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13. Knaabor


- Dobbiamo rimetterci in marcia subito, queste due razze di demoni non agiscono di propria iniziativa, ma sono legate ai Principi Superiori. Vedendoli non tornare, ne manderanno altri e noi non siamo pronti ad affrontare un nuovo scontro.

La voce di Caleb fece rinsavire la ragazza, ancora ferma a sorreggere il corpo del sacerdote, mentre Leolyn osservava la ferita sulla mano del medesimo con gli occhi cristallini attenti. Il giovane elfo si accorse che la loro compagna stava tremando, notando le sue dita strette alla stoffa della veste di Gideon e sospirò. Aveva capito la situazione in cui si trovavano e, a differenza di Caleb, sospettava che non sarebbe stato così facile riprendere il viaggio come lo avevano organizzato prima di quella imboscata.

- Caleb, il ragazzo continua a perdere troppo sangue... I zaarak ci troveranno subito seguendone l'odore. - Gli fece notare in fine, a bassa voce, dopo aver caricato sul proprio shuren candido il ferito, supportato da una Zahira stranamente silenziosa.
- Dici che dovremmo deviare direzione?- si accarezzò lentamente il mento, osservando l'orizzonte di fronte a loro e poi il tragitto che avevano fatto alle loro spalle - Perché non possiamo fare soste di alcun genere, se ci trovano siamo morti e... Quello cadrà nelle mani dei demoni. -

- Ma non possiamo proseguire, non abbiamo medicazioni e se non ci fermeremo a disinfettare la ferita, la sabbia e il calore rischieranno di infettarla. E lui è un Sacerdote Luminoso, hai visto anche tu cosa sa fare. - gli fece notare Leolyn, indicando il corpo mezzo carbonizzato che lui stesso si era affrettato a coprire con un pezzo di stoffa sgualcita - E ha un messaggio per la Resistenza. Per noi. Forse ci aiuterà a trovare la Chiave.

- Se non ci farà ammazzare prima...- grugnì il guerriero, grattandosi la testa con una mano, i ricci bruni scoprirono per un attimo la fronte rivelando una piccola cicatrice dalla forma frastagliata - Va bene, passeremo per la Foresta dei MilleVolti, allungheremo il tragitto senza tagliare per le Rocce Millenarie, ma saremo coperti e i demoni non ci seguiranno...
- Gideon non resisterà così a lungo, lo sappiamo entrambi, perde troppo sangue.
- Allora proponi tu qualcosa! - Si offese Caleb, con un gesto della mano diede a vedere l'impazienza che lo stava attanagliando dalla fine dello scontro.

- C'è la città di Knaabor a pochi chilometri dalla Grande Traversata, dovremmo proseguire per tre ore e poi deviare verso est...
- Arriveremo per le ultime luci, è un grosso rischio... E poi una volta dentro dove andremmo? È un avamposto dei demoni, in pratica...
- Non tutti là ci sono nemici... - Gli lasciò intendere con una semplice occhiata a chi stesse alludendo e il viso del giovane bruno divenne improvvisamente scuro. I suoi occhi scintillarono di una luce che Leolyn conosceva bene e che non prometteva nulla di buono.

- Mi stai chiedendo di deviare e tardare il nostro ritorno di un altro giorno, infilarmi in una delle città in mano ai demoni, dai quali stiamo scappando, e rischiare la vita di uno dei nostri... Per cosa? Rischiamo anche di perdere tutto, non soltanto la nostra vita, ma anche la nostra missione finirebbe nelle mani dei demoni con una delle poche speranze che abbiamo! Per cosa?- Caleb aveva le guance livide alla sola idea. Era pronto a sacrificare sé stesso per la Causa, ma non era disposto a rischiare tutto per una cosa che si sarebbe potuta risolvere in altro modo.

Erano in ritardo sulla tabella di marcia, avevano alle calcagna altri demoni e, ora, dovevano pure tuffarsi in uno dei loro avamposti, insediato nell'unica città vicino alla Grande Traversata proprio con l'intento di catturare i Ribelli e scoprire dove fosse la loro Fortezza...
Era un suicidio!
Tanto valeva aspettarli seduti su un masso, almeno sarebbe morto combattendo con onore e non come un topo in trappola.

- Caleb, andremo a Knaabor, abbiamo un ferito, che potrebbe condurre i demoni direttamente al rifugio della Resistenza. So che è pericoloso, ma che altra scelta abbiamo? Vorresti abbandonare un Sacerdote Consacrato alla Dea? - il giovane elfo gli afferrò un braccio per incrociare il suo sguardo, le labbra sottili piegate in un espressione severa e per niente gentile - Lo faresti, fratello?

