Bugie e alcool
Il suono della serratura che scattava alle spalle della ragazza aveva quasi un suono accusatorio.
Luce sospirò, la convinzione che l'aveva accompagnata da quando aveva iniziato ad elaborare il suo piano di vendetta era andata via via scemando per tutto il pomeriggio.
Sospirò ancora, mentre si metteva la maschera sull'uscio di casa propria, stranamente silenziosa da quando sua madre e Mattia se n'erano andati.
Uno strano senso di colpa le attanagliava le viscere mentre lanciava un'ultima occhiata alla porta pesante che la separava dal calore e dalla sicurezza del nido. La facciata che di giorno era di un bell'arancione adesso assumeva dei toni molto più scuri, mentre la luce della luna gettava delle ombre strane sulle finestre.
<<Beh, tanto ormai ci sono dentro fino al collo>>
Mentre camminava rapida per i vicoli bui della città che conosceva ormai come le sue tasche Luce ripassava mentalmente ciò che avrebbe dovuto fare. Tra una svolta e l'altra si allontanava sempre di più dalle vie abitate, ma le persone per strada non diminuivano, semmai il contrario. Decine e decine di ragazzi, di tutte le età e di tutte le etnie seguivano la sua stessa strada, mentre schiamazzavano felici dietro a ogni genere di maschera. Di gomma, che copriva mezzo viso, tradizionale o semplici passamontagna. Miriadi di ragazzi le passavano accanto, spintonandola come se non esistesse.
Le sue scarpe nere, in tinta con i pantaloni strappati e la berretta, battevano l'asfalto silenziose e veloci, mentre la ragazza sfruttava ogni ombra e vietta per evitare di fare brutti incontri, o perlomeno per ritardarli, considerato che andando a quella festa si stava letteralmente gettando in bocca al leone. O alla leonessa.
Si sistemò un ciuffo di capelli ribelle, era necessario che nulla di lei trasparisse dai suoi vestiti e la maschera faceva gran parte del lavoro.
Calò ancor di più il cappuccio della felpa leggera che indossava sulla sua testa, mentre incominciava a sentire in lontananza la musica dei locali notturni. Si era staccata dalla folla con destrezza, sfruttando ogni sua conoscenza della città.
Era un azzardo aprire un locale del genere in bassa stagione, una località turistica come quella cittadina vedeva l'apice della propria gioia di vivere in estate e quasi nessun locale rimaneva aperto nei mesi invernali, figurarsi avviare una nuova attività.
Nugoli di ragazzi in maschera si avviavano verso lo stesso posto che Luce stava cercando di raggiungere senza farsi notare, schiamazzando in mezzo alle strade, cantando cori ubriachi nonostante ancora non avessero messo piede in discoteca. La ragazza li osservò in lontananza, era stupita di vederli così attivi, probabilmente erano solo attirati dalla novità.
Svoltata l'ultima vietta Luce lo vide.
Era un locale tutto solo, come aveva già capito dall'indirizzo quello non era un luogo molto adatto ad un posto di ritrovo, le discoteche di solito aprivano in centro, quello invece era un locale poco illuminato ma con una musica assordante.
La ragazza osservò i bodyguard controllare ogni persona che entrava nello stabile, nonostante la serata fosse gratuita la sicurezza comunque non mancava, e stinse quasi come riflesso incondizionato la macchina fotografica che teneva in tasca come unico bagaglio oltre il telefono.
<<Porca troia...>> Mormorò mentre si acquattava nell'ombra e cercava di capire come entrare evitando sguardi indiscreti o pericolosi.
La sua attenzione venne attirata da un suono metallico e da parecchie bestemmie, Luce voltò di scatto la testa per vedere un barista che cercava di districarsi in mezzo ai bidoni della spazzatura rovesciati, mentre una ragazza indietreggiava impaurita verso la luce della strada principale.
In una frazione di secondo Luce aveva già deciso cosa fare, abbandonò il suo rifugio e con un piccolo scatto si unì ad un gruppetto di ragazzi ubriachi marci che non avrebbero di sicuro fatto caso a lei.
Un ragazzo, che sembrava il capo, si avvicinò barcollante all'angolo del locale, mentre rideva sguaiato con gli amici, la maschera a sghimbescio sulla testa e l'aura giallognola tremolante attorno al corpo.
La ragazza che prima doveva aver spinto il barista li fissò speranzosa, per un attimo incrociando lo sguardo di Luce.
Lei non era ubriaca, non ancora, e la notava benissimo.
<<Aiutami>> Mimò con le labbra mentre i rumori del barista si facevano sempre più forti, bestemmiava alle sue spalle massaggiandosi la testa e guardandosi attorno confuso, per cercare di capire chi avesse visto la scena e chi fosse abbastanza sobrio per poter comprenderla.
Con uno scatto disperato la ragazza si tenne la camicetta a cui mancavano diversi bottoni e si aggrappò al braccio di Luce, che si irrigidì di riflesso. <<Ti prego>> Mormorò mentre tremava e si nascondeva dietro di lei <<È... è impazzito>>.
Oramai Luce era spaventata quasi quanto la ragazza, la sua aura azzurra l'avvolgeva e l'agitava.
La visione la colpì come uno schiaffo.
Era il barista, ancora sobrio.
Luce capì perché la ragazza non era scappata.
Stavano assieme.
O meglio, si allenavano assieme, lei faceva il sacco da boxe.
Il cuore le scoppiò in petto, mentre l'aria che aveva trattenuto nei polmoni le usciva di botto dal corpo. Tremò, mentre cadeva a terra. Gli ubriachi accanto a lei si scostarono, credendo che volesse vomitare, convinzione non molto lontana dalla realtà.
Luce alzò lentamente il volto, fissando con gli occhi vuoti il viso della ragazza illuminato da un lampione lì vicino, aveva dei lividi mal nascosti dal trucco.
Tese lentamente la mano verso di lei, mentre una lacrima le scendeva sul viso.
Un altro arto la raggiunse prima di lei.
Un calcio preciso, ben congegnato portò il volto della ragazza alla sua altezza.
Luce osservò inorridita il barista che le sovrastava, mentre impassibile sferrava un altro calcio nelle costole alla ragazza, che mugugnò qualcosa di incomprensibile, probabilmente un "perdonami".
Luce era bloccata, gli ubriachi accanto a lei iniziarono ad accerchiarla, più per difendere la ragazza che lei, che se ne stava ferma ed immobile ad osservare il macabro scontro.
I bodyguard arrivarono in un secondo, allertati dalle grida del ragazzo che cercava di scappare, oramai accerchiato. Luce agì in trance, sgusciò dietro i bidoni come un topo, così si sentiva in quel momento, per potersi infilare nella porta laterale del locale.
Mentre stava per chiudere la porta gettò per l'ultima volta uno sguardo di fuori.
I suoi occhi color del mare incontrarono un paio di occhi azzurri cerchiati dal mascara e dal trucco colato, Luce non riusciva a capire se per le lacrime o per il sangue che scorreva imperturbabile da un taglio profondo sulla fronte.
La ragazza la osservò chiudere lentamente la porta dietro di se, Luce non poteva saperlo, ma quando la porta in metallo le aveva divise Alessia aveva sorriso.
I bodyguard l'avrebbero trattata come l'ennesima scocciatura, un intoppo nella prima serata di quel locale, ma lei si era finalmente liberata del mostro alla quale era stata incatenata.
Ed era sicura che sarebbe stato lo stesso per quella ragazza dagli occhi tormentati che era appena sparita nelle ombre.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro