Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Chapter 18 - Castle of Glass

Quando Yoru fece il suo ingresso al Polo trovò Kat al loro solito tavolo, la ragazza aveva un'espressione che la bionda non le aveva mai visto prima. Il suo viso era adombrato da un'aura sinistra, gli occhi erano gonfi e cerchiati di viola, segno che aveva pianto molto, i capelli erano raccolti un una coda alta e scomposta, solitamente Kat metteva grande cura nel sistemare il suo aspetto prima di uscire. La bionda si accomodò al tavolo in silenzio senza staccare lo sguardo dall'amica, che si irrigidì appena la vide, trattenne nuovamente le lacrime.

- Kat ... - Yoru non sapeva cosa dire.

- Sta andando tutto storto - bisbigliò la ragazza a mezza voce – tutta la mia vita -

- Che succede? –

- Loro ... loro hanno deciso divorziare - furono poche parole che la bionda colse immediatamente.

Forse era vero, Kat aveva davvero ragione a ritenere quell'anno il peggiore mai visto per lei, Yoru abbassò nuovamente lo sguardo, la famiglia di Kat si stava sgretolando. La bionda ci pensò per un attimo e si rese conto di quanto raramente i coniugi Westwood si vedessero, fra la moglie impegnata a scrivere e promuovere i suoi romanzi ed il marito con uno studio medico in California. Alla fine sembrava logico che fra di loro i rapporti fossero diventati di circostanza, una separazione era quasi prevedibile, come per molte coppie del loro stesso frenetico ambiente.

Osservando il volto sofferente di Kat e quella sua infantile speranza di famiglia perfetta infrangersi, Yoru non riuscì a fare presente all'amica quella logica realtà, si limitò a tendere una mano ad accarezzare la spalla della mora.

- Mi dispiace tanto –

- Io ... davvero non capisco ... - le lacrime alla fine rigarono le sue guance – credevo che andasse tutto bene. Perché? Perché non mi hanno mai detto nulla? Mi ritengono davvero così debole? Non meritavo anch'io di saperlo? Mi sento ... mi sento così sola. –

Yoru non aveva quelle risposte, poteva solo ipotizzare che fosse l'ennesimo tentativo dei genitori di salvaguardare la figlia, lo stesso comportamento che però l'aveva resa così fragile davanti agli imprevisti. La bionda riteneva che il modo in cui avevano cresciuto Kat, chiudendola in una campana di protezione e conforto, non l'avesse davvero educata ad essere grande, a capire che andando avanti aumentano anche le cose che si lasciano indietro. Nessuno aveva spiegato a Kat Westwood che crescere significava perdere qualcosa, scegliere delle direzioni scartandone altre e proprio come non riusciva a scegliere e gestire i suoi sentimento, adesso non sapeva affrontare neanche quel nuovo cambiamento.

- Deve essere stata dura per loro .... - disse Yoru alla fine – sono certa che ci hanno pensato a lungo -

- Lo so! Lo so bene, ma perché estromettermi così da tutto? -

Kat tirò fuori il cellulare, mostrando a Yoru un primo articolo appena uscito sulle prime indiscrezioni che riguardavano la separazione dei suoi. ROTTURA IN CASA WESTWOOD: Una nuova famiglia per il famoso chirurgo? Questo era il titolo ed insieme alcune foto che ritraevano il padre di Kat insieme ad una giovane donna.

- Come può essere mio padre Yoru? Come può avere un'altra famiglia? E mia madre? Come può non amare più la mamma? – la ragazza non riusciva neanche a parlare.

- Dovresti farle a loro queste domande Kat – le rispose l'amica – dovresti andare da loro e riempirli di domande, chiedergli cosa succedere ... ed accettare la situazione –

Ma quel consiglio era troppo diretto per Kat, lei non l'avrebbe seguito, la bionda lo sapeva bene, lei avrebbe sempre scelto la fuga.

- No, non voglio vederli... - si strinse nelle spalle – voglio solo stare da sola per un po'. Sono andata da Shane ieri –

Quasi non fu necessaria quella precisazione – lo sospettavo .. . –

- Non è successo nulla - ribadì Kat – se te lo stessi chiedendo ... -

- Sì, lo so - mormorò – scusa se non ci sono stata, ho trovato le tue chiamate troppo tardi –

- Non sei la mia babysitter Yoru – disse lei con un sorriso appena accennato – posso anche cavarmela da sola ogni tanto.

Peccato che correre da Shane non era cavarsela da soli, pensò la bionda, ma non lo disse, forse Kat aveva solo bisogno di aggrapparsi ancora al suo vecchio mondo e Shane in qualche modo glielo ricordava. Wright era lontano, Yoru aveva cominciato questa nuova esperienza che le dimostrava come tutto stesse inesorabilmente andando avanti, Shane era ancora l'unica costante di Kat.

- Sei uscita con lui di nuovo ieri sera? – chiese quella cercando di cacciare i brutti pensieri, stava di nuovo evitando di affrontare il dolore.

- Sì, è stato bello ... ma si è messo a piovere e siamo andati a casa sua - rispose la ragazza preferendo lasciare che la sua amica provasse un po' di conforto.

- A casa sua? Davvero? Com'è? –

- La trovo bellissima, è in una zona molto tranquilla ... - spiegò Yoru – sono rimasta a dormire da lui, ha piovuto per tutta la notte ... -

- Sei rimasta a dormire?! – Kat era esterrefatta – wow, davvero? Deve piacerti sul serio tanto Yoru, non mi aspettavo che ti ci affezionassi così –

La bionda scosse le spalle – mi piace passare il tempo con lui, ne approfitto adesso che i miei sono ancora fuori –

- Beh, dobbiamo assolutamente ripetere l'uscita ... non ho ancora finito di raccogliere informazioni per la mia indagine – replicò la moro strizzandole l'occhio – voglio assolutamente vedere dove vive –

- Sei sicura che tu abbia il tempo per queste cose? – Yoru fece un ultimo tentativo, per cercare di spronare la ragazza a rendersi conto che stava solo posticipando l'inevitabile.

- Certamente! Ne parlerò con Shane ... sono certa che anche a lui farebbe piacere – rispose la ragazza – non vorrei fare la parte della terza incomoda! –

Poteva tranquillamente diventare un uscita fra due coppie, pensò ancora Yoru, ma non disse neanche quello, era stanca di parlare a vuoto per quel giorno. Kat non l'avrebbe ascoltata, sperò solo che la sua amica non si fosse svegliata troppo tardi da quella favola che stava vivendo. Perché presto o tardi, tutti devono imparare qualcosa.

La banda non era al completo da più di nove mesi e quando Skull passò i suoi occhi neri a fissare il volto dei presenti non riuscì a trattenere un sorriso di approvazione.

- Chi lo avrebbe detto che ci saremmo riuniti tutti ... - disse soddisfatto.

- Beh, chissà quanto durerà – rise Jess.

- Se siamo fortunati arriveremo a Natale – continuò Will – ma non ci scommetterei –

Harley se ne stava a braccia conserte in silenzio, sapeva che quelle frasi erano rivolte a lui ma non lo turbavano.

- Continuo a pensare che non dovrebbe essere qui – disse Konnor – e visto che sei il capo Skull, dovresti anche occuparti di fare in modo che righi dritto -

- Harley ci procura buoni clienti, Konnor – replicò quello scuotendo le spalle – io posso solo occuparmi che resti pulito, come facciamo tutti ... ma non posso sbatterlo fuori, non sono sua madre –

Il rosso sospirò, tutti quanti se ne sarebbero nuovamente lavati le mani, decisamente Harley era un problema che nessuno voleva affrontare, di cui nessuno voleva farsi carico.

- Sto bene ... vi ho detto che resto pulito – mormorò il moro in una cantilena che stava andando avanti già da mezz'ora.

- Ho intenzione di pesare ogni carico – ringhiò il rosso – tanto per essere sicuro –

Harley rise – fai pure ... -

- Allora Konnor e Harley faranno coppia per le prossime uscite – sentenziò Skull con il sorriso ben evidente sulla faccia.

Fu una pessima notizia ma non ebbe nulla da dire, il rosso fece segno a Harley di seguirlo, così si diressero a fare il loro solito giro, qualche consegna.

- Allora non mi dici nulla di quella tipa? – rise il moro affiancandosi al ragazzo che camminava impettito.

- Piantala – fu la risposta del rosso.

- Gli altri mi hanno detto che è di Kensington – rise quello insistendo –ti sei cercato una sofisticata ... -

- Che diavolo vuoi Harley? Sei frustrato perché Annie non ti rivolge la parola? Forse non dovevi rovinargli la vita – disse stizzito Konnor.

- Beh almeno io non ho fatto il passo più lungo della gamba – rise – dai ... sei uno spacciatore, non sei migliore di me per quella gente, spero che tu non voglia fare sul serio con quella ragazza ... - un'altra risata bassa e cupa, gli occhi grigi di Harley non smettevano di fissarlo – forse è vero quello che si dice infondo ... le brave ragazze vanno sempre alla ricerca del cattivo ragazzo che le faccia divertire, ma è con il principe che vanno alla fine ... -

- Questa regola vale anche per te, mi sembra che tu ti sia appena escluso dalla competizione – puntualizzò Konnor.

- Ti sbagli – commentò Harley – questo vale per i fessi che seguono le regole ma tu sai che l'erba cattiva non muore mai e finchè io sarò su questa terra non permetterò al principe di bussare al castello della mia principessa. Perché lei è mia e di nessun altro e presto o tardi se ne renderà conto ... -

Il rosso non disse nulla, era troppo raggelato da quello sguardo assolutamente folle, vide Harley girare i tacchi e mettere le mani in tasca, poi cominciò ad incamminarsi verso la sua solita meta.

Era bizzarro come la vita sapesse avere ironia e questo Harley Jackson lo aveva imparato a sue spese, aveva solo due desideri che non riusciva a dominare: Annie e la cocaina. Questi per ironia della sorte si escludevano a vicenda, lei gli era rimasta vicino i primi mesi, quando il vizio era diventata una dipendenza vera e propria. Nonostante lui fosse scostante e cattivo nei suoi confronti, la ragazza gli aveva dedicato tutto il tempo e le energie che possedeva, ma alla fine si era arresa. Aveva scoperto la bruciante verità che era solo lei a lottare, che Harley non era disposto a cambiare così si erano lasciati e questo era stato un duro colpo per il ragazzo. Annie era da sempre la sua ossessione, il suo grande amore e una volta perso si era rifugiato ancora di più nel suo vizio, per lenire il dolore di quella bruciante sconfitta imputabile solo a se stesso e alle sue debolezze. Ma lei non lo aveva mai lasciato davvero, Harley in qualche modo lo sapeva, riusciva ancora a vederla attraverso i gesti e le attenzioni di Konnor, che non erano altro che un estensione di Annie. Era questo che muoveva l'esistenza di Harley il desiderio di riconquistarla, la sua mente era occupata unicamente da questo pensiero.

Così anche quel giorno aveva comprato un mazzo di tulipani gialli e si era messo ad attendere fuori dal negozio pazientemente. Lui riusciva a vederla mentre si destreggiava dietro il bancone e sapeva che anche lei si era accorta della sua presenza ma feceva finta di nulla come tutte le sere. Fino all'ora di chiusura non gettò mai un solo sguardo verso la strada e nemmeno al ragazzo che la stava aspettando. Alla fine quando Annie chiuse il negozio e si strinse nel cappotto per tornare a casa Harley si avvicinò, con i fiori bene in mostra, erano i suoi preferiti.

- Ciao – le disse con il suo solito tono caldo e profondo.

Lei lo ignorò, come se non ci fosse nessuno e si mise a camminare verso casa, il ragazzo le venne dietro.

- Davvero? È questo il gioco che vuoi fare piccola? – chiese il ragazzo sorridendo – andiamo non vuoi neanche accettare i miei fiori? –

Ancora nessuna risposta da parte di Annie che camminava impettita verso il suo appartamento.

- Sai che sono qui per te ... sei la mia unica ragione di vita Annie ... -

Ancora nessuna risposta, il passo della ragazza era solo aumentato leggermente.

- Non faccio che pensare a te, giorno e notte ... sai anche quando sono rinchiuso in quel manicomio del cazzo e sono in preda alle crisi di astinenza .... Tu sei tutto quello a cui penso amore ... - continuava Harley tallonandola.

Ma Annie non cedette, neanche quando quelle parole le fecero inumidire gli occhi, neanche quando pensò al corpo di Harley che si contorceva per il dolore, che urlava il suo nome in qualche stanza dimenticato. Scattò rapidamente ed entrò nel portone del suo palazzo, chiudendolo fra sé ed il giovane che rimase fuori ad osservarla dal vetro, con i fiori ancora in mano. Lui le dedicò un altro sorriso ma lei voltò le spalle e corse rapidamente verso il suo appartamento, lasciarlo entrare nuovamente nella sua vita era troppo rischioso anche se forse era la cosa più semplice. Annie era convinta che prima o poi si sarebbe stancato, che avrebbe ripreso a farsi e l'avrebbe dimenticata come faceva sempre, perché lei era sempre venuta dopo la cocaina. Harley invece sospirò sonoramente, particolarmente irritato dalla tenacia di quella ragazza, nonostante fosse anche la parte che più amava di lei, perché lui amava la sua Annie e non doveva fare altro che ricordarlo anche alla rossa. Così lasciò i fiori davanti all'ingresso e dopo poco andò via, pensando già a portarle la mattina seguente in pasticceria.

Kat ticchettava nervosamente sul legno spesso della scrivania del Bulgari, alla fine Shane l'aveva fatta sistemare nella stanza attigua alla sua, la ragazza si chiedesse come facesse il suo amico a vivere tutto solo in un posto enorme come quello. I suoi pensieri vennero riscossi dai trilli bassi del Fashion Mirror che la informava di una chiamata in entrata, era Wright ovviamente, Kat cliccò sulla piccola icona della videocamera e qualche attimo dopo il viso del suo ragazzo le apparve sullo schermo

- Kat ... ho saputo solo adesso - disse quello sospirando nel vedere il viso piuttosto provato della sua ragazza - mi dispiace, il fuso orario, le lezioni ... è tutto un casino, avrei voluto poterti chiamare prima. Come stai? -

Kat provò ad abbozzare un sorriso, non voleva far preoccupare Wright più del dovuto - Me ne sto facendo una ragione, tu non preoccuparti ... so che sei impegnato e davvero, sto bene -

- Avrei voluto esserci in un momento stressante come questo. Ma dove sei? - Wright corrugò appena la fronte mentre cercava di capire da dove lo stesse chiamando la sua ragazza - sei al Bulgari?Che ci fai lì? - aggiunse, riconoscendo l'arredamento dell'hotel alle spalle di Kat.

Lei si morse appena il labbro, si sentiva in colpa nonostante non ci fosse nessun motivo reale, non in quel momento almeno, era andata da Shane perché era l'unico amico libero e disposto ad ospitarla in quella situazione.

