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6. ALTRI PROBLEMI

La lezione d'arte trascorse senza particolari avvenimenti. La professoressa, una donna alta, con bizzarri capelli fucsia, ci spiegò l'arte rupestre.

-L'inizio dell'arte si trova nelle grotte, non dimenticatelo- dichiarò, la voce roca di chi fuma troppe sigarette. -Nelle grotte troverete quasi tutte le figure che evolute diventeranno quelle di dipinti e sculture-

-Non è vero- borbottò Chantal, guardandosi le unghie -i cellulari non ci sono nelle grotte-

-Potrebbe sempre perderli qualche studente in gita-

Chantal ridacchiò e mi diede una leggera gomitata. -Possibile-

Era bello avere un'amica. Mi riscaldava il cuore e rendeva quel luogo meno cupo. C'era però qualcosa che mi distraeva. Lanciai uno sguardo dietro.

Harry disegnava, chino sul quaderno. Teneva la matita con delicatezza. Avrei voluto sapere cosa si stava formando davanti ai suoi occhi. Assaporai l'espressione sul suo viso. Assorta.

La professoressa gli passò dietro e si fermò. Mi sarei aspettata una parola di rimprovero perché lui non stava seguendo la risposta. Lei invece sorrise. -Bene, bene- batté le mani -Un capolavoro-

Dovevo vedere cos'aveva disegnato.

Attesi la fine della lezione con il cuore in gola. Il mio respiro affannoso scandì i secondi. Non ascoltai nulla. Giocherellai con le matite. In testa, scolpito, c'era il pensiero del Principe delle Fate dagli occhi verdi.

Tanto ero persa nei miei pensieri che la campanella mi fece sobbalzare.

-Finalmente il pranzo!- esclamò Chantal. Balzò in piedi e fece cadere la sedia.

-Ottimo!- mi sforzai di sorridere, l'occhio che veniva attratto da Harry. Lo stomaco mi gorgogliava.

Passai a fianco dei banchi. Il cuore scavava nel petto. Il respiro mi mancava. Dovevo sapere eppure qualcosa dentro di me si agitava. Una tempesta che si preparava a schiantarsi da qualche parte.

Sbirciai e... nulla, non c'era nulla. La delusione mi chiuse la gola. Fissai il foglio vuoto. Un lembo di carta pendeva dal quaderno. La pagina era stata strappata.

-Curiosa?-

Sobbalzai. Non mi voltai. Harry era dietro di me. Ne percepivo la presenza. -Di cosa?- mormorai.

-Sei passata di qui per vedere il mio disegno- incrociò le braccia.

-No- negai subito.

-Bugiarda- lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi.

-Sono passata di qui per uscire- una bugia enorme a cui lui non poteva credere.

Harry rise, una risata pungente come una pioggia di spilli.

Avvampai. -Devo andare in mensa- e corsi via.

-Corri, corri- disse lui.

Non mi fermai. Non me la sentii di affrontarlo.

La sala da pranzo era piena di studenti che si spintonavano per prendere posto ai tavoli.

-Dove ci sediamo?- chiese Chantal, guardandosi intorno, il vassoio stretto in mano.

-Non lo so- ammisi. Mi sentivo ancora turbata per quello che aveva detto Harry.

-Avremmo dovuto uscire subito dall'aula- si lamentò Chantal.

C'era tantissima gente che spingeva e si lanciava sui tavoli. I posti migliori erano già stati presi. Ricercai con lo sguardo Beatrix e Clarissa, ma non le vidi. Forse mangiavano all'aperto. -Là- indicai con un cenno della testa un tavolo laterale.

-Perfetto- Chantal si spostò di lato -Ora non resta altro che conquistare il regno, andiamo-

Mi diressi verso il tavolo, il cuore in gola. Non vedevo Harry da nessuna parte ed era un'ottima cosa. Se...

Qualcosa mi si lanciò davanti. Barcollai per mantenere l'equilibrio. Alzai lo sguardo e vidi la ragazza che assomigliava a una cheerleader. Ciocche di capelli le scivolavano sul bel volto. Mi sorrise, crudele.

-Quel tavolo è mio-

Chantal serrò le labbra. -Scusa, noi... -

-Non c'è il tuo nome- lasciai cadere il vassoio sul tavolo. Avrebbe dovuto mandarmi via con la forza se avesse voluto il posto. Un gelo cadde nell'aria. Brusio. Sentii tutti gli occhi su di me.

