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Chapter 17 - Broken

Nella foto: Harley


L'intervista di Eliza Westwood era terminata tra gli applausi generali all'interno dell'elegante sala conferenze del Cromwell Inn, Kat si era unita alle acclamazioni degli altri seguita dal sorriso controllato di Yoru. Il terzo libro della madre era appena stato presentato davanti alla stampa e si prospettava essere un grande successo proprio come gli altri.


- Quello non è tuo padre? - Kat si voltò in direzione dello sguardo di Yoru


- Papà! - urlò felice tra la folla per attirare l'attenzione dell'uomo che adesso si dirigeva verso la ragazza


- Piccola! Non riuscivo a trovarti, sono appena atterrato, ho fatto il prima possibile. -


Kat si gettò letteralmente tra le braccia del padre - Alla fine ce l'hai fatta! Anche la mamma ne sarà felicissima. Hai visto quanta gente? -


I tre chiacchierarono un po' nell'attesa che Eliza si liberasse dalle ultime domande della stampa, alla fine Yoru controllò il cellulare e sobbalzò appena


- Adesso devo proprio andare, Kat - salutò la ragazza poi si rivolse all'uomo - Arrivederla signor Westwood -


- Buona serata Yoru -


La mora osservò l'amica svanire oltre la porta con un sorriso ebete sulle labbra, era certa che la fretta di Yoru dipendesse da un certo rosso che viveva nei sobborghi di Chelsea. Incredibile quanto tutto potesse cambiare nel giro di poche settimane, considerò la ragazza.



Qualche ora dopo i tre furono finalmente liberi di andare via, Kat era emozionatissima, non capitava molto spesso di vedere l'intera famiglia Westwood riunita a cena, si fermò appena davanti alla loro limousine


- Dove andiamo? Potremmo prenotare al Pavilion. Scommetto che anche la mamma è in astinenza da sushi!- propose la ragazza


- Beh, sono un po' stanca ... - tentennò appena la donna - forse sarebbe meglio cenare a casa per stasera -


- Cosa? Non se ne parla! Hai appena pubblicato il tuo libro e sei stata insidiata dalla stampa per ore! Siamo affamati! Dobbiamo festeggiare, vero papà? Perché non glielo dici anche tu? - la voce di Kat stava assumendo un tono lievemente piagnucoloso e James non era mai stato bravo a scontentare la figlia


- D'accordo, per me va bene ... Eliza? -


La donna fu costretta a cedere mentre i suoi occhi incontravano quelli preoccupati del marito, Kat stava già festeggiando, cercò le mani dei suoi genitori e le strinse alle sue prima di salire in auto e dirigersi al Pavilion, uno dei ristoranti preferiti di sua madre. C'erano stati anni in cui i Westwood non si erano mai separati, James lavorava in una prestigiosa clinica londinese allora, Kat era ancora una bambina e soltanto quando divenne più autonoma il padre decise di spostarsi in America, seguendo il suo socio in una clinica che si occupava prettamente di personaggi dello spettacolo.


Eliza cercò di controllarsi, l'entusiasmo di Kat era un deterrente fin troppo efficace per affrontare l'argomento che a quel punto non poteva più essere evitato. I documenti nella borsa della donna sembravano bruciare, cercò ancora una volta lo sguardo di James adesso preso in una conversazione con la figlia


- E' bello avervi entrambi qui stasera, quand'è stata l'ultima volta che siamo riusciti a riunirci? Forse in estate a casa degli zii? - Kat prese un grissino che iniziò a mangiare - questo inverno dopo il fidanzamento potremmo andare allo chalet di nonna, ma niente lavoro dietro stavolta, mamma. -


- Kat ... - la donna prese in mano la situazione - senti, tesoro ... c'è qualcosa di cui vorremmo parlarti -


La ragazza fissò la madre con sguardo confuso - Dimmi pure ... so che non vi ho interpellato riguardo il fidanzamento ufficiale con Wright, forse avrei dovuto parlarne prima con voi, però non ci ho pensato. Ero molto emozionata -


- Non è questo, anzi siamo davvero felici per voi, sapevamo che prima o poi sarebbe successo e Wright riuscirà certamente a renderti felice -


La mora rimase ancora più perplessa mentre James si schiariva appena la gola e la sua espressione si faceva mano a mano più cupa