- Ti sta ospitando Shane? -

- N-no, sì cioè, ma sta ospitando solo per oggi. Andrò da Yoru, non voglio tornare a casa ... non ancora ... -

Wright sospirò appena - Sai che puoi stare un po' dai miei, vero? Mia madre capirebbe, se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa ... non ci sono fisicamente ma puoi sempre parlarne con me -

- Non c'è molto da dire - ammise la ragazza - mio padre e mia madre hanno deciso di divorziare ed io non ho alcuna voce in capitolo - dovette concedere con enorme fatica. Ricordava ancora le riviste di gossip, pagine zeppe di news che riguardavano proprio la sua famiglia. La vita di suo padre era stata scandagliata da cima a fondo, a nessuno sfuggiva la presenza della sua nuova compagna incinta ... nonché del fratellastro o sorellastra che Kat avrebbe avuto da lì a qualche mese. Quella era l'umiliazione più cocente, vedere tutta la sua vita esposta a quel modo, alla mercé di tutti, soprattutto di chi non vedeva l'ora di umiliarla per sentirsi un po' meglio. E lei non aveva saputo nulla, erano stati bravi i suoi genitori a farle credere che non ci fosse niente di preoccupante, si vedevano poco ma non avevano mai parlato con lei di un'eventuale separazione, questo le faceva male. Forse neanche loro pensavano che sarebbe stata abbastanza forte da poterlo accettare senza piantare guai, perfino i suoi stessi genitori non credevano in lei.

- Non sei andata a scuola, vero? -

Wright aveva indovinato, Kat aveva preso un paio di giorni di riposo da tutto ciò che la attendeva una volta tornata nel mondo reale. La vita al Bulgari era fatta di cose belle e lontane, Shane le teneva compagnia quando non svaniva magicamente per qualche ora, la portava a cena e lei si lasciava andare sempre di più, dimenticando per qualche momento tutto quello che la tormentava. Si sentiva una principessa isolata dal mondo reale, ma perfettamente in equilibrio con quello iridescente e attraente che Shane le aveva fornito. Cosa c'era di male nel chiudere gli occhi per un po'?

- Prima o poi dovrai tornarci, lo sai? Non sei da sola ... c'è anche Yoru, no? Non puoi chiuderti a casa per tutto questo tempo, non serve a niente. -

Kat abbassò il capo, Wright e Yoru erano sempre state le voci della razionalità, sapeva che il suo ragazzo aveva ragione, anche la sua amica l'aveva spinta a tornare il prima possibile per prendere in mano le redini della sua vita, ma Kat era come gelata, il Bulgari era il suo castello lontano e magico da cui non voleva riaffiorare. Anzi, sentire Wright bacchettarla le dava i nervi, perché tutti pensavano di poterla giudicare?

- Lo so, ma adesso parliamo di te. Come va? - La ragazza mantenne la calma e cercò di sorridere appena, seppure con enorme fatica.

La conversazione era scivolata su temi meno problematici, Kat aveva cercato di mostrarsi interessata all'entusiasmo che mostrava Wright, ma le parole del ragazzo erano vuote ed inutili per lei, non avevo bisogno di vedere persone felici, tutto quello la rendeva ancora più triste del normale, se era possibile. Quando Wright andò a cena chiudendo la chiamata Kat sospirò di sollievo, quel semplice gesto non passò inosservato a Shane di ritorno da uno dei suoi giri misteriosi che gongolò appena.

- Come sta la mia regina depressa oggi? - le chiese, passandole un pacchetto proveniente dalla pasticceria preferita della ragazza

- Non sono depressa - commentò quella accettandolo di buon grado. Voleva strafogarsi di dolcetti e non pensare più a niente

- Beh, sei così disperata da vivere con il tuo più acerrimo nemico, hai abbandonato i tuoi comitati nelle mani di Tamara ed Angie, non te ne vai più in giro a sfoggiare il tuo fantastico anello da ventidue carati a chicchessia ... mmh, scusami se non suoni così credibile alle mie orecchie -

Kat osservò il viso divertito del ragazzo aprirsi in un sorriso malizioso - Tu puzzi di bourbon, scusa se non prendo per buono tutte le stronzate che dici. -

