5. A LEZIONE
La sveglia mi strappò dal sonno. Mi rigirai nel letto. Com'erano ruvide le lenzuola. Allungai una mano per sfiorare l'interruttore della lampada. Le mie dita premettero il vuoto. Aggrottai la fronte e mi tirai su, confusa. Non ero nella mia stanza. La realtà mi crollò addosso come una valanga. Le ossa si schiacciarono. Fui colta da una vertigine e ricaddi sul cuscino. Ero a Woodville, in quel luogo saturo di mistero, infelicità e... Harry. Certo, c'era sempre Harry.
La prima lezione era di storia. Mi dovevo preparare in fretta. Non volevo arrivare tardi. Mi alzai. Chantal ancora dormiva, la testa sotto il cuscino.
-Sveglia!-
Lei bofonchiò qualcosa. Non avevo tempo da perdere. Mi preparai il più velocemente possibile. Caddi sul letto mi rialza, ruppi la cerniera della gonna. Si cominciava bene. Presi una spilla da balia e riuscii a chiudere la gonna. Misi una mano sulla maniglia per uscire e...
-Mi aspetti?- la voce di Chantal arrivò dal bagno e risuonò simile a una supplica.
Come potevo dirle di no? -Non metterci troppo- lasciai ricadere le braccia al mio fianco.
Chantal piombò nella stanza. Il viso bianchissimo. Trasalii. -Ops, la crema per il viso- si portò le mani sulle guance. Indossava ancora la vestaglia.
-Non sei ancora vestita?- esclamai.
Lei si stiracchiò, sbadigliò, sbuffò. -Oh, non è così tardi?-
Mi lasciai cadere sul letto. Ci sarebbe voluto parecchio tempo. -Ieri c'era una nave-
-Impossibile- Chantal s'infilò il maglione tra mille borbottii -nessuna nave può avvicinarsi-
-Io l'ho vista- insistei, la gola stretta in una morsa.
-Ne sei certa?- afferrò la gonna a pieghe.
Forse stavo sognando. Winny l'avrebbe spiegata così. Winny, sempre Winny. Avrei dovuto chiamarlo. Lui avrebbe saputo cosa fare, cosa dire, cosa pensare.
-Sembra la storia della nave dalle vele nere- saltellò su un piede per infilarsi la gonna.
Trasalii. -Che storia?-
-Ma niente, la raccontava qualcuno ieri- barcollò fino al bagno.
Il cuore mi si stringe. C'era qualcosa che non sapevo? -Che genere di storia?- mi alzai, i palmi sudati.
-Non ricordo, non l'ho compresa bene-
Il terrore mi strisciò lungo il corpo. Dovevo conoscere quella leggenda. Avrei dovuto fare un giro in biblioteca.
-Pronta!- Chantal uscì dal bagno, le braccia spalancate. I capelli le ricadevano in ciuffi arruffati sulle spalle.
Lanciai uno sguardo all'orologio. -Ce la facciamo a fare colazione?-
-Niente colazione, siamo in ritardo-
Il mio stomaco brontolò. Si cominciava male.
-Non fare quella faccia! Il digiuno la mattina fa bene, disintossica- mi precedette.
-Davvero?- lasciai trasparire il mio sarcasmo.
-Verissimo- si voltò, mi afferrò per il polso e mi trascinò.
Trovai i libri posati in disordine sul banco. Chantal ridacchiò e ne aprì uno. Io mi premetti una mano sullo stomaco vuoto. Quello sulla copertina mi sembrava un pancake, forse però la colpa era della fame.
-Guarda che acconciature buffe- Chantal rise e indicò un ritratto di Anna Bolena. La donna aveva un cappello che lasciava vedere una striscia di capelli sopra la fronte.
-Un cappello alla francese- mormorai, ricordando i vecchi insegnamenti. C'era stato un tempo in cui avevo letto libri di storia per puro piacere. Io e Winny adoravamo simili letture. Avevamo fantasticato di girare un film su Anna Bolena. Ora il tempo era passato. Non c'era più spazio per il passato e neppure per i rimpianti.
-Un cappello alla francese?- chiese Chantal, guardandomi curiosa.
-Certo- e la secchiona che era in me spintonò per uscire. –Era il cavallo di battaglia di Anna Bolena, lo portò dalla Francia... lo lanciò mentre era l'amante di Enrico VIII, che poi sposò-
-Wow, tutto questo per un cappello- sorrise, come se la cosa la divertisse.
Mi morsi la lingua prima di continuare. Non volevo risultare noiosa. Potevo iniziare una nuova vita, essere una nuova me. Mi sarebbe piaciuto essere diversa. Più sciolta. Più libera. Più sorridente. Se non fosse stato per Evelyn...
Lo sguardo di Chantal si spostò oltre la mia spalla. -Certo che è proprio carino-
Mi voltai e lo vidi. Harry. La gola mi si strinse. Mi trasmetteva una confusione senza nome. Sollevai il libro aperto, lo aprii, mi nascosi dietro. Mi sentii una bambina piccola. Non avevo pensato che avremmo avuto delle lezioni insieme. Tremai.
-Cosa fai?- Chantal si sporse verso di me.
-Nulla- mentii. Occhi verdi su di me. Li percepii, taglienti come zanne. Il cuore mi schizzò in gola.
-Perché allora ti nascondi?- chiese a voce alta. Troppo alta. Tutti gli occhi furono su di noi. La pelle mi formicolò.
-Non mi nascondo- gemetti. Avrei voluto scomparire.
