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Capitolo 26

Il corridoio era illuminato dalla luce bianca della neve che filtrava dalla porta socchiusa della biblioteca e l'aria fredda che entrava dalla finestra aperta da Alexis faceva venire la pelle d'oca. Fuori, nevicava ancora senza sosta e i poveri venditori del mercato facevano avanti e indietro per la piazza con la speranza che la neve smettesse di cadere, ma tutti loro sapevano bene che quel giorno non avrebbero guadagnato nemmeno un soldo.
Con i polpastrelli appoggiati alla porta e i palmi che sfioravano la superficie di legno, un'uomo stava osservando i due ragazzi ormai da qualche minuto e scrutava con la massima attenzione ogni minimo movimento: quello che vedeva non gli piaceva per niente.
Alexis e Jake avevano preso alcuni vecchi libri polverosi dagli scaffali e avevano avvicinato le poltrone al piccolo tavolino così da essere più comodi: i braccioli delle due sedie si toccavano e così anche le spalle di coloro che vi erano seduti; la ragazza faceva scorrere rapidamente lo sguardo sui titoli e sulle rappresentazioni dipinte tra le pagine di carta gialla e, di tanto intanto, sussurrava qualcosa a Jake facendolo sorridere.
Il ragazzo, del resto, si perdeva nel guardare la giovane strega quando questa si concentrava  sulla lettura e, solo quando lei si voltava verso di lui, fingeva di leggere qualche riga di un libro preso a caso dalla pigna posta di fronte a loro.

L'uomo si scostò dalla porta torcendosi le mani e lasciando diffondere maggiormente la luce che proiettò una raggiera sulle pareti del corridoio.
I suoi occhi verdi sembravano lanciare scintille ai due ragazzi e i suoi piedi battevano nervosamente sul pavimento del corridoio.
Quel ragazzo non poteva e non doveva innamorarsi di quella strega, sarebbe stata una scelta sbagliata per lui e per l'intero popolo: la natura aveva un suo equilibrio e non doveva essere turbata, quando succedeva, cose orribili ed irrimediabili accadevano.

<<Lars!>> l'uomo si voltò sobbalzando, nervoso all'idea di essere stato scoperto, e vide, in fondo al corridoio, una delle guardie di re Bradley; la guardia teneva l'elmo sotto il braccio e stava passando una pezza sul metallo dell'armatura per rimuovere quello che aveva tutta l'aria di essere sangue.
<<Rowan, cosa fai qui?>> il soldato lasciò perdere la macchia sulla  pesante armatura metallica e fece  per avvicinarsi allo stregone, ma questo lo precedette raggiungendolo alla fine del corridoio.
Da quella posizione ravvicinata, Lars riusciva a scorgere una serie di piccoli graffi sul volto dell'uomo; Rowan scosse i suoi ricci scuri riattirando l'attenzione del mago e indicò con un cenno il corridoio alla sua sinistra.
<<Io stavo andando alla sala delle armi e ti ho visto passando... tu, piuttosto? Cosa facevi fermo nel bel mezzo del corridoio? Chi stavi spiando?>> Lars trasalì e la sua faccia assunse lo stesso colore della neve all'esterno.
<<Spiando? N-nessuno... assolutamente nessuno>> 
<<Tranquillo, era uno scherzo...>> Rowan sorrise <<Allora? Che facevi?>> 
Lars alzò le spalle e sorrise nervosamente <<C-credevo di aver sentito qualcosa... falso allarme, devo essermi sbagliato>> Rowan rise cominciando a camminare verso la sua iniziale destinazione e Lars, lanciando un'ultima occhiata alla porta della biblioteca, si affrettò a seguirlo.
<<Stiamo diventando vecchi, Bradley deve sbrigarsi a cercare nuovi aiutanti... anche se, immagino che uno stregone lo abbia già... tuo figlio Jake, no?>> il mago, terrorizzato dall'immagine mentale che si era creata nella sua testa dopo le parole del soldato, cercò di rispondere con tranquillità, ma ciò che uscì dalle sue labbra fu un misto tra un balbettio e una risata nervosa.
<<Certo... Jake... beh, non vede l'ora>> Rowan si fermò davanti al portone della sala delle armi e sorrise a Lars.
<<Ora ti devo lasciare, Bradley mi ha assegnato un incarico importante e mi servono le armi giuste... sento già l'odore del sangue>> il mago gli fece un cenno col capo e si avviò lungo il corridoio con la testa tra le nuvole.

Quello che gli aveva detto Rowan non aveva fatto altro che turbarlo più di quanto già non fosse; nella sua testa continuavano a vorticare le immagini di Jake e Alexis nella biblioteca, il modo in cui il sorriso di quella ragazza catturava l'attenzione di suo figlio e lo sguardo perso e innamorato che questo le rivolgeva ogni singola volta.
Ormai da tempo, Lars aveva capito che il figlio si stava innamorando della strega di Gold Feather; la prima volta che l'aveva notato, era stata forse quella in cui Alexis aveva rischiato di morire a causa della magia che lui stesso aveva risvegliato dentro di lei; Lars non era proprio riuscito ad ignorare il senso di colpa e la preoccupazione dipinti sul volto del ragazzo e, da quel momento, aveva cercato in ogni modo possibile di dissuaderlo dal lasciarsi trasportare da quel sentimento, ma senza successo.
Sicuramente, in qualsiasi modo sarebbe finita la storia tra i due ragazzi, Jake non avrebbe mai accettato di sostituire il padre e diventare il braccio destro di re Bradley, piuttosto, lo avrebbe ucciso per diventare lui stesso re di Icy Oak e per provare a rendere quel villaggio maledetto un paese degno di essere affiancato a nomi come Primrose e Gold Feather perché, in fondo, tutti, anche Lars e re Bradley, sapevano di non essere al loro livello.

Del resto, Lars non era certo la persona più adatta per convincere Jake a lasciar perdere Alexis, ma, questo, il giovane mago non lo sapeva; nessuno lo sapeva oltra a re Bradley e a Lars stesso.

Ventidue anni prima

Icy Oak

Il Sole caldo bruciava sulla pelle e ardeva qualsiasi cosa incontrasse i suoi raggi; il campo che portava alle prigioni era secco come paglia e le api ronzavano infastidite in cerca di fiori da cui succhiare il polline.
Lars, con le caviglie immerse nell'alta erba graffiante, stava percorrendo a passo svelto la distanza che separava il castello dalla struttura in pietra che ospitava i prigionieri; là dentro, in quell'ammasso di enormi sassi, sporcizia, fango e sangue, c'era qualcosa, o meglio, qualcuno che lo aspettava.
Si erano dati appuntamento circa una settimana prima e il mago aveva dovuto aspettare giorni prima di trovare il momento adatto per sfuggire al controllo di re Bradley e raggiungere il suo scopo, ma, ora, si sentiva felice come non mai: era allegro, eccitato, impaziente... non vedeva l'ora di rivedere quella cella che era ormai diventata così familiare...

Con un saltello, Lars superò il gradino di pietra e i suoi sandali si scontrarono con la roccia dura e fredda; con un sorriso sulle labbra, sfregò le mani facendo grattare tra loro i palmi secchi e consumati e sussurrò, in maniera impercettibile, un incantesimo: <<Sopio>>
Di colpo, un clangore metallico risuonò in tutta la struttura e qualche elmo rotolò perfino via dalla testa dei soldati.
Con passi decisi, Lars percorse il corridoio di destra fino in fondo e poi, sempre più teso, ma al tempo stesso felice, svoltò a sinistra fino a trovarsi di fronte a una piccola cella sporca.
Lì, rannicchiata contro le sbarre di ferro freddo, al riparo dal Sole cocente, la cui luce penetrava da una piccola finestrella, vi era una donna dai corti capelli neri; il viso era coperto di terra e carbone, ma sotto allo strato sporco si riusciva ancora a vedere la pelle pallida; i grandi occhi marroni scrutavano il nuovo arrivato con un velo di lacrime a coprirli e le labbra sottili e screpolate erano piegate in un tremolante sorriso.

