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14. IL RIFUGIO

Nei giorni seguenti le lezioni si fecero più intense e io ebbi meno tempo per pensare alla misteriosa ragazza. In effetti ebbi anche meno tempo per pensare a Harry.

Un pomeriggio uscii tardi dalla biblioteca. Dovevo andare in camera e...

-Dobbiamo fare qualcosa di fantastico- la voce di Desy –Qualcosa di memorabile... -

Quelle parole non mi piacevano per niente. Cercai di controllare il respiro. Non dovevo farmi scoprire, perché ero certa che Desy fosse parecchio vendicativa. Mi avvicinai al muro.

-Che cosa?- chiese Beth.

-Hai già un'idea?- le fece eco Tara.

-Forse... qualcosa... potrei rivelarvi che cosa ho in mente-

Sentii un fruscio, come se si fossero avvicinate. Forse quello era il momento ideale per andarmene. Forse... oppure avrei rischiato di essere presa. No, dovevo aspettare. Dovevo sapere.

-Ho intenzione di organizzare personalmente una festa di Halloween-

Un coro di risatine. Restai immobile. Il cuore mi scricchiolava nel petto.

-E approfittarne per fare un bello scherzetto-

Le sentii più vicine. La gola mi si strinse. Mi spostai di lato e i miei passi rimbombarono forti come spari. Troppo forti.

-Ehi, c'è qualcuno-

Okay, era venuto il momento di andare. Corsi, con tutto il fiato che avevo in corpo. Il respiro divenne ansante. Il battito accelerò. Lo stomaco mi si contorse. Lo scalpiccio delle mie inseguitrici si fece più vicino, dovevo...

Il corridoio finì contro un muro. Mi fermai un istante prima di schiantarmi contro una finestra. Mi appoggiai, ansante, le gambe molli, il cervello che cercava di trovare una soluzione dove una soluzione non c'era. In lontananza si sentivano i passi e le voci di Desy e delle sue compagne. Perfetto, fine del gioco. Presto mi avrebbero fatto a pezzi. Mi sforzai di sembrare calma, almeno quello... e poi la vidi. Una porta che si mimetizzava con la tappezzeria scura. La speranza esplose. Non attesi. Mi buttai contro la maniglia che si aprì subito. Ci sgusciai dentro e la chiusi dietro di me.

-Deve essere qua- la voce squillante e furiosa di Desy.

Appoggiai la fronte contro la porta, pregando che non la vedesse. Tremavo.

-Non c'è- la risposta di Beth.

-Non può essere lontana, dobbiamo cercarla!-

Brividi gelidi lungo la schiena. Non potevano trovarmi. No, assolutamente, era escluso che...

-Cosa ci fai qua?-

Trasalii e mi voltai di scatto, le mani strette a pugni, come se dovessi difendermi. Harry mi fissava, avvolto nelle tenebre, le iridi verdi simili a smeraldi. Era completamente vestito di nero, tanto che in quel momento non dubitai che potesse essere davvero una qualche strana creatura uscita dalle pagine di un mito. Unica luce di colore erano i suoi occhi verdi. Verdi come i boschi, il paranormale, la speranza, la gelosia. Verdi come i miei sogni più proibiti. Verdi come la perdizione.

-Ti hanno mangiato la lingua?- continuò, felice di potersi prendere gioco di me.

Non riuscii a replicare perché da fuori sentii un forte rumore. Desy e le sue amiche si stavano avvicinando. Senza riflettere, perché riflettere mi avrebbe solo fatto perdere tempo che non avevo, balzai in avanti e mi nascosi dietro Harry. –Ti prego, non dire nulla-

Lui restò in silenzio, i muscoli rigidi, come se si aspettasse di doversi difendere da un momento all'altro. Il pensiero di un pupazzo di vetro si presentò nella mia mente. Una creatura che poteva finire in mille pezzi.

La porta si mosse. Presa dall'ansia mi guardai intorno e, notata una cassapanca, andai a nascondermi dietro di essa. Giusto in tempo. La porta si spalancò con un forte cigolio. Io restai immobile, i muscoli tesi, pronta a scattare. Se avesse parlato... no, non ci volevo neppure pensare.

-Harry- la voce di Desy divenne melassa. Come avrei voluto prenderla a schiaffi! Purtroppo non potevo. Inspirai a fondo e mi sforzai di rimanere immobile. Cosa abbastanza complicata.

-Desy, che bella sorpresa, cosa ci fai qua?- il tono di Harry mi provocò un sobbalzo al cuore.

-Io... stavo cercando una persona... ma che posto è questo?-

-Il mio laboratorio- rispose Harry. La voce era gelida. Non voleva parlarne, mi resi conto. In effetti non capivo cosa potesse farci con un laboratorio. Pensai di sollevarmi per guardarmi intorno. No, meglio essere prudenti. Non volevo rischiare di essere colpita da uno dei tacchi di Desy, sarebbe stato troppo pericoloso.

-Non sapevo che avessi un laboratorio- commentò Desy.

