Segundo: Piccole turbolenze e... "Ehi, tutto bene?"
MARTIN'S POV
Siamo partiti oramai da quasi due ore e il cielo non promette nulla di buono. Nuvoloni grigi si fanno spazio nel cielo, oscurandolo in poco tempo. Il vento ha iniziato a soffiare forte, facendo tremare di poco l'aereo.
Non sembrava un problema, fino a che non ha iniziato a piovere a dirotto, una vera e propria tempesta.
Non ci voleva proprio.
Le hostess stanno continuando a tranquillizzare – o almeno ci provano – i passeggeri, volendo evitare di seminare il panico all'interno del mezzo.
"Gentili passeggeri, vi informiamo che a causa della tempesta che sta incombendo, siamo costretti a fare una piccola sosta all'aeroporto di Cali-Alfonso Bonilla Aragón. Appena la tempesta si calmerà un po', riprenderemo a viaggiare fino all'aeroporto di Madrid, dove farete scalo, per poi prendere un volo diretto fino a Vigo. Grazie per l'attenzione e allacciate le cinture di sicurezza che tra poco si atterra."
Faccio come ci è stato detto, aggrappandomi bene ai braccioli della poltroncina dove sono seduto, e mi prepararo all'atterraggio.
Mi guardo intorno, vedendo il caos più totale e, riesco ad osservare una ragazza impanicata ai massimi livelli, seduta su una poltroncina dinnanzi a me, ma nella fila a destra. Tiene stretti i pugni sui braccioli che, a momenti, si staccheranno dalla poltroncina a causa della forza che sta utilizzando e respira affannosamente tenendo gli occhi chiusi.
Appena sente una spinta verso il basso, segno che l'aereo si sta preparando ad atterrare, emette un gridolino gracile, rafforzando ancora una volta la presa.
Una volta atterrati – e sapendo di essere al sicuro – slaccio la mia cintura e, vedendola ancora seduta e molto spaventata, le picchietto sulla spalla.
"ehi, tutto bene?" le chiedo, facendo in modo che lei si giri verso di me. Ha dei lunghi capelli mori e due grandi occhi scuri, i quali mi scrutano con paura.
"Secondo te? Comunque ora si, grazie"
Okay, come prima impressione non ci siamo.
"Non sei molto socievole, a quanto vedo. Posso sapere il tuo nome, almeno? Io sono Martìn." le chiedo tendendole la mano, vedendola sbuffare al mio gesto.
Per caso si è alzata dall'altra parte del letto?
"Alma" dice solamente, stringendomi la mano. Un bel nome, il carattere un po' meno. Però potrebbe essere solamente spaventata...non voglio soffermarmi alla prima impressione, almeno non ancora.
"Bene, Alma, dove sei diretta? Se non sono invadente, ovviamente."
"Signorina, mi scusi, ho visto com'era spaventata poco fa. E, mi chiedevo, se volesse fare cambio di posto con me. Poi ha anche fatto amicizia con questo ragazzo molto gentile. Per me non è un problema" ci interrompe la signora accanto a me, rivolgendosi ad Alma con estrema gentilezza.
Lei, di tutta risposta, le sorride e annuisce ringraziandola.
Le vedo alzarsi per effettuare lo scambio ma, una volta seduta accanto a me, si mette a guardare fuori dal finestrino senza degnarmi di una risposta.
Prima che potessi dire qualsiasi cosa, la vedo rigirarsi verso di me, dicendomi poi, in modo secco:
"Vigo, devo mantenere una promessa. Non posso dirti altro." e si rigira.
Simpatica.
"E' la prima volta che prendi l'aereo?" le domando di nuovo, cercando di far placare l'ostilità che ha – senza un motivo apparente – nei miei confronti.
Lei di tutta risposta che fa? Estrae le cuffie dalla tasca dei pantaloni, le collega al telefono e non mi degna più né di uno sguardo né di una risposta.
Ma che cazzo?
Insomma, ho solamente cercato di tranquillizzarla dopo il brusco atterraggio. Volevo distrarla dal pensarci e lei mi tratta così.
Ad essere gentili con certe persone ci si rimette solamente, l'ho sempre detto.
"Signori passeggeri, vi informiamo che tra meno di 10 minuti l'aereo ripartirà alla volta di Madrid, ci scusiamo – per quanto è possibile – per il disagio arrecatovi. Buona continuazione." annuncia l'hostess – almeno lei gentile – e io non vedo l'ora di arrivare.
***
"Gentili signori, l'aereo si sta preparando per l'atterraggio all'aeroporto Internazionale di Madrid-Barajas. Vi preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza e di spegnere i cellulari. Grazie per l'attenzione e grazie per aver volato con noi."
"Stiamo per atterrare" le dico, sapendo che sta ancora ascoltando la musica, ma confidando che abbia letto il labbiale.
Quello che fa è annuire, mettendo via tutto e spegnendo il telefono. Anche io faccio lo stesso, ripetendo le procedure di qualche ora fa e, appoggio bene la schiena alla poltroncina.
L'aereo si appresta ad eseguire l'atterraggio, facendoci sentire una spinta verso il basso. Alma, come prima, si tiene ai braccioli e io le sussurro un "non preoccuparti, non succederà niente", al quale lei non risponde poiché troppo impegnata a cercare di non svenire.