- Farei tutto ciò che è indispensabile per tutti voi. - rispose lentamente, e nei suoi occhi scuri non un sentimento trasparì, neppure allo sguardo indagatore di una creatura dagli occhi che riuscivano a vedere l'anima delle persone come Leolyn - Andremo a Knaabor, avvisa gli altri. Io eliminerò le nostre tracce... E prega la Dea Madre che il tuo piano funzioni!

Gli occhi di Leolyn seguirono il suo compagno, mentre si avvicinava al cadavere rimasto a terra. Non era l'unico, vi erano altri due mezzidemoni che avevano ucciso loro stessi e che dovevano essere seppelliti, non solo per nascondere ciò che era accaduto, ma perché loro erano meglio dei demoni.

Nessuno meritava di essere mangiato dagli animali che infestavano il deserto. E né lui né Caleb potevano sapere che genere di mezzodemone fossero.
Ne esistevano di due tipi, uno dei quali feroce, ma privo di volontà propria... Succube dei veri demoni e che però era solo un essere umano dilaniato da una maledizione incurabile.
Non aveva colpe.
E per questo dovevano essere seppelliti, erano anche loro vittime innocenti della violenza dei demoni.

Sospirò, prima di avvicinarsi alla ragazza dai capelli sanguigni e toccarle appena la spalla. Ella sussultò, afferrando il corto pugnale che aveva ritirato nella cintura ancora incrostato di sangue, la mano dell'elfo fu subito sulla sua a fermarla.

- Tranquilla, sono solo io.

Zahira strinse le labbra, respirando affondo. Aveva la testa che le pulsava e l'immagine di quel demone tornato umano era ancora impressa nei suoi occhi scuri. Non aveva mai provato una sensazione del genere, un attimo prima era un demone dalla pelle rossa e gli occhi maligni, l'attimo dopo il derma aveva cambiato colore e aveva visto solo uno sguardo innocente straziato dal dolore.

Quegli occhi verdi le avevano fatto tornare in mente quelli di Ismin.

La mano delicata che le aveva afferrato la sua le sfilò lentamente l'arma, senza distogliere lo sguardo da lei. Leolyn aveva assistito a tutto e ora aveva solo una domanda in testa che non gli dava pace, ma non era il momento di pensarci.
- Zahira, ascolta, fra poco ripartiremo, ma non proseguiremo per questa strada, dobbiamo prima curare il tuo amico. - la informò, cercando di incrociare il suo sguardo - So che sei sconvolta, tu non appartieni alla guerra e al sangue come noi, ma devi essere forte. So che lo sei.

Zahira levò lo sguardo sul ragazzo elfico, pensando che quegli occhi trasparenti e dolci parlavano di distruzione e conoscevano la morte più di quanto lei potesse immaginare. In che mondo si stava cacciando? Perché tutto questo stava succedendo proprio a lei?
Si sforzò di deglutire e si inumidì le labbra, annuendo.
Quelle domande erano inutili, ormai era in quella situazione e l'unico modo per cavarsela era arrivare dai Ribelli, non aveva alternative.

- Dove andiamo?
- Nell'unica città che c'è per miglia e miglia... Knaabor.

La ragazza esitò, ricordando ciò che sapevano tutti i Clan delle Sette Tribù: quella città pullulava di demoni e di mercenari, anche se un tempo era stata una semplice città commerciale dove le tribù si recavano a scambiare ciò che trovavano o costruivano nel Deserto Vorace, vi erano stati i più grandi e ricchi mercati di sempre... Ma oramai era stata ridotta a una tana per la peggior specie di creature in circolazione.

Osservò Leolyn stringere con maestria una medicazione improvvisata intorno alla mano del sacerdote. Era un sottile pezzo di stoffa molto lungo che egli arrotolò intorno a tutto il palmo e che aveva lo scopo di bloccare il flusso del sangue.

- Cerco di limitare i danni, non vogliamo che muoia dissanguato, vero? - le passò una borraccia che teneva legata sotto il mantello - Bagnagli le labbra e se vedi che ha sete concedigli solo brevi sorsi per volta. -

Zahira strinse la borraccia tra le dita pallide e si sforzò di fare ciò che gli era appena stato detto, senza pensare alla loro destinazione. Si stavano per cacciare in uno dei covi piu malfamati del Deserto Vorace e una strana sensazione le stringeva le viscere. Scostò i capelli chiari del sacerdote dalla fronte e notò un pallore di morte propagarsi sulle sue guance, mentre gli accostava da bere alle labbra secche.

