3~L'unica mamma
-Ok adesso basta! Vedi di darti una calmata! Hai visto cosa succede a lavorare troppo?!
-Mamma, sto bene. Guardami! Ho avuto solo un cedimento!
-Un collasso. -la corresse l'infermiera di turno, intromettendosi. Jessika la fulminò con lo sguardo anche se lei non le diede peso. Le controllò la flebo e si allontanò col suo fisico sottile come uno degli aghi che aveva appena infilato sotto la pelle di Jessika.
-La ringrazio...! -sussurrò la ragazza sarcasticamente prima che chiudesse la porta poi si girò a guardare sua madre, bianca, dal viso eccessivamente contratto che pareva invecchiata almeno di cinque anni. -Ti ripeto che sto bene, adesso. Devi fidarti di me.
-Tesoro, ma è successo qualcosa? ...E' tutta colpa mia, lo sapevo! Non avrei dovuto permettere che tu andassi a vivere da sola, così lontano da casa per giunta!
-Mamma...! Per favore! Mi tratti sempre come una bambina! Ho quasi trent'anni... penso che ormai il cordone ombelicale si possa tagliare, non trovi?
-Sei sempre la mia bambina! ...E dovresti saperlo! Ma ...dov'è Virgilio? Mi stupisco che non sia ancora qui. I tuoi amici hanno avvertito anche lui, vero?
Jessika si tirò su spostando le lenzuola candide e sistemandosi il cuscino dietro alle spalle. Sembrava fosse arrivato il momento di dire tutto a sua madre. Di spezzarle il cuore. Di rivelarle che ormai dopo ben sette anni di felice fidanzamento, Virgilio non faceva più parte della sua vita.
Prese il coraggio aggrappandosi ad esso con tutte le sue forze e socchiuse la bocca.
-Mamma...
-Sì?
-...Aspettiamo le risposte degli esami e andiamo via.
Quelle furono le parole che le uscirono. Era così semplice dire: "Io e Virgilio ci siamo lasciati", eppure quella frase non era venuta fuori. No, seppure sapesse bene che prima o poi i suoi dovessero essere informati di quella triste verità, il timore la tratteneva, teneva le redini, e le teneva ben strette, perché preferiva pensare che ci fosse ancora una piccola speranza di tornare con lui.
-Sarà il dottore a dire se devi uscire o no. -disse categoricamente. -Dammi il numero del tuo ragazzo che l'avverto io.
-No, no! Lo faresti solo spaventare! Lascia perdere... Vedrai che questi farmaci mi rimetteranno in sesto.
-Signora può uscire un attimo? -disse un infermiere entrando nella stanza.
-Come sta?! -gli si scagliò di fronte la signora Ricci, madre di Jessika.
-Sta benissimo. Almeno dalle analisi fatte finora. Ora eseguo l'ultimo prelievo per escludere che sia qualcosa di grave. Se vuole accomodarsi...
-Io sono fuori amore mio... -sussurrò da buona mamma apprensiva baciandole la fronte e mettendola in ulteriore imbarazzo davanti a quel tipo in camice verde.
Jessika arrossì porgendo il braccio sinistro al paramedico per l'ennesima, fastidiosa perforazione.
-Le mamme... -disse vergognandosi.
-Già. -rispose lui intento a stringere il laccio emostatico. -Se la tenga stretta signorina... è la sua mamma.
-Sì ma a volte, scusi il termine, è proprio una rompiscatole...
-Può darsi... ma non è a me che deve chiedere scusa.
-Dicevo così... per dire.
-Lo so... ecco fatto. Sentito niente?
-Assolutamente.
L'infermiere, giovanissimo, pensò Jessika, si avvicinò all'uscita con l'ampollina colorata di rosso che capovolgeva dolcemente con le grandi mani prive di peli.
-Se la tenga stretta... -le ripeté. -...E' l'unica mamma che ha. Un giorno non l'avrà più e poi le mancherà qualcuno che le rompa le scatole... Com'è successo a me.
Il ragazzo la lasciò sola con i suoi rumorosi pensieri poi subito spuntò il viso della signora Camelia Ricci.
-Ti ha fatto male?
-Per niente.
-Tuo padre, tuo fratello e i tuoi amici sono fuori, ma sai che qui in pronto soccorso non permettono di far entrare nessuno.
-Ma non c'era bisogno che venisse la famiglia al completo! Oh, quanto disturbo!
-Ho anche parlato con un medico. Aspettiamo il risultato dell'ultimo esame e se è tutto a posto possiamo andare via.
-Magnifico!
-E verrai a stare un po' a casa.
-Come? ...No come faccio?! Ho il lavoro e...
-Tesoro, io e tuo padre ne abbiamo già parlato e questa volta non vincerai tu come sempre. Non saremo per niente transigenti!
-Mamma...! -Jessika si bloccò ripensando alle parole che pochi minuti prima le aveva benevolmente detto il paramedico. Era molto combattuta. Temeva addirittura di perdere quella tanto agognata promozione. -Va bene... Per una volta non farò storie. Ma solo un paio di giorni! -precisò.
-Un paio di giorni! Meglio di niente. -l'abbracciò sua madre soddisfatta. -Ora esco, vuoi un caffè, un cappuccino...
-No, sto bene così.
-Ah, a proposito, ho avvisato Virgilio. Avevo dimenticato di avere il suo numero salvato nella mia rubrica sul cellulare.
-Cosa?!... -si drizzò lei sulla schiena.
-Cara credimi, è meglio così. Se fossi stata io avrei voluto saperlo! Infatti ora vado a ringraziare Dante e Romina che mi hanno avvisata. E' il tuo ragazzo, no?
-Sì ma... Oh accidenti!
-Non preoccuparti! Ci ho pensato io a rassicurarlo. Ha detto comunque che voleva venire qui in pronto soccorso ma gli ho spiegato che era inutile tanto non sarebbe potuto entrare.
Jessika sospirò sollevata.
-Quindi verrà più tardi, quando saremo tutti a casa. -la signora Camelia chiuse la porta dietro sé. Jessika rossa come un vulcano in eruzione rimase tesa che pareva una corda di violino. Si lasciò poi andare all'indietro, precipitando sul morbido cuscino, che tuttavia rimbombò rumorosamente sotto la sua testa.
Le arrivò il messaggio di Dante. Recitava così: "Scusa, ma al bar stamattina quando sei svenuta, la miglior cosa da fare ci è parsa quella di chiamare i tuoi genitori... Non immaginavamo che tua madre poi avrebbe avvisato ...chi tu sai! Perdonaci! :( :( :( "
-Ormai è fatta... Uffa! -sussurrò tra le labbra che si torcevano.
Jessika guardò fuori dalla finestra ripensando alle parole di sua madre. Aveva detto che Virgilio sarebbe voluto andare lì in pronto soccorso. Quindi forse era preoccupato perché gli importava ancora di lei, forse c'era ancora una piccola speranza che provasse qualcosa? E poi lui non sapeva che Jessika non aveva detto ai suoi della loro rottura, eppure aveva retto la candela! Ma erano ormai più di due mesi che non lo vedeva e non lo sentiva. Cosa sarebbe successo una volta che l'avrebbe avuto di fronte?
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