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Capitolo 21

Dieci anni prima

Icy Oak

<<Dannazione!>> Re Bradley spalancò con forza la porta del vecchio ufficio di Hermod e si lasciò cadere pesantemente sul suo trono.
Quella stanza non era cambiata molto da quando Re Hermod era stato ucciso: le pareti erano dipinte con lo stesso motivo geometrico di allora, il pavimento di legno riportava le stesse curvature e gli stessi graffi, l'ambiente era scuro e illuminato solo dalla luce fioca che entrava da una finestra socchiusa; perfino la scrivania era la stessa vecchia tavola di legno liscio utilizzata da Hermod, in alcuni punti, si vedevano ancora le macchie del suo sangue.
Bradley, però, non sopportando di sedersi nello stesso posto dove, una volta, era stato suo padre, aveva fatto collocare un enorme trono proprio dietro la scrivania; la struttura era di marmo nero finemente lavorato e decorato nei minimi particolari con motivi a spirale o con figure che ricordavano fiori appassiti; i cuscini, invece, erano stati ricoperti di seta verde e appuntati seguendo un motivo a losanghe.

Quando Bradley si sedette, una grossa nuvola di polvere si alzò dai cuscini, ma il re non sembrò accorgersene.
<<Dannazione! Maledetti!>> l'uomo si tolse la corona sbattendola sulla scrivania e fece volare per terra alcune carte.
Quella mattina, il re aveva cercato di estorcere a Moriel ed Anne delle informazioni riguardanti la figlia, ma nessuno dei due aveva osato dire una parola, nemmeno sotto tortura.
Aveva bisogno di quella bambina, era fondamentale che lei non distruggesse Icy Oak; se avesse fallito, Re Bradley sarebbe stato ucciso e sostituito: era così che funzionavano le cose.

Strinse i pugni con rabbia e cercò di calmarsi, dopodiché, afferrò alcuni dei fogli ingialliti che si trovavano davanti a lui.
Solo a guardarli, si capiva che erano stati letti e consultati più volte: la carta era stropicciata e piegata, i bordi frastagliati, alcuni fogli erano macchiati, in altri, le parole si leggevano appena.
L'uomo fece scorrere lo sguardo su quelle parole: ogni lettera, ogni singolo carattere, lo colpiva come un pugno allo stomaco: "Trovare la strega...", "... è possibile... invertire l'incantesimo", "distruggere il suo paese..."...
Bradley chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi: aveva elaborato un piano, sapeva come invertire l'incantesimo, sapeva come convincere la strega a venire ad Icy Oak, sapeva come prepararla, sapeva tutto... ma non dove fosse.

Era in quei momenti che il grande re di Icy Oak si sentiva come un povero bambino indifeso, era in quei momenti che le parole di suo padre risuonavano nella sua mente: "Sei una nullità, non riesci a portare a termine i tuoi incarichi, sei stupido e inutile, non riuscirai mai a comandare, sarai sempre l'asino che porta pesi per gli altri. Vergognati!".
Bradley si tappò le orecchie, quasi come se fosse possibile interrompere quel fiume di pensieri, ma, sotto sotto, anche lui sapeva benissimo di non poterlo fare, sapeva che quelle parole lo avrebbero torturato per sempre, lo avevano sempre fatto.
Fin da piccolo, le parole di suo padre gli avevano scavato l'anima, l'avevano divorata un pezzo alla volta, senza lasciar nulla; alla fine, si era convinto che quelle parole fossero vere: lui era una nullità, non faceva mai niente di buono.
Era come una candela: ciò che produceva lo distruggeva; aveva fatto  poche cose nella vita, ma ognuna di queste gli si era rivoltata contro: aveva amato sua madre e sua madre era morta, aveva amato Freesia, cercando di proteggerla dalla verità, da quell'abominio che era suo padre, e Freesia era morta, aveva ucciso Hermod e si era guadagnato un posto che non aveva mai voluto e ora... ora aveva impiegato un intero esercito per rapire due persone che non avrebbero mai parlato.

Due colpi alla porta lo distrassero dai suoi pensieri. 
Bradley scosse la testa e indossò la corona, raccolse i fogli caduti e si sedette in maniera composta sul suo trono: era tornato Re Bradley.
<<Avanti!>> dalla porta entrò un uomo alto e muscoloso; indossava una tunica celeste e dei sandali di cuoio e i suoi occhi verdi correvano da un lato all'altro della stanza.
<<Lars... a cosa devo questa visita?>> l'uomo avanzò verso la scrivania
<<Ho riportato i prigionieri nelle loro celle... pensavo che poteste avere bisogno di qualcosa>> Re Bradley sorrise, una risata amara, disgustata.
<<Non ho bisogno del tuo aiuto, sono il tuo re, devi solo fare il tuo lavoro>>
<<Certo mio signore, come desidera>>
<<Bene>> Bradley si alzò, pronto a mandare via Lars, ma uno dei fogli posati sulla scrivania attirò la sua attenzione.

<<Lars>>
<<Sì?>> Re Bradley porse il foglio al mago.
<<Voglio che tu faccia questo incantesimo>>
<<Certamente, quello che vuo->> i suoi occhi si spalancarono alla vista dell'incantesimo. 
Bradley lo aveva trovato mesi prima  in un libro di magia antica e, più volte, era stato tentato dall'idea di farlo realizzare, ma solo quella mattina si era convinto di farlo davvero.
Consisteva nel risucchiare tutta l'anima di un villaggio e rinchiuderla in un unico posto; se doveva essere il re di un villaggio, allora il villaggio dove essere come lui: senz'anima.

Niente avrebbe più potuto farlo soffrire.

<<Mio signore... >> Lars scrutava il suo re con attenzione <<Io... non credo->>
<<C'è forse qualche problema?>> lo interruppe Bradley sorridendo.
<<Sa che io farei qualsiasi cosa, ma questa è... è al di sopra dei miei poteri>>
<<Vuoi dire che non sei in grado di fare ciò che ti ho chiesto?>> ora non sorrideva più.
<<No... no, potrei, ma... mi servirebbe l'aiuto di almeno... altri nove maghi>>
<<E dov'è il problema?>> 
<<Avrò bisogno di tempo per trovare nove persone disposte a fare questo incantesimo>>  re Bradley lo guardò minaccioso.
<<Allora sbrigati e portami nove maghi>> Lars chinò la testa e si congedò, ma Bradley, con un sorriso perfido dipinto sulle labbra, lo richiamò.
<<Lars>>
<<Mi dica>>
<<Credo che dovresti farti aiutare da tuo figlio>> gli occhi verdi di Lars si spalancarono e, senza rendersene conto, l'uomo iniziò a muovere la testa come per negare.
<<Mio signore... è solo un bambino, ha nove anni>>
<<E' il mago più forte che ci sia, senza contare la prescelta, e voglio che esegua l'incantesimo>>
<<La prego, mia moglie non sarà di certo cont->>
<<Non mi importa!>> re Bradley si era avvicinato a Lars e lo guardava furente <<Non mi importa cosa pensa tua moglie! Io sono il vostro re, è un obbligo, per voi, servirmi>>
<<D'accordo... mio figlio è al vostro servizio, lo giuro>>
<<Non me ne faccio niente dei tuoi giuramenti, vattene e datti da fare>> Lars uscì velocemente dalla stanza e avanzò a passi rapidi nel corridoio; si sarebbe fatto aiutare da suo figlio, non era un incantesimo pericoloso e, in fondo, sapeva che avrebbe sacrificato il suo stesso erede pur di accontentare re Bradley.

Un anno prima

Icy Oak

Erano passati nove anni, ma, finalmente, Lars era riuscito a trovare nove maghi abbastanza potenti per fare l'incantesimo richiesto da Re Bradley.
Ora, Bradley, Lars e altri nove maghi, tra cui il figlio, Jake, erano in cima alla torre più alta del castello; da quel punto, avrebbero potuto verificare che l'incantesimo stesse procedendo nel migliore dei modi e, al tempo stesso, incanalare tutta l'energia e la magia in una stanza qualche piano più in basso.
Re Bradley era di umore pessimo: nove anni erano passati da quando aveva richiesto quell'incantesimo e in nove anni non era cambiato niente, Alexis era sempre nascosta chissà dove e Anne e Moriel sempre decisi a non rivelare una parola.

<<Signore>> Bradley si voltò verso Lars
<<Per cominciare l'incantesimo deve scegliere un posto in cui l'anima di questo villaggio rimanga viva>> Bradley si voltò verso la finestra con la fronte aggrottata e scrutò attentamente i vari edifici: il suo sguardo si scontrò con l'alto campanile bianco, sarebbe stato il perfetto cuore pulsante del villaggio, del resto, aveva senso lasciare un'anima almeno alla chiesa.
<<La chiesa>> Lars annuì e raggiunse i maghi che, con una candela in mano, si erano già posizionati in cerchio.

<<Possiamo cominciare>> gli otto maghi alzarono le mani con le candele, seguiti, subito dopo, da Lars, e Jake li imitò.
<<Ab caelo, ab mari, ab tellure, ab aere...>> le parole dei maghi risuonarono nell'aria e il vento iniziò a cambiare; tutto d'un tratto, sembrava diventato vivo, consistente: era come un serpente che si avvolgeva attorno alla torre stringendola nella sua morsa e infiltrandosi dalle finestre a volta.
<<Vitam avocamus...>> Bradley, che, al di fuori del cerchio, guardava oltre la finestra, vide una barriera azzurra nascere sopra il villaggio; man mano che i maghi ripetevano le parole dell'incantesimo, il sottile strato azzurro diventava sempre più spesso e più brillante.
<<Coniunctis viribus...>> i maghi spostarono le candele nella mano destra e allungarono la sinistra verso il centro del cerchio; quando tutte le mani furono strette le une alle altre, una linea gialla si avvolse attorno ad esse come per legarle.
Ora, i dieci maghi erano collegati, le loro menti erano una sola mente, i loro cuori, un solo cuore, le loro forze, un'unica forza: erano una cosa sola.
<<Animum celamus...>> la barriera azzurra si sollevò e iniziò a scorrere, come risucchiata, verso la chiesa.
Man mano che si ritirava, lasciava buio e desolazione; sembrava un'onda, una terribile onda anomala che risucchiava tutto ciò che incontrava sulla spiaggia e lo trascinava verso il mare, cancellandone l'esistenza.
I canti dentro alle locande, le grida dei bambini, il suono delle campane... tutto venne assorbito dall'enorme barriera azzurra; le foglie degli alberi caddero, l'erba morì, grossi corvi e gufi presero a gracchiare ininterrottamente.
Bradley guardava quel villaggio senz'anima, quel villaggio scuro e morto, e sentiva la soddisfazione crescere dentro di sé; sentiva che quel posto era davvero il suo regno, suo e di nessun altro.
<<Tenebrae!>> i maghi aprirono gli occhi, le loro candele si spensero e il loro legame si sciolse.
Raggiunsero la finestra e rimasero a guardare: la barriera azzurra si era completamente ritirata e restava avvolta al campanile della chiesa facendolo splendere di un bianco ancora più brillante; il Sole si spense, così, all'improvviso, come se fosse stato oscurato... smise di brillare e sul villaggio calò il buio.
Alcuni piani sotto di loro, nella stanza scelta da Re Bradley, l'anima del villaggio si liberò di colpo facendo tremare la torre .

Era un villaggio completamente diverso, Bradley lo sentiva: sentiva l'odore del vuoto, del nulla... sentiva il campanile pulsare, come il cuore quando cerca disperatamente di pompare sangue nelle vene, ma non ci riesce... vedeva la desolazione davanti a sé e gli sembrava di guardare il suo cuore...

Per un momento, restò ad ascoltare i respiri pesanti dei maghi alle sue spalle, poi, sentì la voce di Lars sussurrare: <<Che cosa abbiamo fatto?>>, ma non disse niente, per quella volta, avrebbe lasciato perdere.

*****

Passò una settimana prima che Re Bradley riuscisse a trovare il coraggio di entrare in quella stanza piena di vita e, quando lo fece, ne fu sopraffatto.
La brezza calda, il Sole, il cinguettio degli uccelli, il verde dell'erba e dei fiori... tutto lo travolse in un colpo e lo destabilizzò.
All'improvviso, si accorse del suo cuore che batteva veloce e si ricordò di averne uno: batteva anche fuori da quella stanza?
Ovviamente sì, ma Bradley non ne era più tanto convinto... lo sentiva pulsare: una, due, tre volte... e poi di nuovo, una, due, tre volte... poi saltava, accelerava, rallentava... era una nuova scoperta.
Sensazioni assopite si erano risvegliate dentro di lui.
Era qualcosa di inspiegabile, di magico, di inspiegabilmente magico...  Bradley sentiva che tutte le preoccupazioni, le paure, i pensieri, che lo avevano lasciato dopo l'incantesimo, erano tornate.
D'altro canto, quello era il prezzo che doveva pagare per aver tolto l'anima ad un villaggio.

