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4. LA CENA

La prima cena. Il cuore mi batteva in gola e la testa mi girava. Un senso di nausea mi strinse lo stomaco. Speravo solo di non sentirmi male. Chantal, al mio fianco, era agitata almeno quanto me.

-Questa divisa mi sta male- borbottò, cercando di sistemarsi il maglione e la gonna a pieghe che avevamo trovato nell'armadio –e poi fa troppo brava ragazza-

L'idea era proprio quello di farci diventare delle brave ragazze. La mia divisa era troppo larga e il maglione pendeva grottescamente sulle mie spalle. Mi passai una mano tra i capelli. Le dita si agganciarono alle ciocche, tirandole, accarezzandole, giocandoci. Mi rimbombò in testa la voce della mia matrigna. Non toccarti i capelli! Soffocai una smorfia e lasciai ricadere la mano. Come la odiavo! Winny definiva delizioso e infantile quel gesto. Mi morsi le labbra. Dovevo trovare un modo per contattarlo.

La sala dove si sarebbero svolti i pasti ci comparve davanti svoltato un angolo. Mi bloccai, abbagliata da quell'ambiente pieno di specchi e di decorazioni dorate. Era un tripudio di luce. Le ginocchia mi tremarono. Sperai di non cadere e appoggiai una mano al muro.

-Wow- urlò Chantal, lo sguardo puntato al soffitto –questo luogo è favoloso- disse, dando forma ai miei pensieri.

Deglutii, cercando di mantenere un'espressione normale. –Sembra di essere in una fiaba-

Chantal saltellò. Era davvero euforica. Mi chiesi come una ragazza così potesse essere finita in un luogo per persone difficili. Non riuscivo proprio a capirlo. Lasciai che mi superasse, canticchiando una canzone. Dietro di me sentii dei passi e delle voci. Delle ragazze che stavano scendendo. E stavano parlando di qualcuno...

-L'hai visto quanto è bello?- esclamò una di loro. Lanciai uno sguardo allo specchio che troneggiava sulla parete e vidi l'intero gruppetto riflesso. Erano in tre. La ragazza che aveva parlato era bassa, robusta, con grandi occhi azzurri.

-Il più bello di questo postaccio- commentò la ragazza che le era accanto, una tipa allampanata, con i capelli biondi tagliati corti.

-Lasciatelo stare... quello è mio- dichiarò l'ultima. Lo sguardo mi si soffermò su di lei. Alta, formosa, con morbidissimi capelli castano chiaro e viso truccatissimo. Nella sua vecchia vita era sicuramente una cheerleader, la reginetta della scuola, quella che usciva con il capo della squadra di football. Un cliché insomma. Già non la sopportavo.

-Carrie- mi chiamò Chantal, riportandomi alla realtà. Mi resi conto solo in quel momento che mi ero fermata.

-Eccomi- la raggiunsi.

Dietro di me le tre ragazze stavano ancora parlottando.

-Non è giusto, l'ho visto prima io- si lamentò la ragazza bassa.

-Qui non è questione di chi vede per prima, ma di chi riesce a sedurlo- rispose la cheerleader.

Mi fermai al fianco di Chantal, che sbirciava anche lei il terzetto. –Non sembrano molto simpatiche- mormorai.

-Per niente... e immagino di sapere di chi stanno parlando- fece una smorfia.

La cosa m'interessò. –Ah sì?-

-Harry, le ragazze parlano tutte di Harry, pare che sia l'argomento preferito da tutte- si strinse  nelle spalle -mamma sostiene che se tutti parlano di qualcuno, beh, deve essere interessante-

-Harry?- ripetei –Alto, occhi verdi?- talmente bello da far mancare l'aria, ma probabilmente altrettanto pericoloso? Okay, questo non lo aggiunsi, non mi sembrava proprio il caso. Forse però la mamma di Chantal non aveva torto.

-L'hai già visto?-

-Ehm, sì, l'ho già visto- ammisi. Giocherellai con una ciocca di capelli.

-Beh, allora non posso dirti nulla di nuovo al riguardo, a me è capitato d'incrociarlo- mormorò –ci converrà prendere posto-

Annuii. –Che ne dici là?- indicai un tavolo in disparte.

-Carrie! Carrie!-

Mi girai e vidi Beatrix che mi faceva segno con la mano.

-La conosci?- mi chiese Chantal.

-Ehm sì- feci un mezzo sorriso -Credo che qualcuno abbia già deciso dove dobbiamo sederci-

-Può andare- Chantal si passò una mano tra i capelli -Sono sempre spettinata- borbottò.

Lanciai uno sguardo alla sua chioma arruffata. -Che ne dici di... -

Sbattei contro qualcosa. Barcollai, confusa. Vidi un paio  di gambe avvolte nei jeans. No, non era qualcosa, era qualcuno. Le guance s'infiammarono.

-Ehi, stai attenta!-

Alzai lo sguardo... e incontrai due gelidi occhi verdi. –Ehm, scusa- borbottai.

-Stai più attenta- i capelli scuri gli scivolavano sul viso. Avevano assunto una colorazione blu scura sotto le luci artificiali.

Gelo lungo la schiena.  -Beh, vale la stessa cosa per te- repressi il desiderio di toccare quei capelli.

Harry si bloccò, le mani chiuse a pugno. Tremai. Ebbi una vertigine. Distolsi lo sguardo e subito mi costrinsi a riportarlo su di lui. L'istante si congelò. Le sue iridi verdi brillarono come stelle. Dentro di esse ci poteva essere un mondo intero. Lo stomaco mi si strinse, ero...

Qualcuno mi tirò via. Voltai la testa e incontrai il viso tondo di Beatrix. -Ti ho tenuto il posto- mi trascinò con sé.

La seguii, il passo traballante. Beatrix tirò indietro una sedia e mi fece cenno di sedermi. Ubbidii, il cuore schizzato in gola.

-Aspettatemi- Chantal ci raggiunse.

-Devi evitarlo- Beatrix distolse lo sguardo.  Si accomodò di fronte a me. -Devi lasciarlo perdere-

Dovevo, ma lo volevo?

-Parlate di Harry?- Chantal si spinse avanti.

-Dimmi perché- insistei.

Beatrix alzò lo sguardo. -L'anno scorso c'era una ragazza, si era innamorata di lui, è scomparsa, mai più trovata- batté una mano sul tavolo.

Lo stomaco mi si strinse. Aprii la bocca per indagare. Una giovinetta si lasciò cadere nel posto accanto a Beatrix. -Scusate il ritardo-

-Lei è Clarissa-

La ragazza mi fece un cenno con la mano e distolse lo sguardo. Trasmetteva un senso di fragilità.

-Io e Clarissa ci siamo conosciute qua- esordì e si lanciò in mille discorsi che non seguii.

Lasciai scorrere lo sguardo fino a Harry. Era seduto a uno dei tavoli al centro della sala. Un gomito sullo schienale della sedia, l'espressione indecifrabile. Non parlava. Deglutii. Ero turbata senza sapere perché. Winny, dovevo sentire Winny. -C'è un modo per telefonare?- domandai d'impulso.

Beatrix si bloccò a metà frase e sgranò gli occhi. -È vietato!-

-È importante- ribattei.

-No, assolutamente no- sbuffò.

-Ci devono essere dei telefoni fissi- tentai.

-Uno è nell'ufficio della preside- intervenne Clarissa.

Beatrix le lanciò uno sguardo furioso. L'amica abbassò lo sguardo. -Non conviene infrangere troppe regole-

La cosa stava diventando interessante.  -Cosa succede a chi infrange troppe regole?-

Beatrix scosse la testa. -Qualcosa di cui è meglio non parlare- sospirò.

Avrei voluto indagare oltre, ma un campanello diede inizio alla cena. Non ci fu tempo per altre domande.


Mi rigirai nel letto. Non riuscivo a prendere sonno. Lo stomaco mi faceva male. Non avevo mangiato molto. Il pensiero di non riuscire a chiamare Winny mi turbava. Rintocchi lontani annunciarono la mezzanotte. Scivolai giù e andai alla finestra. Ero inquieta. Harry. Scacciai quel nome che s'impresse con più forza. Sospirai e cercai di pensare a Winny. Chissà cosa stava facendo. Mi appoggiai al davanzale. E mia sorella? Come stava?

L'occhio mi cadde fuori. Il buio regnava sovrano. Sembrava che le stelle non riuscissero a illuminare nulla. Sospirai e guardai il mare, che ruggiva furioso. In lontananza vidi una luce. Una nave, pensai, sorpresa. Forse un modo di fuggire dal luogo in cui mi trovavo c'era. Forse. Sbadigliai, stanca. Avevo bisogno di dormire, la mattina seguente tutto mi sarebbe sembrato migliore. O almeno lo speravo. E fu in quel momento che vidi qualcuno muoversi furtivo lungo la spiaggia. Sbattei le palpebre confusa. Probabilmente stavo vedendo male, non era possibile che... e invece sì, sembrava proprio una persona.

-Chantal- chiamai con un filo di voce, la gola chiusa.

La mia compagna di stanza borbottò qualcosa che non compresi. Quando mi voltai vidi che si era già lasciata cadere sul letto e dormiva. Sbuffai. A quanto pare lei si stava ambientando bene! Riportai lo sguardo oltre il vetro... e non vidi nulla. Forse avevo immaginato tutto.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate di questo capitolo? Spero di non aver introdotto troppi personaggi.

A presto!

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