- Cosa c'è? Mi state spaventando adesso ... -


- Senti, piccola ... so che probabilmente non sarai d'accordo, è una questione molto delicata che abbiamo rimandato per troppo tempo - iniziò il padre tentennando - però è necessario che anche tu sia al corrente di quello che sta succedendo a questo punto -


Kat osservava i due con sguardo sgomento, c'era qualcosa che non aveva afferrato, l'atmosfera intorno ai tre iniziava a farsi quasi soffocante nonostante il locale sembrasse pieno di vita e risate


- Ecco, tuo padre ed io abbiamo deciso di divorziare - concluse la donna che dovette osservare il volto della figlia cambiare improvvisamente colore - noi due ne abbiamo discusso a lungo, crediamo che sia meglio così, i nostri rispettivi impegni non ci permettono di passare molto tempo in famiglia, come avrai notato anche tu, inoltre -


Kat aveva smesso di ascoltare, era assurdo, per un attimo pensò che si trattasse di uno scherzo


- Tesoro? So che potrebbe essere difficile da accettare in un primo momento, ma ti assicuro che le cose non cambieranno per te. Io ci sarò sempre, tornerò a trovarti ogni volta che posso come ho sempre fatto -


Kat osservò il padre che continuava a muovere le labbra, ma la sua mente era ben lontana da quel tavolo. Un lieve tremore le scosse le mani mentre cercava di capire perché tutto quello stesse accadendo a lei.


- Tesoro? - Eliza era preoccupata, tentò di sfiorare il volto della figlia che si ritrasse a quel tocco come se si fosse appena ustionata, trascinando la sedia indietro


- Avremmo evitato di dirtelo qui, volevo tornare a casa, discuterne con calma ... so che la tua reazione potrebbe ... -


- Da quanto tempo? - la voce di Kat era tombale, sentiva il suo cuore dibattersi nel petto dolorosamente - da quanto tempo lo sapevate? Da quanto tempo mi stavate nascondendo tutto? -


- No, tesoro ... volevamo soltanto trovare il momento giusto, non è stato facile per noi giungere a questa decisione, noi ti amiamo così tanto ... -


- Mi avete presa in giro ... sono stata raggirata per tutto questo tempo ... io credevo che le cose andassero bene tra di voi - Kat era sgomenta, per un attimo pensò di star vivendo un incubo dannatamente lucido - v-voi due vi amate ... non è possibile ... dovete ripensarci, voi ... -


- Tesoro, - la voce di James si fece dolce - avremmo voluto rimanere insieme per il tuo bene, ma non è più possibile. Come ti ho già detto non cambierà niente per te, noi ci saremo sempre, voglio ancora molto bene a tua madre, l'affetto che ci unisce non si spegnerà mai ... ma l'amore è un'altra cosa -


Kat sentì la nausea risalirle lungo il corpo in ondate disgustose, osservare i volti preoccupati dei genitori fissarla la stava uccidendo lentamente, l'atmosfera si fece soffocante, era così complicato respirare adesso


- Kat, ti prego. Cerca di capire, sei molto giovane, so che ci hai sempre idealizzati come esseri perfetti, ma anche noi abbiamo fatto i nostri errori. Vedi, non possiamo più continuare così, t-tuo padre ha una compagna e ...


- Compagna? - l'universo di Kat si rovesciò in un solo istante, non poteva più rimanere lì perché presto sarebbe esplosa e non voleva che tutti vedessero quanto fragile poteva essere. Si sollevò dal tavolo con uno scatto veloce


- Kat! Ti prego, non andartene! Torniamo a casa insieme, ok? Parliamone con calma ma ti prego -


- Lasciatemi! - la ragazza strattonò il braccio del padre, spingendolo a lasciare la presa sul suo polso, i suoi occhi erano lucidi adesso, non voleva piangere, non voleva farlo. Corse via sotto gli occhi sgomenti dei suoi genitori che sospirarono all'unisono.


- Non avresti dovuto dirglielo ... - disse James portandosi il volto tra le mani in un gesto stanco


- Invece avremmo dovuto farlo prima, darle un segnale d'avviso ... un modo per prepararsi a tutto questo ... -


- Kat non sarebbe mai stata pronta - commentò l'uomo desolato - dovremmo seguirla, potrebbe fare qualcosa di stupido ... -


- No, lasciala andare. La conosco bene, andrà da Yoru, l'unico posto in cui troverà consolazione ... non vuole vederci, ci detesta al momento - Eliza bevve un sorso di vino che non le sembrò mai così amaro e disgustoso


- F-forse con il passare del tempo ... -


La donna scosse il capo - Forse ... -



Kat cercava di riprendere fiato mentre l'aria fresca della notte le sferzava il viso bagnato, stava tremando, respirare era complicato, le sue mani faticavano a comporre il numero di Yoru.