Re Bradley si lasciò cadere sul morbido prato verde, come mai avrebbe creduto di fare; la sua testa era invasa da talmente tanti pensieri, che quasi non riusciva a ricordarsi di respirare; il cuore batteva sempre più veloce e uno strano formicolio correva nei suoi arti.
Bradley strinse i pugni e cominciò a strappare grossi ciuffi di erba verde: ogni volta che un pensiero riaffiorava, strappava un ciuffo d'erba; ironico, no? L'unica cosa che avrebbe voluto fare davvero era estirpare quei pensieri dalla propria testa, ma non potendo... 
Andò avanti così per quella che sembrò un'eternità, i pensieri lo colpivano come schiaffi e pungevano il cuore come tanti aghi: Freesia, suo padre, l'essere re, l'incantesimo... si susseguirono l'uno dopo l'altro e, alla fine, arrivò anche il più temuto: Alexis.

Bradley aveva provato, in ogni modo, a estorcere informazioni ad Anne e Moriel, ma i due non si erano lasciati sfuggire nemmeno una parola.
I suoi soldati avevano ucciso migliaia di persone, dato in pasto alle fiamme centinaia di edifici e distrutto decine di villaggi, ma, in nessuno di questi, Alexis era stata trovata.
Re Bradley cominciò a tremare, la rabbia si era trasformata in paura... lo sapeva, sapeva che sarebbero venuti a cercarlo, per ucciderlo e per sostituirlo in quanto re; non poteva fallire, doveva dimostrare al suo popolo di essere potente, ma cosa poteva fare?
Alexis era introvabile, di sicuro, i suoi genitori l'avevano nascosta bene, in un posto lontano, magari nascosto dalla magia, ma dove?
Bradley aveva inviato il suo esercito in ogni singolo villaggio, avevano cercato praticamente ovunque; alla fine, aveva pensato che Alexis potesse essere stata nascosta nel villaggio alleato di Gold Feather, Dark Cave, ma non era stata trovata nemmeno lì.

Re Bradley si prese la testa tra le mani, un misto tra un ringhio e un sospiro abbandonò le sue labbra.
Le parole di suo padre rimbombarono nella sua testa ancora una volta: <<Non sarai mai capace di fare niente, sei troppo debole e sciocco; è per questo che ascoltavi? Sei invidioso?>>.
Questa volta, però, un sorriso comparve sulle labbra dello stanco re quando ricordò quelle parole, ma non furono tanto le parole, quanto ciò era successo prima, a farlo sorridere: suo padre lo aveva rimproverato dopo averlo trovato ad origliare una delle sue riunioni e, proprio in quell'incontro, aveva pronunciato le parole che, ora, avevano fatto sorridere Bradley: <<Se vogliamo espanderci, signori, dobbiamo farlo con cautela; non possiamo invadere le terre di Gold Feather... per il momento, la prescelta è stata uccisa e non ha senso cercare nuovi conflitti... per lo stesso motivo, non possiamo attaccare nemmeno Dark Cave, suo alleato>> a quel punto, un uomo con due grossi baffi bianchi e gli occhi castani spenti lo aveva interrotto: <<Attacchiamo Primrose, allora>> aveva detto, ma Hermod lo aveva subito ripreso <<Assolutamente, no! Più volte vi ho detto che non è possibile, sapete cosa hanno fatto... Primrose e Gold Feather sono alleati da anni, ma hanno cancellato tutte le tracce della loro alleanza per far credere il contrario... "Adoris amicum meum et me adories">>.

Re Bradley sorrise, come aveva fatto a non pensare prima a quel villaggio nascosto oltre il bosco? Primrose era soluzione.

Con energia ritrovata, Bradley si rialzò e tolse dal suo candido mantello i fili di erba che si erano attaccati; volse lo sguardo verso gli alberi e poi verso il cielo, fece un respiro profondo e, poi, abbandonò quella strana stanza.

Sarebbe tornato in quel giardino solo dopo aver vinto.

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