10. ELEMENTI CHE SI ATTRAGGONO E CHE SI RESPINGONO
La mattina seguente mi svegliai appena in tempo per andare a lezione. Avevo dormito male. Strane donne, mare in tempesta, lacrime nere. Brutti sogni. Mi puntellai su un gomito. Raggi di sole scivolavano tra le tende. Lanciai uno sguardo all'orologio e sussultai. Tardi, era tardissimo!
-Perché la sveglia non è suonata?- domandai al nulla. E si saltava nuovamente la colazione! Scivolai giù dal letto, il cuore schizzato in gola.
Chantal dormiva ancora, il viso affondato tra le lenzuola, un braccio sulla testa. Come faceva a dormire così? Non l'avevo sentita rientrare. La chiamai, ma lei non si mosse. Alla fine le lanciai addosso il cuscino e lei mugugnò qualcosa.
-Presto, devi svegliarti- dissi.
-Ancora cinque minuti- borbottò lei.
Sbuffai. Non la sopportavo quando faceva così! -Chantal, devi alzarti subito!-
-Perché?- bofonchiò.
-Perché abbiamo la lezione di chimica!- la scossi.
-A me la chimica non piace- si stiracchiò.
Come se fosse stato un problema mio. -Beh, puoi provare a dirlo all'insegnante, magari ti esonera- l'afferrai per il braccio e la tirai giù dal letto.
-Va bene, va bene-
Dieci minuti dopo percorrevamo il corridoio. Chantal aveva i capelli azzurri in disordine e lo smalto sbeccato. Non sembrava preoccupata.
-È tardi, Winny odia i ritardi- lo dissi senza pensarci. E subito me ne pentii.
-Winny? Chi è Winny?- Chantal allungò il passo e me la trovai davanti. Cominciò a camminare al contrario, lo sguardo castano su di me.
-Un amico- mentii. Winny non era solo un amico. Winny era stato il mio... ragazzo? O forse esageravo? Forse non avrei dovuto definirlo ragazzo. Troppo impegnativo. Tra noi c'era stato solo un bacio. Era tempo di spostare il discorso. -Ieri sera non ti ho sentita rientrare-
-Abbiamo dovuto aspettare che i corridoi si liberassero- saltellò e rischiò d'inciampare. -Tu piuttosto, da dove sei passata?-
Okay, ora avrei dovuto dirle di Harry. Chantal era una sorta di amica e io avevo bisogno di confidarmi con qualcuno. -Ehm, dalla finestra- era la verità.
-Dalla finestra? Ma come hai fatto a salire da sola?-
Ecco una domanda alla quale non avrei proprio voluto rispondere. -Solissima- e a quel paese l'idea di parlarle di Harry.
-Wow, allora sei tipo un'acrobata- sgranò gli occhi.
-Sì, diciamo di sì- in un certo senso. La superai ed entrai nell'aula. Parecchi studenti avevano già preso posto. -Dove ci mettiamo?-
Chantal mi venne accanto. -In fondo, vicino alla finestra, almeno vedrò qualcosa d'interessante-
Annuii. -Come preferisci-
-Ti ho tenuto il posto- disse qualcuno.
Non compresi subito che si rivolgeva a me. Avanzai e...
-Ti ho tenuto il posto-
-Penso che parli con te- Chantal mi diede una leggera gomitata.
Mi voltai e vidi un ragazzo sorridente, i capelli castani tirati indietro. Robb. Sì, era Robb. Avvampai. Cos'avevo combinato la sera precedente? Come minimo si era illuso di piacermi.
-Hai fatto colpo- sussurrò Chantal.
Avrei solo voluto scomparire. Guardai altrove e...
Harry. Mi sarei aspettata un saluto. Come minimo visto la sera precedente. Non fu così. Mi passò accanto e prese posto in fondo all'aula. Harry neppure mi guardò. Fu come ricevere una pugnalata in pancia e sentii un acuto dolore. Perché faceva finta di nulla? Abbassai lo sguardo e mi sforzai di far finta di nulla. Forse avevo frainteso io. Forse quello della sera prima non era stato un gesto speciale verso di me. Ripensai alle sue mani su di me. Avvampai.
