui per altri motivi ... i-i miei appunti, quelli che ti avevo prestato ... biologia e scienze mi pare -

Kat annuì brevemente - Certo, te li riporto domani, ok? -

- Ti ringrazio - Wright era pallido in volto, le sue mani tichettavano nervosamente sul tavolo - emh, ho dimenticato di avere un appuntamento con il mio coach ... dannazione, sono in ritardo, dovrei andare. -

- Wright ... - la ragazza di sollevò nello stesso momento in cui l'altro si era alzato - senti, magari più avanti potremmo provare a rimanere amici, se ti va -

- Non credo ... non è un'amica quello di cui ho bisogno ... non da te soprattutto. Io a differenza tua non ho ancora smesso di amarti. -

Poi era sfrecciato via, lasciando Kat da sola, ad annegare ancora una volta nel suo dispiacere. Si portò le mani al volto, qualsiasi cosa facesse o dicesse non faceva altro che far soffrire Wright ormai. Perché aveva smesso di amarlo? Che cosa era successo per devastare il rapporto perfetto che credeva di avere con il suo ragazzo? Ma la perfezione non esisteva, era soltanto un miraggio a cui lei stessa si era sforzata di credere per continuare a rigare dritto, lontana da qualsiasi pericolo che la vita le avrebbe potuto riservare. Ma perché doveva essere Wright a soffrire? Perché era rimasto così terribilmente invischiato nei suoi problemi e nelle sue indecisioni? Kat desiderava soltanto che fosse lei l'unica a dover portare quel carico così pesante.

- Ha visite, signor Gould -

- Chi? - chiese con voce secca e tagliente Shane rivolgendosi al receptionist del Bulgari. Ma lui conosceva già la risposta.

- Sua madre. Il signor Gould mi ha chiesto di farla accomodare di sopra.-

Shane sospirò forte e subito si diresse verso l'ascensore che lo avrebbe portato ai piani alti dell'edificio. Gemma non riusciva a stare lontanto dai suoi figli neanche provandoci, tutto ciò che toccava veniva distrutto, l'unica eccezione erano rappresentate da quelle belle creazioni alla moda che le erano valse l'immensa fama di cui godeva. Lei imponeva la sua presenza indipendentemente da ciò che gli altri desideravano, Gemma esisteva e questo le dava il diritto di essere ovunque, a insidiare chiunque, in qualsiasi momento volesse.

Così quando il ragazzo aprì la porta della sua suite lei era comodamente seduta sull'elegante divano del salotto, mentre Chad le versava un altro bicchiere di champagne, porgendoglielo subito dopo.

- Che quadretto strappalacrime. La madre snaturata che finge di interessarsi ai propri figli ... commovente - disse il ragazzo non appena fu entrato nella stanza, non riuscì a nascondere un sorriso mellifluo e lievemente disgustato che gli apparve sul volto.

- Salve Shane, sono lieta che ci sia anche tu - disse lei, composta ed altrettanto indifferente come sempre.

- Vorrei poter dire lo stesso di te - commentò il minore - che sei venuta a fare? Non credo che Chad abbia qualcosa da dirti -

- Shane, datti una calmata ... stiamo soltanto parlando - le parole del fratello lo sorpresero come una doccia gelata.

- Cosa? Vuoi parlarle? Dopo quello che ti ha fatto? - chiese, incredulo.

- Puerile come sempre, tutto tuo padre in questo - disse la donna, facendo un gesto secco con la mano - ad ogni modo, Chad sembra volermi ascoltare, che ne dici di riempirti il bicchiere e stare un po' zitto? -

Shane era allibito - Questa è casa mia. -

- Mantenuta con i soldi miei e di tuo padre - chiarì la donna - quindi io ho tutto il diritto di essere qui e di parlare con Chad. Puoi cambiare stanza se ti da noia. -

- Dovrei cambiare universo per evitare te - Shane era amareggiato, ma non voleva perdersi quella conversazione, voleva sapere quanto in basso Gemma sarebbe potuta arrivare a quel punto.

