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16. HALLOWEEN

Le tempie mi pulsavano. Gli eventi degli ultimi tempi mi avevano turbata più di quanto volessi ammettere. Chantal invece sembrava aver ripreso la sua allegria. Un po' invidiavo la sua leggerezza. Io non ero mai stata così. Non avevamo più avuto modo di parlare di ciò che avevamo trovato su Internet. Avevo il vago sospetto che evitasse di proposito l'argomento. La sera metteva le valige davanti alla porta come per essere certa che nessuno potesse entrare senza far rumore. La preside, quando le avevamo detto del fatto, aveva liquidato la cosa come uno scherzo di qualche nostro compagno.

-Pensiamo a qualcosa di allegro, la festa di Halloween- stava dicendo Chantal, seduta a gambe incrociate sul letto –è un fiore all'occhiello di questo riformatorio-

-Sembra di essere al liceo- scherzai, il libro di storia stretto in mano.

-Ma noi siamo al liceo!- Chantal mi dedicò un enorme sorriso –E siamo oneste, ogni tanto ci devono dare un diversivo... altrimenti questo luogo diventa proprio noioso-

Mi trattenni dal dirle che non erano obbligati a darci un diversivo, perché noi eravamo lì in punizione, non in vacanza.

-La nota dolente è che dovremo fare noi i vestiti-

-Io non so cucire- esclamai.

-Io per fortuna sì... l'estate passata con la nonna serve-

-Allora dovrai insegnarmelo... ci metteremo parecchio tempo-

-Oh, allora dobbiamo cominciare subito, mancano solo pochi giorni alla festa- balzò in piedi sul letto. Le doghe cigolarono.

-Attenta- gemetti.

-Tranquilla, so quello che... - traballò e ricadde seduta sul letto. -Ehm sì, forse esagero-

-Solo forse?-

Scoppiammo a ridere. Forse le cose potevano andare bene. Una volta ogni tanto.

Il cuore mi batteva all'impazzata. Deglutii. Ero nervosa, molto nervosa. Non avevo mai partecipato a una festa. Nella mia vecchia scuola io ero l'esclusa. Amavo accoccolarmi a terra e leggere un buon libro. Osservare gli altri divertirsi. Altri come Evelyn. Ora però non potevo fare nulla di simile. Chantal andava avanti e indietro, visibilmente agitata. Si era truccata da strega cattiva, con un fondotinta verdognolo e lenti a contatto viola. Era decisamente terrificante. Il lungo abito nero, stracciato in più punti, aveva un taglio semplice, ma le stava alla perfezione. Dovevo ammettere che Chantal era una strega, certo, ma una strega sexy.

-Mi chiedo come si vestirà Desy- borbottò, mettendosi un altro strato di mascara sulle ciglia finte. Viste così sembravano pesantissime.

-Ha bisogno di vestirsi? Credevo che fosse già abbastanza terrificante al naturale- mormorai, guardando il mio abito, abbandonato sul letto. Il cuore mi raschiava nel petto. Avrei dovuto metterlo... ma era come se il mio corpo non rispondesse.

Chantal rise alla mia battuta, poi venne al mio fianco. –Allora, ti vesti?-

-Forse abbiamo esagerato- mormorai.

-Oh, ma cosa sento! Assolutamente no... vuoi o no essere indimenticabile?-

Un groppo m'impediva di deglutire. Inspirai in fondo, cercando di controllare il tremore. Fu inutile. Lampi scuri esplosero davanti ai miei occhi. No, non potevo svenire.

-Rispondo io per te, sì, vuoi essere indimenticabile... e la sarai... nessuno avrà un vestito bello come il tuo- si diresse verso il mio vestito, lo prese, sorrise.

-Oh, su questo sono certa-

-Su, sbrigati-

Sospirai e mi allungai a prendere l'abito che lei mi porgeva. Sentii le perline pungermi i polpastrelli. Io e Chantal le avevamo tolte da una tovaglietta recuperata in sala studio, sperando che nessuno si accorgesse della sua mancanza. Allungai le braccia e osservai con attenzione il travestimento da sirena. La parte superiore era di un rosa pallido, con le perline azzurre a simulare un reggiseno. La parte inferiore invece era piena di perline. L'abito scendeva fin giù, strettissimo e aderente, una vera coda scintillante.

-Su, indossala- incalzò Chantal, ridacchiando.

Annuii e mi cambiai, tremante. La mia amica mi aiutò e mi sistemò l'abito, annuendo e commentando. Quando ebbe finito mi trascinò verso la sedia, dove mi spinse a sedere.

-Ferma qua- e cominciò il suo lavoro. Mi agghindò i capelli, mi truccò, mi mise alcuni braccialetti tintinnante. Alla fine fece un passo indietro e sorrise. –Sei bellissima- e c'era una sorta di commozione nella sua voce.