L'aereo inizia a tremare un pochino, facendoci sobbalzare, segno che le ruote hanno toccato terra e la sento fare un respiro di sollievo poco dopo.
"Comunque anche io sono diretto a Vigo."
"Wow, che fortuna allora." ribatte lei.
Martìn, stai calmo perfavore. Inspira, espira.
Slacciamo la cintura di sicurezza con un movimento meccanico, date oramai le tante volte che abbiamo ripetuto questa azione.
Lei si alza, mi sorpassa e si dirige verso l'uscita e io mi chiedo –ancora una volta – perchè si comporta così con me. Okay che non ci conosciamo e, che quindi, potrebbe non dar confidenza agli sconosciuti... però sta cadendo un po' nella maleducazione, adesso.
Però c'è qualcosa, c'è qualcosa che mi porta a non mandarla a cagare – o almeno non ancora – perchè secondo me, in fondo, non è così.
Poi magari è peggio, chi lo sa.
E quindi un "ehi, aspetta!" urlo, raggiungendola e affiancandomi a lei.
"Che vuoi ancora?"
"Mi spieghi cosa ti ho fatto scusa?" chiedo "non sono un maniaco o cose del genere, cercavo solo di distrarti dal mega-spavento che ti stavi prendendo." la rassicuro.
Scendiamo insieme dall'aereo e, insieme a noi, tutti i passeggeri si riversano nel grande corridoio diretti all'aereo che ci porterà a Vigo. Finalmente.
Lei non mi degna ancora di una parola e così decido di lasciar perdere – perchè non voglio rovinare nulla di quest'esperienza, nemmeno il viaggio in aereo – per colpa di questa ragazza strana.
Infilo le mani nelle tasche dei miei jeans stretti e rivolgo il mio sguardo qua e là per l'aeroporto, leggendo la scritta "Aeropuerto Internacional de Madrid-Barajas" a caratteri cubitali e guardando le persone davanti al carrello, per prendere le loro valigie. Le nostre, invece, sono già dirette a Vigo. Speriamo non ci sia casino, e soprattutto, non vorrei mai che finisse come l'ultimo viaggio che ho fatto.
Ero partito per andare in Perù, con il mio amico Juan Pablo, e mica scambiai la mia valigia con quella di una ragazza scozzese? Arrivai in albergo e, non appena aperta la valigia, trovai vestiti femminili e reggiseni. E lui mi prende per il culo ancora adesso. Ma che colpa ne potevo avere io se erano uguali?
Rido al ricordo e lei se ne accorge e mi guarda stranita. Mi accorgo di essere arrivato all'aereo così, da gentiluomo, la faccio passare prima di me, anche se non lo meriterebbe, visto come mi ha trattato fino ad ora.
E mentre sale le scale, si appoggia al corrimano e solo ora noto un tatuaggio a forma di cuore sul polso.
"Bello il tatuaggio!" le dico, vedendola sorridermi. Cosi le chiedo se, per caso, ha un significato. Perchè si sa che i tatuaggi – di solito – hanno significati importanti.
"E' per mio papà" dice lei, tagliando corto "non mi va di parlare, comunque" e detto questo, si accomoda al suo posto. Io faccio lo stesso, distante da lei.
Forse è meglio, almeno non mi rovino la seconda parte del volo.
***
"Dio mio, non mi sento più il sedere. Eppure è bello sodo" dico ridendo, scendendo dall'aereo e imboccando il corridoio che ci porterà ai bagagli. Lei, a sentire ciò che ho detto, mi fulmina con lo sguardo.
"Alma, fattela una risata dai. Era per ridere, non sono un maniaco o uno pieno di sè. Te lo ripeto."
Siamo atterrati a Vigo e stiamo aspettando i nostri bagagli davanti al carrello. Stavolta non posso sbagliarmi, perchè il mio zaino da campeggio lo riconoscerei tra mille.
Lo vedo da lontano, così mi precipito a recuperarlo e lei fa lo stesso con il suo bagaglio.
"Beh, allora buona vacanza" le dico, non aspettandomi troppo. Infatti quello che fa è solo un cenno con la mano, poi la vedo sparire tra la folla.
E' veramente strana. Ma è il modo?
Scrollo le spalle e senza pensarci troppo mi dirigo fuori dall'aeroporto di Vigo-Peinador, avvicinandomi alla fermata del bus che mi porterà a Tui, da dove poi partirà il cammino.
Vedo un autobus già alla fermata, così accellero il passo e salgo dalla porta dietro.
Per un pelo.
I venticinque minuti di viaggio sono volati, ed io, sono pronto a questa avventura. Più che mai.
Scendo in fretta e furia dal mezzo e ciò che mi si presenta davanti poco dopo, mi sorprende.
"Oh no, ancora tu?" esclama.
Ancora Alma.
SPAZIO AUTRICI
Hola a todos!
Eccovi qui il secondo capitolo (con il pov del mio pasticcino, okay non sto bene)!
Come potete notare, abbiamo fatto un cambio, mettendo Vigo al posto di Lisbona.. perchè poi il viaggio in bus durava 7 ore e..anche no! Poverini ahaha
Speriamo vi piaccia, FATECI SAPERE COSA NE PENSATE del capitolo e dei personaggi!
Besos xx
Sar & Als
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