- Non essere melodrammatico, fratellino. Siamo tra adulti, no? Mettiamo da parte gli antichi rancori ... - Chad aveva sorriso brevemente, un sorriso che non aveva coinvolto gli occhi scuri, però - Allora, per quale motivo sei venuta a trovarci? -

Per distruggerci la vita, Shane ne era sicuro. Lei era stata messa al mondo unicamente per quella ragione, era quello che faceva per vivere, era l'aria che respirava ... Gemma non poteva scindersi dalla sua cattiveria insita. Questa era una certezza.

- Ho saputo del tuo ritorno soltanto oggi, suppungo che Shane abbia dimenticato di avvisarmi. Comunque - aggiunse con un tono che non ammetteva repliche, sapendo che il minore si stava preparando a ribattere quell'affermazione - adesso che siamo tutti qui mi piacerebbe invitarvi a cena stasera ... vostro padre è stranamente a casa e partirà solo nel week-end. -

- Grazie, ma non credo di farcela - commentò subito Shane - sarò impegnato a ... beh, a fare qualsiasi cosa che non abbia a che fare con la mia famiglia. -

Gemma annuì - Capisco. Tu Chad? -

L'altro sembrò pensarci un attimo - Perché no ... -

- Che cosa? - Shane era esterrefatto, ma si morse la lingua ed evitò di aggiungere altro. Non capiva il comportamento del fratello, Gemma e suo padre avevano fatto di tutto per allontanarlo dall'Inghilterra, l'avevano nascosto in Svizzera come un dannato scheletro nell'armadio che doveva scomparire a tutti i costi per il bene della loro famiglia. Chad era una fonte continua di guai, era ribelle e perennemente strafatto ... aveva dilapidato la sua eredità in pochi anni, poi era caduto ancora più in basso, aveva rovinato non soltanto la sua vita, ma anche quella di chi gli stava attorno.

- Questa è un'ottima notizia - Gemma sorrise appena - allora ti aspettiamo per le venti - poi si sollevò, sistemandosi brevemente la gonna del tailleur - se cambiassi idea sei ancora libero di raggiungerci a cena, Shane ... -

- No, io non mi sono ancora bevuto il cervello, quindi non cambierò idea - ribatté immediatamente l'altro. Jessica stava strisciando lenta sulla moquette chiara della stanza, subito andò ad accucciarsi accanto al padrone che non mancò di accarezzarla mentre osservava la madre andar via con un sorrisetto soddisfatto e calcolatore sul volto.

- Perché lo hai fatto? - chiese, sempre più confuso - Gemma ti ha rovinato la vita e nostro padre era così assente da non rendersene neanche conto ... loro non meritano nulla. -

- Beh, il tempo passa, le ferite guariscono e poi la riabilitazione ti cambia - disse quello con gli occhi scuri puntati in quelli verdi del fratello - e suppongo che anche invecchiare lo faccia. Ti capisco, anch'io li ho detestati per troppo tempo e alla fine ho soltanto distrutto gli anni migliori della mia vita ... ho vissuto divorato dall'odio per anni interi, adesso voglio soltanto lasciare che questo odio fluisca via. -

Shane era incredulo ma non per questo riuscì a tacere - Quella donna continuava a farsi mentre era incinta di te, Chad! Sei nato con una fottuta dipendenza e questo ti condizionerà per tutta la vita! -

- Credi che non lo sappia? -

- Sembra che tu non ci faccia più caso! - ribatté Shane, teso come una corda di violino.

- Erano giovani, probabilmente non sarebbero neanche durati se non avessero avuto me ... di certo non ero stato desiderato o programmato, questo lo so ... eppure alla fine sono nato - ribatté l'altro con un sorriso amaro sul volto - vorrà pur dire qualcosa, no? Hanno sbagliato, anch'io l'ho fatto - un attimo di silenzio, poi i loro occhi si incontrarono nuovamente - ed anche tu, Shane. -

Il più piccolo si sentì trafitto in pieno e, per un breve istante, la sua maschera di freddezza crollò, mostrando tutta la sua umanità. Eccoci arrivati alla resa dei conti, aveva pensato, bevendo un sorso più generoso di champagne dal suo bicchiere.