- Perché non vieni sotto la doccia con me, allora? Potresti ripagare la mia ospitalità in qualche modo. Almeno faresti qualcosa di utile e dilettevole invece di piagnucolare e strafogarti -

- Lo farò quando i miei torneranno insieme. Cioè mai - commentò la ragazza sollevando il dito medio verso l'altro che rise forte

- Ma dove sono le buone maniere, signorina Westwood? -

- Le ho lasciate a casa, insieme alla mia vecchia vita perfetta - borbottò quella, sempre più cupa. Shane la osservava, se ne stava sdraiata sul suo divano di pelle con addosso un semplice accappatoio da notte, nonostante tutto non si era liberata dai suoi gioielli, il cerchietto di perle le cingeva i capelli appena ondulati, lasciandoli cadere ai lati del viso ben truccato. Shane si chiese se in fin dei conti non si fosse acconciata in quel modo per lui, per quanto ne sapeva Kat non aveva lasciato il Bulgari quel giorno, altrimenti ne sarebbe stato avvisato.

- Dove sei stato? -

- Per quanto mi piaccia quando ti comporti da mogliettina impensierita queste sono informazioni top secret, tesoro. - scherzò lui facendo portare gli occhi al cielo a Kat - champagne? -

- Ne ho proprio bisogno - accettò la ragazza, osservando Shane allontanarsi appena per raggiungere il bar del salotto. Indossava uno dei suoi completi eleganti, di colore grigio perla, con una camicia lilla ed una cravatta borgogna, sembrava essere creato appositamente per il suo corpo e di certo era così. Kat lasciò scorrere gli occhi sul viso impegnato del ragazzo, le labbra larghe e provocatorie, il naso lievemente aquilino, quegli occhi chiari allungati, di un verde che spesso tendeva al grigio, la sua voce bassa e carezzevole aveva uno strano effetto sulle donne, Kat compresa.

- Stasera ti porto a cena, renditi presentabile. Non voglio farti sfigurare - la provocò lui passandole il flute di champagne.

- Come se fosse possibile per te - lo rimbeccò lei - sono il meglio a cui tu possa ambire, Gould. -

- Ah, ma davvero? Non hai mai visto le modelle di mia madre con cui ho passato l'estate allora - disse quello ridendo appena

- Quale estate? Perché sono certa che l'ultima non sia andata esattamente come avevi immaginato - stavolta fu Kat a provocarlo, Shane scosse la testa

- Non molli mai la presa, vero? - poi si sedette sul divano, Kat stava per fargli posto sollevandosi appena ma il ragazzo fu più veloce - ti prego, stai - le disse afferrandole gentilmente le gambe per poi riposizionarle al loro vecchio posto. Adesso non toccavano più la pelle fredda del divano però, ma lo strato sottile di stoffa che ricopriva le cosce di Shane. Kat cercò di non mostrarsi eccessivamente preoccupata, ma il tocco lieve di quelle mani sulle sue gambe nude era un problema.

- Bene, visto che le cose stanno così. Continui a pensare che la tua famiglia sia un dannato casino e forse lo è ... ma la mia, quella è un incubo vivente - Shane parlava con voce bassa ed attenta, le sue mani continuavano a massaggiare le gambe fresche di Kat quasi senza prestare troppa attenzione, in realtà ogni movimento era studiato - hai ragione tu, ho passato l'estate in Svizzera al centro di riabilitazione in cui si trova Chad -

La ragazza si sforzò a concentrarsi nonostante le mani di Shane la stessero conducendo in posti dove i pensieri razionali non esistevano neppure.

