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4~Un bravo attore

-Tu devi darmi delle spiegazioni!

-Oh... finalmente riesco a sentire di nuovo la tua voce! Finito il periodo di mutismo?

-Jessika, so tutto!

-...Tutto ...Tutto cosa? -balbettò in preda all'ansia.

Suo fratello Tiziano, un mastodontico ragazzo di tre anni più grande di lei, si avvicinò col suo fare risoluto di sempre e accavallando le gambe muscolose, rimase a fissarla attendendo una risposta.

-Tutto cosa? -ripeté lei facendosi coraggio.

-Puoi farla in barba a mamma e papà, ma non riuscirai con me! Ho visto come vi guardate! E poi non noti niente di diverso sul suo viso?

-Ma sì... Ha una piccola cicatrice sulla fronte che prima non aveva... Ma che è successo? Non sarai mica stato tu?

-Tocca prima a te parlare!

-Senti, se mi hai portato in camera tua per giocare al gioco dei misteri, allora preferisco ritornare di là!

-Non sto giocando. Purtroppo.

-Ok... -si convinse mentre tentava di bagnarsi le labbra anche se era a salivazione zero. -Ma deve restare tra noi... Mamma e papà non sono ancora pronti per questo.

-Lo so.

-Hai capito che io e Virgi... Cioè che io e lui... Sì, è chiaro! ...Hai capito che non siamo più una coppia vero?

-Già.

-E lo sai da quando?

-Da un po'.

-Come lo hai saputo...

-L'ho visto. Con un'altra...

-Ah bene...

-Un mese fa... Ma perché non me lo hai detto?!

-Sì, mi dispiace... Avrei dovuto farlo ma... Quindi è per questo che non volevi più parlare con me?! Non mi chiamavi più e quando lo facevo io, lasciavi che a rispondere per te fosse la segreteria! ...E quella cicatrice...! Sei stato tu a lasciargli quel segno?

-L'ho visto, capisci? Se ne stava su una panchina abbracciato a quella rossa tutta riccia! Ho sentito il fuoco divorarmi dentro! E così ho aspettato che si lasciassero e mi sono avvicinato per parlargli... Solo che non sono riuscito a trattenermi e...

-Ed hanno parlato le mani per te!

-Lui poi mi ha riferito che vi eravate lasciati... Ma mi spieghi perché non me lo hai detto?!

-Tiziano... Mi dispiace, scusami... Il fatto è che... speravo che tornasse... prima o poi. E' vero, mi ha fatto del male ma... non mi sono rassegnata ancora che la nostra storia sia finita e... non so se riuscirò! Ma l'hai visto? ...E' così ...bello! ...Io lo amo ancora nonostante quello che mi ha fatto.

-Bhe, allora significa che non hai amor proprio!

-Già. Lo so. Pensa che mi ha rubato tutti i soldi!

-Ti ha rubato...!?

-Ehi non gridare! -lo interruppe immediatamente mettendogli una mano sulla bocca. -Sì mi ha derubata. Avevamo del denaro che tenevamo da parte su un conto corrente di cui ovviamente solo io e lui conoscevamo la password e un giorno puff! ...Tutti spariti!

-Che codardo!

-Ok, adesso basta. Andiamo di là, sennò gli altri cosa penseranno?

-Il pranzo è pronto! -sentirono l'acuta voce della loro madre che li chiamava dalla cucina.

-Quindi lui resterà qui a mangiare? -disse Tiziano sconvolto.

-Temo di sì. Dai andiamo.

Camelia Ricci, come era solita fare, aveva imbandito la tavola quasi fosse un banchetto nuziale. Non aveva risparmiato nemmeno le candele. E in quanto a fiori, si era presa la briga di uscire in giardino e tagliare le rose più belle per creare un bouquet profumato da inserire come centrotavola.

-E voi due? Come mai siete seduti così lontano? Lo so che è da molto che non venite a pranzo qui da noi ma pensavo che i vostri posti li ricordaste!

Jessika guardò Virgilio poco distante da lei. Tra loro si era seduto Tiziano che aveva lo sguardo vigile, serio, neanche fosse la sua guardia del corpo. Virgilio la sbirciò superando gli occhi inviperiti dell'ex cognato e facendole sobbalzare il cuore. Era assurdo come bastasse solo quello per scordare in un istante tutte le sofferenze, le notti in bianco, le lacrime, gli occhi gonfi e i fazzoletti usati a causa sua, in quegli ultimi due mesi.

-Dai, spostatevi! -continuò Camelia ingenuamente. -E tu Tiziano, togliti di lì! Ti sei messo proprio in mezzo a loro!

Il fratello di Jessika per niente contento, dovette spostarsi, così Virgilio poté avvicinarsi a lei recitando bene la parte del bravo fidanzatino. Con un braccio le circondò le spalle facendola trasformare in un pezzo di cemento. Jessika si ritrovò a trattenere il respiro, sperando di non dare a vedere quanto quella situazione le creasse disagio.

-Stai meglio? -le sussurrò con quella voce calda che lei conosceva bene mentre le si avvicinava all'orecchio.

-Benissimo! -esclamò non controllando la voce che risultò essere acuta e rauca allo stesso momento. Chiuse per un momento gli occhi sperando che smettesse al più presto di toccarla. Si chiedeva perché l'avesse fatto visto che conosceva bene quanto le desse fastidio.

Camelia li guardò. Strinse i denti in un sorriso forzato, tentando di spiegare la tensione creata a motivo di quel mezzo abbraccio.

-Lo sai che Jess è timida... Si vergogna di noi! -si rivolse a quello che credeva fosse il suo futuro genero.

-Bhe, io direi di iniziare a mangiare. -si intromise Fabio Ricci, il padre di Jessika che fino a quel momento aveva assistito alla scena senza spiccicare una parola. Era un buon osservatore, a differenza di sua moglie, e si era accorto che qualcosa non andava per il verso giusto. Aveva capito che sua figlia non era seccata perché Virgilio l'aveva circondata con il braccio, cosa che lei non sopportava, ma c'era dell'altro.

Virgilio la guardò per l'ultima volta prima di prendere in mano la forchetta. Le sorrise, per nulla intimidito, sotto lo sguardo imbronciato e teso del fratello di lei. Jessika si sentì presa in giro. Si sentì ferita profondamente. Lui le era vicino e pareva tranquillo, indifferente, un vero e proprio attore che sapeva il fatto suo, mentre lei si sentiva esplodere.

Alla fine del pranzo, Virgilio da capace incantatore qual era, rivolse alla sua "futura suocera" tutte le lodi possibili per le prelibatezze degustate. Come capitava ogni volta che era andato lì a mangiare decantò ogni cosa. Il cibo, la tavola imbandita, l'aspetto sempre decoroso della casa. Persino il giardino. Gli altri aspettarono che finisse di celebrare tutti quegli elogi, per salutarlo.

-Tesoro, ma non ti ho insegnato per niente l'educazione? -si scandalizzò Camelia.

-Accompagnalo fuori no? Certo che se ti comporti così dopo soli sette anni, non voglio immaginare con quale freddezza lo tratterai quando sarete sposati per quarant'anni come me e tuo padre.

E così sotto lo sguardo avvelenato del fratello e quello sospettoso del padre, Jessika si apprestò ad accompagnare Virgilio.

Appena fuori nessuno dei due parlò. Poi lei sbottò nervosamente.

-Non so se ringraziarti o se prenderti a calci! ...Sono così confusa!

-L'ho fatto per i tuoi. -specificò lui dirigendosi alla macchina. Lei lo seguì a grandi passi.

-Sei bravo a fingere sai? Pensavo: "Davvero un bravo attore"!

-Nella vita bisogna anche saper giocare a volte.

Jessika pensò che quel ragazzone di 34 anni che poco prima era seduto vicino a lei a tavola si fosse repentinamente ritrasformato nel serpente della peggior specie esistente.

-Sì, giusto, giocare! Come hai fatto tu con me! -tentò di ferirlo. Lui invece la fissò con una faccia di pietra che niente poteva scalfire.

-Non ho giocato con te. -rispose con un'insolita calma. -Sono stati sette anni di alti e bassi, è vero, ma per me sono stati meravigliosi. Ho tentato di far funzionare la nostra storia, facendo il possibile per non darmi per vinto. Però poi è finito tutto.

-Non mi hai mai detto che per te sono stati meravigliosi... Anzi in realtà non mi hai mai dato una spiegazione concreta!

-Non c'è niente da spiegare. E' andata così. Tu perché non l'hai ancora detto ai tuoi?

-Non ne ho avuto il coraggio. E' da molto che non mi faccio sentire da loro e ancora di più che non vengo qui a trovarli. Invece forse è proprio questo ciò di cui avrei bisogno... Di tornare a vivere in campagna... Lontano da tutto... e da tut...ti! -concluse lei interrotta da un singhiozzo.

-Non ricominciare a piangere! -disse lui privo di sensibilità.

-Quindi sei venuto solo per loro? -riprese lei trattenendo le lacrime.

-Sì.

-Non ti importa che io sia finita al pronto soccorso...

-Certo che mi importa. Guarda che ce l'ho anch'io un cuore. E nonostante tutto, comunque provo affetto per te. E voglio bene anche ai tuoi e lo sai, lo hai sempre saputo. Ma in quanto a noi, qualcosa si è spento... Non riesco più a passare sopra ad alcuni lati della tua personalità... Non sono più disposto a scusarli!

-Che vuoi dire?

-Devo andare.

-Aspetta, spiegami...!

-No, devo andare.

Alzando un polverone color argilla, l'auto sfrecciò via, lasciando la ragazza con in mano solo un pugno di mosche.

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