Capitolo 50
Buio.
C'era solo buio.
Sulla scala che portava alla torre non era stata posizionata nemmeno una torcia, nemmeno una lanterna e, ora, camminavano nel buio.
Alexis, Jake, Bradley e due guardie.
Il momento era arrivato, la Luna piena splendeva alta nel cielo e, anche se su quelle maledette scale non si vedeva niente, all'esterno sembrava quasi che fosse solo una brutta giornata d'inverno dalla quantità assurda di luce che quella Luna emanava.
I passi pesanti delle guardie rimbombavano sulle scale coprendo il forte rumore del battito incontrollato del cuore di Alexis che, torturando le maniche dell'abito che indossava, avanzava a passo svelto tra Bradley e Jake.
Quando i loro piedi si posarono sull'ultimo scalino che li separava dalla porta della stanza più alta della grande torre, la giovane strega ebbe paura di svenire.
Jake posò una mano sulla schiena della ragazza invitandola a procedere verso l'interno della stanza, mentre le due guardie e re Bradley si fermarono sulla soglia della porta.
<<Jake mi ha rivelato il tuo piano streghetta, queste guardie staranno qui fuori tutto il tempo, non ti azzardare a fregarmi o te ne pentirai>> disse l'uomo ribadendo quel tradimento ormai superato da entrambi i ragazzi, ma che ancora bruciava nelle loro anime.
<<E tu>> continuò poi indicando il ragazzo <<Vedi di tenerla d'occhio o saranno guai anche per te>>
Re Bradley, per quanto cercasse di nasconderlo, non riusciva a stare fermo per il nervosismo tanto che, senza nemmeno aspettare una risposta del ragazzo, voltò loro le spalle e, dopo aver chiuso la porta, ordinò ai due soldati di tenerli d'occhio e di non lasciarli uscire da quella stanza per nessun motivo al mondo.
Alexis rimase ad ascoltare i passi di Bradley che diventavano sempre più lontani, sempre più silenziosi, poi, solo quando la torre fu avvolta dal silenzio, prese un respiro e si accorse che, fino a quel momento, lo aveva trattenuto.
I polmoni bruciarono alla prima boccata d'aria, poi, tutto tornò normale.
-E' il tuo momento- si disse Alexis -che lo spettacolo abbia inizio-
Senza curarsi di Jake che, in silenzio, dopo aver poggiato la pergamena con l'incantesimo, che Bradley gli aveva dato, sul tavolino, attendeva solo che la ragazza facesse qualcosa, qualunque cosa, Alexis alzò le mani tremanti verso il soffitto e, cercando di darsi un contegno, cominciò a sussurrare un incantesimo.
Lentamente e sotto lo sguardo perplesso del mago, la scatola magica di Gold Feather comparve da dietro una grossa trave e si poggiò sul piccolo tavolino che si trovava davanti alla finestrella dalla quale penetravano la luce della Luna e l'aria fresca della notte.
<<Che cos'è?>> domandò lui curioso, senza però ottenere alcuna risposta.
La ragazza, infatti, troppo presa da ciò che stava facendo, non aveva nemmeno sentito la sua domanda e aveva continuato secondo i suoi piani passando più volte le mani sopra la superficie del cofanetto e pronunciando le parole di un altro complesso incantesimo.
Quando si fermò, nella scatola erano comparsi tre oggetti: la pietra di Dark Cave, il talismano di Gold Feather e la foglia d'oro di Icy Oak.
Jake spalancò gli occhi esterrefatto e si avvicinò di un passo alla ragazza, lo sguardo fisso su quegli oggetti.
<<Come... dove li hai presi? Credevo che non fossero ad Icy Oak>> disse poi sempre più confuso.
<<Infatti non lo erano>> rispose Alexis voltandosi finalmente verso di lui e sorridendo, gli occhi verdi accessi dall'eccitazione.
<<E allora?>>
<<Balder mi ha portato con un incantesimo a Dark Cave e poi a Primrose e il talismano, beh...>> la ragazza alzò leggermente le spalle e, dall'espressione del ragazzo, capì che non c'era bisogno di dire come avesse scoperto la posizione del talismano.
<<Alec... quel giorno in prigione, il discorso sulla torre... è stato lui, vero?>>
<<Sì, è stato Alec>>
E mentre il ragazzo continuava a riflettere sul fatto che, per tutto quel tempo, Alexis aveva sempre avuto un piano, un piano ben preciso, un piano rischioso in ogni minimo dettaglio, e non gli aveva accennato nemmeno un particolare, la ragazza si voltò verso la finestra: dovevano cominciare.
Nella radura, illuminati dalla luce della Luna, due eserciti si fronteggiavano: da un lato Icy Oak, fiero e beffardo come sempre, sicuro di vincere; dall'altro Primrose, pronta a giocarsi tutto, a dare la vita per salvarsi la vita.
Lo schieramento di Icy Oak era più compatto, pronto a lanciarsi sul nemico, mentre quello di Primrose era diviso in tre gruppi, posti uno dietro l'altro a distanza di alcuni metri; tra i due eserciti c'era una distesa di prato secco e scuro e, al centro, Re Bradley e Mason si fronteggiavano, o almeno così pensava Alexis perchè, ad un certo punto, con il buio e la distanza, i volti iniziarono a confondersi e la ragazza non fu più sicura di ciò che stava osservando.