- Ma quel che è fatto è fatto e non si può tornare indietro. -

C'era amarezza nel suo tono. Shane sapeva perfettamente a cosa stesse pensando il fratello, erano trascorsi tre giorni dal suo arrivo ma Chad non aveva ancora osato porgli quella fatidica domanda che tanto lo stava deteriorando. Forse temeva la risposta, forse, semplicemente, si sentiva troppo sporco per pronunciare il suo nome ...

- C'è ancora qualcosa di cui mi consideri colpevole, fratello? - Shane parlò all'improvviso e la sua voce era forte e chiara. Pensò che fosse meglio tagliare la testa al toro immediatamente, i Gould erano bravi a portare rancore all'infinito e suo fratello era sempre stato il migliore in questo.

- Dovrei? Le tue colpe impallidiscono di fronte alle mie, quindi no, fratello. Non c'è niente che non ti abbia già perdonato. Non sei stato tu a far finire in coma la mia ragazza, né a distruggerle la vita mentre stavamo insieme - disse Chad con disgusto - te la sei soltanto portata a letto perché questa è l'unica cosa che sai fare e lei aveva terribilmente bisogno di qualcuno che la facesse sentire desiderata almeno per una notte. -

- Io non avrei dovuto - Shane lo aveva ammesso e dirlo ad alta voce per la prima volta nella sua vita fu come una catarsi - Lei amava te, lo ha sempre fatto, ma quella notte tu l'avevi lasciata senza motivo e stavi passando la serata con i tuoi amici ed altre donne ... era stanca ed io ero lì in compagnia di una bottiglia di champagne ... era così bella, non riuscivo a capire come potesse stare con uno come te, ma com'è che si dice? L'amore rende ciechi. Nonostante tutto quello che le facevi passare lei ti rimaneva ancora accanto, era l'unica che fosse veramente lì per te quando ne avevi bisogno ... -

- Già, ed io di rimando non facevo altro che annientarla ogni giorno un po' di più ... era inevitabile che andasse a finire così - Chad rise amaramente - non avremmo avuto futuro noi due.

La notte dell'incidente rimaneva indelebile nella memoria del maggiore. Chad era fatto come sempre, quella notte aveva anche bevuto e dopo aver scoperto del tradimento era scoppiata una lite furiosa e confusa, lui continuava a spingere il piede sull'acceleratore mentre lei gli implorava di fermarsi, di farla scendere immediatamente ... Chad si era distratto, stava urlando parole rabbiose e fissava il viso in lacrime e distrutto della sua ragazza quando avvenne l'urto. L'airbag si era gonfiato e gli aveva impedito di sbattere la testa contro il parabrezza mentre l'auto si capovolgeva e dopo un lungo testacoda finiva al centro esatto della carreggiata, Chad non aveva idea di cosa fosse successo, quella ricostruzione era avvenuta soltanto dopo, in quel momento sapeva soltanto che doveva uscire da lì.

- E- Eva ... - il viso della ragazza era sporco di sangue, il suo corpo immobile eccetto per un lieve movimento del petto. Stava respirando.

Chad era dolorante, era riuscito a districarsi tra le lamiere della sua Maserati nera e a raggiungere la sua ragazza, era stata una lotta contro il tempo, gli sportelli erano ammaccati, tirarla fuori dal finestrino era stata un'impresa che gli era costata tutta la sua forza e quella poca lucidità rimasta.

- T-ti prego, ti prego ... svegliati -

Parole concitate, con un ultimo sforzo aveva liberato il suo corpo dalle lamiere e l'aveva presa in spalla. Ma la sua gamba era ricoperta di sangue, c'era qualcosa che non andava nel suo corpo ... poi stava correndo via quanto più veloce poteva, il puzzo della benzina era ovunque, si era riversata sull'asfalto e sentiva già in lontananza le urla di chi era venuto fuori dalle villette residenziali, allarmato da quel rumore infernale. Un boato, poi era arrivato quel vento esplosivo che lo aveva investito, sbalzandolo in avanti mentre l'auto veniva divorata dalle fiamme, illuminando la strada come un macabro falò immenso.