"Io e tuo padre stiamo divorziando"


Un nuovo singhiozzo di dolore la scosse, Yoru non rispondeva. Era con Konnor. Kat si sentì morire dentro, il fuso orario non le permetteva di chiamare Wright, era da sola. Dove diavolo sarebbe andata? I taxi sfrecciavano tra le strade affollate di Kensington, non voleva rimanere lì ancora per molto, temeva che i suoi avrebbero provato a seguirla e tutto ciò che desiderava in quel momento era non vederli mai più, così sollevò una mano per attirare l'attenzione di un taxi che si fermò a qualche metro da lei. La ragazza saltò su, le sue mani tremavano


- Dove la porto? -



Le luci del Bulgari si abbatterono su di lei in un trionfo di colori, Kat era spaesata, i suoi piedi si muovevano come spinti da una forza di volontà che non apparteneva a lei, un uomo con l'uniforme del personale le andò incontro


- Signorina, si sente bene? - chiese visibilmente preoccupato.


Kat scosse la testa, non riusciva a parlare, pronunciare quel nome le costò moltissimo


- S-shane ... -


- Il signor Gould è in compagnia al momento ... - disse l'uomo lievemente a disagio - può aspettarlo qui se vuole ... senta, è successo qualcosa? Posso chiamare qualcuno a casa? -


- No! Devo vedere Shane Gould.-


- Mi dispiace ma questo non sarà possibile -


- Sono Kathleen Westwood e non mi importa se il signor Gould è in compagnia. Gli comunichi che sto salendo altrimenti lo farò comunque -


L'uomo si immobilizzò di fronte al volto rabbioso della ragazza, con uno scatto veloce Kat oltrepassò il receptionist che subito tornò alla sua postazione, sospirando. A quel punto compose il numero della suite ed attese.



I massaggi della ragazza si fecero più intensi, Shane sospirò piano, la sua mano accarezzava i capelli sottili della donna, ad interrompere quell'idillio fu lo squillo del telefono della suite. Shane sobbalzò appena, la furia negli occhi, come avevano osato disturbarlo quando aveva palesemente espresso la volontà di non essere chiamato per nessun motivo al mondo?


- Spero tu abbia una buona ragione per chiamare, Lester -


- S-signor Gould, non sono riuscito a fermarla ... la signorina Westwood sta per entrare -


Shane si sollevò dal letto con uno scatto, di fronte all'occhiata confusa della ragazza, nuda e pronta a trascorrere una serata indimenticabile con il Dio del peccato.


- Cosa c'è? -


- Rivestiti, puoi andare per stasera - disse quello seccamente


- C-come? Ma ... -


- Non hai sentito? Ho detto rivestiti. -


La ragazza sbuffò forte, mentre Shane veniva già allertato dal lieve rumore di tacchi che calpestavano la moquette nella stanza adiacente. Che altro voleva adesso? Perché doveva rovinargli perfino quei momenti?


- Alla fine hai ceduto al lato oscuro della forza! Sei qui per una cosa a tre? Che dire, sei sempre piena di sorprese, Westwood - il ghigno sul volto del ragazzo era già svanito, Kat gli corse incontro, il viso rosso e gonfio dal pianto, Shane si ritrovò ad aprire le braccia per accogliere quel corpo tremante che si aggrappò a lui con tutte le forze.


- Kat ... dimmi cos'è successo ... - Shane la strinse forte, sentiva il cuore di Kat battere ad una velocità pazzesca stretta a lui, stava piangendo adesso, per un attimo il ragazzo pensò a tutto ciò che poteva essere successo per ridurre la Westwood in quelle condizioni


- Sto cominciando a preoccuparmi, Kat. Stanno tutti bene? -


La ragazza annuì appena, ancora stretta tra le braccia di Shane. Non voleva staccarsi da lì, non voleva riaprire gli occhi e scoprire che tutte le cose orribili degli ultimi minuti corrispondevano alla realtà dei fatti. Stava singhiozzando, le sue dita stringevano la pelle nuda del ragazzo


- Vai, la serata è finita - Shane stava parlando con qualcun altro, Kat sollevò appena il viso per incontrare la figura di una ragazza in tacchi alti che si dirigeva velocemente alla porta.