<<Non abbiamo più tempo, dobbiamo iniziare>>
<<D-dobbiamo?>> chiese Jake improvvisamente attento e cercando di nascondere un sorriso che, data la situazione, non pensava essere adeguato.
<<Ho bisogno di te, Jake>> disse la ragazza avvicinandosi a lui di qualche passo e guardandolo dritto negli occhi <<Ma non qui>>
<<Cosa?>> chiese lui spalancando gli occhi e cercando di controllare il battito accelerato del suo cuore <<Non ti lascio qui da sola, potrebbe succedere qualunque cosa>> concluse infine risoluto.
<<Lo so, lo immaginavo>> rispose Alexis sospirando prima di abbracciarlo; per qualche secondo i due rimasero fermi, stretti l'uno all'altro; la ragazza si beò del profumo di quel mago che le era stato sempre vicino in tutti quei mesi, poi, staccandosi leggermente, pose le mani sulle sue guance e fece scorrere le dita magre sulla pelle pallida di Jake.
<<Ti prego, aiutali, tirali fuori da lì>>
<<C-cosa?>> Jake provò a staccarsi dalla ragazza, provò a rifiutare quel contatto, quel contatto che aveva sempre desiderato, ma che in quel momento sembrava così sbagliato; ma non riuscì a muovere un muscolo perchè, dopo avergli ripetuto le stesse parole, la ragazza pronunciò un incantesimo:
<<Sopi>> e il mago cadde a terra privo di sensi, provocando un tonfo che non passò inosservato alle guardie fuori dalla porta.
Alexis, finalmente libera di mettere in atto il piano vero e proprio, dopo aver appoggiato a terra la pergamena e i simboli di Icy Oak, spaccò con un calcio una delle gambe del già traballante tavolino di legno e la infilò nelle maniglie della porta così da bloccarla.
Poi, mentre le due guardie cominciavano a bussare sempre più insistentemente: -Non posso più aspettare- si disse e, dopo aver preso un respiro, cominciò e leggere le parole scritte sulla pergamena.
Parole che, seppur non nella sua lingua, capiva alla perfezione.
<<Atir, radasclà mahinir...>>
*****
Nella radura all'esterno, i due eserciti si guardavano ringhiando e agitando le spade mentre i loro rappresentati si fronteggiavano.
Al centro, infatti, ad egual distanza dai loro uomini, Mason e Bradley cercavano di trattare con toni diplomatici che non si addicevano né a uno né all'altro.
Il re di Icy Oak, incredibilmente affascinante nella sua tenuta da combattimento, teneva il suo sguardo di ghiaccio fisso in quello di Mason che, i capelli scuri attaccati alla fronte, sorrideva beffardo e per niente impaurito.
<<Andiamo, vale davvero la pena di combattere questa battaglia?>> stava chiedendo Re Bradley.
<<Vale sempre la pena di lottare, soprattutto se si hanno buone possibilità di vincere>> Mason sorrise fiero al suo esercito facendo loro un occhiolino.
Il discorso che la moglie gli aveva fatto prima di partire gli aveva fatto cambiare completamente idea, Mason aveva capito che ogni singolo uomo valeva quella battaglia: dovevano lottare per Alexis, per quella che considerava una figlia, ma non solo, dovevano lottare anche per se stessi, per le proprie vite, per le decine di bambini che li aspettavano a casa, per le loro mogli...
C'erano milioni di motivi per combattere quella battaglia, non importava il sacrificio che implicava.
<<Davvero? Sacrifichi tutto il tuo popolo per una strega? Che razza di re sei?>> gridò Bradley ottenendo di rimando le urla consenzienti dei suoi soldati.
Mason sorrise, il perfido re aveva trovato il suo punto debole, ma, fortunatamente, i suoi familiari erano arrivati prima di lui facendogli capire ciò che era veramente importante.
<<Io non sono un re, Bradley>> rispose tranquillo Mason <<E poi... ogni grande guerra comporta grandi perdite... Tutti i veri soldati lo sanno >>
Furono quelle parole a scatenare l'inferno: Mason non ottenne mai una risposta da Bradley perchè questo, la spada sguainata e il sorriso perfido, si lanciò su di lui un minuto prima che i due schieramenti diventassero una massa unica e che una strana folata di ventò soffiasse sulla radura e tra le case.
*****
<<Ighiar marateh taor...>> Alexis continuava a pronunciare le parole dell'incantesimo, i simboli di Primrose, che la ragazza aveva trovato nella stanza, erano stati distrutti con poca fatica poiché si trattava semplicemente di una primula dorata, fragile però come ogni normale primula, e di un pezzo di legno su cui erano state incise odi in onore del clan Uchbenlool all'epoca in cui era stato fondato.
Così facendo, non avrebbero potuto reagire all'incantesimo.
Non appena la strega aveva iniziato a leggere la pergamena, questa si era sollevata fino a fluttuare all'altezza del petto di Alexis e i suoi bordi si erano illuminati di strani riflessi aurei.
