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Chapter 21 - Devil's Knot

Nella foto: Will e Jess 


Il luogo scelto per l'incontro era un vecchio magazzino a Chinatown, l'aria era parecchio tesa quando Konnor e Skull arrivarono davanti all'ingresso, il rosso non era d'accordo neanche sulla scelta del territorio, avrebbe preferito una zona più neutrale. Ovviamente lo tenne per sé, l'atmosfera era elettrica, quando si fermarono a pochi passi dalla vecchia porta usurata incrociarono lo sguardo del resto della banda. I gemelli se ne stavano dritti in piedi, con la schiena tesa, non c'era traccia della loro solita aria allegra, persino il loro volto era tirato e tenevano le mani in tasca in una posa rigida. Harley invece se ne stava appoggiato alla parete del vecchio palazzo, stava fumando una sigaretta, aveva il piede puntato sul muro, sembrava tutto sommato a suo agio e questo innervosì immediatamente Konnor.

- Coraggio – disse alla fine Skull interrompendo quel silenzio avvilente – prima entriamo e prima usciamo -

Così il capo banda si mosse rapidamente verso la porta, aprendola con un forte strattone e precedendo gli altri nell'entrare. L'interno del palazzo era anche più vecchio e logoro dell'esterno, sembrava vuoto ed abbandonato, scarsamente illuminato, solo alcuni neon che funzionavano ad intermittenza. Quell'atmosfera non faceva che rendere Konnor sempre più nervoso, se c'era una cosa che voleva evitare era crepare per colpa di qualche coglione, così tentò di rendersi conto di dove fossero le uscite o qualche parete dietro la quale ripararsi dai proiettili. Setacciando l'ambiente con lo sguardo scorse un gruppo di figure alla sua destra, in penombra, una di loro venne avanti mostrandosi chiaramente alla luce.

Il volto di O-Rei, il capo banda dei cinesi, era scarno ed affilato come sempre, spostare gli occhi sulla cicatrice che gli sfregiava il lato destro provocò in Konnor una fitta allo stomaco. Fu semplice portare alla mente quella fatidica notte, spostò lo sguardo su Harley, era stata colpa sua. Ancora una volta la parte più egoista e meschina del suo amico aveva preso il sopravvedo ed aveva ingannato e mentito a persone che non apprezzavano quel genere di trattamento. Avevano stipulato un accordo insieme ai cinesi, per rifornire alcune bande in Russia, era un accordo semplice che avevano trovato tramite il signor K. Ma quel carico che avevano fatto partire non corrispondeva al quantitativo che era stato richiesto, senza che nessuno se ne rendesse conto Harley aveva rubato parte della merce e quando i russi si erano resi conto dell'ammanco avevano mandato un messaggio. Un imboscata che aveva coinvolto i cinesi, che erano incaricati della spedizione, in quell'incidente due degli uomini di O-Rei avevano perso la vita, uno dei quali era proprio il fratello minore del capo, lui stesso era rimasto gravemente ferito ed ustionato al volto. Erano stati tremendi quei giorni, la banda era furiosa e Konnor credette che non se la sarebbero cavata, avevano mandato Harley a disintossicarsi nuovamente nel tentativo di tenerlo al sicuro. Ma quella vendetta non era mai arrivata, O-Rei non aveva mai reclamato le loro testa e Konnor interpretò quel gesto come una clemenza che prima o poi gli sarebbe costata qualcosa e di certo quella di portare Harley al cospetto dei cinesi non era la mossa più saggia che Skull potesse fare.

- Skull ...- disse poi proprio il cinese – non so se tu sia stupido, pazzo o solo ingenuo ... -

Lo stomaco di Konnor ebbe un altro sussulto, lo sguardo di O-Rei era piantato nella direzione di Harley che accennò ad un breve sorriso, niente di quella serata prometteva bene.

- E' uno dei miei uomini – replicò il moro mantenendo la sua solita espressione minacciosa.

- Sarebbe mio diritto chiedere la sua testa ... - fece notare – ma non l'ho fatto ... -

- Ti siamo debitori per questo – si intromise il rosso.

L'espressione di O-rei si rilassò per un attimo – qualcuno allora se lo ricorda -

Skull parve stizzito dall'intervento di Konnor ma non disse nulla, continuò per tentare di concludere quello per cui erano venuti – come vogliamo metterla per il giro? Avete intenzione di comprare ancora da noi ? –

Il cinese rimase per qualche momento in silenzio, scrutò il volto dei presenti e poi tirò le labbra in quello che doveva essere un sorriso – certamente! Ci conosciamo da anni Skull, sono certo che gli scherzi siano finiti, spero tu abbia intenzione di guidare più saldamente i tuoi uomini perché da dove vengo io gli errori si pagano e voi non avete ancora cominciato a pagare -

- Che vai blaterando O-Rei, vedi di essere chiaro – ringhiò il moro.

- Pagheremo al merce con uno sconto del 20% - disse l'uomo ed il suo tono non ammetteva repliche – e non divideremo a metà l'incasso delle vendite, per quanto riguarda il territorio cinese vi aspetta il 30 % -

- Ti sei bevuto il cervello? – l'esclamazione di Skull fece rabbrividire l'intera banda.

Gli occhi O-Rei si assottigliarono leggermente, Konnor stava letteralmente fremendo, non erano nelle condizioni di replicare o rifiutarsi ma questo non era chiaro a tutti, i gemelli fissavano i cinesi totalmente pietrificati, quasi a stento riuscivano a respirare. Se fosse scoppiata una faida lì, in quel magazzino, nessuno sarebbe uscito vivo.

- Mi sembra di essere stato abbastanza generoso con voi mocciosi, devo ricordare quanto questa collaborazione mi sia costata? Ho perso uomini, contatti, credenziali. Per colpa di un gruppetto di contadinelli inglesi adesso mi prenderò il risarcimento per quanto ho perso in sterline o vite umane ... siete liberi di decidere –

- Skull ...- quel nome sfuggì dalle labbra di Konnor come una supplica.

- Ascolta i tuoi sottoposti – continuò O-Rei – risparmiati una morte atroce e prematura -

Konnor aveva capito quale era il genere di vendetta che aveva in mente il capo dei cinesi per loro, non si trattava di semplice brutalità, era un livello superiore, voleva colpire al cuore. In quel tempo in cui avevano collaborato aveva compreso la grande debolezza di Skull, il suo orgoglio, il moro era testardo ed orgoglioso tanto che accettare una proposta del genere sarebbe stata una sconfitta più cocente della morte stessa. Doversi piegare, sentirsi declassato e raggirato senza poter obbiettare, quel patto stava costando a Skull più di quanto si potesse immaginare, avrebbe di gran lunga preferito uno scontro anziché abbassare la testa.

- Durerà finchè non ti avremo risarcito, poi le condizioni ritorneranno come prima, non siamo qui per fare la carità – rispose alla fine Skull dopo un lungo silenzio, il suo tono era duro.

O-Rei sorrise – certamente e questa visione mi rende già di buon umore, mi fa piacere che tu abbia imparato a piegarti giovane capo, imparare un po' di umiltà ti sarà utile. –

Quando il gruppo lasciò il vecchio edificio la tensione fra i ragazzi era evidente, nessuno parlò per un po' fino all'imbocco della metro, era notte fonda, l'ultima corsa, completamente deserta.

- Hai fatto la scelta giusta – disse alla fine Konnor, interrompendo il silenzio.

- Sta zitto – sbottò Skull – risparmiami le tue cazzate. –

- Andiamo, che altro potevamo fare? – continuò il rosso – volevi davvero scatenare una guerra? Chi li avrebbe affrontati ? Noi cinque? Magari gli irlandesi anche e qualche polacco ubriacone, fai il serio Skull –

- Il serio? Ti rendi conto di quello che è successo lì dentro? Abbiamo accettato una miseria! Li abbiamo autorizzati a trattarci alla stregua di dilettanti, ci siamo mostrati deboli ... -

- E' morta della gente Skull! In questa storia le conseguenze possono essere inimmaginabili, siamo stati fortunati e tu lo sai –

Il moro stava per replicare ma Will parlò per primo – Capo, per una volta ... lascia perdere –

Skull fu sorpreso di sentire quelle parole uscire dalla bocca del ragazzo e notò che anche il fratello doveva essere dello stesso avviso – se siete tutti d'accordo ... - disse in fine con l'amaro in bocca.

- Mi sorprendi Skull – mormorò allora Harley con il suo solito tono divertito –non credevo che sarebbe arrivato il giorno in cui avresti ceduto il passo –

Konnor rivolse un' occhiata furiosa verso il ragazzo – sta zitto, è tutta colpa tua, dovresti limitarti a ringraziarci per non averti mollato nelle loro mani –

Harley scosse le spalle – avete fatto una scelta, proprio come adesso –

- Abbiamo pensato alle conseguenze, cosa che tu non sembri avere ben presente, prima o poi finirai in un guai dal quale non ti potremo tirare fuori, cerca di rigare dritto Harley, parlo sul serio –

- Wow, il tuo tono è così autoritario – rise quello spostando i suoi occhi grigi nuovamente sul capo – devo ammettere di essermi perso qualcosa, quando ero via si sono invertiti i ruoli qui? –

Konnor assottigliò gli occhi, sapeva bene cosa stava facendo Harley, evidentemente era ancora scontento di qualcosa ed aveva cominciato a seminare zizzania, mettendo in dubbio le cose, sussurrando voci all'orecchio, chiacchiere che potevano davvero minare la stabilità del gruppo. Quello che impensierì davvero il rosso fu vedere Skull tanto arrabbiato da non rispondere a quella provocazione, la sua mente era ancora ferma a quanto successo ed al modo in cui si era dovuto adeguare a quella situazione.

Quando arrivarono al DOM il signor K era ancora lì, il suo volto tradiva una certa apprensione e con lui c'era Laurell, tutti ansiosi di sapere notizie. Quando l'uomo fu aggiornato sugli sviluppi sospirò scuotendo al testa.

- Era la cosa giusta da fare – aveva riferito a Konnor – un capo si riconosce anche dalle rinunce che è disposto a fare per il bene del gruppo. –

Il rosso era d'accordo con quell'affermazione eppure sapeva che nulla era così semplice, non con uno come Skull, osservò lo sguardo di Laurell mentre il moro riferiva gli ultimi avvenimenti. Li seguì con lo sguardo anche quando si fermarono a parlare in privato, osservava con attenzione il modo in cui la ragazza guardava il compagno, sembrava che lo stesse compatendo, come se non fosse soddisfatta, quando lui tentò di avvicinarsi lei si scostò con fare annoiato. Il petto di Konnor si strinse, sapeva che conseguenze avevano certi gesti da parte di Laurell, Skull era visibilmente incazzato, tanto da stringere i pugni poco prima di lasciare il locale sbattendo la porta.

- Guai sotto le lenzuola – rise Harley.

- Mi chiedo se tu valga davvero tutto questo disturbo, sei un coglione Harley – ringhiò Konnor prima di dirigersi alla porta e lasciare il ristorante.

Il ragazzo si strinse nel cappotto, l'aria ormai era fredda, si diresse a passo svelto verso casa, ogni brandello del suo corpo era pervaso da pessimi presentimenti, sperò di sbagliarsi, che nessuno ci rimettesse la pelle.

La Ashbourne non era mai stata così gremita quanto quel venerdì pomeriggio, la giornata dei genitori era cominciata da qualche ora, il comitato studentesco era stato elogiato per l'ottimo lavoro e Kat Westwood aveva ricominciato a cavalcare l'onda del successo. Quando Yoru le si avvicinò la trovò intenta a sfoggiare uno dei suoi sorrisi sfavillanti.

- Va tutto bene Kat? – le chiese.

- Sì, perfettamente ... questa giornata sta filando liscia come l'olio – rispose entusiasta – abbiamo persino pensato ad un rinfresco in biblioteca! Sono tutti emozionati! –

- Kat! – il tono della bionda si fece secco, come se volesse riportare alla realtà l'amica che sembrava essersi rifugiata nel suo mondo – parlo sul serio, come vanno le cose?-

L'espressione della mora si era leggermente rattristata ora – me la cavo Yoru, non è esattamente come prima ... ma siamo soltanto io e mamma adesso, ce la caveremo -

- Non hai sentito tuo padre? –

- No, non voglio parlargli ... non voglio sentire nessuna stupida scusa- ringhiò la ragazza.

- E con Shane invece? Hai parlato? –

Yoru capì subito di aver toccato un'altra nota dolente, il volto di Kat sbiancò appena mentre abbassava lo sguardo.

- No, non voglio vederlo e non voglio sentirlo ... devo solo concentrarmi sulla scuola e su Wright –

La bionda era certa che ancora l'amica non avesse confessato la verità al ragazzo, doveva essere una sensazione scomoda quella, mantenere un segreto che le era costato tanto ed adesso essere obbligata a rivelarlo. Forse però era meglio così, forse almeno Kat sarebbe stata libera e la sua mente più serena, se solo fosse riuscita ad essere onesta con se stessa fino in fondo.

Yoru stava per rivolgere all'amica altre domande ma non fece in tempo perché Eliza si diresse sorridente verso di loro.

-Yoru ti trovo bene!- disse la donna entusiasta.

- Buon pomeriggio signora Westwood, anche lei è bella come sempre –

- Sei troppo gentile! Ho già cominciato a fare un giro qui intorno ... Kat si è davvero superata – riferì – i professori mi hanno detto che è molto portata per le attività sociali –

- Già, senza di me quegli incapaci non sarebbero riusciti neanche a trovare un penny nelle loro tasche – rise Kat fiera degli elogi ricevuti.

Ad un tratto le tre scorsero la figura di Shane fare il suo ingresso nella sala, era da solo come spesso accadeva in queste occasioni scolastiche, Eliza di intristì leggermente nel notare il giovane e si sporse per chiamarlo.

- Shane! I tuoi non verranno? – il tono della donna era preoccupato.

- Hanno di meglio da fare – rispose il ragazzo con un sorrisetto apparentemente canzonatorio sulle labbra

- Volevo ringraziarvi, sia te che Yoru per essere stati vicini a Kat... sono felice che mia figlia abbia amici come voi, so che le siete sempre accanto – Eliza accarezzò le mani dei due ragazzi in un gesto pieno di affetto,

Quella frase rimase in sospeso per un momento interminabile, Kat non aveva il coraggio di guardare Shane in faccia, teneva lo sguardo lontano, perso nella folla, il ragazzo invece fissava il viso rotondo della mora con prepotenza.

- Lei non è dello stesso avviso forse ... -

Prima che la donna potesse replicare Shane era già andato via, con le mani in tasca e la sua solita espressione impettita, Yoru non lasciò che si allontanasse da solo, lo seguì fino al retro della scuola, non lontano dalla palestra. Shane si accese una sigaretta e continuò a far finta di essere da solo.

- Dimmi che c'è una sorta di piano dietro tutte queste tue mosse sconsiderate – disse la ragazza, l'altro di contro si limitò ad accennare un sorriso.

- Lascia perdere Kill Bill ... non farti coinvolgere troppo –

- Perché la stai mettendo con le spalle al muro? Addirittura minacciare di dirlo a Wright ... -

- Perché no? Sono un essere disgustoso ... direi che è tipico del mio agire – il sorriso sadico di Shane era chiaramente visibile sul suo volto, stava gongolando – te l'ha riferita la parte migliore? Quella in cui per impedire che Wright sappia la verità deve venire a letto con me? –

Yoru abbassò lo sguardo – quindi è di questo che si tratta, vuoi umiliarla , vuoi mostrarle quanto è debole, farla arrivare ai tuoi livelli? –

Shane tirò un'altra boccata di fumo – quello che voglio ... è farle capire che in realtà non è affatto diversa da me, che siamo già allo stesso livello -

- Shane non farà altro che detestarti non farle questo, non - la bionda non ebbe il tempo di finire.

- Non mostrarle com'è veramente? – rise lui - quanto in basso può arrivare? Sei tu la sua amica Yoru, proteggerla è compito tuo ... io agisco solo per me stesso -

Poi gettò la sigaretta lasciando la ragazza sola ed in silenzio, Shane era determinato ad ottenere Kat, questo era evidente, sembrava il proposito con cui era tornato dal suo misterioso viaggio. Yoru si chiese se quel capriccio da bambino fosse stato più pericoloso ostacolarlo o lasciare che si realizzasse. Nonostante Kat spingesse via Shane con tutte le sue forze, le strade di quei due restavano prepotentemente unite, complementari pensò Yoru, forse non era la parola giusta, ma fu la prima che le venne in mente.

Kat non sapeva dire quando quell'incubo fosse iniziato, forse da quel maledetto bacio in ascensore, forse da ancora prima, sapeva soltanto che comunque fosse andata adesso era troppo tardi per tornare indietro. Ecco come si sentiva, in trappola, come un topo da laboratorio chiuso in una gabbia, ad attendere qualcosa che non poteva evitare ancora per molto, quella era la sua vita ormai.

Aveva provato a chiamare Wright, aveva cercato tutto il coraggio che possedeva ma non era mai stato abbastanza, Kat era distrutta, qualsiasi via l'avrebbe portata alla rovina a quel punto. Confessare la verità equivaleva a rimanere da sola, ad attirarsi addosso l'odio del suo ragazzo per sempre, ma non raccontargli nulla comportava un male forse peggiore ... concedersi a Shane ... non aveva mai neanche lontanamente preso in considerazione quell'ipotesi fino a quel momento, ma cosa le stava succedendo adesso?

L'ennesima chiamata fallita rese Kat ancora più nervosa, aveva telefonato a Wright con l'intento di raccontargli tutto una volta per tutte ma alla fine aveva ceduto, il viso sorridente di Wright le impediva di rovinargli la vita in quel modo.

- So che stai passando un periodo assurdo, te lo leggo in faccia ... non hai idea di quanto mi dispiaccia trovarmi qui, mi sento così inutile ... -

Kat si era morsa le labbra, sapeva che quello era il momento giusto per parlare, spiegargli che i suoi problemi non si limitavano soltanto al divorzio dei suoi genitori, ma andavano avanti, si ingarbugliavano come fili strettissimi intorno a lei, aveva cercato quelle parole ma le si erano spezzate in gola.

- Va tutto bene ... non vedo l'ora di rivederti, Wright ... - le lacrime erano scese in automatico, facendo preoccupare ancora una volta il suo ragazzo, ma non per i motivi giusti.

- Mio Dio, tesoro ... sarò lì tra meno di dieci giorni ... per favore, resisti. Non voglio vederti stare così male -

La chiamata era finita qualche minuto dopo e quella era anche l'ultima possibilità di Kat per dire la verità. I cinque giorni pattuiti erano giunti al termine, sapeva cosa l'attendeva adesso, le sue mani se la cavavano molto meglio del resto mentre si vestiva con attenzione nonostante la sua mente fosse ormai lontana. Pensò a Yoru, al suo giudizio, si disse che non avrebbe mai potuto raccontarle niente di quello che stava per fare... Kat non si era mai sentita così sporca in vita sua.

Shane Gould sedeva comodamente sul suo divano pregiato, le gambe accavallate, le sue dita scivolavano appena sul vetro freddo del bicchiere colmo di un liquore ambrato, il suo viso perfettamente calmo ed immobile era rivolto verso la porta. Cinque minuti alle venti, diceva l'orologio al suo polso. La porta era chiusa, il silenzio più assoluto lo circondava, eccetto per i movimenti ritmici del suo tacco sulla moquette.

Non sarebbe venuta, diceva la parte razionale che risiedeva in lui, o forse, si sarebbe presentata soltanto per pregarlo affinché non dicesse niente a Wright. Tipico della Westwood credere che tutto potesse tornare al proprio posto con qualche semplice parola e tante lacrime, ma non quella volta, quella volta sarebbe stato Shane a dominare la situazione. La sua giornata era stata lenta e confusa, gli allenamenti di scherma un disastro, la sua mancata concentrazione in tutto quello che facesse era evidente, era tornato al Bulgari più frustrato che mai. Era insicurezza la sua? Shane non era mai stato insicuro su niente.

Si allungò appena, pronto a versare un secondo bicchiere di brandy quando improvvisamente un rumore di passi in avvicinamento lo fece sobbalzare appena ... erano tacchi firmati senza alcun dubbio.

Shane cercò di trattenersi dal sorridere quando quel rumore si arrestò davanti alla sua suite, poteva quasi sentire il conflitto interno che Kat stava affrontando, il timore, la rabbia, quella voglia di scappare, forse di picchiarlo, il pensiero che qualsiasi cosa facesse l'avrebbe fatta cadere sempre un po' più in basso di quanto non fosse già. Kathleen Westwood ne sarebbe uscita sconfitta da quel confronto in un modo o nell'altro.