- Kat ... mi hai decisamente rovinato la serata, almeno potresti essere così gentile da spiegarmi perché? -


Non c'era un vero e proprio rimprovero in quella frase, anzi il tono che usò fece ridere appena la ragazza che cercò di riprendersi staccandosi da quel corpo. Soltanto in quel momento realizzò che Shane indossava soltanto dei pantaloni, per giunta mezzi sbottonati che il ragazzo si premurò subito a tirare su. Poi passò una confezione di kleenex a Kat ed attese. Aveva sempre avuto una sorta di repulsione per le ragazze che frignavano, le trovava veramente fastidiose, eppure capitava spesso che una delle sue frequentanti occasionali cominciasse a piangere o a fare qualche scenata di cattivo gusto davanti a lui. Quella notte capì che forse non tutte le lacrime lo repellevano, il viso di Kat era provato, alla fine la scortò in bagno dove poté bagnarsi con dell'acqua fresca.


Shane attese sulla porta, i suoi occhi studiavano ogni minimo gesto della ragazza, la vide ripulirsi dal trucco sciolto, di tanto in tanto un nuovo singhiozzo le scuoteva il petto costringendola a fermarsi. Sperò che fosse stato Wright il colpevole, anche se dentro di sé sapeva perfettamente che niente di ciò che avesse potuto fare suo cugino avrebbe influito in quel modo sulla vita di Kathleen Westwood.


- Quindi? - Shane si sedette accanto alla ragazza dopo averle passato una tazza di tè caldo lievemente corretto con del cognac.


Quella scosse il capo, gli occhi erano rossi e gonfi, si sentiva del tutto distrutta come se fosse reduce da una guerra - La mia vita è un incubo - biascicò bevendo appena dalla sua tazza, il gusto forte del liquore la scaldò fin dentro le ossa, facendola rabbrividire comunque.


- Certo, dice la ragazza più invidiata dell'intera Ashbourne. Non hai idea di quanto tu possa suonare poco credibile -


Kat si stropicciò gli occhi, voleva soltanto dormire e dimenticare tutto, magari svegliarsi tra giorni e scoprire che in realtà quella piega che aveva preso la sua vita non esisteva neppure


- Kat? -


- I miei genitori hanno chiesto il divorzio - il suo tono fu secco, neanche un tentennamento mentre osservava gli occhi sorpresi di Shane


- Beh, perché ti stupisci tanto? Hai mai letto delle statistiche a riguardo? Ti stupirebbe notare quanta gente chieda il divorzio ogni anno nella sola Inghilterra-


- Non mi importa degli altri. Ma i miei genitori ... credevo che a loro non sarebbe mai potuto succedere ... -


Shane fece spallucce - Perché? Credi che siano dei robot? I sentimenti cambiano per tutti, Kat. La gente è incasinata, non lo sai? -


- Non capisci, mi hanno ingannata per tutto questo tempo! Credevo davvero che la nostra fosse una famiglia perfetta, Shane! Non c'erano state avvisaglie! E poi improvvisamente mi danno questa notizia ... è come se l'intero universo mi fosse caduto addosso -


- Penso che tu debba apprezzare la loro sincerità. Pagherei per avere dei genitori come i tuoi -


La ragazza si irrigidì appena, era stata davvero così stupida da tirar fuori l'argomento famiglia con Shane Gould?


- Non fare quella faccia. Non hai detto niente di sbagliato, anzi il tuo essere così terribilmente egocentrica mi ha sempre dato tranquillità, manchi così tanto di tatto che non hai mai controllato i tuoi pensieri con me, non come fanno gli altri ... come se parlare di famiglia con un Gould fosse proibito - il ragazzo rise, divertito


- Mi dispiace, Shane -


- Non dovrebbe dispiacerti, comunque i tuoi ti vogliono bene, Kat. Si vede da un miglio che farebbero di tutto per te, inoltre non mi pare che si frequentassero poi tanto spesso ormai, se il loro rapporto è compromesso non puoi costringerli a sopportarsi per sempre soltanto per assecondare i tuoi capricci, no? -


- Non sono capricci - protestò la ragazza, colpita in pieno


- Certo che lo sono. Sei una maniaca del controllo, Kat. Lo sai anche tu, vorresti sempre che tutto andasse esattamente come avevi previsto, ma la vita se ne fotte di quello che vuoi, faresti bene a capirlo una volta per tutte, eviteresti parecchie delusioni future -


Kat scosse la testa - Come mi sono ridotta? A farmi dare lezioni di vita da Shane Gould -


Quello rise, divertito - Quanto cazzo sei caduta in basso per venire da me? -


- Troppo, credimi. Ma Yoru è con Konnor e Wright è in America -


- Quindi ti sono rimasto soltanto io ... -


Kat ruotò gli occhi al cielo - Evidentemente non è la mia annata questa -


Shane sorrise maliziosamente - Forse invece è l'unica annata che merita di essere vissuta.


- Come no. E' iniziata proprio bene e adesso culminerà con il divorzio dei miei! - Kat nascose il viso tra le mani, si sentiva lievemente meglio adesso, doveva aver sbollito la rabbia in quelle ore, forse era anche merito di Shane, doveva riconoscere seppure con un certo riservo


- E' soltanto un pezzo di carta, Kat. E poi è meglio così, c'è chi davvero dovrebbe divorziare ma si ostina a non farlo, probabilmente per poter continuare a tormentarsi a vicenda -


La mora sollevò lo sguardo sul ragazzo, sapeva bene a chi si stesse riferendo - I tuoi continuano a litigare? -


- Quando si scambiano la parola sì. Si detestano di un odio viscerale, ma non vogliono divorziare, un po' per gli occhi della gente, un po' perché credo che piaccia ad entrambi incolparsi a vicenda ... -


- Questo è da malati ... - commentò Kat con lo stomaco che si chiudeva appena di fronte a quelle parole, il viso di Shane era freddo e distaccato come sempre, ma lei non riusciva neppure ad immaginare cosa volesse dire vivere con persone come quelle. Shane lo aveva fatto per anni, nella solitudine della sua villa, senza mai osare comunicare agli altri il suo malessere, anzi aveva creato una maschera perfetta per nascondersi dagli altri, lui era il ricco ragazzo viziato e vizioso, viveva la vita con dissolutezza, del tutto incurante dei sentimenti altrui. Ma quanto di vero c'è era in quello? Kat non sapeva dire dove finisse la finzione. Era troppo stanca e spossata per pensarci, a furia di parlare si era fatto veramente troppo tardi, una morsa allo stomaco le serrò il fiato.


- Non voglio tornare a casa, so che mi staranno aspettando ... non voglio parlarci, non oggi - disse la ragazza con un filo di voce


- Ho una suite e un intero piano del Bulgari, Kathleen. Se vuoi dormire qui lo spazio non manca - acconsentì Shane a quella tacita domanda che Kat voleva porgergli ma non osava - va a dormire -


- Grazie ... -


Kat si sentì sollevata, i suoi occhi erano posati su Shane che adesso lasciava la stanza silenziosamente. Sapeva che avrebbe avvertito i suoi genitori per tranquillizzarli, si chiese perché dopotutto si prendesse la briga di ospitarla nonostante tutto quello che era successo nelle ultime settimane.

Quella sera Yoru aveva un appuntamento con Konnor al DOM, quando la ragazza si presentò al ristorante si stupì di vedere alcuni clienti seduti a mangiare, era un evento abbastanza raro secondo i racconti del rosso. Appena entrata fu subito accolta dal sorriso del signor K che le fece cenno di accomodarsi, nonostante lui fosse il cuoco si teneva ben lontano dai fornelli.

- Come stai? Che bello averti di nuovo qui! – disse l'uomo in russo.

- Anche a me fa piacere rivederti, sto cercando Konnor –

- Siete proprio una bella coppia! Sai, mi ricordi tanto la mia Wanda! – mormorò l'uomo con tono perso – avete gli stessi capelli biondi come il grano ... -

Yoru sorrise leggermente, non credeva di somigliare poi molto ad una donna russa ma non si sentì di contraddire l'uomo.

- Le nostre famiglie non erano d'accordo con il nostro fidanzamento – la informò – lei era aristocratica ... -

Fu allora che arrivò Konnor con un espressione un po' trafelata – eccomi scusa il ritardo! – le disse sorridente, poi si rivolse al signor K – io ho finito, stanno tutti mangiando, dubito che arriveranno altri –

- Vai pure, la cucina è chiusa, si fottano gli altri! – rispose solenne – divertitevi! –

I ragazzi lo salutarono e si diressero verso l'uscita, Konnor passò un braccio lungo le spalle di Yoru che si strinse appena a lui.