<<Ayleth>> Lars si mise in ginocchio davanti alle sbarre e vi fece passare una mano per stringere quella piccola e magra della donna.
<<L-lars... credevo che non saresti più venuto>> aumentò la presa sulla mano dell'uomo cercando di ignorare la fitta di dolore che le percorse il braccio; Lars, che notò la sua smorfia, la guardò preoccupato.
<<Cosa ti sei fatta?>>
<<N-niente>> la donna cercò di ritrarre la mano, ma il mago la tenne stretta e voltò il palmo verso di lui: una grande bruciatura, simile ad un disegno fatto col fuoco, ornava la sua pelle pallida, in quel punto stranamente pulita.
<<Chi ti ha fatto questo?>> Lars odiava che la sua amata dovesse vivere in quelle condizioni, ma non poteva fare niente per tirarla fuori da lì senza provocare la morte di entrambi.
<<Non è stato nessuno, davvero>> una lacrima percorse il viso di Ayleth lasciando una scia scura che mischiò terra e carbone.
<<Ayleth, ti amo e lo sai... e ti tirerò fuori da qua il più presto possibile, ma devo sapere chi sono i nostri nemici e solo tu puoi dirmi chi ti ha fatto del male... ti prego>> la donna non lo stava più guardando, al contrario, fissava terrorizzata un punto alle sue spalle e tirava sempre con più forza la mano così da nasconderla agli occhi di Lars.
<<Ayleth, per favore...>>

<<Vuoi davvero sapere chi è stato?>> una voce gelida e profonda risuonò alle sue spalle facendogli raggelare il sangue nelle vene; conosceva ormai a memoria il timbro di quella voce  e sarebbe riuscito a riconoscerla perfino nel caos di una battaglia e, se stava davvero succedendo ciò che pensava, allora era rimasta una sola possibilità: la morte.
<<Beh... sono stato io>> le mani di due soldati si serrarono sulle spalle di Lars costringendolo a voltarsi e, quando il mago incontrò lo sguardò freddo di re Bradley, capì di essere arrivato alla fine della sua vita.
<<Signore... come... come avete fatto a trovarmi?>> il perfido re scoppiò in una fragorosa risata e gli voltò le spalle.
<<Portatelo nella Sala Grande, abbiamo una questione in sospeso>>

*****

Lars si trovava inginocchiato sul freddo pavimento della Sala Grande; le ginocchia sanguinavano a causa della violenza con cui era stato portato fino al castello e una pesante catena di bronzo era legata attorno ai suoi polsi.
Si trattava di un oggetto magico creato anni prima da un grande stregone di Dark Cave che lo aveva realizzato per impedire ai maghi malvagi di praticare la magia, in quel momento, però, serviva per rendere inoffensivo un uomo che non aveva fatto altro che andare a trovare la sua amata.

<<Ebbene Lars... non mi sarei mai aspettato di trovarmi qui, con te, come colpevole...>> Bradley, con passo lento, si avvicinò ad un grande tavolo di legno e vi lasciò la corona per poi tornare a girare attorno a Lars.
<<Mio signore... perché mi avete seguito?>>
<<E' questo che hai da chiedere? Infrangi la legge e chiedi il perché della punizione?>> Bradley lo guardò infastidito.
<<Ho solo fatto visita ad un prigioniero, non infrange la legge>> il re scoppiò a ridere ed estrasse dalla sua cintura di cuoio il pugnale di Gold Feather con cui, anni prima, aveva ucciso il padre.
<<Infrange la legge dal momento in cui il prigioniero era di Gold Feather, ma soprattutto dal momento in cui non è la prima volta che accade... o forse mi sbaglio? Credo di aver perso il conto di tutte le tue uscite di nascosto...>> 
Lars sospirò a metà tra il frustrato e il preoccupato: sapeva che re Bradley lo avrebbe ucciso, non c'era via di fuga, eppure, chissà come, riusciva a non aver paura; era preoccupato di lasciare Ayleth, ma non aveva paura di andarsene, fin dall'inizio, aveva sempre saputo come sarebbe finita quella storia.

<<Bradley->>
<<Non usare il mio nome, non puoi più farlo>> il re, per quanto cercasse di urlare e di risultare indifferente, non era arrabbiato, solo... fingeva di esserlo.
<<Mio signore, è forse un peccato amare qualcuno?>> re Bradley fece roteare il pugnale e rimase ad osservarlo con sguardo assorto; c'era qualcosa, nella sua espressione, che non ricordava affatto il re infuriato e deluso che lo aveva colto di sorpresa in prigione: ora, sembrava solo triste e indeciso.
<<Il problema non è amare, ma chi decidiamo di amare... non credi?>>
<<La prego, Ayleth è una donna semplice ed onesta... non c'è motivo alcuno per considerarla peggiore di una donna di Icy Oak>> in un gesto che Lars non si sarebbe mai aspettato, Bradley si inginocchiò di fronte a lui e fissò i suoi occhi gelidi in quelli verde prato del mago.
<<Come l'hai conosciuta?>> 
<<Cosa?>> Lars lo fissò confuso.
<<Come hai fatto ad incontrarla? Lei è rinchiusa in prigione e tu non lo sei>>
<<Faceva caldo... n-non, non avevo nessuno che volesse passare del tempo con me... i soldati erano andati a bere qualcosa nella locanda giù in paese e io volevo fare qualcosa... così ho chiesto a una guardia e mi ha detto che bisognava consegnare le razioni di cibo alla prigione e->>
<<Sei andato tu... e l'hai vista>> Lars annuì di fronte all'affermazione di re Bradley facendo sospirare quest'ultimo.

<<Vedi, Lars...>> re Bradley smise di giocherellare con il pugnale e, come anni prima fece suo padre con Freesia, appoggiò la punta sul petto di Lars, proprio in corrispondenza del cuore.
Il mago deglutì rumorosamente e cercò di inviare un' ultima immagine mentale ad Ayleth; probabilmente non l'avrebbe mai ricevuta per colpa della catena magica, ma era sempre meglio averci provato.
<<A volte, ci lasciamo trasportare dai sentimenti sbagliati ed è proprio questo che ci rende deboli... eppure, io ho sempre pensato che tu fossi un uomo forte... mi hai davvero sorpreso>> Bradley spinse il pugnale con più forza e Lars lo sentì pungere attraverso il tessuto del vestito.
<< Innamorarti di una donna di Gold Feather... una prigioniera... mai lo avrei pensato>> staccò una mano dal pugnale e la strinse sulla spalla di Lars così da poterlo tenere fermo.
<<Ogni grande uomo ha una debolezza e io non posso cancellarla purtroppo... non perderò il mio migliore alleato per una sciocchezza: se quella è la donna che vuoi, la farò liberare, ma tienila sotto controllo>>
Con uno scatto, re Bradley allontanò il pugnale dal petto di Lars e, dopo essersi alzato, prese la sua corona e abbandonò la sala sbattendo con forza la porta alle sue spalle.

Bradley non era arrabbiato, non poteva esserlo; per quanto si sforzasse, niente di quello che Lars aveva fatto gli sembrava sbagliato.
Ma, poi... chi era lui per giudicare?
Lui che aveva ucciso il suo stesso padre, lui che si era innamorato di una ragazza di Gold Feather e non di una qualunque, ma della prescelta più potente che fosse mai esistita... lui, che proprio nello stesso modo di Lars, aveva provato a cambiare il suo destino e quello della sua amata, lui che, a differenza del suo fidato alleato, non aveva incontrato la compassione di uomo che conosceva l'amore, ma solo l'odio di un padre incapace di amare.
Chi era lui per uccidere un uomo che gli somigliava così tanto?

Lars, ancora inginocchiato nel bel mezzo della Sala Grande, guardava incredulo la catena di bronzo che si era automaticamente slegata dopo l'uscita di re Bradley.
Il suo sguardo correva lungo il profilo degli anelli bronzei per poi risalire lungo i polsi escoriati e sporchi di terra e sangue; la testa gli girava sia per il forte odore metallico, sia per la confusione che Bradley aveva lasciato nella sua testa.

Perché lo aveva risparmiato? Perché aveva detto che avrebbe liberato Ayleth per lui?

Non riusciva a trovare una risposta a quella domanda, eppure, di una cosa era certo: dal quel momento avrebbe dovuto vivere ogni giorno con la consapevolezza di essere stato perdonato dall'uomo più malvagio che avesse mai conosciuto.

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