- Chad? -

Il ragazzo sbatté le palpebre per qualche istante, i brividi di orrore percorrevano ancora le sua braccia e si arrampicavano dietro il collo, Shane era serio e ritto davanti a lui.

- Quel che fatto è fatto, non si può tornare indietro, quindi credimi, non ha senso continuare a tormentarti. Lei sta bene adesso ... è tornata ad essere la ragazza che era sempre stata. -

Senza una gamba però. Chad non lo disse, si portò dentro quel peso enorme, mordendosi le labbra per scacciare quel dannato pensiero che continuava a tormentarlo. Eva era una modella con una brillante carriera davanti che era stata stroncata da quell'incidente, cioè da Chad stesso, quella era la verità dei fatti e non c'era niente che avrebbe potuto cancellare la consapevolezza di aver rovinato per sempre l'unica persona che avesse mai provato del vero affetto nei suoi confronti.

- Devo andare o farò tardi ... -

- Chad ... -

- Sto bene, ma ho bisogno di farmi un giro prima di andare a cena da loro. Ci si vede. -

Shane rimase lì ad accarezzare quasi distrattamente la pelle gelida di Jessica, non aveva mai permesso a quei ricordi di sfiorarlo davvero, si era sempre giustificato dicendosi che lui non poteva sapere quello che sarebbe successo. Aveva preso la ragazza del fratello perché Eva era bella e più grande di lui, una fantastica conquista da annoverare tra le sue amanti più speciali ... ecco cosa significava la ragazza per Shane Gould. E se per suo fratello rappresentava l'unica fonte di salvezza possibile alla quale aggrapparsi, per l'altro era solo un piccolo gioco insignificante. Anzi, tutto era iniziato per scommessa, ricordava.

- Non riuscirai a portarti a letto la ragazza di tuo fratello, Gould - una Kat sedicenne aveva riso e l'aveva fissato con quella sua aria di sufficienza, prima di bere un'altra dose abbondante di cherry brandy.

Anche Shane aveva riso - Ah, davvero? E perché mai non dovrei riuscirci? - poi aveva osservato il viso accaldato di Kat, adesso tutta intenta a sistemare la coroncina diamantata che portava sui capelli. Aveva ruotato gli occhi al cielo in un gesto di pura esasperazione, soltanto dopo qualche secondo aveva distolto lo sguardo dall'immenso specchio del bagno e l'aveva puntato su quello del ragazzo

- Perché lei è una modella famosa, bellissima e più grande di te. Non si farebbe abbindolare dal fratello minore e più subdolo di Chad Gould. Era davvero necessario che te lo spiegassi? - aveva detto con aria leziosa, tornando ad osservarsi allo specchio come se Shane non fosse neanche in quella stessa stanza.

Qualcosa si era mossa nel petto del ragazzo, una lingua di fuoco che aveva avviluppato le sue viscere - Tu non hai idea di quello che io posso fare, Kathleen Westwood. E impallidiresti se sapessi che tutto quello che voglio io lo ottengo. -

La ragazza continuava a ridere, adesso più forte, non era intimidita affatto dallo sguardo infuocato del suo amico che adesso l'aveva messa spalle al muro - Certo, come no ... forse potresti provare a comprarla con i tuoi soldi, come direbbe tua madre "Ogni uomo può essere comprato con la giusta offerta"-

- Io avrò Eva e te lo dimostrerò. -

La sicurezza con cui l'aveva guardata aveva fatto intendere a Kat che tutta quella conversazione aveva una valenza molto più elevata di quanto lei avesse potuto immaginare in un primo momento. Ma a lei non importava, era ubriaca e quella era la sua festa di compleanno ... non poteva attardarsi ancora per molto in bagno con uno Shane Gould di così cattivo umore.