- Aveva cominciato a parlarti di Wanda? – chiese divertito – racconta quella storia cento volte –

La ragazza non rispose, si limitò ad avvicinarsi ancora di più al ragazzo e dopo con un movimento veloce e preciso catturò le sue labbra nelle proprie. Konnor smise di muoversi prigioniero del bacio della bionda che si faceva sempre più intenso, a quel punto lui mosse le mani poggiandole sui fianchi magri della giapponese. Gli servì tutto l'autocontrollo che possedeva per staccarsi da quel bacio, ricordando di essere ancora in mezzo alla strada. Sfiorò il volto della ragazza con una mano mentre lei gli sorrideva leggermente distogliendo lo sguardo.

- I tuoi baci mettono a dura prova il mio essere un gentiluomo – rise Konnor.

- E' a questo che servono – ribattè la ragazza unendosi alla sua risata, quello la guardò dedicandole un'altra delle sue occhiate infuocate.

Avevano cominciato a camminare, si stava alzando un vento gelido nelle stradine di Chelsea, Konnor aveva pensato di portarla al suo pub preferito e mentre giravano l'angolo si ritrovarono davanti una figura che il ragazzo conosceva bene. Harley se ne stava dritto davanti a loro, i suoi occhi grigi e scintillanti dedicarono ad entrambi un lungo sguardo, aveva le mani in tasca ed un giubbotto di pelle che non lo teneva caldo per niente. Solo dopo qualche minuto sorrise, come se avesse impiegato quel tempo a capire chi avesse davanti, Konnor non ricambiò quell'espressione. Sapeva cosa c'era continuando lungo quella strada, il moro aveva passato tutto il giorno davanti alla pasticceria, adesso doveva aver chiuso e lui si era finalmente deciso di togliersi da lì, per poi tornare ancora il giorno dopo.

- Kon! – esclamò il ragazzo – che ci fai da queste parti? –

- Potrei farti la stessa domanda Harley, il tuo appartamento non è nelle vicinanze – il tono di Konnor era duro.

- Avevo voglia di qualcosa di dolce ... - rise quello con tono sinistro, sistemandosi il ciuffo lungo indietro – e questa bella ragazza? –

La sua attenzione si spostò subito su Yoru e sul suo viso privo di espressione, la bionda sapeva chi era dai racconti che Konnor le aveva riferito ma il ragazzo rimase sorpreso nel vedere l'amico in compagnia.

- Da quando hai ripreso ad uscire con una fissa? Andiamo, non me la presenti? – il tono di Harley era indecifrabile, un mix di curiosità e fastidio.

- Dacci un taglio – replicò Konnor – vattene a casa e lascia stare Annie ... -

Quello sbuffò – dovreste cominciare a pensare agli affari vostri, io e Annie ce la caviamo benissimo. –

- Harley, non esiste più un te ed Annie, dico sul serio – il tono del rosso adesso era minaccioso – lasciala in pace –

Il moro rise – dici davvero? Se lei volesse sbarazzarsi di me non avrebbe incaricato te di farmi da balia, mi avrebbe lasciato crepare ... - si strinse ancora nelle spalle – non credere che la tua amica sia una santa Konnor, anche lei è una miserabile masochista come tutti noi, il fatto che non se ne renda conto non la rende più innocente -

Il ragazzo riprese a camminare superando la coppia che lo guardava ancora attentamente, come se si aspettasse da lui qualche altra mossa improvvisa.

- Per amore si fanno cose pazze ... - disse poi - stiamo tutti davanti ad una porta sperando di essere all'altezza di entrare, sono certo che sperimenterai anche tu la cocente sensazione di non essere abbastanza -

Poi sparì oltre nel buio lasciando i due ragazzi in silenzio, per alcuni secondi nessuno parlò, poi le dita magre di Yoru si mossero a sfiorare il braccio di Konnor e quello parve destarsi.

- Avrei preferito che non lo conoscessi – disse – è particolarmente spiacevole da sobrio –

- Non preoccuparti -

La ragazza fissava ancora la parte della strada in cui il tipo era svanito e non faceva altro che pensare quanto fosse simile a Shane per certi versi. Su una cosa si trovava d'accordo con lui, nessuno era davvero innocente, neanche Annie. Forse proprio come Kat, lei non se ne rendeva conto ma senza volerlo stava alimentando quella situazione, perché anche il minimo gesto di gentilezza, anche indiretta, poteva fare la differenza, soprattutto per uomini particolarmente soli.

Ad un tratto Konnor sentì una goccia sulla guancia, sollevò lo sguardo e vide come rapidamente le goccioline di pioggia avevano cominciato a scendere. Non fece in tempo neanche a dirlo che la pioggia cominciò a crescere di intensità bagnandoli entrambi.

- E' molto distante quel posto? – chiese la ragazza potando le braccia a circondarsi le spalle.

Il vento era aumentato, come l'acqua che cadeva rapida, il pub distava ancora parecchio e non c'erano tettoie dove ripararsi, così Konnor prese per mano la ragazza.

- Vieni, lasciamo perdere, facciamo una corsa fino a casa mia –

Così i due si avviarono svelti sotto la pioggia, attraverso le strade deserte di Chelsea, lasciarono le vie più trafficate fino a raggiungere una zona dall'aria industriale, Yoru si rese conto che era nei pressi di Battersea Park.

Konnor la condusse attraverso le scale di un palazzo imponente e dall'aria disabitata, era squadrato e di mattoni con ampie finestre, l'interno era silenzioso, sembrava che nessuno vivesse lì. Non c'era ascensore così la ragazza seguì il rosso lungo le scale fino al quinto piano.

Quando aprì la grossa porta e rivelò interno lasciò che la ragazza si accomodasse, per un attimo Konnro rimase immobile come assalito da una strana ansia.

- E' casa tua? – mormorò Yoru guardandosi intorno.

- Già ... -

Konnor non si era mai sentito a disagio con lei, era impossibile vista la natura così mite della ragazza, non gli aveva mai dato motivo di sentirsi in difetto per qualcosa, nonostante le loro vite non avessero molto in comune. Ma proprio in quel momento mentre lei entrava in casa sua a lui venne in mente la sera in cui era uscito con Shane e Kat, quei posti tanto lussuosi e particolari, ricordò la bellezza della suite del Bulgari o il lusso della limousine.

- Non è niente di speciale .. – disse alla fine a mezza voce.

Lo sguardo di Yoru era totalmente rapito dall'ambiente che la circondava, l'appartamento di Konnor era un loft grandissimo, un unico ambiente che cominciava con un ampia cucina a vista, un tavolo a pochi metri ed un salottino comprensivo di televisione di fronte a lei. C'erano due grandi librerie ed una serie di mensole attaccate alle pareti di mattoni, erano piene di vinili, proprio accanto al divano c'era un lettore per LP molto elegante. La ragazza mosse ancora un passo all'interno e notò una scala che portava ad un soppalco, anche quella di legno, l'atmosfera era calda ed accogliente.

- Io la trovo splendida – mormorò la ragazza incantata.

Konnor rimase stupito davanti a quell'affermazione – è in un quartiere un po' industriale, non ci sono molti vicini di casa, l'ho comprata davvero pochissimo, era un rudere quando ci sono andato a vivere, l'ho migliorata negli anni ... le tubature sono ancora da rifare –

La ragazza si mosse verso una delle ampie finestre, si affacciò e vide proprio che dava sul Tamigi come aveva immaginato e riusciva a vedere anche il parco – si vede Battersea Park da qui ...- sussurrò con una leggera emozione che non sapeva neanche da dove provenisse – anche dalla finestra di camera mia riesco un po' a vederlo, ma è quasi tutto coperto dai palazzi –

Konnor sorrise leggermente, era proprio vero Yoru era assolutamente fuori dagli schemi, osservare quanto realmente trovasse magnifico quel posto nonostante gli standard a cui era abituata, lasciava i ragazzo senza parole.

La bionda si voltò verso di lui ancora con i vestiti bagnati – non smetti di sorprendermi! –

- Neanche tu ... - ammise il rosso – vieni, ti do qualcosa di asciutto o ti ammalerai –

Salirono nel piano soppalcato e la bionda si rese conto che quella era la camera da letto, c'era un grande letto matrimoniale con un armadio ed un bagno.

Konnor tirò fuori delle magliette pulite – ti staranno grandi ma almeno sono asciutte, forse questa è della tua taglia adesso, ho sbagliato lavaggio – rise.

La ragazza la prese divertita, effettivamente era una canottiera molto piccola rispetto alla stazza del ragazzo, anche se aveva il suo solito stile, era grigio scuro, con un teschio nero disegnato a mo' di macchia. Yoru cominciò a spogliarsi togliendo i suoi indumenti bagnati proprio davanti al ragazzo che, se pur volendo distogliere lo sguardo, alla fine non riuscì a spostarlo, restando a fissare il corpo pallido della ragazza finchè non lo coprì con la canottiera.

- Che c'è? – chiese la ragazza notando che Konnor la osservava intensamente.

- Niente ... - mormorò quello – ti sta bene –

La canottiera scendeva lungo il corpo di Yoru fino a metà coscia, le bretelle ricadevano larghe sulle spalle e dallo scollo appariva appena il reggiseno nero. Lo sguardo di Konnor era senza volerlo sempre più intenso e la ragazza sorrise appena, baciandolo per distrarlo.

- Cambiati anche tu - gli disse e poi scese nuovamente di sotto.

Quando si affacciò alla finestra osservò che il temporale stava continuando, l'inverno inglese non si smentiva e presto quella pioggia sarebbe diventata una costante delle giornate, ma alla ragazza non dispiaceva, soprattutto perché le aveva dato la possibilità di essere lì. Poi andò a recuperare il suo telefono che non toccava da un paio d'ore e vide svariate chiamate perse dal numero di Kat. Quella sera la sua amica doveva essere a cena con i suoi ma quando cercò di chiamarla il telefono risultava spento.

- Tutto bene?- chiese Konnor mentre la raggiungeva.

- Kat mi ha chiamato ma adesso ha il telefono spento – mormorò la ragazza rimuginando.

- Forse è andata a dormire, è molto tardi –

- Lei non lo spegne mai, sono certa sia successo qualcosa- spiegò Yoru – vedrò di scoprirlo domani –

- Sta ancora piovendo? – chiese quello gettando lo sguardo fuori dalla finestra.

- Già ... dovremmo restare qui – rise la ragazza sotto lo sguardo di Konnor che ogni volta che la intercettava si alimentava di uno strano desiderio.

- Non vuole più tornare a casa, signorina Kwonles? – mormorò il ragazzo accarezzando le braccia della bionda.

- Certo, ma non adesso ... non c'è fretta –

Alla fine i due erano davvero rimasti lì, Konnor le aveva mostrato la sua collezione di vinili e Yoru aveva appreso che fosse un appassionato di Jazz, cosa che la lasciò particolarmente sorpresa. Aveva stappato anche una bottiglia di vino ed erano rimasti a parlare fino a notte inoltrata e anche quando la pioggia fu cessata Yoru non volle tornare a casa. Così per la prima volta in vita sua dormì in un casa diversa dalla propria o quella di Kat, si ritrovò nel letto di Konnor, avvolta nel suo caloroso abbraccio. Il suo riposo fu più tranquillo e calmo di quanto si sarebbe mai aspettata e quasi fu rattristata dal sorgere del sole il mattino dopo.

Quando il suo cellulare riprese a squillare trovò la forza di sollevarsi dalle coperte – pronto? – disse controvoglia.

- Yoru! – la voce di Kat la raggiunse con un tono addolorato ed agitato – ho bisogno di parlare con te ... posso passare a casa tua? –

La ragazza si guardò intorno per un breve istante – non sono a casa adesso ... vengo io magari -

- Neanche io sono a casa - c'era sofferenza nel suo tono – vediamoci al Polo, ok? –

- Certo, va tutto bene? –

- Non ricordo più l'ultima volta in cui le cose siano andate bene – sentenziò la ragazza prima di chiudere la comunicazione.

Yoru sospirò e si tirò su a sedere nel letto mentre anche Konnor apriva gli occhi leggermente confuso.

- Guai? –

- Temo di sì –

- Non resti per la colazione? – chiese il ragazzo dispiaciuto mentre si sollevava a baciarla.

- No, mi dispiace, ci sentiamo presto – mormorò la ragazza interrompendo il bacio a malincuore.

Così si sollevò per recuperare i suoi pantaloni, notò che la sua maglietta era ancora bagnaticcia.

- Puoi tenere la mia canottiera – rise il ragazzo.

- Te la riporterò – mormorò la ragazza un po' imbarazzata, mettendo sopra la giacca e posando la sua t-shirt nella borsa.

- No, tienila tu. -

Alla fine Yoru lasciò la casa di Konnor per tornare al suo quartiere, ogni volta che percorreva quella strada era sempre più difficile e proprio quel giorno ogni passo le sembrava impossibile da compiere. Si chiese cosa fosse successo a quella ragazza che non si sentiva appartenente a nessun luogo. Che avesse trovato una casa?

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