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9~Luce spenta


Uno splendido sole appena spuntato, ancora di un accecante color arancio, dava inizio ad un nuovo giorno. I primi raggi si fiondavano tra le roulotte e in tutto l'accampamento ancora addormentato. Solo in quel momento, appena sveglia e ristorata da una notte di riposo, Jessika si rese conto che i suoi "episodi" non la stavano più tormentando come prima. Piano piano sembrava che la stessero abbandonando...

-Buongiorno! -esclamò Jessika con un timbro insolitamente acuto.

Hego si voltò rimanendo sorpreso.

-Buongiorno Jé... ma tu che ci fai già sveglia? E chi ti ha dato quella canna per pescare?

-Me l'ha data Drago. Ha incaricato anche me di andare a pesca. Verrò con te, ti dispiace?

-Affatto. Anzi mi fa piacere.

-Io sono pronta e tu?

-Anch'io. Andiamo allora.

Il fiume non era molto distante e non era nemmeno molto grande e profondo. L'acqua però era limpida e brillava sfiorata dai tiepidi raggi solari.

-Non si vede nemmeno un pesce... Neanche uno piccolo. Eppure guarda si vede il fondo...

Hego voltato di spalle, non si girò. Continuò nell'impresa di infilare un vermiciattolo nell'amo appuntito. Jessika prese coraggio.

-...Sei arrabbiato con me, vero?

-Perché dovrei esserlo? -la guardò immediatamente.

-E perché allora sei così freddo?

-Non sono freddo.

-A me pare di sì.

-...Ok. Devo confessarti una cosa. Odio pescare!

-Davvero? ...E perché mai? Io lo trovo divertente!

-Divertente?

-Sì. Sai prima, ti parlo di un po' di anni fa, ci andavo tutte le settimane, perché lavoravo di meno e quindi avevo più tempo per questo sport...

-Sport? -la interruppe lui.

-Sì, sport. Io non mangio pesce... Non voglio sentirne nemmeno l'odore!

-E quindi tu vai a pescare... per quale motivo?

-Te l'ho detto: è uno sport... come la caccia, ad esempio.

Hego scosse la testa disgustato.

-Scusami Jé, ma non condivido questo tuo modo di pensare...

-Ma certo... Ognuno ha le sue idee... -continuò lei accennando ad un sorriso imbarazzato.

-Io credo che gli animali siano creature che hanno diritto alla vita proprio come noi. - disse avvicinandosi al letto del fiume.
-Credo anche che noi non abbiamo nessun diritto di ucciderli, se non per mangiarli...

-Sono solo animali... -minimizzò lei sottovoce.

-Sono creature. -puntualizzò lui. -Anche questo verme... benché sia piccolo e apparentemente insignificante... ha in sé il respiro della vita e merita di vivere. Odio infilzare vermi in un pezzetto di ferro e odio uccidere i pesci...

-Mi spiace averti turbato... scusa.

-Non mi hai turbato... e non devi scusarti. Sono solo deluso... Non riesco a capirti... -la sua voce si fece pungente. -Cosa è importante per te... cosa?!

Jessika ammutolita lo guardò con occhi grandi sentendosi profondamente ferita. Era la prima volta che Hego le parlava così. Aveva l'impressione di essere piccola piccola.

-Io questo me lo chiedo da quando ti ho incontrata per la prima volta. -continuò lui gettando l'amo il più lontano possibile con un gesto che rivelava tutta la sua potenza muscolare. -Anche se non mi hai voluto più parlare di quello che ti è successo quella notte quando ti ho trovata su quel manto di foglie secche, io so cosa hai fatto. L'ho capito.

-L'hai capito...

-Sì.

-Per me è difficile parlarne... -piagnucolò coprendosi il volto.

-E' questo che mi turba di te. Pare che tu non abbia rispetto per... per la vita!

-Così mi offendi! -reagì d'impeto lei, profondamente angustiata. -Io non ricordo nemmeno di essermi gettata da quel ponte! ...Ho dei flash... delle strane e paurose visioni ma se dovessi dirti perché l'ho fatto... bhe... -si bloccò poi strinse i pugni e riprese a parlare con voce tremante. -...di certo però non è vero che non ho rispetto per la vita! Dev'essere successo qualcosa... Sì qualcosa di grave... e i miei confusi e contorti ricordi lo confermano... A volte ricordo delle facce... Dei visi disgustati... Il modo in cui mi hanno guardata... I miei genitori, mio fratello... I miei migliori amici... E credo che anche il mio cane... sì, temo che anche a lui sia successo qualcosa. Credo sia morto.

Hego lasciò per un attimo la canna e le si avvicinò circondandola col braccio in una rassicurante stretta. D'istinto, lei lo allontanò com'era solita fare quando qualcuno voleva mostrarle un po' di affetto. Lui la guardò perplesso. Jessika chiuse gli occhi che sentì inondati di lacrime.

-Scusami Hego... Non ce la faccio... Non è colpa mia...

-Non volevo. Scusami tu.

-No, tu non c'entri. E' una cosa mia.

-Ma sì, sì... Che altro ricordi?

-Ricordo che... -continuò singhiozzando. -...ho perso tutto. In un solo giorno... Il lavoro, la famiglia, gli amici, la mia cagna, la mia casa e persino la mia macchina! Per questo avrò fatto quel gesto stupido e insensato... Forse l'unica via d'uscita era la morte...

-La morte non può e non deve essere mai la soluzione! -disse lui tentando di darle tutto il conforto di cui era capace.

-Non credo che tu possa capire... -continuò lei singhiozzando. -Io non ho più una vita! Ho perso tutto! Tutto quello che ho costruito in questi anni... Tutto quello che ero riuscita a farmi da sola! Tutto il lavoro, le cose... le mie cose! Tutto perduto... Tu non puoi capire... Tu hai una roulotte... hai solo quello... e questa tuta... che avevi anche la prima volta che ti ho incontrato...!

Jessika vide gli occhi di Hego che lentamente si chiudevano e ne sentì il sospiro. In quel momento si rese conto di aver detto una stupidaggine.

-Ti prego Hego, non fraintendermi! Volevo solo farti capire...

-Sì, è tutto chiaro. Era proprio come pensavo.

-No, non credere che sia attaccata solo alle cose fisiche! Sono solo... delusa! Sì, delusa dalla vita. Da quando Virgilio mi ha lasciata la mia vita è andata a rotoli...

-Posso chiederti perché ti ha lasciata?

-Ma è ovvio! Lui non mi ha dato spiegazioni esaurienti ma io l'ho capito! Aveva un'altra!
-Sei sicura che sia questo il motivo?

Jessika chiuse gli occhi e tentò di ricordare quelle cose troppo dolorose che aveva tentato di cancellare dalla sua testa. Per un momento le parve di avere di fronte a sé, lo sguardo che tanto amava di quello che ormai era il suo ex fidanzato. La fissava ma nei suoi occhi non c'era quella luce splendente e travolgente che di solito aveva. Jessika restava lì muta a guardare i suoi occhi nocciola, senza avere il coraggio di aprire bocca. Ciò che le trasmettevano non era molto incoraggiante. Era come se qualcuno fosse stato in grado di penetrare in quelle due sfere brillanti e ne avesse spento la luce.

-No! -aveva detto lei riluttante e in preda al panico. -...non dopo sette anni! Non dopo tutto questo tempo passato insieme!

-Non posso non farlo... -aveva sussurrato lui distrutto. -Io ti amo e lo sai ma...

-Non continuare! Ti chiedo solo di non continuare! Tu mi ami... ed io lo so. Basta.

-Mi spiace... Te l'avevo detto Jess... Te l'avevo detto...

La ragazza sbarrò gli occhi trafitta dal forte dolore che aveva provato in quel momento e che si era ripresentato dopo tutto quei giorni e in misura assai maggiore di quanto potesse aspettarsi.

-Non credevo di soffrire ancora così per lui... -disse guardando Hego negli occhi.
-Non credevo di provare ancora un sentimento così forte. Io gli voglio bene... e avrei passato tutta la mia vita con lui. Dove ho sbagliato...

-Questo è l'atteggiamento giusto Jé. -rispose lui mentre Jessika aggrottava la fronte in attesa di una spiegazione. -Finora ti ho sentito solo dare la colpa agli altri di ogni cosa quasi come se tu non c'entrassi mai niente con i guai che ti sono capitati. Ricorda: abbiamo sempre una parte di merito ed una di colpa. Una di merito... ed una di colpa. -ripeté assorto, coinvolto dalle sue stesse parole.

-Hai ragione. -ammise lei. -Dev'essere così ma... non so... nella mia vita io ho sempre cercato di fare la cosa giusta e...

-Pensaci. Prova a pensare un po' più a fondo ad ogni cosa. E poi prova a metterti nei panni degli altri.

-Hego... -lo interruppe con un filo di voce mentre si asciugava il viso inumidito. -Adesso posso farti io una domanda?

-Certo.

-Mi è rimasta impressa la tua espressione di quella sera, quando eravamo intorno al fuoco e...

-Sì ho capito a cosa ti riferisci. Sapevo che mi avresti chiesto spiegazioni ma se non ti spiace...

-No, no... figurati. Capisco benissimo.

-Forse un giorno te ne parlerò. Scusami.

-Ma no... Sono io che dovrei farlo. Ehi, guarda! Pare che abbia abboccato!

Hego tirò con quanta forza aveva la canna da pesca incurvata, segno di una lotta ma che, purtroppo per il pesce, era ad armi impari. Jessika osservò tutta la scena: da come il ragazzo sollevò il gran pesciolone, alla cura con cui gli estrasse l'amo dalla bocca. Dolcemente, senza procurargli alcun taglio. Lo guidò quasi accarezzandolo, nel secchio colmo d'acqua preparato poco prima, lasciando scivolare la sua mano per tutto il corpo fino alla pinna caudale finché il pesce parve riprendersi dallo shock e incominciò a nuotare in cerchio nel piccolo raggio di spazio che aveva. Le squame brillavano riflettendo i raggi solari ad ogni movimento e sguazzava tranquillo, rassicurato dal gesto premuroso di Hego nei suoi confronti. Jessika si voltò a guardare il viso del ragazzo illuminato anch'esso dal sole. Bianco, senza alcuna imperfezione, con ciglia folte e lunghe, nere come i suoi capelli che mettevano in risalto il colore alquanto appariscente dei suoi occhi ma che lei aveva notato solo in quell'istante.

-Ma hai gli occhi blu! -esclamò spontaneamente inarcando vivacemente la bocca.

-Ah sì? -ricambiò lui il sorriso.

La tensione di un attimo prima era svanita e la giornata prometteva bene.

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