-E invece ce l'ho... altre domande?- non nascose il fastidio.

-Ehm no, non hai visto passare qualcuno?-

-Nessuno- un inverno gelido.

-Okay... beh, magari potremmo... -

-Ora scusatemi, ragazze, ma sto lavorando a un progetto, per cui v'invito a uscire-

-Uscire?- chiesero tutte e tre –Ci inviti a uscire?-

-Dalla stanza... fuori di qua!-

Le sentii allontanarsi borbottando qualcosa. Attesi fino a quando la porta non venne sbattuta, solo a quel punto mi azzardai a tirarmi un po' su... e incontrai lo sguardo di Harry. Verde e furioso. Beh, era bello anche così. Il cuore mi cadde a terra.

-Ora mi spieghi cosa sta succedendo-

-Le ho sentite parlare- borbottai, stando rannicchiata.

-Origliavi-

-Non origliavo!-

Mi fissò con la fronte aggrottata. Il suo sguardo lanciava scintille. Dimenticai come si faceva a respirare.

-Okay forse origliavo... leggermente... non molto- sbuffai.

-E hai sentito qualcosa che non dovevi?-

-Sì, Desy vuole fare uno scherzo, ma non ho capito i dettagli-

-Desy non sa fare altro- mi si avvicinò e mi porse la mano che io presi. Sentivo il cuore battermi forte. Mi sollevò, come se non pesassi nulla. Sentii la mia pelle andare a fuoco, ma mi sforzai d'ignorare quella sensazione che mi turbava.

-Non la sopporto- ammisi piano.

-La vita di Desy non è stata semplice, nessuno qua ha avuto una vita semplice in realtà, dovresti avere pazienza con lei-

Una fiammella di rabbia mi scosse. –Avere pazienza? Lei mi odia-

-No, non ti odia, lei ha paura di te... le persone spesso scambiano la paura con l'odio... lei percepisce che tu sei migliore e ti teme-

Migliore io? –Io non ho nulla più di Desy- mormorai con amarezza, ricordando la mia avversaria. Alta, formosa, semplicemente incantevole. Cosa poteva invidiarmi?

-Questo lo credi tu... Desy non è perfetta come te-

Perfetta? Aveva davvero usato quella parola? Le guance s'incediarono. –Che posto è questo?- domandai, tanto per cambiare discorso. Avevo qualcosa che mi stringeva la gola.

Harry ghignò. -Il mio rifugio- si strinse nelle spalle -ogni persona dovrebbe averne uno-

Annuii. -Vivi qui da molto?-

Il viso di Harry si incupì. Avevo parlato troppo? -Da sempre, non conosco altro luogo-

Provai un senso di tristezza. C'era qualcosa di sconfortante nel pensiero di una persona cresciuta a Woodville. Guardai altrove perché non vedesse il dolore nei miei occhi. Notai che c'era anche un vecchio computer. Un brivido mi percorse la schiena. Forse avrei potuto usarlo, forse...

-Non ci pensare neanche- la voce di Harry fu dura -non c'è Internet-

-Allora a cosa ti serve?- mi avvicinai e lasciai scivolare le dita sulla tastiera.

-Te l'ho detto, creo mondi- mi venne vicino e mosse il mouse. Una schermata nera piena di scritte bianche invase il monitor -Carrie, ti presento Python-

-Non si capisce nulla- mi lamentai.

-Non posso darti torto- si lasciò scivolare sulla sedia e cominciò a digitare.

Lo fissai confusa. Le dita danzavano sui tasti. Apparve un'immagine. Un castello. No, non era un semplice castello. Era Woodville.

-Crea mondi- mi spinsi avanti per guardare meglio. Ciocche scure gli caddero sulla spalla.

-Tra le tante cose- mi sembrò stanco -Ora però devi andartene-

-Subito?- sobbalzai.

-Immediatamente-

Ruotai verso di lui. Volevo capire se diceva sul serio. La sua espressione era indecifrabile. Mi sentii sciocca. Certo, non stavamo condividendo qualcosa.

-Devi andare- incrociò le braccia.

-Non capisco, a volte sembra che io ti piaccia, altre sei distante- gemetti.

Harry mi fissò. Gli occhi verdi mi fecero sussultare. Perché parlavo sempre troppo? -Vai, bambolina, vai-

Ricordai un personaggio di cui avevo letto molti anni prima. Erik, il fantasma dell'opera. Una creatura che si aggira nel suo teatro, lontano da tutti. Harry era forse così? Camminava ai limiti del mondo? Una creatura solitaria, un principe delle fate, come diceva la storia? Non lo sapevo. Mi passai una mano tra i capelli. Sentii un fastidio al petto. Avevo bisogno di aria.

-A presto- disse, come a sottolineare l'invito ad andarmene.

Uscii, il cuore martellante. Dovevo allontanarmi il più possibile. Se mai ci fosse stato un posto abbastanza distante.


NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao,

Cosa ne pensate di questo capitolo?

A presto!

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