- E dopo la smetterai di avere una considerazione così bassa del sottoscritto -

- Ti sbagli, io ti considero per quello che sei, Shane - Kat era stata gelida quanto sincera, subito dopo aveva cercato di smorzare l'effetto di quelle parole con un nuovo sorriso e un invito a divertirsi almeno il giorno del suo compleanno.

Kat ed Eliza si erano lasciate prendere da una strana nostalgia, forse dovuta al poco tempo che le due donne riuscivano a ritagliarsi per stare insieme. Così la seconda aveva tirato fuori i vecchi album fotografici della figlia ed adesso stavano osservando le bellissime foto dei sedici anni di Kat.

- Oh mio Dio, ho davvero messo una corona? - la ragazza stava ridendo, tra l'imbarazzato e l'incredulo - come ho potuto? Avresti dovuto fermarmi! -

- Credi che non ci abbia provato? La tua testardaggine l'hai presa sicuramente da me, quindi ho capito subito che non c'era niente da fare. Volevi quella corona e l'hai avuta -

- Però il vestito era bellissimo - un Gemma Vaussier, era più che scontato che fosse così bello. I suoi sedici anni erano stati perfetti tutto sommato, quella era un'età in cui Kat non si poneva ancora nessun tipo di domanda scomoda, amava Wright che considerava il ragazzo perfetto, aveva molte amiche e Shane Gould non rappresentava ancora una minaccia.

- Si sta facendo tardi, tesoro ... mi dispiace dover chiudere la serata in questo modo, avevamo ancora parecchi album da vedere, ma domani il mio volo partirà in mattinata ... -

- Hai decisamente bisogno di riposo ! - aveva concluso la più piccola, abbracciando stretta la madre - sono davvero felice di come stia andando il tuo libro, mamma. -

- Già, quello va bene ... - disse la donna con una punta di preoccupazione nella voce - ma tu? Non hai voluto parlare di Wright stasera ... -

- Perché non c'è nulla da dire - Kat si era di nuovo chiusa in sé stessa ed Eliza l'aveva notato subito - mamma, va tutto bene. Ho soltanto capito che volevo vivere questi anni in modo diverso, ho ancora così tante cose da fare ... un fidanzato mi avrebbe soltanto limitato -

- Non avresti mai parlato di lui in questi termini pochi mesi fa -

- Perché non avevo ancora riflettuto abbastanza - si giustificò Kat, cercando di infondere un minimo di sicurezza alla madre - va veramente tutto bene. -

- Ma se ci fosse un altro me lo diresti? - chiese la donna.

- Certo - se non fosse Shane Gould.

- E va bene, adesso me ne vado a letto. Tu non fare tardi, domani hai scuola e dopo il party del Fashion Mirror, vedi di riposare abbastanza -

Eliza baciò la figlia, scuotendo appena la testa, poi lasciò la stanza.

Kat si rilassò immediatamente, allungando le gambe lungo il divano comodissimo, quelle foto sembravano appartenere ad una Kat diversa, troppo spensierata e frivola, qualcuno che non le sarebbe piaciuto conoscere. Mentre osservava quegli album con la madre non aveva potuto evitare di soffermarsi sul volto di Shane. Sempre troppo maturo per un semplice ragazzino di sedici anni ... ma dopotutto lui non aveva avuto un'infanzia idilliaca e da sempre aveva preferito fare un tipo di gioco diverso dal loro. A Shane non interessavano i lego, i trenini o i giochi da tavola ... ma la manipolazione, le scommesse, tutto ciò che di malevolo un bambino poteva immaginare.

Kat chiuse l'album con un tonfo, allertata da un rumore fuori, conosceva alla perfezione il suono sommesso della limo dei Gould ed anche quella volta non si sbagliava. Sapeva che Shane non avrebbe citofonato a quell'ora, così fu lei a infilarsi le ciabatte e a prendere l'ascensore, cercando di scacciare quella strana sensazione allo stomaco che l'assaliva ogni volta che sapeva di dover vedere Shane.

