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Capitolo VI : Curae

« Riesco a vedere i tuoi ricordi. La tua mente ha recuperato un po' d'informazioni, è un buon inizio » Chloe era sorridente, aveva buone speranze per quel progetto. 

« Voglio sapere, cosa fate qui, come hai intenzione di curarmi, voglio sapere tutto » Pretese Nicholas afferrando la ragazza per un braccio 

« Te l'ho già detto, noi cerchiamo una cura, ecco cosa facciamo qui.
Stiamo creando delle "Anime artificiali", se così si possono chiamare, speriamo che ai nostri simili basti per placare la sete. 
È una cosa momentanea, stiamo lavorando a una cura vera.  Stiamo prelevando sangue umano da dei " gentili donatori".  e anche il cuore, oh sì, anche il cuore.
Ti spiego: Cercheremo di sostituire il nostro sangue con quello umano, e sostituiremo anche il cuore, a dir la verità sostituiremo tutto, solo il cervello resterà, un cervello speciale come il nostro è troppo prezioso per essere gettato via, sostituendo i nostri organi e il nostro sangue con quello umano saremo fragili, esattamente come loro, in compenso però basta sete di anime, sarà la fine della malattia. Geniale, non trovi? »

Il ragazzo non pareva molto convinto, lasciò il braccio della mora. 

« È una follia »

La giovane assunse un'espressione triste, delusa

« Perché dici così? »

« Quei donatori, moriranno »

« Non ricorderai nulla ma sei un tipo sveglio, lasciatelo dire » Affermò ironica lei 

« Ovvio che moriranno, ma l'hanno scelto loro. Pensa, non è forse il vostro ideale? "Una vita innocente per salvarne altre mille" » lui rifletté, non ne era molto convinto, ma forse aveva ragione, e comunque voleva essere curato, liberarsi da quel tormento, svegliarsi da quel maledetto incubo, iniziava a ricordare, quei ricordi che tanto bramava, ma in quel momento avrebbe tanto voluto cacciarli via dalla sua testa. Abbassò il capo, « Sì, forse hai ragione » borbottò.

Perché tutta quella umanità? Tutta quella pietà verso le cavie, doveva pensare a se stesso.  Questo contava: pensare alla propria vita.

La giovane accarezzò la sua guancia destra, con un sorriso stampato in faccia e con un tenero tono di voce « Ma certo che ho ragione, vedrai che funzionerà.  Sei un mio paziente e la tua salute è prioritaria ».

Nicholas si decise a bere il caffè che Chloe aveva appoggiato nel comodino accanto al suo letto, gli ci voleva proprio per non prendere sonno, dormire era l'ultima cosa che voleva. 

La Guaritrice lo osservò finché non finì il caffè, poi uscì richiudendosi la porta dietro di sé. 

Passarono dieci minuti, Nicholas sentì delle voci, una apparteneva a un uomo, l'altra era di Chloe, si avvicinò alla porta per sentire meglio la conversazione. 

« È arrivato da Roma stanotte, domani dovrebbe essere pronto per riceverla, signorina
Williams » 

« Bene » 

« Comunque, non creda che prenda sul serio le sue ricerche e i suoi esperimenti sulle nostre cavie. Anzi, il signor Barone è molto scettico al riguardo, sa? »

« Capisco, ma le teorie sono valide, quei fogli e quelle registrazioni possono confermarlo. Gli farò cambiare idea, il futuro della nostra razza non sarà più dolore, solo pace. » 

« Signorina, capisco ciò che prova, ma devo confessarle che anch'io sono molto scettico al riguardo. Le sue "teorie" - come le chiama lei - non sono altro che un sogno, un'idea, per quante buone siano le sue intenzioni le ritengo "infantili". Lei ha molti anni davanti, e prima o poi capirà che tutto ciò altro non sembra che lo stupido sogno di un bambino. 
Dobbiamo lavorare su cose più importanti, Barone aspetta il libro ad esempio! » 

« Nicholas sta ricordando. Dica ad Augusto Barone che nel giro di un anno avrà ciò che gli occorre » 

« Un anno? Un anno! È troppo, signorina, se ne rende conto? »  

« Non posso fare altro » 

« Non può o non vuole? »  

« Rischio di mettere in pericolo questo luogo, il paziente potrebbe essere pericoloso per colpa del troppo stress o delle emozioni troppo forti causate dalla sua vita passata. »  

« A me sembra più preoccupata per il paziente, si ricordi ciò che le dico, "Non può salvare tutti".  Augusto non tollera certi ritardi, quando è molto scontento di un affare è la sua pistola a parlare. Dovrebbe sapere che un'arma comune come la pistola nelle mani di un Errante risulterebbe letale anche per un Guaritore o un Nascosto, e persino per un Oscuro.  »

« Lo capisco, vedrò che posso fare »

« Me lo auguro ».

Nicholas vide girare la maniglia della porta, e allora corse subito a sedersi, entrò un uomo calvo, molto magro, di carnagione molto chiara, 

« Salve. Nicholas Brown, giusto? »

« Sì »

« Puoi chiamarmi Richard, lieto di conoscerla »

L'uomo prese una scatoletta che teneva in tasca 

« Sono umano io, perciò a me non farà nessun effetto il contenuto di questa scatola, potrei provare disgusto naturalmente, ma nient'altro apparte ciò » 

Il ragazzo sentì l'odore della carne ancora calda, l'odore dell'anima.

Richard aprì la scatola e vi tirò fuori un dito  « È morto da poco, c'è ancora un po' d'anima al suo interno, Prego » porse il dito al giovane che non esitò a mangiare, masticò lentamente, godendosi ogni piccolo boccone.

« Grazie » 

« Adesso sei in debito con me.  Mettiamola così:  Più tu ricordi più ci aiuti, più ci aiuti e più avrai da mangiare, se non collabori niente pappa »

« Perché devo ricordare? Come mai ci tenete tanto »

« Non sono autorizzato per darle tali informazioni, signorino Brown »

« Mi state usando, avrei il diritto di sapere » 

Richard non rispose. 

« Ha detto di essere umano »

« Sì è così, l'ho detto »

« Potrei procurarmi da solo la pappa, la ho davanti » 

« Non lo farà »

« Che cosa glielo fa pensare? » 

« Lei lo faccia. Sa cosa vuoldire uccidermi? Significa cacciarsi con le proprie mani in guai molto grossi »

« dalla padella alla brace? »

« È esatto »

« La ringrazio per l'informazione.  Ucciderla quando la porta è aperta e fuggire sarebbe poco saggio da parte mia, capito. Vorrà dire che tenterò con qualcos'altro »

« In tal caso sono io a ringraziare lei per l'informazione »

« Di nulla, Richard. Ma le pare? Che cosa saremo senza le buone maniere? » 

« Animali, come i tuoi simili ». 

Le occhiataccie, i falsi sorrisi e gli scambi di battute finalmente cessarono e Richard se ne andò, naturalmente chiudendo la porta dietro di sé. 

Nicholas passò tutto il giorno a studiare la sua stanza, a pensare a una fuga, non trovò niente. 

In quella stanza non era presente neanche una finestra, solo quella porta impossibile da aprire. 

Poteva fare come aveva pianificato, ovvero uccidere Richard quando la porta era aperta e darsela a gambe, ma non sapeva chi c'era nell'altra stanza, se c'era più di un individuo e sopratutto se erano armati.  Era più saggio cercare una via secondaria evitando armi in grado di uccidere i suoi simili senza troppi problemi, armi di cui ricordava ben poco. 

Alla fine non resse più, i suoi occhi si chiusero come se dotati di un proprio cervello e cadde in un sonno profondo.

Mentre sognava la sua mente riusciva a ritrovare informazioni, ricordi che ormai parevano perduti.

                         

     

                          *** 

Attalo restò per molti giorni a vagare  senza una meta a Tarquinia, ora che Alexis era morto doveva solo aspettare un segnale da parte del suo maestro, aspettò per giorni uno di quelli strani corvi con una lettera tra gli artigli, ma il messaggio tanto atteso tardava ad arrivare. 

E così Attalo vagava, in cerca di anime.

Si faceva strada tra la ressa, tra le donne dalle tuniche bianche e i cappelli a punta, tra gli uomini con addosso i Tebenni.

La sua testa tornò a Roma, « Non poi così diversa da Etruria in realtà » Disse dentro di sé. 

La sua attenzione ricadde su una donna dai capelli color nocciola e dagli occhi che parevano veri e propri smeraldi. Quegli occhi, li riconobbe all'istante, erano occhi di vetro, un suo simile.

« È mia nemica? È un'Oscura? » Si pose questa domanda, prima di avvicinarsi alla giovane.

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