Un lieve rumore alla porta, Shane alzò la voce - Prego -

Kat tentennò, prese un profondo sospiro mentre si dirigeva con i suoi stessi piedi al patibolo o così le sembrava in quel momento. La stanza era poco illuminata quella sera, Shane dominava la scena come sempre, seduto sul suo costosissimo divano nel suo costosissimo completo. Kat cercò di domare la rabbia che soltanto vedere quel viso le provocava dentro, non c'era niente che avesse potuto cancellargli dal volto quel ghigno appena percettibile, era il ghigno della vittoria. Entrare in quella stanza fu come procedere verso il centro stesso dell'inferno, Shane infestava quel luogo rendendo l'atmosfera terribilmente cupa. Le tende erano tirate, la luce soffusa, aleggiava un odore basso, di candele profumate che emanavano una fragranza sensuale quanto irritante.

- Sogno o son desto? La principessa mi sta degnando della sua presenza! - iniziò quello, ridendo malignamente - prego, mettiti a tuo agio. Prendi qualcosa da bere, potrebbe servirti per più tardi ... -

- Ne faccio a meno - ribatté la ragazza, stringendo le mani a pugno in una morsa dolorosa ma utile. Non voleva perdere la ragione, era lì per pagare i suoi errori, per cercare di salvare quello che poteva, litigare con Shane avrebbe soltanto peggiorato tutto, se era possibile.

- Come vuoi ... - Shane la osservava con attenzione, lasciò passare lo sguardo sul suo viso appena truccato, i capelli erano legati in alto come spesso accadeva, Kat sembrava incredibilmente sicura di sé stessa - togliti quel cappotto, voglio vedere cos'hai scelto di indossare per una serata speciale come questa. -

Kat si morse la labbra, forzandosi a fare come le era stato chiesto. Perfino liberarsi dal suo cappotto la mise a disagio, non incontrò il suo sguardo, cercò di concentrarsi su qualsiasi altra componente della stanza, ma sentì comunque il fischio basso di Shane seguito da una risata fredda.

- Potevi decisamente fare di meglio, Westwood. Tutte quelle tue stronzate su quanto dovesse essere speciale la tua prima volta e poi ti presenti qui con un semplice vestito nero ... - Shane arricciò le labbra- spero almeno che abbia messo un po' di fantasia nella scelta della lingerie.

- Chiaramente mi sbagliavo su quanto sarebbe stata speciale la mia prima volta. - ribatté lei con un filo di voce reso roco dalla rabbia

- Beh, il termine speciale ha molte connotazioni. Non sempre è sinonimo di bello ... -

- Suppongo che tu abbia ragione, costringermi a venire a letto con te deve sembrarti la trovata dell'anno, un vero colpo di classe, Shane Gould. Complimenti! -

Quello rise, evidentemente divertito - Ti aspetti che uno come me abbia classe? Se non ricordo male mi hai definito con aggettivi parecchio coloriti giorni fa. E poi non ti ho costretto a venire qui, mi pare che tu abbia avuto la possibilità di scegliere ... -

- E tu quelle le chiami scelte? -

- Lo erano, sei soltanto troppo codarda per fare quello che avresti dovuto, quindi eccoti qui ... com'è che si chiamava quel film? A letto col nemico?-

- Dopo che tutto questo sarà finito dovrai promettermi che andrai all'inferno e la smetterai di tormentarmi. - quelle parole costarono caro a Kat, soltanto pronunciarle fu doloroso - Wright non saprà nulla. Mai. -

- Sta tranquilla, dopo che avrò finito con te non sarai nient'altro che un nome tra molti altri, un piccolo puntino nella mia immensa lista. -

Kat non voleva reagire a quelle parole, il suo cuore sembrava strapparsi nel petto, dibattersi in una morsa dolorosa mentre Shane procedeva verso di lei adesso, liberandola con un gesto lento del sottile coprispalle che portava. Le camminava intorno come un avvoltoio che non vedeva l'ora di banchettare sulla propria preda, le accarezzò appena le braccia sfiorandole delicatamente con le dita, soltanto quel gesto bastò a farla raggelare.

