16. Segreti
Caleb aveva previsto tutto.
Aveva già affrontato in passato avversari come il Colosso che gli stava di fronte, cercando di incutergli paura con la sua brutta faccia senza riuscirci, e si era già immaginato mentalmente il suo primo attacco.
Non aveva intenzione di perdere troppo tempo e quindi lo spronò con un gesto a farsi sotto, ruotando tra le dita i due pugnali ambrati, senza dimenticarsi di sorridere. Si divertiva un mondo in quelle situazioni, gli piaceva vedere i palloni gonfiati come quello rimangiarsi le loro stesse parole.
Gli piaceva capovolgere le parti.
Infatti per stazza e forza quel demone avrebbe dovuto finirlo con un semplice fendente della sua ascia, poiché lo superava di gran lunga, eppure Caleb sapeva che non sarebbe successo e non importava se tutto in quel essere urlava al suo istinto di sopravvivenza di scappare e di stargli alla larga, lui lo avrebbe superato e ribaltato.
- Preparati a morire, pidocchio!
- Finché continuerai a minacciarmi e basta, le tue parole non saranno credibili, Orco!
Caleb poté notare con la coda dell'occhio la sua giovane compagna di viaggio sgranare gli occhi scuri a quell'ennesima battuta sfrontata e guardarsi intorno, preoccupata, mentre la gente si ammassava in una circonferenza il cui centro erano loro, spostando sedie e tavoli.
Probabilmente ciascuno di quei demoni non aveva aspettato altro che una rissa per ravvivare la serata in quella taverna sudicia. E quello straniero, finalmente, li avrebbe accontentati tutti.
Ftuman ruggì, battendo la propria ascia di piatto sul petto e scagliandosi un istante dopo contro l'avversario, che saltò all'indietro, schivando l'arma affilata e, appena toccò terra, si diede uno slancio tale da passare sopra alla testa ancora china in avanti del demone. Le lame tracciarono due segni perfettamente simmetrici sulle guance grigiastre del demone, mentre Caleb atterrava alle sue spalle.
Zahira trasalì, ritrovandosi improvvisamente di fronte quella mole nerboruta e ringhiante. Il giovane guerriero si era mosso così rapidamente che erano passati solo pochi secondi sufficienti, però, a far aumentare ancora di più l'ira di quella bestia.
- Invece di fuggire e giocare come un bambino, vieni qui e affrontami, se ne hai il coraggio!
Questa frase di sfida fu seguita dalle urla dei demoni che davano man forte al rappresentate della loro razza, sputando per terra e insultando l'umano che non aveva il fegato di battersi sul serio.
A quelle insinuazioni il sorriso canzonatorio del ragazzo scomparve e fu sostituito da un'espressione severa e per nulla divertita.
Aveva deciso di smettere di ridicolizzare il Colosso.
Ora avrebbe fatto sul serio, anche perché a causa sua stavano perdendo troppo tempo e i suoi amici li aspettavano.
Attese che il suo avversario traballante tornasse a ergersi dinanzi a sé e allargò le gambe in posizione d'attacco, alzando finalmente i pugnali e rivolgendo entrambe le lame al suo nemico.
I suoi occhi da guerriero individuarono subito i punti da colpire.
Questa volta avrebbe attaccato lui per primo.
Incrociò lo sguardo rosso e minaccioso del Colosso , realizzando che stavano per agire contemporaneamente. Nel medesimo istante entrambi scattarono uno verso l'altro. Ftuman mirò alle sue gambe, mentre Caleb saltava in avanti, appoggiandosi sul piatto della lama del nemico. Piroettò in avanti colpendogli il mento col manico di uno dei pugnali, sbilanciando una volta di più il suo precario equilibrio all'indietro.
Non aveva intenzione di ferirlo, era solo in mezzo ai demoni e niente poteva garantirgli che quella sottospecie di Orco non avesse amici tra gli astanti pronti a vendicarlo alla prima occasione.
Mentre per lui Zahira non si poteva considerare un valido aiuto, sapeva a malapena reggere un pugnale e dopo l'imboscata aveva notato che ogni qual volta le sue dita toccavano l'elsa dell'arma esse venivano scosse da lievi spasmi.
Lei non apparteneva a quel mondo dominato dalla guerra, come loro, ma Caleb sentiva che il percorso che stava compiendo l'avrebbe cambiata.
Magari un domani avrebbero anche potuto battersi fianco a fianco, ne aveva riconosciuto le abilità grezze.
Tuttavia, ora era ancora presto.
Diede un calcio ulteriore alla testa del demone e fece leva sulla sua spalla per superarlo, ormai lo aveva intontito. Lo si capiva dal modo in cui anaspò, cercando di colpirlo, liberando alcuni fendenti a vuoto senza una mira precisa.
Caleb atterrò a gambe piegate sul pavimento sudicio e si esibì in una mezza rotazione, facendo perno su un piedie e allungando la gamba opposta.
Colpì la caviglia zoppa del demone, per poi scattare in piedi e dare un calcio ben assestato dietro al ginocchio sano. Il demone finì in ginocchio urlante, mentre il ragazzo stringeva entrambe le lame al suo collo.
- Ora chi gioca più, eh?- gli sussurrò a un orecchio, stringendo la presa e obbligandolo a gettare a terra l'ascia - Scommetto che ora ti piaceva di più quando "giocavo", vero Ftuman lo Zoppo?
La taverna fu invasa da un silenzio assoluto.
Zahira credette che da un istante all'altro tutte quelle creature della notte sarebbero saltate addosso al suo compagno per vendicare il loro orgoglio ferita da uno stupido umano...
Invece dal tavolo infondo alla stanza, dove si era sentito un gran trambusto di ferro e boccali poco prima, partirono delle risate e degli applausi che contagiarono gli astanti, tranne coloro che avevano scommesso contro il ragazzo e che avrebbero dovuto sborsare i denari persi.
La donna velata si avvicinò di un passo alla creatura ancora in ginocchio, lanciando un'occhiata divertita al guerriero.
- Ebbene?
Il demone non alzò neppure lo sguardo, liberando un basso ringhio che sarebbero dovute essere le sue scuse.
- Perdonatemi, Mia Signora, ma voi avete sentito qualcosa?
Ftuman lanciò uno sguardo di disprezzo a Caleb, prima di schiarirsi la voce:
- Vi chiedo perdono per la mia...
- ... Scortesia? Mancanza di buone maniere? - Gli suggerì Caleb, godendosi la scena.
- Esatto... Scusate la mia scortesia e la mia mancanza di buone maniere. Ora potete dire a questo pidocchio di lasciarmi andare?
- Per favore, cavaliere...
- Certo, certo. - liberò il demone e lo sorpassò con passo sicuro, facendo un cenno con la mano a Zahira - Muoviamoci! Addio Ftuman lo Zoppo!
Il demone lo guardò uscire con l'odio che gli dipingeva lo sguardo e la sete di vendetta che gli pizzicava la lingua.
Avrebbe trovato un modo per cancellare quel sorrisino compiaciuto dalla faccia di quell'umano.
Lo avrebbe fatto con le sue stesse mani e poi avrebbe fatto del male anche a quella puttana e a quel ragazzino che erano usciti con lui.
Ftuman non era tipo da dimenticare un torto subito.
E non avrebbe neppure dovuto aspettare tanto...
- Come avete potuto?!?
Baar levò gli occhi dalla ragazza tremante sotto di sé, le vesti ridotte a brandelli e la pelle graffiata là dove i suoi artigli avevano bramato la sua carne. Non sopportava le interruzioni, mentre stava cercando di procreare.
In realtà non sopportava più le continue pretese che i Favoriti stavano muovendo nei suoi confronti.