-A me sembra di sì-
Avvampai riconoscendo la voce. Bassa, roca, sicura, graffiante. Harry. Avrei dovuto fissarlo non ci riuscì.
-La domanda è solo da cosa ti nascondi o da chi-
Avrei dovuto rispondere, ma la lingua era pesante. Parlare sarebbe stato doloroso, forse impossibile.
Uno stridio. Un uomo alto entrò. Il sollievo mi fece trasalire. Harry mi lanciò un'ultima occhiata e prese posto in fondo all'aula. Tutti gli occhi furono sul nuovo arrivato. C'era qualcosa che generava un senso di turbamento. Mi costrinsi a spostare l'attenzione su di lui. Era giovane. Se non fosse stato per un paio di rughe intorno agli occhi, beh, avrebbe potuto essere uno studente. Era vestito di nero. Maglione nero. Jeans neri. Sneakers nere. Praticamente sembrava uscito dalla famiglia Adams.
-Qualcuno di voi già mi conoscerà, sono Mr Blake, il vostro insegnante di storia e di letteratura- fece cadere la tracolla a terra -vorrei dire che è un piacere per me stare qua, ma mentirei- si sedette sulla cattedra -davvero, io non sono felice d'insegnare a voi, come voi non siete felici d'imparare-
-Questo sì che mi piace!- Chantal puntò i gomiti sul banco e si spinse avanti.
-Oggi voglio partire con una domanda: conoscete la figura del principe delle fate?- fece scivolare sui presenti lo sguardo scuro e indagatore.
Nessuno alzò la mano. Chantal fece spallucce, lo sguardo che controllava ossessivamente le proprie unghie smaltate di rosso. -Secondo te gli piacciono?-
Ma che domande erano?
-Ragazzi, non alzate le mani in troppi- borbottò l'uomo. Mi chiesi cosa l'avesse spinto a insegnare. Sembrava che la cosa non gli piacesse molto... oppure eravamo noi studenti a non piacergli... non potevo biasimarlo, nessuno sembrava interessato a lui. –In molte antiche ballate compaiono creature fatate, elfi, oppure principi delle fate, esseri crudeli, che provengono da un altro mondo e che vogliono sedurre le protagoniste, sono creature meravigliose e crudeli- accavallò le gambe e si spinse avanti. Un attore sul palco, ecco chi mi sembrava. -Qualche sventurato sa dirmi le caratteristiche di questi principi?-
Winny le avrebbe sapute. Dovevo chiamarlo. L'impulso di alzarmi e correre via vibrò lungo le mie gambe.
-Hanno le orecchie a punta?- tentò Chantal.
-Non sempre, ma grazie per l'intervento... signorina?-
-Chantal Smith- avvampò.
-Qualche altra idea?- Mr Blake guardò a destra e a sinistra, prima di sbuffare -gli occhi verdi, spesso hanno gli occhi verdi, perché il verde è il colore della magia- si passò una mano tra i capelli e spinse indietro un ciuffo ribelle -nelle ballate più antiche riuscivano nel loro intento, nelle più recenti c'è spesso il lieto fine... cosa orribile il lieto fine, vero?-
Sì, insegnare non era decisamente la sua strada. Nessuno rispose.
-Il Principe quindi è crudele?- le parole graffiarono l'aria. Deglutii, una sensazione di panico che faceva mancare il respiro. Non sapevo neppure perché stessi provando quella sensazione. Mi sembrò di essere tornata piccola, indifesa, fragile. Una bambola di porcellana con crepe nascoste dal bellissimo abito vittoriano.
-Esatto, Harry, il Principe è crudele- lo aveva chiamato per nome, quindi insegnava già l'anno precedente -ma qui c'è un'altra cosa da comprendere una fata può davvero essere crudele? Perché per essere crudeli bisogna aveva una morale, ma le fate delle antiche storie sono amorali, sapete cosa vuol dire?-
-Senza una morale- mormorai, soprappensiero.
Lo sguardo dell'insegnante brillò. –Proprio così, signorina... ?-
-Carrie Brooke-
L'uomo annuì. -Molto bene- saltò giù dalla cattedra -E ora una domanda cruciale: chi non ha morale può davvero essere crudele? Vi lascio riflettere su questo, anzi, scriveteci sopra un tema, sulla moralità e l'eventuale crudeltà-
Chantal sbuffò. –Ci mancava solo il tema-
Le diedi una leggera gomitata.
-Che c'è? A me i temi non piacciono- alzò gli occhi al soffitto.
Il modo in cui lo disse, beh, mi strappò un sorriso. –Io ti faccio il tema, ma tu mi devi un favore- e mi parve di essere tornata bambina, quando sfidavo mia sorella. Un senso di angoscia mi strinse il cuore. Quel tempo era finito. L'angoscia permette sul mio petto. Un animale fastidioso. Tentai di mantenere la calma. Cosa per nulla semplice a ben vedere. Un dolore alla bocca dello stomaco. Pensare a Evelyn mi faceva male. Era una ferita aperta.
Mr Blake aveva iniziato a parlare d'altro. Parole fluttuavano in aria. Sentii un brivido lungo la schiena. Una lama che mi accarezzava la pelle. La scossa della preda sotto gli occhi del predatore. Tremai e mi voltai. Harry aveva lo sguardo su di me. Uno sguardo verde come il bosco. Come il principe delle fate. E il mondo perse senso. Perché mi fissava così? Era per la risposta che avevo dato? Mi concentrai sulla lezione. Non potevo fare altro.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa pensate di questo capitolo? E del Principe delle fate?
A presto!
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