L'arrivo del professore mi permise di prendere posto al banco più vicino e di soffocare, almeno per il momento l'imbarazzo, anche se avrei voluto scomparire sotto il banco.
Mr Fool, l'insegnante di biologia e chimica, era un uomo basso e robusto. Si presentò con poche parole e cominciò subito a parlare della materia.
-Ci sono alcuni elementi della tabella periodica che inevitabilmente si attraggono e altri che si respingono- spiegò -vi lascio delle tabelle periodiche sulla cattedra, così ognuno può venire a prenderne una-
Ci fu un boato di sedie che strisciavano, di risate, di colpi di tosse. Mi alzai anch'io e mi diressi alla cattedra. Il cuore mi batteva all'impazzata. Chantal borbottò qualcosa che non capii. Feci per prendere la tabella periodica, ma qualcuno passò davanti a me. Una figura alta che trasmetteva una sensazione di potere avvolgente. E poi sentii due occhi verdi come il bosco puntarsi su di me. E bruciarmi come il fuoco.
-Mi sei passato davanti- protestai. In realtà avrei voluto dirgli altro.
Harry piegò le labbra carnose in un ghigno. -Se ci tieni proprio, tieni- mi porse una tabella periodica.
Il tempo si contrasse. Me la ritrovai in mano. Le sue dita cozzarono contro le mie. Percepii la sua furia, simile a un uragano che mi scuoteva. Sussultai come se qualcuno mi avesse spinta. Harry non disse nulla. Si voltò e se ne andò. Tornai al banco, lo sguardo fisso sul foglio senza riuscire a vedere. Ripensai a quello che aveva detto l'insegnante. Elementi che inevitabilmente si attraggono e altri che si respingono. Un brivido lungo la schiena. Naturalmente era una sciocchezza. Mi lasciai scivolare sulla mia sedia. Ero stanca, scossa, confusa. Inspirai a fondo. Era solo un momento così, un po' strano. Io non potevo essere attratta da Harry. Assolutamente no. La sera prima era stato un caso. Non c'era nulla di speciale. La gola mi si seccò.
Passai il resto della lezione in preda alla confusione. Arrivai a una decisione. Dovevo parlargli. -Tu vai pure avanti- dissi a Chantal non appena la campanella suonò -ti raggiungo-
-Oh, va bene... c'entra Robb?- mi strizzò l'occhio.
-Per niente-
Avevo visto Harry andare sul balcone in fondo all'aula. Attesi che tutti se ne fossero andati. E lo seguii. Sentii delle voci. Non era solo. Mi appoggiai allo stipite della portafinestra e sbirciai fuori.
Vidi una ragazza con i lunghi capelli castani e il fisico formoso. Desy. La gola mi si chiuse. Se ne stava vicino a Harry, il cielo a farle da sfondo. Sussurava qualcosa che non riuscivo a sentire. Lui si strinse nelle spalle. Il bracciale gli si mosse intorno al polso. Mi ritrovai a pensare che non avrebbe dovuto averlo, il regolamento lo proibiva. Forse però a lui non importava. Desy si spinse avanti. La gonna volteggiò con lei. Serrai le labbra. Come poteva la divisa starle così bene? Sentii il cuore battere più forte. Tanto forte da farmi male. Avevo la nausea. Harry non la scacciò. Fu questo a farmi male. Un coltello che premeva nel mio petto, che affondava nella carne, che faceva sanguinare. Puntini neri affollarono il mio campo visivo. Strinsi con forza lo stipite. Desy vicina a lui. Desy che condivideva il suo respiro. Desy che si scioglieva con lui. E io che agonizzavo. Arretrai. Volevo solo allontanarmi il più possibile. Volevo strappare dalla mia mente quello che avevo visto. Volevo mettere più spazio possibile tra me e loro. Mi voltai e corsi. Avevo sbagliato. Avevo frainteso. Ero stata una stupida e ora non mi rimaneva altro che l'immagine di quei due vicini. Troppo vicini. E io troppo sola.
NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao!
Cosa pensate di questo capitolo? L'ho riletto rapidamente per cui spero che non ci siano errori. Nel prossimo si aggiungerà un tassello al mistero che avvolge Woodville.
A presto!
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