E lui era lì, perfetto nel suo smoking grigio fumo, sembrava uscito da una copertina di Vogue mentre lei era stranamente inadeguata nella sua tuta blu e con quelle ciabatte bianche e così infantili che suo padre le aveva comprato. Shane rise ma non disse nulla su come fosse vestita, si limitò ad avvicinarsi lentamente e ad allungare le mani verso la vita della ragazza che subito si lasciò stringere.

- Ciao ... non pensavo saresti passato davvero - disse lei, lasciandosi avvolgere dal profumo di Shane e dalle sue braccia.

- Te l'avevo detto, no? Com'è andata la serata madre-figlia? -

Kat rise appena, Shane sapeva di alcool anche quella sera - Bene, ci stavamo lasciando prendere dalla nostalgia e tu? Com'è andata con la tua bottiglia di champagne? -

- Benissimo, alla fine ho vinto io -

- Non avevo alcun dubbio - ribatté Kat, ancora stretta tra le sue braccia. Non avrebbe voluto sciogliersi da quella stretta, ma le labbra di Shane erano così invitanti ... lo baciò con trasporto, stringendo la sua giacca con le dita mentre l'altro si aggrappava ai suoi fianchi e li cingeva in una presa ferrea.

Shane la baciava con passione, bloccandole il viso quasi con rabbia e non riusciva a smettere di pensare quante cose avesse fatto pur di compiacerla mentre tutte le sue attenzioni erano rivolte altrove. Da sempre. Ma adesso lei era lì, finalmente l'aveva visto davvero e aveva smesso di passare oltre, Shane aveva il controllo.

Kat si sentì strattonare, gemette contro le labbra del moro, i suoi sensi erano persi nel piacere di quei baci, di quelle carezze aggressive, Shane l'aveva messa al muro e lei non riusciva a pensare a niente di sensato eccetto ad averlo nel suo letto.

- Vieni su ... mia madre è andata a dormire - Kat non poteva più resistere, il suo corpo andava a fuoco sotto i tocchi decisi di Shane, voleva averlo.

- Domani te ne pentirai - il ragazzo parlò ad un centimetro dalle sue labbra prima di toglierle le mani di dosso - se facciamo sesso domani te ne pentirai. -

- Non è vero - bofonchiò la ragazza, confusa e accaldata - lo voglio, voglio farlo con te ... -

- Non ho intenzione di trattenermi quando accadrà, quindi sappi che ti farò urlare e non dovrà esserci tua madre al piano di sopra -

- T-tu non puoi dirmi queste cose ed andar via ... - Kat era senza parole, le sue mani stringevano le braccia di Shane - verrò io al Bulgari allora! -

- E' pieno di paparazzi, stanno aspettando Chad. Qualcuno potrebbe aver seguito anche me, torna a letto, Kat. -

Shane sorrise appena, era bravo a domare le sue voglie quando si trattava di Kat Westwood, era quello che faceva da una vita dopotutto - Ci vediamo domani a scuola -

Fu tutto quello che disse prima di lasciare Kat da sola.


ANGOLO AUTRICI:


Nuovo capitolo e nuovi approfondimenti! Ecco qualche piccolo dettaglio inerente ai membri della gang di cui Konnor fa parte, inevitabilmente segnati dalla dura realtà ora devono far fronte ad un nemico che non volevano provocare! La vita di tutti i ragazzi e delle persone a loro vicine sta per essere sconvolta, che ne dite? Scoppierà davvero una guerra oppure riusciranno a risolvere tutto in maniera diplocamtica? Nuovi arrivi anche a casa Gould! Il famoso Chad è tornato a fare visita al fratello, cosa ne pensate di lui? Certo la sua presenza non sembra alleggerire le tensioni, anzi! Non vediamo l'ora di sapere cosa ne pensate! Un bacio e grazie per aver letto anche questo capitolo.

BLACKSTEEL

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