Le lacrime di quella ragazza gli avevano calmato i nervi e il sangue delle ferite che le aveva appena aperto gli stava implorando di essere bevuto fino all'ultima goccia, ma gli occhi fiammeggianti del Mezzospettro avevano interrotto quel incanto e ora sarebbe stato inutile concentrarsi.
Aveva sperato che tra quelle belle e forti ragazze che aveva rapito in quel villaggo di Bianchi puri sarebbe riuscito a trovarne almeno una in grado di riuscire a contenere fino alla fine una gravidanza demoniaca; invece, una era morta e ora questa era destinata a fare la medesima fine.
Ruggì la propria rabbia, affondando i denti nella carne pallida della giovane, per poi buttarla a terra e lasciarla morire agonizzante nel suo stesso sangue, mentre cercava di tamponarsi inutilmene la ferita con le mani.
I suoi occhi fiammeggianti cercarono la causa della sua interruzione e le sue mani si strinsero intorno al collo del Favorito dai capelli di sangue.
- Come osi interrompermi? Come osi rivolgerti a me in questo modo? Come osi?- un ringhio gutturale gli uscì dalle labbra, mentre stringeva la presa, il demone rimase inerme nel suo pugno - Tu! Sei esattamente come gli altri! Alla prossima luna succhierò il tuo sangue! Da troppo tempo ho rimandato e oramai non mi servi più!
- Zavarock non potrà mai servirti come ti ho servito io, Padrone!
- Eppure è lui ora a guidare una spedizione per conto mio, sta dimostrando di essere un ottimo segugio ed è il più potente tra voi... - Lo buttò a terra, prima di avvicinarsi al suo morbido letto e rivestirsi senza degnarlo di uno sguardo.
Il Principe Baar era un Demone Superiore volubile e iracondo, i suoi gusti e i suoi favori erano affidabili e sicuri come gli oracoli che un tempo predicevano il futuro.
Ergo il suo volere era ambiguo e inafferrabile.
Tra i suoi fratelli, tuttavia, era il favorito dell' Imperatore e quindi nulla e nessuno avrebbe mai tentato di sorpassarlo, e nel caso si fosse stati così pazzi dal provarci vi era un solo modo per prenderne il posto ed era questo che frenava tutte le mire di potere.
Infatti nessuno ne sarebbe mai stato in grado.
Dactor sapeva bene cosa significasse tentare di battere un Demone Superiore, ne portava ancora i segni. Aveva tentato di ucciderne uno e ci sarebbe riuscito se non fossero intervenute le sue guardie.
Un Demone Superiore era mille volte più forse di uno Spettro.
E lui ne era solo per metà.
Eppure sapeva che aveva ancora una carta da giocare a proprio favore, mentre si tastava il collo, riprendendo fiato.
- Ma Zavarock non sa...- Tossì, sputando fuori un grumo di sangue secco. La vista del corpo morente della ragazza gli causò delle fitte allo stomaco; non si era ancora sfamato quella notte e la vista del sangue fresco proveniente da una vittima ancora calda gli provocava un desiderio quasi bruciante.
Baar si voltò a guardarlo, stringendo gli occhi per il disgusto che provava nei confronti di tutti coloro che gli erano inferiori. Eppure il Mezzospettro aveva usato parole che suo malgrado avevano attirato la sua attenzione su un dettaglio che gli era sfuggito.
La doppia natura del suo Favorito prediletto.
Se n'era dimenticato completamente quando gli aveva dato il permesso di mettersi sulle tracce dei Ribelli e ora la rabbia gli montava dentro lentamente, come una tempesta di sabbia.
- Non sa la sua altra parte...- Si mise in ginocchio, rialzandosi lentemente e godendosi per un attimo l'espressione paralizzata del suo padrone per poi bearsi del suo ruggito.
Non era più lo stesso che faceva per l'ira e basta, significava che quella notte il sangue sarebbe traboccato dalle vene dei suoi nemici e avrebbe invaso il Deserto Vorace.
E sapeva che aveva riacquistato in parte un ruolo importante, perché Dactor non poteva tradire il suo Signore, non solo perché era demone a metà, ma perché lo Spettro che era in lui sarebbe sempre stato legato al sangue che solo il suo padrone poteva concedergli...
Mentre Zavarock?
Zavarock aveva un segreto nascosto nella sua altra natura, che persino lui stesso non conosceva e non avrebbe mai dovuto conoscere.
Anche Baar parve ragionare nel medesimo modo, perché chiamò una guardia e le intimò di chiamare due Superiori.
- Dactor, va con lui. I due Superiori obbediranno a te, ma dovrai dimostrarmi ciò che vali! Non tornare a mani vuote, portami i Ribelli e Zavarock ancora ignaro di tutto!- ringhiò, lasciando che della bava gli gocciolasse lungo il mento - O se no sarà la tua fine!
Dactor chinò la testa, genoflettendosi prima di uscire in fretta con un nuovo ghigno sulle labbra.
A volte i segreti dei potenti potevano rivelarsi utili ai più deboli. E lui sapeva bene come volgere la partita a suo favore.
- Sei sicuro di farcela?
- Non ti preoccupare, in tutti questi anni vi ho tenuto d'occhio sempre in questo modo, quando potevo.
- Ah...- Luke non sapeva se essere impressionato o un po' inquietato da quella nuova informazione, ma decise di ignorarla e concentrarsi sull'apparente giovane elfo immerso per mezzo busto in acqua.
La Sorgente da cui si spandevano le acque più cristalline provenienti dalla Montagna Dracnea si apriva di fronte a lui come un'ampolla di acqua illuminata da una miriade di cristalli dalla tenue luce azzurrina e dalle torce che avevano appeso agli estremi della caverna.
Era uno spettacolo inconsueto alla vista: i cristalli luminosi erano ricoperti da una patina di ghiaccio come il pavimento stesso; lastre gelide pendevano dal soffitto a costituire stalagmiti e stalagtiti dalle forme più strane e dalle lunghezze più varie.
Luke aveva le dita ghiacciate e cercava di capire come riuscisse il suo amico a resistere in quella posizione, quasi completamente immerso nell'acqua fredda della Sorgente.
Eppure Artù pareva tranquillo, anzi, sembrava improvvisamente rilassato in quell'habitat inadatto alla vita e ancora più inappropriati a un qualsiasi bagno... L'elfo accarezzava la superficie dell'acqua, mormorando una nenia intensa e dal ritmo crescente in una lingua che aveva udito davvero poche volte.
- Luke, libera la mente e concentrati. Cerca la pace nella tua anima e focalizza ciò che vuoi vedere... Io non ne conosco i volti.
Il generale annuì, chiudendo a sua volta gli occhi e cercando di scacciare il gelo che gli attanagliava le membra e lo spingeva ad agitarsi.
- Non lottare, lascia che il ghiaccio ti sussurri, mostragli cosa cerchi e non opporti. Il freddo è solo apparenza.
Luke avrebbe voluto rispondergli che le sue mani potevano testimoniare bene il contrario, ma si trattenne e cercò di concentrarsi esattamente come gli aveva detto l'amico.
Dopo parecchi minuti iniziò a visuallizzare i capelli di entrambi, le figure e i volti con nitidezza.
Le armi, la gestualità e le voci.
Gli occhi così diversi e così simili.
I fisici opposti, ma da guerrieri entrambi e da valorosi ragazzi.
Sentì il rumore di una goccia che scivolava in acqua, mentre il respiro di Artù si regolarizzava e la sua voce taceva. Socchiuse gli occhi e rimase impressionato a guardare una sfera di acqua ruotare sul suo stesso baricentro di fronte all'elfo.
I lunghi capelli d'oro zecchino fluttuavano in aria, cingendo il viso delicato e serio del giovane, allungandosi verso la sfera come se ne fossero attratti. Le mani dell'elfo avevano i palmi rivolti verso di essa e i muscoli tesi delle braccia mostravano lo sforzo che stava facendo. In quella sfera trasparente delle immagini prima sfocate si fecero sempre più nitide e chiare.
Delle mani apparvero all'improvviso, come se fossero state appena immerse in una tinozza d'acqua e poi vennero ritratte di scatto, come se avessero preso la scossa. Una voce ovattata e lontana parve rimbombare nella grotta, mentre un viso solcato dai segni dell'incertezza e della diffidenza si faceva avanti. Dietro quel viso famigliare dai tratti perfetti si potevano vedere delle travi di legno robusto e scuro appena illuminate da una luce tenue, simile a quella delle candele.
- Generale Skindar?
- Leolyn!- l'uomo scattò in avanti, ma si fermò appena in tempo prima di toccare l'acqua, se l'avesse fatto l'incantesimo si sarebbe dissolto nel nulla e avrebbero perso la loro unica possibilità di comunicare - Dove siete? Cosa vi è successo?
- Abbiamo avuto delle complicazioni. Siamo stati attaccati e presi prigionieri da dei demoni, poi un Sacerdote dell'Antica Dottrina e una ragazzina di una delle Tribù del Deserto Vorace ci hanno aiutati a scappare...- Il giovane fece un breve resoconto delle loro vicessitudini e della loro situazione attuale, prima di tacere e aspettare il giudizio del suo generale.
- Capisco le vostre ragioni e se il ragazzo ha un messaggio per noi da parte della Dea avete fatto bene a condurvi lì, ma non indugiate troppo e tornate il prima possibile.- esitò un istante, prima di rivolgergli un'altra domanda, quella più importante - E la reliquia?
- Non è sicuro parlarne in questa maniera, la casa è piccola e non posso essere certo che non ci siano orecchie indiscrete... Non ho fatto in tempo a controllare.
- Bene, allora aspetteremo il vostro ritorno e manderemo una squadra sul confine per accogliervi. L' importante è che stiate bene... Ma dov'è adesso Caleb?
- Insieme a Zahira ad aspettare il nostro contatto, signore.
Luke si passò una mano sul mento, accarezzandosi la barba brizzolata, e una lieve ruga comparve sulla sua fronte: - Cosa ne pensi di questa ragazzina, Leolyn?
- Credo...- l'elfo tentennò, alzando per un istante lo sguardo, come a voler cercare qualcosa e poi sospirò - So quello che ho visto, generale, con un semplice pugnale è riuscita a trapassare da parte a parte un demone, come se la lama si fosse raddoppiata. Quindi, credo che potrebbe rivelarsi più di una semplice ragazzina alla ricerca di un antidoto.
- Il tempo è quasi esaurito...- mormorò in un soffio Artù, mentre piccole gocce di sudore gli solcavano la fronte e il petto nudo, i muscoli tesi stavano iniziando a formicolare per lo sforzo della doppia connessione. Inoltre sentiva una forza nera e maligna farsi largo nel luogo in cui si era affacciata la sua mente - Stanno arrivando...
Luke lo osservò, corrugando la fronte confuso da quella frase inaspettata - Stanno arrivando chi?
- Leolyn! - Una voce esterna al loro campo visivo ed interna alla bolla fece voltare l'elfo di scatto.
- Un gruppo di demoni capitanati da Colui che fu Uno, ma divenne Doppio arriva per rubare il vostro sangue. Non lasciatevi ingannare, le apparenze spesso sono maschere di anime occulte!
Luke vide il volto di Leolyn voltarsi a guardarlo con gli occhi confusi e i muscoli contratti, stava succedendo qualcosa e anche lui aveva udito quelle parole.
E mentre Artù liberava un urlo, cadendo interamente in acqua, la sfera si dissolse in una pioggia scrosciante.
Lasciando il generale con una sensazione di pericolo che gli stringeva le viscere. Si gettò a sua volta nell'acqua gelata per aiutare l'amico, riascoltando nella sua mente le parole appena udite e facendosi una sola domanda.
I suoi ragazzi si sarebbero salvati?
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