-Lasciale il posto, Desy-

Harry. La gola mi si strinse. Provai tante sensazioni senza nome.

-Io... - ribatté Desy.

-Il posto- dichiarò Harry, gli occhi ridotti a due fessure.

Lei balbettò, incrociò le braccia, arretrò. Sembrava ferita. Mi lanciò uno sguardo furioso, si voltò e se ne andò.

-Grazie- non mi voltai. Temevo che la mia espressione tradisse ciò che non doveva tradire.

Harry non mi rispose. Sentii i suoi passi allontanarsi.

-Ce la farà pagare- sussurrò Chantal.

-Tanto vale sederci e mangiare- mormorai. Perché sospettavo che Chantal non avesse torto? Per il momento forse era meglio non pensarci. Con lo stomaco sottosopra mi accomodai. Perché Harry era intervenuto? Qualcosa raschiava sul fondo della mia mente.

Quando terminò l'ultima lezione della giornata ero esausta, ma dovevo fare ancora una cosa.

-Passo in biblioteca- mi fermai a metà corridoio.

Chantal annuì. -Vai a cercare qualcosa su quella storia della nave?-

Annuii. Era vero solo in parte. Sentivo il bisogno di stare da sola. Di perdermi in un libro.

-Va bene, ma ricordati di tornare per la cena-

-Certo- la salutai con un gesto e imboccai il corridoio che portava alla biblioteca. Non dovetti cercare molto. Fuori dalla porta c'era un'insegna colorata. Sbirciai dentro. L'ambiente era avvolto dall'ombra. Scivolai all'interno. I miei passi rimpombarono. Inquietante. Mi guardai intorno. Scaffali. Tavoli. Libri. C'era solo l'imbarazzo della scelta. Mi avvicinai per leggere i titoli e notai qualcosa che sporgeva al lato dello scaffale. Era...

C'era un telefono! Lanciai un gridolino di gioia. Avrei potuto chiamare Winny, confrontarmi con lui, chiedergli di Evelyn. Mi guardai a destra e a sinistra. Nessuno in vista! Era la mia occasione. Afferrai la cornetta che mi scivolò tra le dita sudate. La tenni meglio e digitai il numero. In lontananza sentii dei passi. Dovevo essere veloce. Premetti l'orecchio contro la cornetta. Nulla. Suonava a vuoto.

-Non è collegata-

Harry! Restai immobile, il cuore impazzito nel petto. Il respiro divenne ansimante.

-Non c'è modo di comunicare con l'esterno, a parte il telefono nell'ufficio della preside-

Mi voltai. Vederlo mi scosse come un brivido. -E come lo raggiungo?- cercai di respirare con calma, di non guardarlo in viso. -Credi che me lo farà usare?-

Harry si appoggiò allo scaffale. Ciuffi ribelli gli scivolavano sul viso. Bello. Anzi bellissimo. Sembrava uscito da un dipinto. -No, non te lo farà usare e no, non c'è un modo per usarlo senza che lei lo sappia-

Okay, ora veniva l'altra domanda. -Perché sei qui?- esclamai, il cuore schizzato in gola.

Harry mi studiò, il viso immobile. I capelli neri sembravano più corposi del solito. Mi morsi l'interno della guancia e soffocai il desiderio di toccarli. O perlomeno ci provai, ma era difficile riuscire a ricacciare indietro un desiderio così forte. -Pensavo di esserti d'aiuto-

-Perché continui ad aiutarmi?- la gola mi si strinse. Scivolavo su un terreno di ghiaccio.

-Se non vuoi non ti aiuterò più- se ne andò.

-Non ho detto questo-

Lui però non diede segno di sentirmi. Rimasi immobile come una statua. Un senso di turbamento mi strinse il cuore. C'era qualcosa in lui a cui non sapevo dare un nome. Mi aiutava eppure sembrava non voler intavolare una vera conversazione con me. Ascoltai i suoi passi allontanarsi fino a quando non ne rimase neppure l'eco.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate? Mi scuso per il ritardo nella pubblicazione di questo capitolo. Ammetto che non mi sembrava mai perfetto e l'ho riscritto più volte (non mi soddisfa ancora a essere onesti).

A presto!

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