- Zahira...

Il suo nome sussurrato con quella voce pareva uscito dalla bocca della morte. Gli occhi di ametista la guardarono leggermente appannati, cercando di articolare altro, ma lei lo interruppe, facendogli cenno di tacere:
- Di qualsiasi cosa si tratti, me ne parlerai quando starai meglio. Ora devi riposare.
E con quelle parole riprese a dargli da bere lentamente, senza perdere d'occhio la fasciatura già zuppa di sangue e i due ribelli.

Caleb non sembrava tranquillo, sfoggiava uno di quegli sguardi pensierosi di chi voleva solo stare con se stesso, isolato. Cercò di decifrarne i sentimenti, quando si incrociarono, ma lui lo distolse quasi subito richiamando Leolyn con un gesto e una voce.

- È ora di rimetterci in marcia!

Lo zaarak era inquieto.

L'enorme demone-segugio dal lungo corpo nero rivestito di scaglie scure e dalle quattro zampe simili a quelle delle cavallette, ma che solitamente teneva ripiegate per muoversi solo strisciando con una velocità impressionante, erano ben salde nella sabbia. Il viso triangolare era rivolto al suolo e alla sabbia che gli si era insinuata nel pelo folto e ispido che gli ricopriva il cranio e la parte superiore della schiena.
Emise un suono acuto, mentre si passava la lunga lingua sui denti aguzzi, come se volesse attirare la sua attenzione.

Una figura ammantata di scuro posò la mano coperta da uno spesso guanto di pelle sul cranio della creatura, annusando a sua volta l'aria e chiudendo gli occhi.
- Dobbiamo chiamare il padrone, Kebet! - richiamò l'attenzione dell'altra sentinella al suo fianco con un gesto della mano - Ha fiutato l'odore del sangue.
L'altro scoppiò a ridere, un suono stridente che infastidì le orecchie del suo compagno, che si affrettò a dargli un colpo al ventre, piegandolo in due.

- Maledetto Zavarock...- ringhiò a bassa voce, mugolando per il dolore, mentre quest'ultimo scendeva dalla duna, in una vallata infossata dove diverse tende scure celavano la presenza di una legione infera - Non rimarrai per sempre il Favorito del Padrone, so la fine che fanno i tipi come te...
- Se non ce la fai a camminare, puoi strisciare, Kebet! Tanto sei abituato a farlo, no? - Lo incitò l'altro facendo finta di nulla, anche se aveva udito perfettamente le sue parole.

Non erano una novità per uno come lui, che era sempre sotto minaccia anche se tutti credevano che fosse protetto e che si comportasse in quella maniera solo perché  aveva il patrocinio del loro Signore .
Digrignò i denti a quel pensiero.
Nessuno lo aveva mai difeso in vita sua, i demoni non proteggevano, erano divisi tra chi doveva abbassare la testa e chi doveva alzare un solo dito per ottenere ciò che voleva.

Da una parte i Potenti, dall'altra gli Inferiori e chi era troppo debole o codardo come Kebet per azzardarsi a rischiare anche solo un artiglio per cambiare le cose.
Ma su un cosa avevano tutti ragione: Zavarock era diverso da tutti gli altri Favoriti.

I Favoriti.

Chi li guardava li invidiava, ma solo loro sapevano cosa significasse davvero essere stati scelti e quale sarebbe stato il loro destino al minimo fallimento.
Erano pur sempre Inferiori solo un po' "privilegiati", ma non senza dare nulla in cambio.

A quel pensiero un sordo ringhio gutturale gli partì dal fondo della gola, rimbombando nel proprio petto ampio e muscoloso, ma si trattenne.
Ormai era di fronte alle prime tende e dare prova della sua rabbia non sarebbe stato vantaggioso per gli altri.

Avrebbe sicuramente iniziato una rissa e lui non le iniziava quasi mai, era sempre quello che le finiva. Era quasi sicuro che qualcuno avrebbe provato a infastidirlo, perciò calmò il battito del proprio cuore, rimandando a dopo quel piccolo svago.

Kebet lo raggiunse, ostentando ancora una smorfia dolorante sul viso. Era un Avdaq, la sua razza era piuttosto tozza, ma nerboruta, le mani presentavano quattro artigli al posto delle dita ed erano una delle cose più fastidiose che potesse avere un demone, perché non potevano essere nascosti. Il cranio era coperto da lunghi capelli blu notte che risaltavano sulla pelle blu-grigiastra, e due irridenti occhi da aquila occupavano buona parte del viso, sopra a un naso anonimo e delle labbra nere e sottili. I lineamenti del volto lo facevano assomigliare a un umano e questo era utile talvolta, malgrado gli artigli.

- Avete già finito il vostro turno? Il sole non è ancora tramontato... - Li bloccò un demone dalla pelle rossa.
Zavarock si limitò a guardarlo dritto negli occhi e quello abbassò la testa, come se fosse stato piegato da una forza superiore. Era un Maledetto, non avrebbe dovuto parlare in quel modo a uno nella posizione di Zavarock. Anzi, non avrebbe dovuto parlare, punto.

Kebet si leccò le labbra pregustando la violenza che si sarebbe consumata davanti ai suoi occhi di lì a poco, poiché l'unica cosa buona di essere affiancato a un Favorito era poter assistere ai suoi scoppi di ira e alla sua forza incontrollata e brutale.

Era come uno spettacolo improvviso, che esaltava e incitava a proseguire. La cosa assurda dei Maledetti e che se ne attaccavi uno, gli altri ti si sarebbero gettati addosso. Non per spirito di fratellanza o altre stupidate del genere, ma perché tutti i demoni erano programmati per quello.

Per la violenza.
Per il sangue.

- Muoviamoci, Kebet. - ringhiò Zavarock, spingendo a terra quel demone e avanzando dritto verso il padiglione centrale - Avrai ciò che vuoi dopo, prima dobbiamo avvisare Baar!
L'Avdaq rimase deluso dal suo autocontrollo, era l'unico dei Favoriti che mostrasse quella particolare capacità, un fatto inspiegabile per loro.

Era per quello che, Kebet se lo sentiva, incuteva tanta paura, forse pure un po' anche allo stesso Padrone.

- Ho sentito dire che ci sono delle guardie che controllano chi entra e chi esce...

Caleb si voltò a osservare la ragazzina alle sue spalle, che si reggeva con le mani al retro della sella pur di non stringersi a lui, questo fatto gli fece spuntare un mezzo sorriso sulle labbra. Erano in viaggio da due ore, si erano allontanati appena dalla Grande Traversata e ora si dirigevano a Est, il sole era una palla infuocata che ormai incendiava il filo dell'orizzonte e si domandava per quanto avrebbe resistito in quella posizione scomoda. Eppure le aveva salvato la vita e le aveva persino regalato un pugnale!

Scosse la testa, chiedendosi se sarebbe mai riuscito a comprendere le donne.

- Mi hai sentito?
- Certo...- sospirò, scuotendo i morbidi ricci bruni - Sei tu ad aver sentito male: non controllano mai chi entra, ma chi esce sì. Quindi per entrare siamo a posto, nessuno ci noterà... Ho tolto ogni cosa che ci potesse tradire, eliminato lo stemma della Resistenza e Leolyn ha nascosto le orecchie...

- Hey! - lo guardò infastidito il diretto interessato - Mi dispiace se le mie orecchie vi arrecano un tale disturbo eh!
- Mi disturba il fatto che tu stia origliando, elfo! - Lo schernì, facendogli notare le due braccia che dividevano Axan dal shuren candido del compagno.
- Non sto origliando, mi assicuro solo che tu non tratti male la fanciulla, com'è nella tua natura...

- Farò finta di non aver sentito, siamo d'accordo? Comunque, Zahira, se vuoi saper come ne usciremo vivi da lì dovresti chiederlo a Leolyn... È lui il capo di questa missione.- grugnì il cavaliere, accarezzando il collo di Axan - Spero per lui che abbia un piano, almeno, visto che mi ha dato solo una direzione da seguire senza spiegarmi nulla.

- Il mio piano è molto semplice, ma prima di entrare in città io e Caleb dovremmo fare una cosa... Zahira te la senti più tardi di badare tu a Gideon e a Minuae?
- Minuae? - Chiese incerta la ragazza, portandosi il velo alle labbra screpolate. Sentiva che si stava per alzare il vento, gli altri la imitarono consci della sua esperienza.
- La mia shuren.
- Oh... Certo!
- Bene, lei è molto più mansueta di Axan e non ti sarà difficile tenerla a bada - sorrise, facendole l'occhiolino per poi tornare a guardare l'orizzonte - E ci siamo quasi, gli shuren hanno viaggiato molto più rapidamente questa volta...

Zahira seguì il suo sguardo, schiudendo appena le labbra coperte dal velo fine.
Stavano percorrendo un luogo roccioso, la sabbia abbondava ancora, ma rocce cremisi emergevano dal suolo in grossi massi dalle forme spigolose e all'orizzonte, in una zona particolarmente rocciosa, vedeva ergersi sei torri di pietra annerite dalle interperie e dal fuoco delle numerose fucine che i demoni avevano costruito al suo interno. Mura alte e spesse cingevano un numero impressionante di piccole case squadrate ammassate le une contro le altre, su cui si stagliava una costruzione tondeggiante di un palazzo dalla cupola ovale color rame. Mano a mano che si avvicinavano i suoi occhi notavano dettagli di un antico splendore caduto in rovina sotto la mano artigliata dei demoni.

Le corse un brivido ricordando ciò che raccontavano i pellegrini e le storie che circolavano a proposito di quello che succedeva là dentro. Istintivamente strinse una mano intorno alla stoffa del mantello di Caleb, che le lanciò di nascosto una rapida occhiata prima di tornare a fissare la loro meta, senza dire nulla.
Il giovane guerriero diffidava del piano dell'amico, sebbene fosse conscio di tutti gli scrupoli che l'elfo si facesse ogni qualvolta il comando fosse posto nelle sue mani, ma il suo era un atteggiamento istintivo. In special modo quando sapeva che lì dentro c'era qualcuno dei loro, che di per sé rischiava la vita ogni giorno.

Leolyn fece segno di fermarsi.
Erano abbastanza lontani da non essere ancora avvistati dalle sentinelle delle torri e dovevano cogliere l'occasione prima che occhi indiscreti si posassero su di loro.
I due si allontanarono, mentre Zahira inumidiva le labbra del sacerdote con altra acqua, non poteva fare altro... Non si intendeva di cure e di pozioni, non si era mai interessata ai malati o ai feriti, poiché era compito dei Guaritori della sua tribù. In quel momento si diede della stupida per non averci neppure provato.

- Seppelliamola qui...- Caleb indicò un punto ai piedi di un masso dalla forma irregolare, facile da ritrovare, ma abbastanza lontano dalla via principale per non essere visto o notato da nessuno.
L'elfo annuì, posando la bisaccia per terra con delicatezza e scavando un punto con un dito. Mormorò una lieve nenia e dal piccolo foro in cui aveva posato il dito si diramarono diverse crepe, formando una ragnatela di terreno smosso.
Caleb tolse la sabbia e la terra più rocciosa al di sotto della pietra e vi depose il prezioso contenuto della bisaccia, prima di ricoprirlo.

Si inumidì le labbra e lanciò un'occhiata a Leolyn: - Se ci succedesse qualcosa...
- La ragazza è diretta alla Resistenza, dovremmo salvare almeno lei. Ho visto come si muove e se dovessimo cadere in un agguato, lei è l'unica che si può mischiare tra la folla.
Caleb annuì, serio : - Lo sai che è pericoloso?
- Certo, ma lei ha qualcosa...
- Mi fido del tuo giudizio, gliene parlerò stanotte, quando saremo dentro le mura e al sicuro. - Lo interruppe risoluto, levandosi ancora in piedi e ripulendosi dalla sabbia i pantaloni.

- Muoviamoci, Knaabor ci aspetta!- lo esortò il giovane biondo, mostrando un sorriso sghembo sul viso luminoso - E anche una nostra vecchia conoscenza, se non ricordo male...
Caleb gli lanciò un'occhiataccia, senza proferire parola e si limitò a sospirare di disappunto.
Sapevano bene entrambi che quella non sarebbe stata una visita di cortesia, né una passeggiata.
Come sapevano anche di avere alle calcagna altri demoni e di stare per cacciarsi da soli nella tana dei lupi.

Ma erano pronti.
La loro vita era da sempre stata così.
E, per fortuna, loro erano leoni.


*** Angolo Autrice ***

Ciao a tutti, ai lettori silenziosi e a quelli che mi fanno sempre sentire la loro opinione!
Volevo avvisare che non so quando aggiornerò il prossimo, anche se è già in via di stesura... Sono giornate stressanti e piene, perciò se non mi farò sentire spesso sarà per questo.

Spero che la storia di Zahira vi stia piacendo e che fino a qui sia riuscita a descrivervi al meglio il suo mondo!

Avviso che il prossimo capitolo sarà un po' forte, per la nuova prospettiva dei demoni... E a questo proposito...che ne pensate di Zavarock e di Kebet?

A presto!
Un abbraccio
Jess💕

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