"Casa"
Faceva caldo, tremendamente caldo.
Se non fosse stato per la presenza asfissiante della madre che tentava di affibbiarle qualsiasi faccenda domestica non appena aveva un attimo libero se ne sarebbe stata volentieri rintanata nella frescura della taverna di casa, sempre con almeno dieci gradi in meno rispetto al resto dei tre piani.
<<Io esco!>> Urlò Luce pressochè a nessuno, sua madre aveva la strana capacità di fare baccano quando si stava riposando e rimanere in silenzio per lunghi minuti fino a farla preoccupare. <<Mah...>> Mormorò mentre si sistemava la spallina del costume nero che aveva infilato appena dopo la colazione che aveva finito in pochi minuti, come suo solito.
"Ti sentirai male" L'aveva ammonita la madre, come se avesse due anni. "Non nuotare subito".
<<Se non fosse il mio ultimo anno di scuola potrei quasi pensarci di morire affogata...>> Mormorò tra se e se distratta, mentre prendeva la tracolla che aveva abbandonato in atrio la sera prima, che conteneva alcuni compiti, una bottiglietta d'acqua e un vecchio asciugamano.
<<Tanto non li farò comunque>> Sghignazzò mentre usciva di casa e incominciava ad incamminarsi verso il suo posto preferito.
Aveva sempre provato una sorta di amore e odio verso l'estate, nel corso della sua infanzia ed adolescenza.
Il nuoto era una delle poche cose che le piaceva veramente fare, in acqua si sentiva libera, nessuno poteva emettere alcuna parola e le sue orecchie avevano finalmente pace per quelle ore che non dovevano subire i fastidiosi rumori terreni chiamate chiacchiere.
Però d'estate, in Liguria, arrivano anche i turisti.
Piaga della società, a detta di Luce, e salvezza degli affari, a detta dell'intera città di mare in cui abitava.
Rumore, vandalismo, parcheggio selvaggio... la sua bella e tranquilla città, che d'inverno si assopiva quasi come se andasse in letargo, d'estate si trasformava in una piccola Las Vegas italiana.
La sua grande capacità nelle lingue le sarebbe tornata utilissima in futuro, nell'ambito del turismo, le ripeteva ogni anno fino alla nausea sua madre, come se ancora sperasse che lei raggiunta la maggiore età non se ne sarebbe volentieri andata via per sempre da quella gente.
Comunque, per ora, l'unica utilità che aveva trovato era quella di ridere sotto ai baffi quando un nonnino ligure incontrava un inglese ed iniziava a parlargli in dialetto stretto, mandando in confusione il povero malcapitato.
L'unica salvezza da quella giostra di rumori e follia portata dai turisti era il suo posto segreto. Una nicchia invisibile a occhio inesperto e inarrivabile per i locali, beh, tranne che per Luce.
Le coste liguri sono principalmente basse e sabbiose o rocciose a tratti, ma ciò non significa che siano tutte facilmente raggiungibili.
Il suo posto segreto era così ridicolmente vicino alla sua città che poteva tranquillamente raggiungerlo a piedi, ma si sa che non c'è nascondiglio migliore per qualcosa che metterla sotto gli occhi di tutti.
Luce camminava a passo svelto da più di cinque minuti, tagliando per alcune viette laterali per evitare la presenza ingombrante degli ultimi turisti di fine stagione.
Sbucò sulla pista ciclabile con nonchalance, guardandosi attorno ed evitando sguardi indiscreti di poliziotti, prima di appoggiarsi alla balaustra di legno con fare innocente.
Il mare da lì era stupendo, e come pensava Luce ogni volta che lo vedeva non assomigliava proprio per nulla al colore dei suoi occhi.
Accompagnava la pista ciclabile per km, a volte avvicinandosi ed a volte solo come una macchiolina azzurra in lontananza. Quella strada a doppio senso attraversava moltissimi paesi ed era molto trafficata, specialmente nei mesi estivi, ma nessuno aveva mai notato una ragazzina scivolare oltre la recinzione e sparire nelle fronde.
Luce sgusciò con una agilità da gatto oltre i pali, ritrovandosi tra l'erba alta e giallognola per il caldo, sparendo rapidamente dalla vista.
Le sue scarpe scivolavano sotto il terreno brullo, ma oramai vi era abituata e non si fece intimorire dai bruschi cambi di direzione per cercare di raggiungere il suo piccolo scorcio di spiaggia.
La canottiera leggera che aveva indossato sopra il costume si impigliò all'interno di un rovo, graffiandola abbastanza profondamente. <<Dannazione...>> Mormorò mentre si liberava e riprendeva la propria marcia, con la borsa che le sbatteva pesante sulla schiena.
Arrivò all'ultima barriera che avrebbe scoraggiato qualsiasi incauto turista che si fosse addentrato fino a quel punto per qualche oscuro motivo, ovvero un piccolo strapiombo che spuntava proprio su quel lembo di spiaggia che oramai Luce aveva fatto come suo.
La ragazza lanciò la borsa nel vuoto e la vide cadere perfettamente indenne sulla soffice sabbia, prima di prepararsi a spiccare lei stessa il volo.
Flettè le gambe, prese la rincorsa e si diresse verso il vuoto, ad alta velocità.
Si fermò di botto sul bordo, con la punta delle scarpe che spuntavano dallo strapiombo verso il vuoto e scoppiò a ridere. Quello si che sarebbe stato un buon modo per morire, altro che annegamento.
Si sposto di qualche metro più a sinistra, spostando degli arbusti che nascondevano una via meno ripida e più comoda che costeggiava diagonalmente lo strapiombo di terra e roccia che la separava dal mare.
Qualcuno, molti anni prima, lo aveva battuto prima di lei, gli arbusti avevano ostruito il passaggio rendendolo quasi invisibile ad occhio umano.
Scese con calma, il sentiero non era di certo agevole o largo e si tenne con il palmo della mano destra attaccata alla parete per tutto il percorso, fortunatamente non aveva mai sofferto di vertigini.
Spiccò un piccolo balzo atterrando finalmente sulla sabbia soffice e si lasciò andare ad un piccolo sospiro di nostalgia, era finalmente tornata a casa.
Iniziò a spogliarsi velocemente, lì non aveva problemi a farlo, gli unici spettatori al massimo potevano esser dei pesci troppo vicini a riva.
In costume iniziò a fare del riscaldamento muscolare sulla riva, mentre con tutta se stessa cercava di non guardare la borsa che la osservava con aria accusatoria, considerato che aveva ancora una valanga di compiti da fare.
Il taglio iniziò a bruciarle abbastanza mentre faceva stretching, ma decise di ignorarlo beatamente e di avvicinarsi sempre più vogliosa all'acqua.
La spiaggia, la sua spiaggia, era una delle migliori delle coste liguri, sabbiosa, priva di rifiuti, di bambini urlanti o di qualsiasi altro disturbo.
Iniziò ad immergersi mentre la sua pelle accaldata le faceva provare quel brivido di freddo tanto familiare quanto bello.
Si tuffò in un attimo ed il mondo si spense.
Il mondo che non le interessava, perlomeno.
Iniziò a muoversi agilmente tra i flutti, mentre spalancava gli occhi e si trovava di fronte a se un pesce grigio tigrato di nero. Mosse una mano verso di lui, lentamente e con solennità, quasi come volesse accarezzare un animale domestico, ma quello, prima spaventato dall'intrusione, guizzò via.
La ragazza emise un leggero sbuffo di divertimento e delusione, che si trasformò in una marea di bolle che la costrinsero a risalire a prendere aria.
<<Dannata aria...>> Mormorò prima di immergersi di nuovo e riprendere a nuotare da sola, in completo silenzio.
La cosa che le piaceva di più del stare da sola era... lo stare da sola.
Nessuno ti obbliga a parlare o ad ascoltare, puoi fare ciò che vuoi, dire ciò che vuoi e nessuno ti contraddirà. Non portare la maschera di gentilezza e di stoicismo che si era costruita con il corso degli anni era davvero un sollievo, ogni anno e ogni difficoltà che capitava rendeva quella maschera sempre più pesante e quei momenti di pace in cui poteva piangere ed urlare erano sempre più preziosi.
Per quello il tempo volava quando era in acqua, nonostante a lei poco importasse delle preoccupazioni umane come il cibo a sua madre invece non andava sempre bene che lei sparisse per così tanto tempo.
È stato suo padre ad insegnarle a osservare la natura ed a capire il tempo che passava dalle ombre e dai segnali del suo corpo e da ciò che lo circondasse.
Per quello, a malincuore, osservando il sole sempre più alto e caldo nel cielo e i suoi polpastrelli sempre più bianchi e raggrinziti, che dopo qualche ora Luce uscì dall'acqua, prendendo le sue cose e avvicinandosi di nuovo verso casa.
L'acqua del mare e il sudore si mischiavano, mentre il costume bagnato trasmetteva l'acqua anche ai vestiti che si era buttata addosso.
Strinse a se la borsa, mentre lentamente risaliva il sentiero a ritroso, spuntando sullo strapiombo. La strada, al ritorno, a Luce sembrava sempre più lunga, sempre più pesante. La sua palpebra calava sempre, rendendola meno attenta a ciò che le stava intorno.
Per questo, accaldata, con i capelli ancora bagnati e stanca dopo la camminata tra gli arbusti non si era accorta che la ciclabile, solitamente deserta all'ora di pranzo, era occupata da qualcuno.
<<HEY FANGHIGLIA!>> Un urlo familiare e sprezzante le fece gelare il sangue nelle vene, riscuotendola dal torpore post nuoto. <<Sempre brutta come al solito, vedo>>
_spazio me_
Daje con il capitolo due
Shiro~
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