- Ti sei sempre creduta irraggiungibile ... Kathleen Westwood la più ambita della scuola, la ragazza perfetta, con una vita ed un futuro luminoso davanti ... ma in fondo io e te non siamo poi così diversi ... - Shane rise piano, una risata bassa, da far accapponare la pelle.

- Ti piacerebbe - disse di rimando Kat in un sussurro tagliente.

- Eppure sei qui con me adesso, in qualche modo le tue scelte ti hanno portato qui, in questa suite, insieme a me ... - Shane era soddisfatto, fissava la ragazza con un'espressione di pura soddisfazione sul volto - io e te siamo uguali, Kat. Adesso ti vedo, non ti ho mai visto più nitidamente di così prima di questo momento. La tua maschera è crollata, puoi anche prendere in giro tutti gli altri, ma con me non funziona più. Sei corrotta esattamente come me ... -

La ragazza era immobile, il respiro di Shane si posava sulla sua pelle facendola accapponare attimo dopo attimo, lui era sempre più vicino, continuava a camminarle intorno, studiava ogni sua mossa, ogni minimo cedimento. Kat prese un profondo respiro mentre le dita di Shane trafficavano lievemente con la cerniera sul retro del vestito, un movimento secco, quante cerniere aveva tirato giù Shane Gould?

- Spogliati. -

Kat stava tremando, gli occhi freddi di Shane continuavano a fissarla, bastò una piccola spinta con le mani per far cadere ai suoi piedi il tubino nero. Kat rabbrividì nonostante l'atmosfera non fosse per niente fredda, cercò di calmarsi, Shane l'aveva vista in costume così tante volte da perdere il conto ... anche quella volta non era poi così diverso, continuava a ripetersi.

Il ragazzo lasciò cadere lo sguardo lungo il corpo di Kat, allontanandosi appena per poterla osservare meglio. Voleva che si sentisse in imbarazzo, come un pezzo di carne esposto in bella vista nella vetrina di una macelleria, voleva toglierle quel pizzico di dignità a cui Kat continuava ad aggrapparsi rimanendo in quella posa rigida. Voleva annientarla.

Era bella Kat, perfetta in quel completo nero, di pizzo, Shane non sapeva quanto conoscesse i suoi gusti, se quella scelta di colori e tessuto fosse stata puramente casuale o no. Forse, invece, qualsiasi accoppiamento sarebbe stato perfetto sul corpo prosperoso della Westwood. I suoi battiti accelerarono visibilmente, senza rendersene conto si era fatto ancora più vicino, il profumo della sua pelle era inebriante, le sue dita tremevano dalla voglia di toccare quella pelle pallida e perfetta.

- Dove vuoi farlo? - le chiese con un filo di voce sussurrato all'orecchio di Kat che rabbrividì nuovamente.

- Non fa differenza - il tono della ragazza era gelido. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederla implorare affinché smettessa, sarebbe andata fino in fondo nonostante il suo stomaco si fosse chiuso ed il suo cuore stesse galoppando nel suo petto.

- Come vuoi, ma sappi che non è affatto saggio lasciare che sia io a scegliere - Shane rise appena, con gesti veloci iniziò a sbottonare la camicia sotto lo sguardo adesso impaurito di Kat. Vederlo spogliarsi davanti a lei rendeva quella situazione reale come non mai, cercò di impedire alla sue gambe di tremare, i suoi occhi continuavano a fissare il corpo muscoloso e tonico di Shane mentre si liberava dal pantalone scuro. I battiti del suo cuore la tramortivano mentre il ragazzo avanzava verso di lei, adesso del tutto nudo. Kat non osava abbassare il suo sguardo, era immobile, gli occhi fissi in quelli chiari e divertiti di Shane.