Quando sentì l'ennesimo colpo contro la porta, la ragazza si voltò di scatto, continuando a pronunciare le parole dell'incantesimo, che ormai sentiva scorrere nella sua mente, e si accorse che il pezzo di legno che aveva infilato nella maniglia stava per cedere.
Agitata, lanciò un'occhiata al corpo di Jake, disteso a terra, e prese un profondo respiro per non entrare nel panico.
Perchè non era ancora arrivato?
<<Latè, se ti vihar martiè garoslà...>> quelle strane parole continuavano a fluire dalle sue labbra, il vento aveva cominciato ad alzarsi impetuoso e travolgeva qualunque cosa incontrasse, perfino i soldati che lottavano; ai suoi piedi, invece, la pietra di Dark Cave stava diventando sempre più rossa, quasi incandescente: sembrava proprio del colore della lava e, Alexis lo notò con un sorriso, del colore dei suoi capelli.
-Oh, mamma... presto sarai libera- pensò.
<<Datir garetè, mihi ah!>> Alexis alzò le mani versò l'alto e la pietra, che aveva lasciato una bruciatura sul pavimento di legno, emanando un bagliore rossastro, cominciò a fluttuare e a ruotare attorno alla pergamena con un moto lento e ammaliante.
Per un momento, la strega fu catturata dai quei movimenti eleganti, poi, un forte rumore la fece sobbalzare: la porta si era spalancata.
I due soldati lanciarono un'occhiata spaventata al corpo disteso del ragazzo e alla pietra, poi, sorrisero beffardi alla ragazza.
<<Tu! Hai finito di scherzare con il fuoc->> la bocca e gli occhi dell'uomo che stava parlando si spalancarono di scatto, un secondo prima che questi abbassasse la testa per osservare la freccia che aveva trapassato il suo petto nell'esatto punto in cui si trovava il cuore; nello stesso momento, un'altra freccia colpì la seconda guardia nello stesso punto, poi, entrambi caddero a terra agonizzanti.
Quando alzò lo sguardo, Alexis lo vide: fermo sul pianerottolo buio, l'arco ancora sollevato, i capelli neri umidi di sudore, il petto che si abbassava e sollevava freneticamente, gli occhi argentati illuminati dalla luce della Luna.
<<Klaus>> quel nome uscì come un sospiro dalle sue labbra e la fece sentire improvvisamente meglio.
<<Ho ricevuto il tuo messaggio>> rispose il ragazzo inumidendosi le labbra e sorridendo.
Bastarono quelle parole per dare forza ad Alexis.
La ragazza capì che se Klaus aveva ricevuto il suo messaggio, c'era ancora speranza, le cose potevano ancora andare bene.
Potevano farcela davvero.
Lo fissò per quelle che sembrarono ore, sorridendo, poi, all'improvviso, la pietra cominciò a vibrare pericolosamente e Alexis capì che era arrivato il momento di riprendere l'incantesimo.
Guardò il corpo disteso di Jake, poi Klaus.
<<Sai dove portarlo?>> chiese quindi riferendosi al messaggio che gli aveva inviato.
<<Sarà alle prigioni prima che si svegli>>
<<Vai e assicurati che escano tutti>>
Klaus entrò nella stanza e, dopo essersi piegato sulle ginocchia, si caricò in spalla il corpo di Jake; prima di essere inghiottito dal buio delle scale:
<<Ti amo>> sussurrò ad Alexis e proseguì lungo la sua strada con quel carico in spalla, proprio come facevano i guerrieri che si sostenevano a vicenda e, anche se non conosceva Jake, era bastato vedere lo sguardo sofferente che Alexis gli aveva rivolto per capire che non se ne sarebbero andati da lì senza di lui.
<<Tihar martiè gichli cì...>> l'incantesimo proseguì.
*****
<<Arrenditi!>>
<<Scordatelo!>>
Le spade riflettevano i bagliori argentei della Luna risultando perfino, in alcuni casi, accecanti; quella notte era una notte di sangue: decine di uomini di entrambi gli eserciti giacevano già a terra ormai privi di vita, molti altri stavano per fare la stessa fine.
Ormai, ogni combattente aveva trovato un soldato contro cui lottare, alcuni usufruivano delle spade dei morti per affrontare più di un nemico alla volta, altri cercavano di difendersi dagli attacchi su più fronti.
Bradley e Mason stavano ormai combattendo da tempo e chiunque si avvicinasse a loro veniva subito respinto: era diventata questione d'onore, uno dei due sarebbe morto per mano dell'altro, così doveva finire.
Mason alzò la spada per colpire la spalla del re, lasciata scoperta per un errore di coordinazione, ma, sfortunatamente, Bradley fu abbastanza veloce e, dopo essere indietreggiato di qualche passo, riuscì a parare il colpo prima di attaccare con un rapido fendente.
Le lame si scontrarono producendo un fastidioso clangore metallico.
I colpi si susseguivano l'uno dopo l'altro: potenti, vibranti, carichi, decisi...
Mason doveva ammettere che Bradley era molto più bravo a combattere che a fare il re, non si sarebbe mai aspettato una tale precisione e rapidità da lui.
Bradley del resto, per la prima volta dopo secoli, rivalutava le doti di quelli che aveva sempre considerato come poveri bifolchi incapaci: se erano tutti come Mason, il suo esercito avrebbe dovuto faticare parecchio.
La spada del guerriero di Primrose colpì con forza quella del re che gli scivolò di mano finendo a qualche metro di distanza; Re Bradley spalancò gli occhi preoccupato, ma non si lasciò abbattere in quel modo: con l'aiuto del fango che rendeva scivoloso il terreno, scivolò tra i vari soldati fino a raggiungere la sua spada; afferrò l'elsa con la mano e, stando attento a non farsi colpire da nessuno, ritornò in posizione d'attacco.
Con grida rabbiose, i due uomini si lanciarono l'uno contro l'altro ancora una volta, avevano le guance arrossate e il fiato corto, inoltre, respirare era reso ancora più difficile dal forte vento causato dall'incantesimo di Alexis che alzava nell'aria polvere e terra e riempiva i polmoni anche quando non ne avevano bisogno.
Le loro spade si scontrarono ancora e ancora, poi, successe qualcosa di assurdo: altri guerrieri, che stavano combattendo accanto a loro, si scontrarono contro i due facendogli perdere l'equilibrio.
Bastò un secondo, un secondo in cui il braccio di re Bradley si spostò eccessivamente scoprendo il petto, un secondo in cui Mason non perse occasione per caricare il colpo: la sua spada scintillò come un lampo prima di conficcarsi nel petto del re.
<<Sei finito>>
<<Siamo finiti>> Re Bradley cadde in ginocchio trascinando con sé Mason che teneva ancora la spada poi, con tutte le forze che gli erano rimaste, sfruttò la distrazione dell'uomo per conficcargli a sua volta la spada nel petto, vincendo la maglia di ferro che si rivelò inutile di fronte a quel colpo.
Grida di rabbia si sollevarono da parte di entrambi gli schieramenti.
Mason aveva ragione: ogni grande guerra comporta grandi perdite.
Per la prima volta, il perfetto sistema di successione di Icy Oak era crollato come, del resto, sarebbero crollate molte altre cose quel giorno.
Il re era stato ucciso e aveva ucciso il suo assassino.
Icy Oak non aveva un sovrano.
*****
<<Ighiar marantecherlatì sashaà rhihia... >> Alexis, ignara di ciò che accadeva al di fuori del castello, continuava a pronunciare l'incantesimo.
Ormai sentiva dentro di sé che qualcosa stava per succedere: anche la foglia si era sollevata, aveva cominciato a brillare di un'accecante luce dorata e a ruotare attorno alla pergamena insieme alla pietra; i due oggetti si incrociavano seguendo orbite circolari e brillavano come non mai illuminando quell'ambiente scuro.
<<Rotoar ighiar itì...>> il vento cominciò a soffiare sempre più forte, sempre più impetuoso e, nonostante Alexis si trovasse in un ambiente chiuso, lo sentì accarezzargli la pelle e avvolgerla in un gelido abbraccio.
Poi, anche il talismano di Gold Feather si illuminò di un verde brillante e si sollevò.
Tutti e tre gli oggetti stavano ruotando attorno alla pergamena: da quel momento iniziava l'incantesimo vero e proprio.
*****
<<Svegliati! Jake, svegliati!>> Klaus scosse il mago per una spalla, come se bastasse per risvegliarlo da un incantesimo e, quando stava per perdere le speranze, gli inquietanti occhi rossi del ragazzo si spalancarono.
<<Cosa? Dove mi hai portato?>> Jake, ancora confuso a causa dell'incantesimo, si alzò in piedi barcollando e, dopo aver scosso ripetutamente la testa, si guardò attorno.
Il suo sguardo intercettò subito la struttura in cui si trovavano tutti i prigionieri e al ragazzo tornarono in mente le parole di Alexis: "Ti prego, aiutali, portali fuori da lì".
Il suo sguardo vagò dalle prigioni a Klaus un paio di volte, poi capì: Alexis sapeva che non l'avrebbe mai lasciata da sola nella torre e lo aveva quindi addormentato per poi ordinare al ragazzo di portarlo fino alla prigione così che potesse liberare i suoi genitori.
E in tutto quel caos: dove si era cacciato Balder?
<<Alec>>
<<Cosa?>> Jake guardò confuso Klaus che, dopo aver poggiato a terra un arco, impugnò la spada che portava sulla schiena.
<<Nel messaggio, Alexis mi ha detto di ricordati di Alec... non so cosa voglia dire, ma: Alec>> rispose il ragazzo scostandosi le ciocche scure dalla fronte e stringendo l'elsa della spada.
Jake capì che Alexis voleva liberare anche Alec e non solo i suoi genitori così, anche se leggermente titubante, si rivolse a Klaus.
<<Mi guardi le spalle?>>
<<Tu guardi le mie?>> chiese lui alzando un angolo delle labbra in quello che aveva tutta l'aria di essere un sorriso amichevole e, dopo aver fatto un cenno col capo verso l'entrata delle prigioni, alzò anche l'altro sorridendo.
<<Forza, andiamo>> Jake si voltò velocemente per nascondere il sorriso che era nato spontaneo anche sulle sue labbra e si incamminò verso l'ingresso.
