Cunicoli
"NUOVA APERTURA, SERATA PROMO IN MASCHERA"
Diceva così il volantino plastificato che Luce osservava incuriosita.
In una grande città come la sua, specialmente se turistica, era normale vedere tanti locali aprire durante il periodo estivo, per poi chiudere qualche mese dopo finiti gli stranieri da spennare.
Per quello le era sembrato strano che una discoteca aprisse proprio alla fine dell'alta stagione.
Osservò l'indirizzo stampigliato in bianco sul fondo del foglio con interesse, mentre cercava di capire in che zona della città si trovasse e lo localizzò più o meno dalle parti di uno dei due vecchi porti, oramai caduto in disuso perché obsoleto.
Non era una zona malsana della città, semplicemente poco frequentata, un posto ben stano per una nuova discoteca, che evidentemente non aveva nulla da nascondere se non il volto, stando alla maschera che troneggiava in mezzo alla pubblicità.
<<Una maschera...>> Mormorò la ragazza tra se e se, mentre realizzava che la serata si sarebbe svolta tra due settimane.
Un rumore improvviso di spostamento di sedie e di chiacchiericcio la fece voltare, i suoi compagni erano arrivati.
Nessuno, come d'abitudine, si prese la briga di salutarla, effettivamente era come se davanti a loro si presentasse un'aula vuota.
Luce osservò le loro aure animare la stanza.
Non tutti avevano lo stesso colore del Branco, che schiamazzando più di tutti si era posizionato in un lato della stanza, occupando da solo tutti gli spazi disponibili e lasciando Elena e Livio in fondo alla classe, nei posti migliori.
Altri ragazzi, come aveva imparato ad osservare Luce, avevano delle aure più chiare e leggermente più gradevoli, quelle degli ignavi.
Verdino chiaro, giallino, azzurro.
Erano solo spettatori, ne vittime ne carnefici, semplicemente a volte si limitavano a schierarsi dalla parte del più forte e la loro aura veniva contagiata dal marrone infetto degli altri.
Un leggero colpo di tosse attirò l'attenzione di tutti gli studenti, l'insegnante era appena entrata in classe e li fissava con un leggero sorriso sulle labbra.
La prima volta che Luce vene toccata dalla signora Anfossi uno strano calore aveva preso a diffondersi in tutto il suo corpo.
Era stato un caso, la donna nel corridoio aveva tentato di fermarla perché le voleva parlare di un compito e l'aveva afferrata per il polso, attivando il Tocco.
Luce si era trovata a Parigi, in una piazza di cui non conosceva il nome. Accanto a lei vi era la sua insegnante, molti anni più giovane e un'altra donna, che Luce aveva reputato bellissima.
Era stata bene in quella Visione, aveva sentito le due donne ridere parecchie volte, dovevano essere molto innamorate all'epoca, innamorate e felici.
Le capitava poche volte, pochissime, di provare delle belle sensazioni.
Molti umani non raggiungono l'anima gemella, semplicemente si accontentano o la corrompono con le loro stesse mani rovinandone l'essenza.
La signora Anfossi era una donna che si faceva rispettare ed amare allo stesso tempo con un solo sguardo, era una di quelle persone che sono gentili per natura, una di quelle che ti spiace deludere, per quello Luce dava il massimo nelle sue materie.
La donna insegnava francese come una madrelingua, aveva iniziato in prima a parlar loro solamente in francese e raramente sentivano la sua bocca, con le labbra delicate e color pesca, proferir qualcosa in italiano.
La mattinata passò tranquilla, Luce si illuse che persino il Branco fosse abbastanza depresso per torturarla.
Si sbagliava.
Spesso la noia porta ad atti terribili.
Aveva quasi passato la giornata indenne, rintanata nel suo angolo di mondo ed evitando di alzare la mano anche se sapeva la risposta, come faceva sempre da quando si ricordava.
Rispondi solo se necessario, con un tempo adeguato di attesa prima di parlare, come se ti avessero colto di sorpresa.
Meno pensano che tu ti possa comportare da fenomeno meglio è.
Era così anche nelle verifiche, calcolava apposta quante risposte sbagliare per poter rimanere nella fascia medio-bassa dei voti, per spiccare il meno possibile.
La campanella stava per suonare, Luce era riuscita a non incrociare mai lo sguardo con qualcuno di pericoloso, era pronta a sgusciare fuori dalla classe in silenzio, grata di uno dei pochi giorni di tregua che sarebbero scarseggiati sempre più con il passare del tempo.
Trasalì, sentendo uno sguardo su di se. Quella sensazione non le era mai piaciuta, non le piaceva mai essere al centro dell'attenzione.
Mara la osservava, semi voltata verso Livio, ghignando apertamente.
Luce scattò come una molla, aveva sempre lo zaino pronto qualche minuto prima della campanella, non le importava che i professori la guardassero male.
Pochi passi e sarebbe stata salva, nella calca del corridoio, pieno di studenti ansiosi di tornare a casa a mangiare il prima possibile.
Degli artigli le si conficcarono nella spalla mentre era sulla soglia, qualcuno la tirò indietro e la scaraventò contro alcuni banchi vuoti della prima fila.
<<Prima gli esseri umani>> Le soffiò Mara nell'orecchio, per poi scoppiare a ridere sguaiatamente seguita a ruota da quasi tutta la classe.
Quasi. Qualcuno sistemava la cartella con la testa china, qualcuno fissava il cellulare in silenzio.
Luce sospirò, mentre si sistemava la cartella che le era scivolata a terra, sulla spalla sinistra.
Con la coda dell'occhio vide un'aura familiare avvicinarsi e si spostò di riflesso, cosa che nessun umano avrebbe potuto fare.
Elena la osservò incuriosita per una frazione di secondo, Luce non aveva mai visto altro sentimento oltre l'odio in quegli occhi e ne rimase quasi scottata.
La iena aveva abbassato le difese per un attimo e la sua aura aveva tremolato di un rosa più intenso, per poi cambiare repentinamente in bianco perlaceo.
Luce sapeva che doveva sparire alla svelta.
I corridoi della sua scuola lei li conosceva come le sue tasche, non permise ad Elena nemmeno di aprire bocca per dirle un'ennesima cattiveria, approfittò di una distrazione di Mara e dei gorilla e si infilò in un'aula vuota che aveva dietro ad un vecchio armadio un passaggio che portava ad uno sgabuzzino delle scope in un bagno al piano terra.
Le fredde pareti di roccia la accompagnarono per tutta la discesa e Luce ebbe tutto il tempo di apprezzare il silenzio di quel passaggio, decisamente uno dei suoi preferiti.
Era talmente tranquilla, cosa che a scuola le capitava solo in quelle occasioni che quasi non si accorse che in quel bagno, solitamente vuoto dopo che la campanella del pranzo era suonata più volte anche per avvertire gli studenti ritardatari, era stranamente animato.
Dalla sua angolazione Luce vedeva solo un'aura marrone familiare, ma le voci le conosceva entrambe.
<<Allora, che farai?>> Domandò Mara senza quella sfumatura di odio nella voce che riservava solo alle prede. <<Ci andrai per il compleanno di Livio?>>
Un attimo di silenzio avvolse il cubicolo, spingendo Luce a tendersi per ascoltare la risposta, che sapeva già da chi sarebbe venuta.
<<Sì, ci andrò.>> Elena non era sotto gli occhi verdognoli di Luce, che se la immaginò con le braccia incrociate e con un finto sguardo annoiato verso la vice. <<Sai, sospetto che mi stia tradendo>> Aggiunse avvicinandosi alla porta del bagno delle donne, che dava su uno dei corridoi del piano terra. <<E solo Dio potrà salvare chi ha osato mettere le mani su qualcosa di mia proprietà>>
Luce giurò a se stessa di aver visto sbiadire l'aura di Mara, mentre le due finalmente uscivano assieme dai servizi.
Sbucando dall'armadio, in completo silenzio, quasi cinque minuti dopo che era rimasta sola, Luce calpestò sorpresa uno volantino nero e viola, mentre un'idea malsana le balenava in mente.
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