- Mio Dio quanto vorrei che Wright potesse vederci in questo momento -

- Sei un bastardo - la voce di Kat tremò, era troppo vicino a lei adesso - P-perchè lo stai facendo? L-la mia vita non è un gioco, stai facendo di tutto per rovinarmi -

- Sei stata tu a rovinarla con le tue stesse mani. Perché mi hai baciato? Era un gioco? - stavolta fu il turno del ragazzo ad infiammarsi - perché lo hai fatto, Kathleen? E smettila di ripetere che si è trattato solo di un errore. Non ti sto chiedendo che cosa pensi che sia ma perché lo hai fatto -

- Io non lo so! - Kat stava urlando, con una spinta allentò la morsa di Shane - non so dirti niente! -

- Fa chiarezza allora. Nessuna può baciarmi e poi trattarmi in questo modo - ringhiò il ragazzo - che cosa c'è che non va in te? Che cazzo! Quanto può essere difficile ammettere che forse non ti sono indifferente? -

- E' evidente che in quel momento non mi eri indifferente! - stavolta fu Kat ad alzare la voce, ammettere quella semplice verità la fece tremare - è questo quello che volevi sentirti dire? Ok, perfino l'irreprensibile Kathleen Westwood ha un debole per Shane Gould! Sei contento adesso? -

Shane rimase in silenzio, fu come se un'ondata l'avesse travolto, lasciandolo per la prima volta nella sua vita senza parole.

- Ma questo non vuol dire niente, ti conosco da così tanto tempo da sapere tutto quello che hai fatto con chiunque, so quanto tu sia spregevole, il modo in cui tratti le donne come oggetti senza valore, messe lì per soddisfarti ... posso anche trovarti vagamente coinvolgente, ma è tutto qui. Io sono migliore di te. Io ho scelto Wright proprio perché rappresenta il tuo opposto ... so cosa voglio dalla vita e non potrei mai e poi mai stare con uno come te. Quindi se sei così disperato da volere a tutti i costi fare del male a me a a tuo cugino accomodati ... prendi quello che vuoi da me, ma non farai altro che farti odiare ancora di più. -

- Cosa scegli? -

Kat non aveva più paura, il suo sguardo era solido e gelido come ghiaccio mentre si posava sul volto altrettando glaciale di Shane. Era pronta a tutto, avrebbe accettato qualsiasi cosa. Stava per procedere e slacciare il reggiseno quando Shane le diede improvvisamente le spalle ed iniziò a raccogliere i suoi indumenti disseminati ovunque.

- Vattene. Non è così che avrò la tua verginità, sarai tu a chiedermi di prenderla. -

Kat rise, era incredula, come poteva davvero credere a quelle parole? Neanche Shane poteva essere così stupido da dire sul serio ...

- Mi hai sentito. Rivestiti e lasciami in pace. -

- Non tornerei mai da te, Shane ... se è quello che pensi ti stai sbagliando, questa è la tua unica occasione -

Il ragazzo rise, seriamente divertito - L'importante è esserne convinti, Westwood. Buona serata ... e no, non dirò nulla a Wright. Siete già abbastanza penosi così, non è necessario che mi aggiunga alla vostra immensa lista di problemi. -

Kat non se lo fece ripetere due volte, prese il suo vestito e lo indossò velocemente, fu Shane ad occuparsi della cerniera ma stavolta con fare sbrigativo e distante. Quel ragazzo continuava ad essere un mistero per lei, pensò, mentre prendeva il suo cappotto e lasciava la suite del Bulgari. Soltanto in quel momento il suo cuore riprese a battere normalmente.

Il suo autista la stava aspettando di sotto, c'era una nuova sensazione che si faceva strada in lei, qualcosa a cui cercava di non dare nome né peso, una sorta di delusione generale, forse insoddisfazione. Kat appoggiò il volto accaldato contro il finestrino freddo dell'auto, nella sua mente si avvicendavano flashback di quanto era appena successo. Shane l'aveva lasciata senza fiato, che volesse ammetterlo o meno, quella era una caratteristica che apparteneva a lui soltanto. Cercò di bloccare quei pensieri sul nascere, di non indugiare troppo sul suo corpo muscoloso e perfetto che avanzava verso di lei, le spalle larghe e toniche, la vita stretta, con quelle fantastiche fossette di venere ai lati.

Per un attimo Kat avrebbe voluto essere una delle tante.


ANGOLO AUTRICI: Carissime eccoci con il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto! La povera Kat si trova sempre a sfuggire dalle grinfie di Shane, chissà ancora per quanto tempo! Mentre abbiamo conosciuto un cattivo davvero temibile, la vita di Konnor è parecchio incasinata e presto vi immergerete meglio in una realtà totalmente diversa da quella luccicante di Kengsinton, sarà un contrasto interessante! 

BLACKSTEEL

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