Come sue solito, sfregò le mani tra di loro e, quando dalle sue labbra uscì la parola "Sopite", tutte le guardie rimaste a sorvegliare la zona si addormentarono.
Jake corse veloce per i corridoi, seguito da Klaus.
Le loro ombre, proiettate sui muri dalla luce delle lanterne, correvano veloci di parete in parete e i loro passi risuonavano nel silenzio della prigione.
I due continuarono a correre fino a raggiungere la cella di Alec e, quando Jake vi si trovò davanti, gli bastò posizionare le mani sulle sbarre e sussurrare un nuovo incantesimo per farle spalancare.
<<J-Jake, che sta succedendo? Ci è riuscita?>> l'uomo, che, Jake non aveva ancora capito come, era più in carne rispetto ad alcuni mesi prima e anche meno debole, si avvicinò a lui e, incredulo, sporse una mano al di fuori della sua cella fissandola ad occhi sgranati, incredibilmente felice di avere finalmente la possibilità di scappare, ma allo stesso tempo così spaventato da temere che, al di fuori di quella cella, non sarebbe più stato in grado di vivere.
<<Non ne sono ancora sicuro, ma ce la farà. Stai bene? Riesci a camminare?>>
Alec, incredibilmente, sorrise mostrando una fila di denti gialli: <<Balder ha fatto in modo che ci arrivasse più cibo così da metterci in forze, era pericoloso, ma ne valeva la pena>>
Jake scosse la testa sorridendo: Balder...
Dopo aver fatto un cenno a Klaus, come a volergli chiedere di controllare che Alec si reggesse effettivamente in piedi, Jake si avviò di corsa verso la cella dei genitori di Alexis che, a differenza dell'uomo, lo aspettavano già in piedi, aggrappati alle scure sbarre fredde.
Il ragazzo ripeté lo stesso procedimento usato prima e liberò il re e la regina di Gold Feather.
<<Grazie ragazzo>> la donna lo guardò con le lacrime agli occhi mentre Moriel, deciso a non commuoversi in una situazione del genere, si limitò a sorridergli riconoscente.
<<Ora dobbiamo andare, Klaus, Alec, usciamo dal retro>>
<<No, aspetta!>> Klaus fermò Jake e indicò con un cenno del capo la strada che avevano appena percorso <<Dobbiamo tornare indietro, ci sono un mago, Balder, e una donna che ci aspettano nel bosco, da quella parte>>
<<Va bene, fai strada>> Jake si sorprese dell'intesa che c'era tra lui e quel ragazzo.
La prima volta che l'aveva visto, l'aveva odiato con tutto se stesso, tanto che gli aveva fatto rivivere i ricordi del giorno in cui Alexis lo aveva lasciato a Primrose e lui si era infuriato, ma ora, a guardarlo bene, capiva perchè la strega era innamorata di lui: incredibilmente bello, senza dubbio, forte e pronto a rischiare per lei, aiutava persone che nemmeno conosceva e si era staccato dal suo esercito avventurandosi da solo in un paese in guerra in cui non era mai stato.
Generoso, leale, forte, coraggioso...
Forse, sarebbero potuti andare d'accordo in futuro.
Sempre che ci sarebbe stato un futuro.
<<Attento!>> perso nei suoi pensieri, Jake non si era nemmeno accorto che si trovavano in una radura a metà strada tra la prigione e il bosco; così come non si era accorto dei due soldati che lo stavano per colpire.
Fortunatamente, fu abbastanza svelto e riuscì a bloccare uno dei due con un incantesimo, mentre Klaus si occupò dell'altro trafiggendolo con la sua spada.
<<Dobbiamo sbrigarci, voi andate avanti, noi vi copriamo le spalle>>
Anne, Moriel e Alec cominciarono a correre più forte e, anche se erano chiaramente affaticati, zoppicavano, tremavano e barcollavano, stringevano i denti e non si arrendevano: continuavano ad andare avanti, come se niente potesse abbatterli, come se fossero pronti a tutto.
Sembravano come delle rondini: si lasciavano trasportare dal vento, ma erano loro a decidere la direzione.
<<Grazie, Klaus>> Jake si voltò verso il ragazzo con un leggero sorriso, distogliendo per un istante lo sguardo dal bosco che avevano davanti.
<<Mi dispiace di averti trattato male quel giorno, non ti conoscevo nemmeno... >>
<<Già, beh...>> il ragazzo dagli occhi argentei sospirò e alzò le spalle <<Me lo meritavo e poi... a me dispiace di aver pensato che fossi uno stronzo>>
I due si sorrisero a vicenda e continuarono a correre.
*****
<<E' da ore che siamo qui, non ce la faccio più>>
<<Balder, sta qui! Maledizione!>> Cassandra si attaccò al braccio dell'uomo costringendolo a stare nascosto tra gli alberi.
Fortunatamente, nel loro piano di fuga era andato tutto bene: come previsto, si erano incontrati nello spiazzo sul retro del castello e, approfittando dei minuti di pace prima che la guerra scoppiasse, erano riusciti a correre fino al bosco e a nascondersi nel punto che Balder e Alexis avevano stabilito.
