Chapter 11 - Lost and Found
I truccatori erano in fermento, le ragazze di cui dovevano occuparsi erano tante ed in attesa che qualcuno si occupasse di loro, Kat e Yoru furono le prime a finire trucco e parrucco, non avevano avuto molto tempo per parlare, in realtà si erano viste per appena cinque minuti prima di essere trascinate rispettivamente nelle proprie postazioni. Kat avrebbe voluto parlare con l'amica, c'era qualcosa che non andava in lei, la mora si convinse che doveva essere successo qualcosa durante uno dei suoi vagabondaggi notturni, in effetti non aveva più visto Yoru lasciare la villa durante quelle sere, ma non sapeva come approcciarse.
Non ebbe il tempo di preoccuparsi anche per quello, Wright le aveva scritto un messaggio che seppure breve e piuttosto distaccato dimostrava che stava iniziando a perdonarla, rispose di fretta, avrebbe voluto sentirlo ma l'arrivo del fotografo la costrinse a riporre tutto nella sua borsa
- Kathleen Westwood, puoi accomodarti - disse, aprendo la porta che dava nel vero e proprio set fotografico. Il posto era decisamente grande, decorato in modo piuttosto essenziale, con delle vaste pareti grigie che avrebbero creato uno sfondo neutro, perfetto per le foto. Kat aveva indossato un bellissimo vestito Prada, era bianco con una scollatura vistosa sul davanti e spalline sottili, abbellito da una giacca in maglina color panna. I capelli erano stati acconciati in modo elegante, legati in alto in un bel chignon, con alcuni ciuffi mossi lasciati sciolti ai lati del viso.
- Le foto saranno in bianco e nero, farò un paio di primi piani, sarai tu a decidere quale tra queste foto verrà stampata e messa all'asta di stasera. -
- Tutto chiaro - disse Kat entusiasta.
- Ok, mettiti qui ... - la sala era parecchio affollata, molte altre ragazze stavano già posando per il set, altre erano in arrivo mentre alcune lasciavano la stanza. Kat notò alcune modelle di Gemma Vaussier, le sue scelte erano sempre azzeccate, con le foto di quei volti famosi l'asta sarebbe andata benissimo, su questo non c'erano dubbi. La mora si mise in posa, a volte sorridendo, altre volte cercando di mostrarsi più vanitosa ed aristocratica, il fotografo la seguiva, scattando di tanto in tanto qualche foto
- Ci siamo, ne abbiamo fatte un bel po' , adesso c'è da scegliere - commentò l'uomo dopo quindici minuti buoni di scatti fotografici, Kat stava per avvicinarsi quando la voce beffarda di Shane li raggiunse
- Buongiorno a voi, signor Lemar, signorina Westwood - disse pomposamente sotto lo sguardo adesso sospettoso di Kat
- E tu che ci fai qui? - soltanto in quel momento capì che Shane non era da solo.
- Sto scortando la dolce Daisy fino al suo set fotografico - spiegò quello, passando un braccio intorno alla vita della bella ragazza, una rossa con delle gambe chilometriche ed un fisico mozzafiato - un nuovo acquisto di mia madre, nonché volto di punta della sua nuova collezione insieme al sottoscritto -
- E' incredibile la tua capacità di elogiare te stesso ogni istante della tua vita - aveva commentato Kat, allontanandosi appena mentre il ragazzo si avvicinava ai due
- Posso? - chiese, allungando automaticamente le mani verso la fotocamera professionale del fotografo
- Certo ... faccia pure - disse quello, confuso. Come si poteva dire di no alla prole del diavolo dopotutto?
- Che stai facendo? Quelle sono le mie foto, scemo di un Gould -
- Lo vedo bene, ma non è che mi convincano molto ... - Shane sembrava un critico d'arte mentre osservava gli scatti della ragazza - mediocri, non trova, signor Lemar? Credo si possa ottenere di meglio dalla nostra Westwood -
L'uomo era confuso e lievemente offeso, ma non per questo si sentì in grado di contrastare il pensiero del giovane Gould
- Forse ha ragione ... magari se facessimo qualche altro scatto - disse titubante sotto le occhiate esterrefatte della Westwood
- Cosa? Andavano benissimo invece! Cosa c'è che non va? - Sbottò la ragazza, avvicinandosi ai due per vedere meglio le foto -
- Beh, gliene farò delle altre se è quello che il signor Gould reputa giusto -
- Se permette, lasci a me questo onore, lei può scortare la cara Daisy al posto mio - Shane sorrise giovialmente prima di rivolgere un cenno di saluto alla ragazza che seguì il fotografo lungo la sala, Kat non era la sola ad essere accigliata a quel punto
- Che vuoi fare? Perché lo hai mandato via? Quello è il mio fotografo! - protestò la mora.
- Non era evidentemente all'altezza del compito che gli era stato assegnato, devi essermi grata per averti salvato e adesso se non ti dispiace vorrei che posassi per me - disse Shane sbrigativo
- Che cosa avevano che non andava? - Kat era infuriata - perché devi rovinare sempre tutto? -
- Sembravi una bambina in punizione, Kat. Voglio che tiri fuori il tuo essere donna ed io sono sempre stato bravo a farlo. -
La ragazza lo fulminò con lo sguardo - Concordo, non credere che abbia dimenticato quando mi hai palpato il sedere per la prima volta! Avevo tredici anni! -
- E giocavi ancora con le bambole - la interruppe quello, sorridendo - l'ho fatto per te, era una tappa che dovevi mettere alle spalle, per quanto non ti sia mai piaciuto crescere era necessario che lo facessi ... -
Le parole di Shane la colpirono, per un attimo si chiese se il ragazzo non la conoscesse meglio di quanto mostrasse solitamente. La maggior parte dei suoi coetanei non vedeva l'ora di crescere, ma per lei era sempre stata un'incognita che non accoglieva piacevolmente, neanche durante la sua infanzia.
- Guardami adesso, voglio che tu mi guardi come se fossi un commesso che sta per vendere l'ultimo paio delle tue adorate Vuitton alla tua peggiore rivale, devi sedurmi - la voce di Shane era bassa e suadente
- Mio Dio, allora dovrò proprio impegnarmi - Kat era entrata nel personaggio, guardò Shane con i suoi grandi occhi da cerbiatta ben truccati, si perse nello sguardo attento dell'altro che a sua volta ebbe un attimo di cedimento prima di scattare la foto.
- E' perfetta ... - disse osservandola - direi che entrambi abbiamo espresso le nostre potenzialità al massimo, è quello che facciamo sempre quando siamo insieme, no? -
Kat non avrebbe voluto dare nessun merito a Shane, ma quella volta non riuscì a non mostrarsi sbalordita nel guardare la foto che le era stata scattata. Non avrebbe mai pensato di poter sembrare così seducente, si chiese perché quella parte di sé stessa venisse fuori soltanto con lui ... Shane aveva sempre avuto quel potere, sapeva come usare le parole, sapeva come piegare la volontà della gente al suo volere ... ecco perché l'aveva sempre spaventata a morte nel profondo del suo cuore.
- Mettila all'asta, faranno carte false per averla, credimi - Con quelle ultime parole Shane si congedò da lei.
Wright ed i signori Irwin erano appena smontati dalla loro limousine, ferma di fronte alla Saatchi Gallery, la galleria d'arte scelta per l'asta di beneficenza di quella sera. L'entrata era già gremita di gente, specialmente fotografi e paparazzi a caccia di nuovi scatti, Madeline sorrise al figlio
- Dov'è Kathleen? Credevo sarebbe venuta con noi -
- Era con Yoru, sarà già arrivata, dovrei raggiungerla, a dopo - rispose il figlio con un principio di esitazione nella voce. Stava cercando di andare avanti, anche se dimenticare era impossibile doveva trovare la forza di perdonare la sua ragazza, soltanto così le cose sarebbero tornate il più simili possibile a prima. Non era semplice, il pensiero di quel tradimento non lo abbandonava mai davvero, ma l'alternativa gli faceva troppo paura.
Kat era all'interno della sala, per Wright non era facile evitare di imbambolarsi di fronte alla bellezza della sua ragazza. Quella sera indossava un abito lungo fino ai piedi, la scollatura sul davanti era molto ampia , metteva in risalto le forme abbondanti della sua ragazza in modo meraviglioso, creando un contrasto perfetto con la sua pelle bianca e candida. I capelli erano sollevati e mossi, abbelliti da un cerchietto dorato, impreziosito di perline luccicanti. Rimase spiazzato quando Kat lo vide e gli sorrise, avvicinandosi a lui. Non era facile rimanere impassibile a tutto quello, che cosa le aveva fattoSi sentiva stregato da lei, come se un veleno invisibile gli scorresse nelle vene, lasciandolo sofferente ma allo stesso tempo desideroso di altro dolore.
- Ti stavo aspettando, tra poco inizieranno - disse la ragazza prima di posare un bacio leggero sulla guancia del fidanzato - spero che qualcuno comprerà la mia foto -
Wright sorrise brevemente, era ovvio che lui sarebbe stato il primo a fare un'offerta generosa per la foto della sua ragazza, ma pensò che fosse meglio non darle troppo sicurezze. Kat fu felice che Yoru fosse arrivata, stava cominciando a sentire il peso di quel silenzio nonostante la sala fosse piena di voci e musica. L'amica indossava un bel vestito lungo, sagomato di un celeste pallido che faceva risaltare i capelli chiari ed il trucco molto naturale della giapponese, cercò di abbozzare un sorriso mentre si avvicinò alla coppia
- Scommetto che sarà Luke a comprare la tua foto ... - iniziò Kat in un risolino che mandò in bestia l'altra
- Piuttosto la compro io, saperla nella sua stanza mi inquieterebbe parecchio - commentò la bionda - piuttosto, come va con lui? -
La mora intercettò lo sguardo dell'amica che si posò su Wright, a pochi metri da loro - Non lo so, è strano ... sto cercando di sistemare le cose, so che ci vorrà del tempo -
Non ci fu tempo per molte chiacchiere, l'asta iniziò qualche attimo dopo e le foto delle ragazze iniziarono ad essere vendute, alcune a prezzi davvero esorbitanti. Quella non era una semplice cerimonia di beneficenza, lì l'elité inglese cercava di mettersi in mostra il più possibile, ognuno desiderava mostrare ai propri vicini quanto era disposto a spendere per una banalissima fotografia. La beneficenza, in realtà, non era che una scusa per pavoneggiarsi davanti a tutti.
Le foto vennero messe all'asta, quella di Yoru venne venduta ai coniugi Knowles che dovettero difendere il loro diritto contro un famoso stilista locale che a quanto pare era rimasto affascinato dallo scatto, la bionda tirò un sospiro di sollievo quando i genitori riuscirono ad assicurarsela, Kat continuava a ridere nel vedere il volto sconvolto dell'amica.
- I proventi sono stati ottimi, oltre ogni aspettativa grazie alle vostre donazioni generose. Siamo orgogliosi e felici di comunicarvi che l'asta si conclude qui - disse la presentatrice, accompagnata da una scrosciante pioggia di applausi
- Cosa? Dov'è la mia foto? - Kat era confusa, non se l'era persa, non era possibile, non si era mossa dal suo posto.
- Deve esserci stato un errore ... vado a parlare con l'organizzatrice - commentò Wright adesso immerso tra la folla
Kat osservò il volto altrettanto confuso della bionda, stava per aggiungere qualcosa quando i microfoni vennero accesi nuovamente e la presentatrice fece il suo rientro sul palco
- Scusatemi un momento ancora, ho dimenticato di comunicarvi che lo scatto della signorina Kathleen Westwood è stato venduto ad un acquirente che ha chiesto di mantenere l'anonimato, il tutto prima che l'asta iniziasse. Solitamente questo non fa parte della nostra politica, ma una donazione così generosa non poteva essere rifiutata. Grazie ancora per la partecipazione. Buona continuazione di serata a tutti -
- Che cosa??? - Kat era sconvolta, si guardò intorno in cerca del suo ragazzo, in realtà i suoi occhi vennero attirati da un completo bianco, sfavillante tra la folla scura - quel bastardo ... - sussurrò prima di correre impettita verso Shane Gould, impegnato con alcune ragazze sul fondo della sala. Quello si sentì strattonare appena, prima di voltarsi verso Kat
- Che cosa hai fatto? - lo incalzò lei, trascinandolo per la giacca lontano dalle ragazze che li fissarono, curiose - sei un bastardo, Shane. La mia fotografia ... sapevi che Wright avrebbe voluto comprarla! -
Quello si mostrò confuso - La fotografia? Mio Dio, Kat. Non penserai davvero che sia stato io a spendere chissà quanti milioni di sterline per una tua foto ... -
- Oh, invece è proprio quello che penso! Nessun altro idiota sperpererebbe il proprio denaro in questo modo! - lo accusò la ragazza, cercando di abbassare la voce per non attirare attenzioni indesiderate.
- Dimmi che senso avrebbe pagare per un pezzo di carta con il tuo volto quando in realtà mi basta andare a scuola per vederti in carne e ossa. - disse quello, adesso ridendo appena.
- Lo fai perché ti piace torturarmi! E' quello che fai da quando è successo quello che è successo - ribatté la ragazza, incapace di specificare cosa fosse successo davvero
Shane rise, sembrava in qualche modo fintamente divertito - E cosa sarebbe successo? -
- Lo sai! - Ribatté Kat, puntando l'indice contro il petto dell'altro
- Oh, tesoro ... per quanto quel bacio sia stato indubbiamente molto piacevole per entrambi sappi che non mi ha mica cambiato la vita. Dovresti iniziare ad andare avanti anche tu, non è incolpandomi per ogni stranezza che ti accade che riuscirai a smettere di pensarmi -
Per un attimo Kat non fu sicura di ciò che aveva sentito, non poteva essere vero - T-tu sei pazzo, io non ci penso a te! Non sei nei miei pensieri neanche di sfuggita, idiota! Non lo sei mai stato!
- Certo, certo - disse quello con un tono accondiscendente che fece andare Kat fuori di testa - fossi in te mi preoccuperei per il povero Wright, sembra che abbia appena visto un fantasma ... - aggiunse un secondo dopo lanciando una lunga occhiata oltre le spalle della ragazza.
Kat avrebbe voluto conficcare il suo tacco dodici tra le scapole di Shane e trafiggerlo ripetutamente, per un attimo pregustò quella immagine, ma poi si rese conto che almeno su quello non si sbagliava. Wright la fissava, il suo viso era livido quando si diresse verso di lui, mortificata.
- So che è stato lui ... -
Per un attimo la mora si sentì svenire - C-come hai detto? - chiese in un sussurro
- Il tipo che ha comprato la tua foto! E' lo stesso pezzo di merda che hai baciato quella notte ... -
Kat tirò un sospiro di sollievo, per un attimo aveva pensato al peggio, cercò di calmare i battiti del suo cuore mentre stringeva la mano fredda del suo ragazzo in un gesto di conforto
- Wright, ti sbagli. Ho appena sentito mia madre al telefono, a quanto pare mio padre ha deciso di farmi questa sorpresa. Sai anche tu che non è potuto essere presente al mio compleanno ... non avevo idea che avrebbe comprato la foto, scusami ... non vlevo farti preoccupare -
Mentre Kat pronunciava quelle parole vedeva il viso di Wright farsi sempre meno cupo, si odiava per quello che stava facendo, nonostante avesse cercato di espiare le sue colpe rimaneva comunque imbrigliata nelle sue stesse bugie. Perché tutte le verità che aveva raccontato al suo ragazzo erano soltanto mezze verità che non la facevano sentire meglio, né facevano onore alla sua persona, questa era la triste realtà dei fatti.
- Oh, io ... sono mortificato, Kat. Credevo che fosse stato quel tipo, tutta questa segretezza ... -
- Non preoccuparti, ti capisco. So che riacquistare la tua fiducia non sarà facile, ma davvero, non sentirai mai più parlare di lui, quello non è valso nulla, Wright ... è qui con te che voglio stare -
Wright sentì il nodo che aveva allo stomaco sciogliersi lentamente, aveva voglia di stringere Kat a sé, il primo vero abbraccio dopo una settimana trascorsa in modo freddo e distaccato. Kat appoggiò il mento alla sua spalla, stringendo le braccia intorno alla vita del suo ragazzo, rimase per un attimo in quel modo, cullata dalla sicurezza che soltanto Wright le dava, i suoi occhi vagavano lungo la stanza senza vedere realmente nessuno.
Ma lui spiccava e non era soltanto il suo Armani bianco panna a farlo brillare. Shane Gould la stava guardando, un sorriso misterioso sulle labbra carnose e provocanti ... labbra impossibili da dimenticare.
Konnor si era sdraiato poco elegantemente sul divano logoro, intorno a lui i suoi amici ridevano e scherzavano, ma il ragazzo non stava neanche ascoltando. Il suo pensiero era ancora fossilizzato a quella notte, l'ultima volta che l'aveva vista, la totale confusione nel suo volto, quella fuga, il rosso sbuffò, forse era stato troppo presto, forse aveva frainteso tutto.
Era tornato altre volte al parco ma lei non c'era, aveva aspettato per ore nella speranza che alla fine si facesse viva ma non si era presentato nessuno. Io per te non esisto, aveva detto, forse il ragazzo avrebbe dovuto considerare l'idea che fosse vero.
- Konnor, ma che diavolo hai? – la voce di Skull lo destò dai suoi pensieri.
- Cosa? Niente ... - si mise a sedere tentando di concentrarsi sul presente.
- Sei sicuro? Sembri strano gli occhi neri del moro lo fissarono attenti – da un po' di giorni a dire il vero, ma oggi sei proprio in un altro mondo. Per non parlare di quella cosa che hai sul labbro – assottigliò gli occhi – qualcuno ti da problemi, amico? –
Konnor sorrise appena, l'unico ricordo che aveva di lei, l'unica cosa rimasta a renderla reale era il suo labbro arrossato e spaccato – nessun problema Skull -
- Uno c'è di sicuro – sbuffò Will scompigliandosi la chioma bionda.
- La consegna – terminò il gemello con tono annoiato.
- L'ordine è già arrivato? – chiese Konnor per rimettersi in pari con il discorso che aveva ignorato.
- Sì, quel riccone che ordina quella coca purissima, incassiamo sempre una fortuna con lui – informò Skull – è uno dei clienti di Harley ma ovviamente lui è ancora chiuso in quel dannato ricovero per tossici. Non possiamo tardare o perderemo i soldi e nessuno compra quella roba oltre quel tipo, è troppo costosa ... -
Konnor sbuffò – quindi vuoi che ci vada io? –
- Qui abbiamo già impegni per stasera - risero i gemelli parlando in coro.
Il rosso scosse la testa – volete dire che visto che sono l'unico single spiantato mi tocca fare una consegna di cocaina? –
- Precisamente –
Quello sollevò gli occhi al cielo ma d'altronde capiva anche i suoi amici, questo forse avrebbe dato per un po' tregua alla sua mente, occuparsi di una consegna gli avrebbe fatto dimenticare Yoru per qualche ora.
- Vi ha dato un luogo per l'appuntamento ? –
- Su a Kensington – rispose Skull – alla galleria d'arte, c'è un uscita secondaria, ti aspetta in quel vicolo –
Konnor si sollevò malvolentieri e si diresse verso il tavolo dove c'era un pacchettino delle dimensioni di un contenitore di bracciali e se lo mise nella tasca interna della giacca di pelle.
- Se hai problemi avvisaci e taglia la corda – lo ammonì Skull.
- Se avrò problemi saranno miei e voi non ci potrete fare un cazzo – rispose il rosso prima di lasciare la stanza.
Il retro del ristorante DOM era la base operativa dello smercio della banda capitanata da Skull, il proprietario, Krzysztof, era un uomo di quasi cinquant'anni, immigrato polacco a cui piaceva lamentarsi di qualunque cosa e in particolar modo degli inglesi. Il suo ristorante era uno dei peggiori di Chelsea e probabilmente senza il traffico dei ragazzi avrebbe chiuso da un pezzo. Prima di uscire dal locale il ragazzo passò dalla cucina dove trovò l'uomo intento a fumare il sigaro con indosso la divisa da cuoco mentre leggeva un giornale.
- Io vado, Krzysztof, ci becchiamo domani – disse il rosso in un perfetto polacco.
- Fai attenzione – rispose quello nella stessa lingua, fra le manie di quell'uomo c'era quella di parlare esclusivamente la sua lingua madre. Konnor dopo tanti anni l'aveva imparata, per il Regno Unito lui era il suo aiuto cuoco e dovevano pur comunicare.
Konnor aveva solo sentito parlare di Kensington, non c'era mai stato prima, era una di quella zona da ricconi: ristoranti alla moda, negozi esclusivi di alta sartoria, scuole private, era un mondo lontano da quello che c'era al di là del fiume. Il ragazzo si strinse nella giacca e accelerò il passo, si sentiva leggermente osservato, come se il suo aspetto stonasse vagamente con il resto del contesto in cui era immerso.
Fu semplice trovare la galleria, per le strade c'erano delle locandine che segnavano un evento di beneficenza e la folla lo giudò dritto al grande ingresso, c'erano diversi fotografi e auto di lusso, la maggior parte di queste stava lasciando la zona, segno che la festa doveva essere finita. Il rosso non perse tempo, si infilò nella traversa adiacente e la percorse fino a trovare la porta di servizio ancora chiusa, il tipo non era arrivato. Non sapeva che faccia avesse, con tutta probabilità un vecchio riccone che voleva divertirsi con qualche bella ragazza, in quel posto tutti dovevano avere soldi da spendere. Ad un tratto sentì un rumore, un auto stava passando vicino al vicolo, così si appiattì al muro per evitare di essere visto, si trattava di una limousine con i vetri scuri. Per un attimo Konnor rimase incredulo, fu un istante, mentre l'auto sfilava davanti alla sua visuale, gli sembrò che la figura al suo interno fosse quella di Yoru. Devi essere impazzito, si disse, smettila di pensarci anche adesso. Quando il rumore della porta attirò la sua attenzione il rosso si voltò trovandosi davanti un tipo piuttosto inaspettato.
Il ragazzo davanti a lui era alto e magro, con un completo chiaro e un sorriso prepotente sul viso, i capelli erano tirati all'indietro, gli occhi chiari lo guardavano sfrontatamente.
- Che fine ha fatto Harley? – chiese perplesso.
- E' indisposto ... - rispose Konnor vago.
- Del tipo? Ha saltato la nostra serata! – il ragazzo parve dispiaciuto – proprio oggi che avevo bisogno dei suoi saggi consigli –
Saggi consigli? E da quando Harley ne era in grado? Si chiese il rosso – si sta disintossicando ... -
– Oh ... al diavolo, mi accontenterò di te, seguimi – continuò uscendo nel vicolo e prendendo la direzione opposta alla strada principale.
Konnor era perplesso, quel tipo era giovane, forse anche più di lui – sei il compratore? –
- Sì se tu hai la roba che voglio comprare – rispose quello strizzando l'occhio.
Quel tipo era molto strano, il rosso lo seguì in silenzio sperando che tutto si concludesse in fretta e quando uscirono dal vicolo si ritrovò sul retro della galleria dove li stava aspettando un'altra di quelle macchine di lusso. Il tipo salì e lasciò lo sportello aperto, l'autista mise in moto.
- Che fai? – chiese perplesso Konnor – dove stiamo andando? –
- Non pretenderai che io faccia affari con te in strada, vero? Andiamo a casa mia, sali –
Il ragazzo si maledì all'istante per aver accettato quel lavoro del cazzo, con che razza di gente faceva affari Harley? Normalmente anche lui lo seguiva senza fiatare? Di certo queste non erano le politiche che Skull avrebbe approvato sul restare discreti, si disse. Poi prese posto accanto a quel tipo e chiuse lo sportello, non aveva mai visto un'auto tanto lussuosa, l'odore di pelle era intenso, come era evidente la pulizia e la privacy fornita dai vetri oscurati. Il tragitto non durò molto, qualche minuto e poi si fermarono nuovamente, questa volta davanti ad un Hotel di lusso, la scritta era imponente, Bulgari. Ancora una volta il dubbio attanagliò Konnor, ma chi diavolo è questo ragazzo? Vive davvero in un Hotel?
- Non temere – rassicurò il giovane – ho tutto un piano riservato, nessuno ci darà problemi –
Se ne avesse avute le forze probabilmente Konnor avrebbe replicato ma era impossibile per lui, dal momento in cui aveva fatto il suo ingresso nel palazzo era rimasto totalmente a bocca aperta. Il lusso estremo di quel posto era più di quello che si fosse mai potuto immaginare, dai lampadari ai tappeti pregiati. Le uniformi perfette dei dipendenti e gli ospiti che sfilavano per i corridoio davano l'idea che quello fosse il rifugio per gente di alto livello, adatto più alla famiglia reale che a semplici cittadini, eppure quel ragazzo viveva lì.
Quando giunsero alla camera il rosso si rese conto che era una suite grande almeno come il suo appartamento e di un valore svariate volte superiore.
- Accomodati – disse il ragazzo con aria imperiosa – qualcosa da bere? Whiskey? Rhum? No, forse sei più tipo da scotch, ne ho uno invecchiato ... è fantastico –
- Senti, io devo fare in fretta, se hai i soldi dammeli e ti lascio la roba – Konnor cominciava a sentirsi a disagio.
- Coraggio! Non essere così formale ... - la sua voce parve abbattuta adesso– ultimamente le cose si sono complicate parecchio e non sai quanto io abbia bisogno di un po' di sana compagnia, al riparo da trame e insidie –
Konnor sollevò un sopracciglio – Trame e insidie? –
Il giovane versò due bicchieri di Bourbon e ne porse uno al suo ospite – le donne, amico ... non puoi vivere con loro e non puoi vivere senza –
- Problemi di cuore? – a quel punto Konnor accettò di bere il drink.
- E dire che non credevo neanche di averlo un cuore, è stato solo un bacio ... –
Il ragazzo sgranò gli occhi – un bacio? –
- Già - Shane rise appena - mi sento un coglione, ma non riesco a togliermelo dalla testa quel bacio e adesso lei non vuole neanche parlarne – poi bevve l'intero contenuto del bicchiere prima di riempierlo di nuovo.
Konnor fece lo stesso – Invece lo capisco ... sembra assurdo ma anche una ragazza che conosco ... insomma, ci siamo baciati e lei è scappata via e mi ha lasciato totalmente confuso, vorrei parlarle, vorrei avere la possibilità di farle cambiare idea su qualsiasi cosa si sia messa in testa –
- Parole sante amico! Non era neanche mia intenzione, chiaro? Ed è palese che lei sia cotta di me, cioè guardami? Mi salterei addosso da solo! –
Konnor rise – E quale sarebbe il problema? –
Shane tentennò appena - Stupidaggini, niente che abbia importanza ... solo che al momento sembra avere una storia con un tipo, niente di serio -
Il ragazzo era interessato – Vuoi fregargliela? -
- E' una domanda complessa questa, diciamo che lei potrebbe restare la sua ragazza, ma dare a me il dolce ... se sai cosa intendo -
- Ho capito, eccome se ho capito – Konnor bevve l'ennesimo bicchiere – io ho preso una cotta per una ragazza di cui a stento so il nome ... che razza di vita, ma ci credi? Chi perde la testa per una ragazza di cui non sa poco e niente? –
Il tipo gli diede una pacca sulla spalla – Due uomini come noi, seppure ai poli opposti della scala sociale, saranno sempre accomunati dai problemi con le donne, in questo siamo uguali, amico –
Konnor pensò che doveva esserci un insulto velato dentro quella frase ma non ci badò – senti dammi i soldi, devo davvero andare –
- D'accordo, vieni con me. - Disse Shane e con fare annoiato si staccò dal mobile contro il quale era appoggiato - ti porto a fare un giro -
Così si diressero verso un'altra stanza enorme, Konnor si rese conto che non c'era davvero nessuno in quel posto – ma vivi da solo qui? –
- No, c'è anche Jessica –
- La tua ragazza? – azzardò.
Shane rise forte - No! Molto meglio, chi diavolo ha bisogno di una fidanzata? –
Attraversata la porta Konnor si ritrovò un enorme terrario davanti, al suo interno un serpente di dimensioni notevoli stava dormendo arrotolato su se stesso.
- Shh, non svegliarla –
- Lei .... Sarebbe Jessica? – il ragazzo era senza parole.
- Non è adorabile? Ci fosse altro al mondo meraviglioso quanto lei, mi fa sentire completo ... - la voce del giovane era ricolma di orgoglio paterno.
Konnor posò la roba sul tavolo e raccolse i soldi in fretta – devo andare ... -
- Andiamo! Resta ancora per qualche altro drink –
- Meglio di no – quel posto stava cominciando a spaventarlo e quel tipo era davvero suonato, dannato Harley, pensò, dove diavolo sono finito?
Mentre lasciava la camera notò una foto appesa alla parete, sembrava una festa in maschera e ritraeva un gruppetto di persone ben vestite e allegre, una di loro risaltava prepotentemente. Aveva i capelli neri e lisci, uno sguardo profondo, aveva una maschera a coprirle gli occhi e per un attimo Konnor pensò che somigliasse a Yoru. Doveva essere ubriaco, si disse, era ora di smetterla di vederla ovunque, il suono del campanello lo riportò alla realtà e quando l'altro andò ad aprire vide due uomini entrare nella suite. Avevano in mano una grossa cornice coperta da un telo, sembrava pesante e costosa, come tutto il resto in quel luogo.
- Signor Gould, la foto che ha acquistato alla galleria è arrivata, dove possiamo metterla? – chiese uno dei due.
- Portatela nel mio studio ... ho in mente il posto perfetto – la voce del ragazzo era piena di soddisfazione, un puro piacere che si arrampicava anche nel suo sguardo.
Konnor scosse la testa, quel tipo era davvero inquietante, approfittò dello scompiglio per uscire dalla suite e andare via di corsa da quel luogo, non era decisamente un posto che lo faceva stare tranquillo, i ricchi erano davvero persone strane ai suoi occhi.
Yoru se ne stava sdraiata sul letto a fissare il soffitto, dopo la mostra fotografica era subito tornata a casa, si era distesa ed era rimasta immobile. Che le stava succedendo? Non le sembrava più di essere la stessa persona ma continuava a tentare di salvare le apparenze, anche se questo non faceva diminuire la preoccupazione della madre e della signora Watson. Adesso si era aggiunta anche un'altra persona, Kat non faceva che mandarle messaggi, chiederle se stesse bene, invitarla a uscire. Eppure lei non aveva voglia di fare nulla, non voleva mettere il naso fuori di casa dopo quello che era successo, dopo quella sera. Per un attimo il ricordo le ritornò in mente e le infiammò le guance, la sua pelle si accapponò e nascose il viso fra le mani sbuffando, cosa le stava succedendo? Cos'era quella sensazione così frustrante? Credeva che se avesse dimenticato, se avesse messo tutto da parte e non si fosse recata più in quel posto allora lo avrebbe superato. Era del tutto irrazionale e lei odiava le cose prive di logica, perché la sua mente non riusciva a prendere il controllo? Perché ogni volta che gli tornava in mente il viso di Konnor non riusciva a mantenere calmo il battito del suo cuore o il tremore alla sua mano. E poi quel bacio, come aveva potuto osare tanto? Chi gli aveva dato quel diritto? E lei perché non si era subito scostata? Perché aveva accettato quella stretta? La mente di Yoru era prossima ad esplodere ma un rumore alla porta la salvò dall'annegare totalmente in quei pensieri. Kat irruppe nella stanza con fare deciso e una bottiglia di vino bianco, si gettò sul letto accanto all'amica e le sorrise.
- Tu hai bisogno di essere salvata – le comunicò.
- Non essere puerile Kat, non ho bisogno di nulla ... starò bene – replicò la bionda.
- Sai, questo tuo atteggiamento mi ferisce parecchio – commentò la mora – io vengo subito a confidarti i miei problemi mentre tu ti chiudi sempre in te stessa –
- Questo perché sei una piagnucolona rompipalle – le fece notare l'altra.
Kat prima rise ma poi tornò seria – Dico davvero Yoru, in tanti anni non ti ho mai vista così ... ne hai passate parecchie e tutt'ora la gente fa la stronza con te ma non ti importa, ammiro la tua forza e il modo con cui ti sollevi rispetto a tutti loro ... ma stavolta sembra che ti abbiano colpito in pieno –
Yoru restò in silenzio un istante, poteva essere possibile? Era stata colpita?
- Mi stavo chiedendo – mormorò – se per caso ha a che fare con le tue uscite notturne .. –
Yoru sgranò gli occhi, da quanto lo sapeva? – Kat ... -
- Ti ho visto spesso, so che tu hai i tuoi segreti e che non senti il bisogno di parlarne sempre come faccio io, fino ad ora sono stata zitta perché volevo rispettare il tuo riservo ma adesso sono preoccupata, ok? Quindi, ti prego –
- Ho incontrato un ragazzo – disse la bionda alla fine, fu strano raccontarlo a qualcuno per la prima volta – io ... non so ... non ho mai saputo cosa pensare di lui con esattezza -
- E' successo qualcosa? – Kat era davvero preoccupata.
- Lui mi ha ... - la giapponese fece una pausa di puro imbarazzo – baciata -
- Baciata? – Kat rifletté per un momento su quella situazione, non aveva mai visto la sua amica in confidenza con qualcuno, figuriamoci avere un ragazzo, doveva essere il suo primo bacio.
- Io ... non so, mi sento così strana, non sapevo cosa fare, cosa pensare, guardo te e penso che mi fa paura vivere in completa balia delle mie emozioni ... sono scappata –
Kat poggiò una mano sulla spalla di Yoru – Fatti forza Yoru, almeno tu non hai baciato Shane Gould, questo solleva di svariati punti il tuo atto rispetto al mio –
Le due ragazze scoppiarono a ridere e Kat aprì la bottiglia di vino bianco – Sai cosa ci vuole qui ? Una bella sbronza! Al diavolo gli uomini e i loro problemi, al diavolo il dover essere sempre impeccabili ... -
- Tu di certo non corri il rischio di essere impeccabile - le fece notare l'amica.
- Allora tu lasciati andare di più! E se un tipo ti piace, buttati! Conoscendoti sarà sicuramente uno super rispettabile ! Non puoi cadere più in basso di me! –
La bionda ci rifletté un attimo, Konnor non era di certo qualcuno di rispettabile, non nel senso in cui era inteso da Kat, ma comunque faceva la sua figura se paragonato al loro amico comune.
- Come si capisce se una persona ti piace? Che vuol dire?- chiese perplessa la ragazza.
- Beh ... se ti fa ridere, insomma se ti trovi bene quando sei con lui ... se c'è quella magia, no? Quel brivido, quella sensazione di assoluto coinvolgimento e tu smetti di pensare ... -
- Kat ... -
- E ti senti come se potessi stare un secolo con lui e il tempo non passa ... e pensi sempre a quando vi rivedrete, anche se lui è uno stronzo o si comporta male ... ma è lui e puoi perdonargli tutto - Lo sguardo della mora era perso
- Kat! – sbraitò Yoru – ho capito, dacci un taglio –
- Era per essere chiara – specificò.
- Lo sei stata –
Alla fine le due ragazze cominciarono il loro giro di bevute, ridendo e scherzando, Kat fece di tutto per mettere di buon umore l'amica e Yoru apprezzò il suo gesto. Dovette notare che c'erano molti tratti comuni al discorso della mora che accomunavano i suoi momenti con Konnor, lei si sentiva davvero bene e a suo agio in sua presenza. Dovette anche constatare che non c'erano poi tanti tratti comuni fra la sua descrizione e la storia con Wright, non aveva mai notato alcun brivido o sottile legame fra i due. Ma Yoru non disse nulla al riguardo, se Kat se ne fosse resa conto o meno non era un suo problema, forse stava ancora lottando per tenere in piedi le sue fantasie da bambina, fatte di principi azzurri e castelli incantati.
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