-Vuoi scherzare?- la presi in giro.

-No, per niente-

Mi alzai in piedi. Il vestito era stretto. Andai allo specchio... e il mio cuore si fermò. Il mondo intero si fermò. Chantal aveva intrecciato delle perline bianche tra i miei capelli, che sembravano quasi delle piccole conchiglie. Era davvero una bellissima sconosciuta quella che mi guardava dallo specchio. Una sirena.

-Non hai bisogno di cantare per avere tutti gli occhi su di te- sussurrò Chantal, lo sguardo brillante.

Non le risposi, troppo intenta ad esaminare il trucco delicato, l'eyeliner che tracciava dolcemente i contorni degli occhi. Forse aveva ragione Chantal. Avrei avuto tutti gli occhi su di me. Anche se era un paio d'occhi che desideravo più di tutti.


La sala era gremita di studenti. Beh, supponevo che fossero studenti. Mascherati com'erano avrebbero potuto anche essere creature uscite da un'altra dimensione e pronte a rapirmi. Mi passai una mano sul vestito. Le squame mi scivolarono tra le dita. Brillavano alla luce dei grandi lampadari. Decorazioni a forma di zucca e di pipistrelli pendevano dal soffitto. Qualcuno mi spinse.

-Scusa- un vampiro con zanne finte mi passò vicino.

-Maleducato- borbottò Chantal. La vidi rincorrerlo, l'abito scuro che ondeggiava nella sala.

Dov'era Desy? Era difficile vederla tra quel tripudio di parrucche, vestiti, mantelli. Lasciai scorrere lo sguardo. Ero certa che stesse combinando qualcosa, che...

-Mi concedi un ballo?-

Un capogiro. Mi voltai. Sapevo chi avrei visto. Harry sorrise, nascosto dietro una maschera nera. Indossava una camicia, un paio di pantaloni e un mantello dello stesso colore. Serrai le labbra. Il mondo scivolava via come acqua tra le mani. Riuscii solo ad annuire, il respiro più ansante. Harry lasciò scivolare le braccia intorno a me. Le sue mani aderirono alla mia schiena. Premettero. Mi spinsero contro di lui. Il fruscio del mio abito mi esplose nelle orecchie. Chiusi gli occhi. Per un singolo istante m'illusi che ci fossimo solo noi due al mondo. Due pezzi della stessa cosa. Incollati. Scivolammo sulla pista. Stretti. Cercai di regolare il respiro. Volevo appoggiare la fronte contro la sua spalla. Volevo abbandonarmi contro di lui. Le sue dita scesero. Le sentii premere contro la mia schiena.

Gli occhi di tutti bruciavano sulla mia pelle. Io ero la Dama, lui il Principe delle Fate. Il pensiero mi stordì. Macchie luminose mi esplosero davanti. Le ginocchia tremarono. La storia della Dama e del Principe non finiva poi così bene. Mi mordicchiai il labbro inferiore. Il cuore faceva le capriole. La testa mi girava. Mi sentivo mancare. Avrei dovuto fuggire. Avrei dovuto riuscire a controllare il battito furioso del mio cuore. Se solo fosse stato possibile...

-A che pensi?-

Sussultai, le sue labbra tanto vicine da sfiorarmi i capelli. -Nulla, a cosa dovrei pensare?- e in effetti era complicato pensare con lui così vicino. Decisi di lasciarmi solo condurre ed evitare di guardare nelle sue iridi. Non volevo perdermi in quegli smeraldi. Non volevo pensare che le fiabe esistessero. Una bugia.

-Non so- rispose. La voce bassa, roca, che mi graffiava l'anima. -Magari a noi due-

Noi due? Sentivo bene. Un inganno. Era un gioco. Una recita. Lui vestito da Cavaliere Oscuro, io da Sirena. Ebbi la sensazione che gli altri fossero solo spettri, che esistessimo solo noi due. Avrei voluto che quel ballo durasse per sempre, perché se fosse finito saremmo tornati alla normalità. E io non volevo la normalità, io...

Sciolse l'abbraccio. Barcollai. Come se fossi stata scagliata nel vuoto. In un certo senso era così. Ricercai il suo sguardo, brillante dietro la maschera nera. Lo trovai che mi stava fissando. Il mondo prese la consistenza della gelatina.

-Sono stufo di stare qua- sollevò un angolo della bocca.

-Davvero?- no, non volevo che se ne andasse.

Mi prese la mano. -Vieni, non mi piace tutta questa gente-

Non dovevo seguirlo. Tutto urlava pericolo. Eppure...

Mi lasciai condurre via. A quel paese la prudenza. A volte bisogna seguire l'istinto. Speravo solo di non pentirmi.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao!

Cosa ne pensate? Spero che non ci siano errori, ma visto che avevo il capitolo pronto ho deciso di pubblicarlo già stasera.

A presto!

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