Ormai, però, si trovavano lì da ore e Balder non riusciva a sopportare l'idea di stare fermo e nascosto mentre centinaia di persone morivano; inoltre, il fatto che Jake non arrivasse lo stava facendo preoccupare e un Balder nervoso e preoccupato era un Balder intrattabile.
<<Sarà successo qualcosa, devo andare a controllare!>>
Cassandra scosse la testa disperata all'ennesima esclamazione dell'uomo.
Lei stessa faticava a starsene con le mani in mano mentre Alexis rischiava la vita per tutti loro, ma aveva fatto una promessa: aveva promesso che non si sarebbe voltata indietro e non lo avrebbe fatto.
<<Ehi!>> una donna comparve da dietro un albero: aveva i capelli raccolti in una treccia quasi del tutto sfatta e le guance arrossate per la fatica; con una mano teneva in alto l'orlo della gonna per non inciampare, mentre con l'altra si reggeva al tronco di un albero come se stesse per svenire.
<<Sta bene?>> Balder avanzò sospettoso verso la donna e le tese una mano per aiutarla ad avanzare fino al punto in cui si trovavano loro, un po' più illuminato degli altri grazie alla luce della Luna che filtrava tra i rami più radi.
<<Oh, siete voi! Balder e Cassandra, giusto?>>
<<E lei chi è?>> domandò Cassandra sorpresa dal fatto che conoscesse il suo nome.
<<Evie, vero?>> chiese invece Balder ricordandosi di quando Gregory gli inviava immagini mentali di Primrose e della nuova famiglia di Alexis.
<<Sì, Alexis mi ha chiesto di aspettare che ci foste tutti prima di farvi strada verso Primrose. Mancano ancora molte persone?>> domandò osservando la radura che si estendeva davanti ai loro occhi e notando delle sagome scure in lontananza.
Balder seguì il suo sguardo e la sua bocca si piegò in un enorme sorriso quando riuscì a capire di chi si trattasse.
<<Dite che ci hanno scoperti?>> chiese Cassandra che, con gli occhi socchiusi, non riusciva invece a vedere i volti delle persone che formavano il gruppetto.
<<No, sono loro>>
<<Balder!>> l'uomo si spostò in un luogo più visibile e agitò le braccia per farsi notare dal gruppo.
Vide Jake rispondere qualcosa a Klaus prima che questo tornasse indietro lungo la strada da cui era venuto, poi, fu travolto dalle braccia della figlia che si strinsero attorno a lui.
<<Siamo liberi>>
<<Non ancora>> sussurrò dal cuore del bosco una voce che Jake e Balder conoscevano bene.
*****
<<Ratir tralerè mishà... >> Alexis sorrise, sentiva che l'incantesimo era vicino alla fine: nel suo cuore sentiva la presenza vivente di una nuova speranza e percepiva la forza scorrere nelle sue vene come se fosse la sua linfa vitale.
C'era qualcosa dentro di lei, qualcosa che non sarebbe riuscita a trattenere a lungo e che stava per sprigionarsi.
Non fece nemmeno in tempo a concludere questo pensiero che sentì uno strano battito nel suo petto: non era quello del cuore, era totalmente diverso, più lento, più armonioso, più vivo che mai; all'improvviso, una luce verde, proprio come quella del talismano, si accese qualche centimetro sotto al suo cuore e cominciò a diventare sempre più forte, fino a rischiarare l'intera stanza.
<<Ditì machevè, laruatar sezè...>> Alexis protese le braccia in avanti e quella luce sembrò seguire i suoi movimenti: risalì fino al collo, si divise in due e proseguì verso le spalle, lungo gli avambracci e fino al polso.
Per alcuni secondi, le due luci rimasero ferme sui palmi delle sue mani, poi, la finestrella si spalancò e queste balzarono fuori, dove sparirono trasportate dal vento.
<<Ghiatatralè, abatir scaleh...>> un lampo verde rischiarò l'intera radura che si illuminò di una luce mistica e abbagliante spaventando i soldati.
Poi, tutto cominciò a svanire.
*****
<<Lars>> Balder spalancò gli occhi e strinse la mascella arrabbiato quando riuscì a riconoscere l'uomo che stava emergendo dalle ombre.
<<Mi aspettavate? >> chiese lui sorridente, gli occhi verdi scintillanti e il tono saccente di chi sa di poter cambiare ogni cosa.
<<Che diavolo vuoi?>> Jake si fece avanti guardando infuriato il padre, mentre Balder invitò tutti gli altri "spettatori" a fare alcuni passi indietro.
Conosceva bene Jake, lo aveva cresciuto e sapeva quanto era forte il suo odio per il padre, tanto da non considerarlo più come tale, perciò, se il ragazzo aveva già preso una scelta, su cosa fare dopo la battaglia, con chi stare o dove andare, ed essa era quella che Balder pensava, allora Lars era in serio pericolo.
Del resto, l'uomo si bloccò sul posto quando vide il figlio, probabilmente non si aspettava un suo tradimento così evidente, ma mascherò immediatamente la sua sorpresa.
<<Jake, che cosa credi di fare con queste persone? Non costringermi a consegnarti a Re Bradley insieme a loro>> disse poi, ignaro di ciò che era accaduto al suo amato re.
<<Non fingere di essere dispiaciuto, se non mi sbaglio, tempo fa, hai detto che non avresti esitato a uccidermi se mi fossi messo in mezzo>>
<<E tu hai detto la stessa cosa>>
<<Allora cosa stiamo aspettando?>>
E poi il caos.
A Jake bastò un cenno del capo per far staccare un ramo da uno degli alberi che li circondavano e per scagliarlo in direzione del padre, il quale, incredulo e sbalordito, arretrò velocemente di qualche metro.
Quando Lars vide gli occhi rossi del figlio, lucenti e accesi dalla rabbia, e le mani strette a pugno, capì che faceva sul serio: era arrivato il loro momento, era arrivato il momento della resa dei conti, avrebbe dovuto lottare contro il suo unico figlio.
Il perfido mago sorrise, stranamente la cosa non gli faceva nessun effetto, era pronto a lanciarsi contro quel ragazzo come se non fosse nessuno per lui, era pronto a far trionfare il male.
<<Ti avevo avvertito, figlio>> il sussurrò dell'uomo fu talmente distorto dalla rabbia che le persone che gli stavano intorno udirono soltanto uno strano sibilo, poi, Lars cominciò a pronunciare le parole di un incantesimo e la terra attorno a lui cominciò a sollevarsi formando un vero e proprio scudo di polvere.
Quando lo spinse in direzione di Jake, a una velocità talmente elevata che persino Balder aveva spalancato gli occhi sorpreso dalla sua abilità, il ragazzo si limitò a ridere divertito e parò prontamente il colpo facendo un occhiolino beffardo al padre e indicando con un cenno del capo il suo polso senza braccialetto.
Lars corrugò la fronte confuso quando non vide più quel filo dorato circondargli il polso e si chiese come e quando Jake glielo avesse tolto, ma, soprattutto, si domandò come avrebbe fatto ad attaccare il figlio se questo poteva leggergli nel pensiero e, quindi, prevedere le sue mosse.
<<Allora? Che c'è, sei già stanco?>> Jake portò le mani dietro al capo e poi, gridando le parole di un incantesimo, le riportò in avanti facendo volare il padre contro il tronco di un albero.
Lars si lasciò scivolare fino a terra per poi rialzarsi di scatto, dolorante ma deciso a non lasciarsi sconfiggere.
A quel punto, c'era solo una soluzione: l'uomo si lanciò contro il figlio e gli colpì uno zigomo con la mano stretta a pugno.
Per alcuni minuti, nell'aria risuonò solo il rumore delle nocche che sbattevano contro le mascelle dei due, Balder esultò quando Jake colpì Lars dritto sul naso e poi allo stomaco, facendolo ansimare e piegare in due per il dolore.
Jake stava sfogando la rabbia che da anni aveva rinchiuso dentro di sé e, per la prima volta dopo tempo, si sentiva libero: era come se non avesse mai respirato prima, come se non avesse mai sentito l'odore della notte, della terra, del sangue...
Improvvisamente anche i mesi trascorsi con Alexis gli sembravano appannati, coperti da un velo semitrasparente, ma ora quel velo non c'era più: vedeva chiaramente la luce della Luna, il sangue del padre sulle sue mani, il verde dei suoi occhi che lo pregavano di fermarsi...
Per un attimo, rimase estasiato da tutte quelle sensazioni, tanto che il suo pugno si fermò a mezz'aria e il padre ne approfittò per farlo cadere, tirandogli un calcio alle caviglie, dopodiché lo lanciò contro il tronco di un albero, proprio come il figlio aveva fatto con lui.
Jake si riprese e contraccambiò l'attacco: ora i due erano nelle stesse condizioni, tenuti contro il tronco di due alberi, posti l'uno di fronte all'altro, dai loro incantesimi, con il sangue che tingeva di rosso le loro labbra e le guance, il respiro corto, il viso arrossato e le mani tese davanti a loro, decisi a non mollare l'incantesimo prima dell'altro.
Poi, Jake, stufo di quella situazione, approfittò del fatto che i suoi poteri erano più forti di quelli del padre e, continuando a spingere per non lasciarlo andare, usò un incantesimo per liberarsi facendo bestemmiare Lars.
Per un attimo la terra tremò: tutta la compagnia si voltò spaventata verso Jake, ma Balder e il ragazzo, che sapevano che non era stato lui il colpevole, voltarono la testa verso la torre del castello e ne videro oscillare i bordi; nello stesso modo, i contorni degli alberi che stavano sul confine di Icy Oak divennero sempre più chiari fino a svanire.
<<Cosa... diavolo s-state facendo?>> Lars, privo di fiato e ancora bloccato contro l'albero, guardò ad occhi spalancati ciò che stava succedendo e scosse la testa spaventato un attimo prima che Jake cominciasse ad avanzare coprendogli la visuale.
<<Ci stiamo prendendo una giusta rivincita>> rispose il ragazzo sorridendo dopo aver sussurrato un incantesimo che gli fece comparire in una mano un grosso pugnale.
<<E di cosa vorresti vendicarti tu? Senza Icy Oak, tu non saresti nessuno e invece potresti essere il nuovo braccio destro di un grande re>> Lars lo provocò, ma non lo avrebbe fatto se avesse saputo in che condizioni si trovava in quel momento il "grande re".
<<Io non sono nessuno proprio per colpa di Icy Oak e per colpa tua, ma adesso hai finito di rovinarmi la vita>> Jake arrivo davanti al padre e poggiò delicatamente la punta del pugnale sul suo petto, nell'esatto punto in cui il suo cuore batteva furiosamente.
<<Ripensaci, figlio mio... possiamo fare ancora tante cose, non seguire questi pazzi, resta con me e vedrai che posso essere migliore>> ormai Lars aveva capito, aveva capito quale fine lo aspettava, ma non poteva accettarlo, non dopo tutto quello che aveva passato, non dopo tutti ciò che aveva sacrificato per Re Bradley e per far funzionare quel piano.
La terra tremò di nuovo e, dietro ai due, la compagnia sussultò quando si accorse che un soldato, che stava correndo verso le prigioni nella radura davanti a loro, era scomparso, svanito nel nulla come se non fosse mai esistito; lo stesso accadde ad alcuni degli alberi posti lungo il confine.
<<Ormai è tardi, padre... forse un giorno, forse quando ci rincontreremo...>> disse Jake prima di tirare indietro il braccio per poi riportarlo avanti infilando con forza il pugnale nel petto del padre.
Jake guardò il suo sangue bagnargli la mano, osservò quel rosso così simile ai suoi occhi: sangue e fuoco.
<<Quando ci rincontreremo all'inferno>> concluse poi allontanandosi e lasciando accasciare a terra il padre.
*****
Alexis guardò davanti a sé sbalordita: ce l'aveva fatta!
Ad uno ad uno, i soldati di Icy Oak stavano svanendo e ormai era rimasta meno della metà dell'esercito; lo stesso era successo al paese: era cominciata come un' onda, un'ombra scura e ventosa aveva ricoperto le case più lontane e le aveva inghiottite facendole sparire, poi era avanzata, sempre più potente, sempre più impetuosa... aveva ingoiato una dopo l'altra tutte le case del paese lasciandosi dietro solo una distesa di roccia chiara che rifletteva la luce della Luna.
All'improvviso, la torre cominciò a tremare e, quando Alexis si voltò verso la porta, per controllare che fosse tutto apposto, vide solo una fessura, un po' più grande di una finestra, che si affacciava sul retro di quello che una volta era il castello.
Non c'erano più scale, non c'era più una porta e anche le mura che circondavano la torre stavano cominciando a sbiadire e svanire.
I simboli di Icy Oak smisero di volteggiare attorno alla pergamena e, assieme ad essa, scomparvero.
Poi, Alexis sentì il vuoto e le si oscurò la vista: davanti ai suoi occhi, nero, solo nero.
Voltò la testa attorno a lei più volte, ma continuava a non vedere nulla; cominciò allora ad agitare le braccia, a muoversi, ma non riusciva a fare nessuna di queste cose.
Però, quando alcuni secondi dopo chiuse le palpebre per poi riaprirle, ecco che tutto era lì dove lo aveva lasciato, solo molto diverso: Icy Oak era deserta, non vi erano più case ed alberi, locande e carretti del mercato, non c'era più il campanile... i soldati erano spariti, sul campo di battaglia erano rimasti solo i guerrieri di Primrose che, alcuni sorridendo, altri piangendo i morti, si guardavano attorno spaesati.
Non c'era più nemmeno il castello, Alexis se ne accorse quando vide gli occhi di alcuni puntati su di lei, lei che era sospesa in aria, i capelli rossi mossi dal vento e le braccia spalancate; e ancora un alone di luce verde brillava attorno a lei e la seguì anche quando la sua figura cominciò a scendere verso terra, lentamente, senza che Alexis potesse controllarlo.
<<Alexis!>> quando atterrò, il cuore ancora in gola per ciò che era appena successo, le mani ghiacciate, il fiato corto e gli occhi spalancati, il primo a correrle incontro fu Klaus.
E in quel momento Alexis si lasciò trascinare, si lasciò trasportare dall'euforia, talmente tanto che non se ne rese nemmeno conto; quasi non si accorse della forza con cui saltò addosso a Klaus stringendolo in un abbraccio, ma quando le loro labbra si toccarono, dopo essersi cercate disperatamente, quando si sfiorarono di nuovo dopo mesi, sentì il sapore di casa, tornò con i piedi per terra, sentì i brividi accarezzarle la schiena e per poco non si scottò le mani quando poggiò i suoi palmi congelati sulle guance calde del ragazzo e le dita si attorcigliarono alle sue ciocche scure tirandolo verso di sé, sempre più vicino, fino a quando non divennero quasi un tutt'uno.
<<Non hai idea di quanto tu mi sia mancata>>
<<Non hai idea di quanto questa sia una bugia>> disse lei facendo ridere entrambi.
<<Mi avevi promesso che ci saremmo visti alla prima Luna piena, ma questa è la seconda>>
<<Sono sempre in ritardo, dovresti saperlo>> rispose Alexis prima di poggiare nuovamente le labbra sulle sue.
E finalmente potevano dirlo: la guerra era finita.
Avevano vinto.
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