- Quella sera sentì i miei litigare, non mi stupì più di tanto, d'altronde corrisponde a normale amministrazione per noi, stavo per uscire ed andare a divertirmi come sempre quando alla fine saltò fuori il nome di Chad e a quel punto non potei fare a meno di fermarmi. -

Shane ricordava alla perfezione ogni singolo dettaglio di quella notte. Le urla di Gemma, il pugno fragoroso che Robert aveva assestato sul tavolo di quercia della sala da pranzo, il maggiordomo era rimasto immobile, accanto alla grossa porta che conduceva alla stanza, affiancato da uno Shane altrettanto atterrito.

- Cos'è successo? Cos'hai sentito? - chiese Kat col fiato corto.

- Tutto quanto, finalmente la verità veniva a galla anche per me ... mio padre accusò mia madre di essere una tossica, sapevo dei vizi di Gemma ovviamente, quando conobbe mio padre era una modella giovanissima, il mondo della moda sa essere terribilmente cattivo, soprattutto con le stelle più promettenti ... prendeva della coca e chissà che altro, beh c'era una piccolo dettaglio che non mi era mai stato rivelato però, mia madre non smise di farsi neanche durante la sua maternità ... -

Kat era sconvolta, scattò su mentre gli occhi di Shane si incupivano ulteriormente - Già, quando Chad nacque mostrava i sintomi tipici di astinenza nel neonato ... mia madre lo ha fottuto a vita e mio padre non gliel'ha mai potuto perdonare.

"Tu mi hai costretto a partorirlo! Io volevo abortire, dannazione! Non ero pronta ad essere una madre, ero giovane e bella e con un futuro meraviglioso davanti e tu mi hai portato via ogni cosa! Quel bambino non sarebbe dovuto nascere! "

La voce di Gemma risuonava come una litania infinita nelle orecchie di Shane, gli occhi gelidi di sua madre non era mai stati così umani mentre urlava tutta la sua rabbia e frustrazione contro Robert.

- Mio Dio, Shane ... - Kat era senza parole, le sue mani cercarono quelle dell'altro che si riscosse appena.

- Adesso sai tutto, spero che tu la smetta di tormentarmi riguardo la mia estate finalmente -

- I-io ... se soltanto me lo avessi detto subito ... - il senso di colpa travolse Kat come una doccia gelida, come aveva potuto essere così cieca di fronte ai problemi di Shane? Con che coraggio era andata lì a piangere per la sua situazione?

- Cosa avresti fatto? Non saresti venuta con me, non aveva senso d'altronde -

- Ma avevi bisogno di un'amica ... -

- No, avevo soltanto una fottuta paura di affrontare Chad da solo, tutto qui. Dopo quello che era successo ... l'incidente, il processo, quella dannata estate di tre anni fa ... -

Kat ricordava alla perfezione ogni cosa. Chad era fatto, Chad era sempre fatto, perfino mentre guidava, la notizia era stata riportata ovunque, la famiglia Gould era ancora una volta nell'occhio del ciclone. Il maggiore dei Gould aveva quasi ucciso una persona durante la sua guida sotto effetto di sostanze stupefacenti. Il volto di Soraya Becker le tornò in mente, era bellissima, grandi occhi verdi, lunghi capelli biondi, un'attrice che avrebbe fatto sicuramente molta strada a detta di tutti ... in realtà la sua carriera era stata stroncata da quell'incidente. Soraya Becker aveva perso una gamba dopo un coma durato giorni.

- N-non è stata colpa tua -

Shane rise amaramente - Davvero? Chi è che se l'è portata a letto? Perché credi che stessero litigando in auto quella notte? -

- Chad era fatto! Non è colpa tua! - Kat strinse la mano di Shane con forza mentre il ragazzo evitava il suo sguardo - senti, non si può cambiare il passato, ok? Questo è chiaro a tutti. L'unica cosa che bisogna fare è andare avanti adesso, smettila con questi pensieri.

- Perché? Io non cambio mai, io non imparo mai - Shane la guardò finalmente e i suoi occhi non apparvero mai così cupi a Kat - guardami, sono qui con te, l'unica cosa che mi viene in mente è di portarti a letto, non importa che tu sia la ragazza di mio cugino, anzi ... credo che questo non faccia altro che intrigarmi ancora di più. -

Le mani di Shane risalirono lungo le gambe della ragazza mentre Kat non riusciva a parlare né a pensare in modo lucido, la attirò a sé con un gesto veloce, ricoprendo con il suo corpo quello della mora, i loro occhi si incontrarono, erano vicini, terribilmente vicini, così tanto da poter sentire i loro rispettivi respiri sul viso, Kat chiuse gli occhi, non voleva vedere, qualsiasi cosa fosse successa lei non voleva vedere. Fu il suono del telefono a domare le cattive intenzioni di Shane, sospirò forte contro le labbra carnose di Kat prima di ritrarsi velocemente.

- Domani te ne andrai di qui. Posso trovarti un altro posto se non sai dove stare, ma da qui devi andare via. Non sei al sicuro -

Le parole di Shane scossero ulteriormente Kat che rimase immobile, ancora sul divano, incapace di riprendersi da quello che era appena successo. Sentiva ancora il profumo del ragazzo sulla sua vestaglia, cercò di sollevarsi, di camminare lontano da quella stanza mentre l'istruttrice di scherma di Shane entrava nella suite ed incontrava di sfuggita il viso della Westwood. Kat si nascose in bagno, aprì il rubinetto del lavandino e lo riempì prima di bagnarsi il viso con l'acqua fredda, sentì dei nuovi brividi pervaderle il corpo.

Avrebbe voluto che l'acqua avesse coperto ogni cosa, ma i rumori inequivocabili di ciò che stava accadendo di là la raggiunsero comunque. Kat stava piangendo di nuovo e stavolta non ne conosceva neanche il motivo ... sarebbe stato semplice e comodo imputare tutto alle preoccupazione che le avevano dato i suoi genitori, ma non era soltanto quello. Sentiva il suo cuore battere velocissimo, a volte alcune fitte la facevano gemere forte, sarebbe voluta uscire da lì e scappare, ma aveva paura di ciò che avrebbe visto. Quando mai prima di allora le aveva fatto male vedere Shane spassarsela con una ragazza? Perché stava succedendo proprio adesso? Perché Kat non poteva tornare in sé?

Shane non aveva mai prestato attenzione ad essere silenzioso, quella volta anche meno del solito. Voleva che lei sentisse ogni cosa, che sapesse ciò che stava facendo, che lo immaginasse pure. Voleva vedere Kathleen Westwood perdere il controllo sulle proprie emozioni proprio come stava succedendo a lui ormai da parecchie settimane a quella parte. Voleva vederla perdere la testa, disperarsi per quelle cose che sentiva ma non sapeva spiegarsi.

La ragazza gemeva sotto il suo corpo, Shane aumentò le spinte, gli sembrava quasi di poter toccare le gambre fresche e lisce di Kat, di poter risalire lungo le cosce, poi quelle labbra carnose, gli occhi timorosi ma allo stesso tempo pieni di desiderio che si chiudevano davanti ai suoi in uno scatto. La sua era stata una resa, se lui l'avesse baciata non sarebbe stata colpa di Kat, dopotutto lei non aveva fatto nulla per provocare in lui quelle reazione. Quello non era ciò che Shane Gould desiderava, era certo che poteva avere di più di un triste bacio rubato, sarebbe stata Kat a baciarlo presto o tardi.


ANGOLO DELLE AUTRICI: Eccoci tornate con un nuovo capitolo! Il Mai una Gioia come stile di vita, Kat ne sa qualcosa! Ma nonostante i problemi a casa siamo tutti concordi nel dire che la vita al Bulgari non sembra affatto male :P in fin dei conti Shane si è rivelato un padrone di casa quasi modello!
Nel frattempo la situazione del club si complica. Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto!

Nel frattempo la situazione del club si complica. Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto!


- BLACKSTEEL - 

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro