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Capitolo 37

Alexis era affacciata alla finestra; Cassandra, con un cipiglio sul volto e la lingua stretta tra i denti, stava sistemando il guardaroba della ragazza: Bradley aveva fatto arrivare per lei nuovi abiti dalla bancarella migliore del mercato, qualche gioiello e, per accompagnare il tutto, una pergamena chiusa con uno spesso nastro verde con il marchio di Icy Oak.

La lettera era stata scritta dal re in persona e invitava la ragazza ad aumentare gli allenamenti e le lezioni da Balder così da non fallire al momento dell'incantesimo; ovviamente, non perdeva l'occasione per ribadire come la prima Luna piena fosse già passata e il tempo stesse per scadere.
Alexis aveva letto quelle parole proprio davanti alla finestra alla quale era affacciata, con la luce argentea della notte che illuminava la calligrafia elegante, ma frettolosa di re Bradley e la voce roca dei corvi che la cullava.
Quella notte, le era sembrato di vedere le lettere prendere vita, avvolgersi le une sulle altre, strisciare via dalla carta come serpenti fino alle sue dita, alle mani, ai polsi... e poi stringerli fino a non lasciar passare più sangue, ma ora, alla luce del giorno, quelle lettere sembravano solo caratteri vuoti e privi di significato, portatori di un messaggio  che non sarebbe stato mai ascoltato e annunziatori di una fine che stava per arrivare.

Alexis sospirò facendo appannare il vetro davanti a lei e, con la punta del dito, tracciò i bordi frastagliati di una piccola piuma che sembrava sospesa immobile in quel paesaggio freddo e morto, proprio come un'anima in attesa di conoscere il suo destino.
La giovane strega, in un certo senso, si sentiva così e non sapeva quale sarebbe stato il suo destino, non dopo ciò che era successo.

Dal suo litigio con Jake, i giorni si erano susseguiti tutti uguali, non una sfumatura, non un cambiamento: ore e ore di allenamento con il giovane mago, scambi di aspre battute riguardo al "giorno del tradimento", sorrisi finti e freddi come il paese in cui vivevano, sguardi tristi e spenti e, talvolta, occhiate cariche di pentimento, frustrazione, e perdono.

<<Alexis>>
Cassandra richiamò la ragazza con un dolce sorriso dipinto sul volto e le si avvicinò; quel giorno, i suoi capelli scuri screziati di bianco erano raccolti in una treccia e gli occhi scintillavano di una strana luce, mai vista prima nella donna.
La sua veste era sporca di cenere e gli stivali erano coperti di fango fino alle caviglie.
<<Io devo andare, va tutto bene?>> le sue labbra si schiusero in un sospiro vedendo la smorfia di risposta di Alexis.
Conosceva quella ragazza ormai da qualche mese e aveva capito che, ultimamente, ci fosse qualcosa di diverso in lei: era sempre triste e spenta e quando la vedeva ridere con Jake, i suoi sorrisi erano come armi a doppio taglio, ferivano lei, ferivano il mago...

Scuotendo la testa, la donna fece una carezza materna alla ragazza, scompigliandole i lunghi capelli mossi, poi, abbandonò la stanza lanciando un'ultima triste occhiata alla strega che, seduta con lo sguardo fisso puntato sulla piuma, faceva dondolare il suo pendente dorato mordendosi nervosamente le labbra.
<<Deve andare bene>> sussurrò Alexis senza farsi sentire da Cassandra.
Sarebbe stato più difficile che mai, ma doveva farlo, doveva trovare un altro modo: tutto sarebbe andato bene.

*****

Alexis si bloccò incerta davanti alla porta di Balder.
L'allenamento con Jake non era stato diverso dal solito: il ragazzo le aveva fatto i complimenti dicendole che fosse ormai pronta e che dovesse mettere solo a punto alcune tecniche, lei aveva sorriso e ringraziato,ma, prima di andarsene, aveva voltato leggermente il capo, quel tanto che bastava per vedere Jake poggiare mani e testa al muro per poi sospirare sconsolato.
-Fallo- lo aveva sentito sussurrare triste e, durante tutto il tragitto fino a casa di Balder, non aveva fatto altro che cercare di capire se avesse parlato a lei o a se stesso.

Alzò una mano tremante e bussò.
Dall'interno, alcuni rumori accompagnati da un'imprecazione la fecero sorridere per la prima volta quel giorno.
<<Alexis, forza entra>> Balder spalancò la porta e, dopo aver fatto sparire dalla sua tunica quello che sembrava essere uno strano infuso di erbe scure e, forse, anche marce, invitò la ragazza ad entrare.
 Come ogni volta, le sue dita schioccarono facendo comparire una teiera sbeccata che fluttuò fino al tavolo.
<<Spero tu abbia voglia di tè! Oggi al mercato ho comprato delle nuove erbe, lo rendono più avvolgente... ti piacerà vedrai! E nel caso ti sentissi giù di morale, Gregory potreb->>
<<Balder... >> la ragazza lo interruppe, le labbra piegate in una piccola smorfia di divertimento <<non ce n'è bisogno>> 
Sapeva cosa stava facendo: cercava di distrarla e di rallegrarla, lo faceva ormai da giorni, ma non funzionava mai; tanto valeva risparmiargli la fatica.

Non sapeva perchè quel litigio l'avesse scossa così tanto, o meglio, non sapeva cosa in quel litigio l'avesse delusa di più: il tradimento di Jake, che in un certo senso aveva previsto e motivo per il quale aveva chiesto aiuto a Balder, o il fatto che lui l'avesse baciata confessando di amarla e lei avesse ricambiato per poi smettere di rivolgergli la parola.
Sentiva uno strano vuoto nel petto ogni volta che ci pensava e si rimproverava perchè non poteva permettersi di essere debole in una situazione dove una singola scelta sbagliata avrebbe potuto determinare la morte a di decine e decine di persone.
Eppure, ogni volta che le ritornava in mente quel giorno, pensava solo a Jake, a quel bacio e al ragazzo che amava.

Balder la guardò sospirando e, dopo che lei si fu seduta a tavola, prese la sedia e le si mise accanto.
<<Vorrei solo capire cosa ti è successo... avrò anche fallito con Jake, ma non voglio fallire anche con te>> un velo di tristezza oscurò il volto dell'uomo e i suoi occhi sembrarono colmarsi di lacrime.
Balder sembrava sempre forte e indistruttibile, nonostante l'età, ma in quel momento Alexis vide oltre il muro dietro al quale si nascondeva il vero Balder e le sembrò di scorgere una veste sporca e logora, rovinata dal tempo e passata attraverso lotte che non gli appartenevano... una veste ridotta a brandelli che faticava a coprire ancora qualcosa, una veste che era sporca di sangue e non solo del suo...
Vedeva un uomo che teneva dentro di sé la sofferenza di anni. 

<<Balder, tu non hai fallito con Jake>> disse guardandolo negli occhi.
<<Come lo sai?>> borbottò l'uomo poggiando la mano sul legno rovinato del tavolo.
<<Guarda quello che è ora: è un ragazzo forte, generoso, si preoccupa degli altri più di se stesso e ha... ha sofferto a causa mia, ma nonostante questo non ha smesso di...>>
<<Di amarti>> terminò l'uomo scuotendo la testa <<Non ha smesso di amarti: è questo il problema, lui non avrebbe mai dovuto amarti... le vostre strade sono diverse, lo sono sempre state e quando tu te ne andrai, lui sarà solo>>
<<N-non è vero>> rispose la ragazza incerta.
<<So che gli hai proposto di venire con te e so che lui non sarà in grado di dirti di no>>
La ragazza cercò di non chiedersi come Balder sapesse tutte quelle cose e si concentrò solo sulle sue parole.
 <<Ma tu, nonostante tutto, hai la tua famiglia, Jake non ha niente e nessuno e sarà solo>> l'uomo si prese la testa tra le mani secche e rugose e Alexis non riuscì a far altro se non restare a guardalo disperarsi.
Avrebbe voluto dirgli che non era vero, che Jake aveva lui e che lei le sarebbe sempre rimasta accanto; avrebbe voluto dirgli che a volte essere soli era la soluzione per vincere; avrebbe voluto dirgli che l'unica persona che, forse, l'aspettava ancora per davvero non avrebbe voluto saperne più niente di lei, dopo ciò che aveva fatto, e che sarebbe potuta restare con Jake; avrebbe voluto dirgli che lei e Jake sarebbero stati da soli insieme.

Ma nessuna di quelle cose poteva essere vera.

Balder si voltò verso di lei e, vedendola in quelle condizioni, le sorrise per poi versarle una tazza di tè.
<<Troppi pensieri per una testa sola, bevici su>>
<<Non sono sola, non io>> rispose la ragazza afferrando la tazzina e mandando giù in un sorso quel liquido ambrato che le bruciò la gola.
<<Ho sbagliato a parlartene, non avevo intenzione di affrontare l'argomento oggi, volevo solo distrarti e invece guarda un po'>>
Alexis allungò la mano per stringere quella del mago, ma, mentre i suoi occhi verdi cercavano quelli di Balder per rassicurarlo, l'uomo fissava stupito, ma sorridente il polso della ragazza che si era scoperto lasciando intravedere alcune delle parole scritte sui ciondoli del bracciale.
<<Balder>> la ragazza provò a chiamarlo, ma, vedendo che questo non rispondeva, ritrasse il braccio confusa. 

<<Ma certo! Certo!>> esclamò lui risvegliato da quel movimento improvviso.
<<C-che cosa?>> chiese lei sempre più perplessa dall'euforia che si era dipinta sul volto del vecchio mago.
<<Come ho fatto a non pensarci prima? I simboli!>> esclamò guardandola.
<<Balder, non capisco... >> sbuffò lei.

<<Tu sei l'arma, la soluzione.
Cerca in te i simboli nemici.
Hai il fuoco nei capelli e il male negli occhi.
Del nemico cerca la piuma d'oro.
E' il firmamento che indica il momento.
E' in cielo che ha fine la battaglia.
E' il ghiaccio che firma la condanna>>

<<Come la conosci?>> chiese la ragazza con gli occhi spalancati e il cuore che batteva a mille; sapeva di potersi fidare di Balder, ma c'era qualcosa di incredibilmente sbagliato nel sentire pronunciare quelle parole da qualcuno che non fosse sua madre.
Lo sguardo di Alexis cadde inevitabilmente sulle parole incise nel metallo e su quei ciondoli che riflettevano la luce delle candele e sembravano sorriderle.
<<L'hai letta? Ma come?>> domandò di nuovo.
<<I-io... >> L'euforia sparì immediatamente dal volto del mago e lasciò spazio al pentimento e alla frustrazione per essersi lasciato sfuggire la cosa sbagliata.
<<Balder!>> lo richiamò la ragazza, improvvisamente nervosa e preoccupata <<Come hai fatto a leggere la poesia sul mio braccialetto?>>
<<Alexis, siediti>> la invitò lui accorgendosi che era saltata in piedi  con la stessa tenacia di un soldato che si prepara a combattere. 
<<Mia madre aveva detto che solo io potevo leggerlo, t-tu... >>
<<Siediti, devo raccontarti una storia>> ripeté Balder.
<<Non voglio sentire una storia, voglio solo->>
<<Alexis, ti prego, mi devi ascoltare>>
Il tono supplicante e malinconico dell'uomo colpì Alexis come una freccia e la costrinse a sedersi sospirando e sbuffando un: <<Va bene, ti ascolto>>.

<<Come già sai, tempo fa vivevo a Gold Feather. Ti ho raccontato che sapevo l'incantesimo solo perchè ero un grande amico del prescelto, ma non è così: io ero il prescelto, io ero il re di Gold Feather>>
<<Ma cos->>
<<Alexis, per favore>>
<<Continua>> lo incitò la ragazza sempre più confusa e spaventata da ciò che stava per scoprire.
<<Non tutti i prescelti hanno i poteri fin da bambini: il potere dei maghi comuni è naturale ed è quindi presente in tutti fin dalla nascita, ma quello dei prescelti è indotto e per questo, molte volte, i poteri compaiono in età adulta.
Quando però il prescelto ha un figlio, i suoi poteri diventano quelli di un mago comune e l'erede diventa colui che deve sconfiggere il nemico.
Ebbene, avevo vent'anni quando ebbi una figlia: i miei poteri non erano ancora comparsi e pertanto non potevo più essere un prescelto, ma sapevo comunque l'incantesimo, sapevo che mi stavano cercando e che sarebbero venuti a prendermi.
Così, feci realizzare un braccialetto con una poesia, un libro di incantesimi e un orecchino a forma di piuma e li diedi a mia moglie: le dissi di aspettare il momento opportuno e darli poi a nostra figlia.
Due giorno dopo, i soldati di Icy Oak mi portarono via dal mio regno, non sapevano che il prescelto smettesse di essere tale nel momento in cui nasceva il suo erede, credevano di potermi usare, ma non fu così: da me, non ricavarono altro se non l'incantesimo, poi, mi cancellarono dalla mente il suo ricordo o, perlomeno, quello dei simboli di Icy Oak.
Passai gli anni rinchiuso in questa casa, da solo, ma grazie a Gregory potei vedere mia figlia crescere, potevo ancora mandare messaggi a mia moglie: scoprii che la mia bambina aveva ricevuto i miei doni e che era stata preparata al futuro che l'aspettava.
Ma la nostra non era una generazione fortunata... 
Quando io fui rapito, Gold Feather rimase senza re per alcuni anni e mia figlia, che non aveva ancora manifestato i suoi poteri, non poteva far altro che aspettare. 
Finché, un giorno, arrivò a Gold Feather un condottiero, un uomo buono e coraggioso, amato da tutti; egli fu incoronato e scelse come consorte proprio mia figlia e non per potere o vantaggi di alcun tipo, ma per amore.
Ebbero una figlia e così anche la regina perse la possibilità di essere la prescelta.
Mandai molte lettere a mia moglie, per chiederle di occuparsi di nostra nipote, di stare accanto a nostra figlia nel crescere quella bambina, ma lei non mi rispose: scoprii più tardi che la mia Myra era morta>>.

Alexis posò lo sguardò sulle labbra tremanti dell'uomo e cercò di trattenere le lacrime: per un uomo che era stato strappato a sua figlia, per un uomo che non aveva potuto dire addio alla moglie, per un uomo che le era così incredibilmente vicino e... che lo sarebbe stato ancora di più.
Dopo aver preso un profondo respiro, e distogliendo lo sguardo dalle lacrime che avevano solcato il volto grinzoso dell'uomo, la ragazza lo invitò a continuare il racconto, sempre più spaventata e consapevole di ciò che stava per ascoltare.

<<B-balder... finisci la storia>>
<<Quella notizia mi turbò più del previsto, non ebbi più il coraggio di inviare Gregory a Gold Feather, avevo paura di quello che avrebbe potuto scoprire, avevo paura che mia figlia avrebbe fatto la mia stessa fine e così anche la sua bambina.
Ma poi... un giorno, non riuscii più a trattenermi, risvegliai Gregory e lo mandai al castello e vidi una bambina bellissima, aveva due splendidi occhi verdi  e dei capelli rossi come il fuoco>> il mago si interruppe e alzò lo sguardo esitante sulla ragazza, lo fece scorrere sulla sua figura e fece un piccolo sorriso.
<<Balder>> una lacrima solcò la guancia di Alexis.
<<Mia figlia si chiamava Anne e, al contrario di ciò che mi aspettavo, fece una fine ben peggiore della mia: fu torturata e chiusa in una cella>>
<<E' p-per questo che tu sai... t-tu...>>
<<Ho fatto in modo che Myra insegnasse quell'alfabeto ad Anne e, a quanto pare, lei lo ha insegnato a te>>

<<Tu sei... >>
<<Io sono tuo nonno>> disse lui.
La consapevolezza di aver pronunciato quelle parole lo travolse come un'onda anomala e gli fece mancare il respiro; si sentiva uno stupido, lui che non aveva mai pianto e che ora stava annegando nelle sue lacrime; lui che era sempre forte e che ora era aggrappato al tavolo come se fosse l'unica cosa in grado di tenerlo a galla.
Sentiva le lacrime scorrere sulle sue guance scavate dal tempo, bagnare le sue labbra raggrinzite e, per la prima volta dopo anni, si sentiva vivo nel  poter guardare senza paura quella ragazza che era l'esatta copia di sua moglie, quella ragazza che avrebbe potuto tenere tra le braccia, con cui avrebbe potuto giocare e a cui avrebbe potuto insegnare tante cose... 
E invece, l'aveva vista crescere attraverso immagini mentali che gli erano state inviate da Gregory e si era perso ogni momento con lei.

Travolto dai pensieri e dai singhiozzi, quasi non si accorse che la ragazza le aveva fatto una domanda.
<<Perchè non me lo hai detto prima? Perchè mi hai guardato quella sera nella Sala Grande, come se volessi stare al mio posto, e poi non mi hai nemmeno detto chi fossi... nessuno me lo ha detto, nemmeno Bradley: gli sarebbe piaciuto così tanto vederci cadere... >>
<<Volevo che ti affezionassi a me per quello che ero e che tu conoscevi, non volevo che ti sentissi obbligata da un qualche legame di sangue>> disse lui cercando di calmare il tremolio delle mani.
<<Balder,  i->>
<<Te l'ho detto, ho già fallito con Jake, non voglio fallire anche con te, non voglio essere qualcosa solo perchè gli altri dicono che lo sono, voglio che sia tu a volerlo>>
<<Oh Balder>> Alexis si buttò tra le sue braccia e lo strinse in un abbraccio scoppiando a piangere: forse, per questa volta poteva permettersi di essere debole.

Quando le mani grandi e vecchie di Balder si strinsero attorno al corpo di Alexis, nessuno dei due riuscì a trattenersi: le loro lacrime si mischiavano e cadendo a terra sembravano produrre rumorosi tonfi, come se i mattoni di cui erano fatte le loro barriere stessero cadendo a uno a uno lasciandoli indifesi e avvolti soltanto dall'affetto che provavano l'uno per l'altro.

Da una parte c'era un uomo che aveva come unico ricordo della sua famiglia la sofferenza, che aveva visto cadere le persone a cui voleva bene una dopo l'altra, senza mai nessuno in grado di salvarle...  aveva vissuto per anni in una piccola casa di un villaggio senz'anima aspettando con ogni singola cellula del suo corpo che arrivasse il momento giusto per incontrare sua figlia, per poi trovarla denutrita e rinchiusa in una cella sporca di terra e sangue.
E si era sentito morire ogni notte da quel giorno, consapevole di non poter far niente per aiutarla e si era ripromesso di proteggere sua nipote da ogni male, di custodire la cosa più preziosa che sua figlia possedesse: Alexis.
E aveva aspettato giorni, anzi mesi, divorato dalla voglia di raccontarle la verità, di abbracciarla, di ripeterle quanto le volesse bene e quanto fosse stupenda.
E aveva sofferto per mesi di fronte all'incapacità di dirle tutto, di fronte alla paura di come avrebbe potuto reagire.

E ora che lei era lì, stretta tra le sue braccia, con il viso coperto di lacrime, per la prima volta, priva dello scudo che era solita indossare, avrebbe solo voluto recuperare i giorni e gli anni persi e restare incastrato in quel momento per sempre.

Dall'altre parte, c'era una ragazza, una guerriera, una strega: aveva combattuto da sola, fin da piccola, era stata costretta a scappare dalla sua casa, ad abbandonare la sua famiglia... e si era ritrovata a correre nel bosco per poi accasciarsi in un freddo cumulo di neve, accanto al pozzo di un paese che non conosceva, con le gambe e le braccia sanguinanti e graffiate dai rovi.
Si era dovuta ricostruire una nuova vita che le era poi stata sottratta in modo ancor più violento della prima.
Ed era stata catapultata in un mondo che non conosceva, e avrebbe solo voluto trovare qualcuno che le volesse bene e che le ripetesse che tutto sarebbe andato per il meglio.
E aveva trovato un ragazzo che l'amava e che non era in grado di ricambiare, per quanto lo desiderasse, e aveva trovato un uomo che adorava e che avrebbe sempre voluto abbracciare come se fosse stato suo padre o... suo nonno.

E ora che lui era lì, che la stringeva tra le braccia, non riusciva a far altro che piangere e svuotarsi del peso che si portava dietro da anni. E avrebbe solo voluto dirgli quanto era grata di averlo nella sua vita, di averlo incontrato nel suo tortuoso cammino... 
Voleva restare lì, tra le sue braccia: nel posto in cui sarebbe dovuta stare anni prima.

<<A-avrei... voluto saperlo prima>>
<<Alexis>>
<<Lo so... ma non è il sangue, sei tu e sono io... non mi importa nient'altro... voglio solo mio nonno, per sempre>>  

<<Sono qui, ci sono sempre stato>>

-Ma non ci sarò sempre- avrebbe voluto dire.
Re Bradley avrebbe pagato per il tempo che aveva sottratto loro.

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