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2~Cassettino dispettoso

Un'altra notte di fronte al computer. Pagine che si aprono, pagine che si chiudono. Schemi, progetti, grafici... Una notte difficile per essere concentrati e lavorare. Infatti quel pomeriggio aveva trovato tra la posta una lettera della banca. Non aveva capito bene cosa volessero ma, come c'era scritto, "rischia di perdere la casa per alcuni mancati pagamenti".

Jessika fissò l'orologio dorato appeso al muro. Era ancora l'una. Forse si era fermato. Controllò sul cellulare e poi anche sul suo computer. No, non era fermo. Era proprio l'una.

D'istinto la sua mano scivolò nel cassettino, quello che si incastrava sempre, ma che stranamente, in quel momento si aprì in un colpo solo. Lo richiuse immediatamente. Sperava che si bloccasse, che rimanesse sigillato come da un lucchetto. Quella era la scusa, ogni volta, per non gettare via ciò che gelosamente era conservato lì.

"E pensare che ho ancora la sua foto! ...Quel maledetto cassettino, prima o poi lo sfondo! Non voglio avere il ritratto di quell'uomo! Ma tanto meno male è lì... E chi riesce ad aprirlo!"

Così si giustificava quando qualcuno le chiedeva che fine avesse fatto Virgilio. Prima con tutti i colleghi di lavoro e poi con i suoi amici stretti, Dante e Romina. I suoi genitori invece non sapevano ancora della loro "separazione". Erano così orgogliosi del futuro genero che Jessika arrivò a pensare che la chiamavano frequentemente solo per sapere se la sua storia con il vicedirettore andava avanti. Lui era un tipo difficile da non notare. E ci sapeva fare nel parlare. Aveva l'intero team che pendeva dalle sue labbra. Jessika lo aveva incontrato lì. Fra le pareti del suo ufficio. All'inizio, quando era ancora una "matricola" nel mondo del lavoro, veniva mandata qua e là a portare la posta, a fare le fotocopie o semplicemente a servire il caffè -neanche fosse una cameriera- a chi era di grado superiore al suo. E così un giorno, per sbaglio, si ritrovò a rovesciarlo proprio addosso a lui.

...
-Accidenti se scotta! -aveva esclamato per nulla arrabbiato.

-Oh mamma! ...Mi scusi! Sono inciampata! ...Oh, non ci posso credere che a farlo sia stata proprio io! -si era agitata lei mettendosi le mani nei chiarissimi capelli che allora portava corti, con una sfumatura sulla nuca.

-Capita. -aveva detto lui semplicemente.

-Capita? Le ho appena rovinato il suo vestito firmato e lei mi risponde: capita?

-Capita.

-Bhe... Mi permetta almeno di portarglielo in lavanderia...

-Non pensarci nemmeno biondina.

-Cosa ha detto? -era arrossita lei non solo per la figura appena fatta, con il vicedirettore per giunta, ma anche per l'appellativo con cui era stata appena chiamata.

-Senti, innanzi tutto dammi del tu. Dopotutto non sono così vecchio.

-Ma no... Mi è stata insegnata l'educazione e fino a quando qualcuno non me lo permette io...

-Ok, ti permetto di darmi del tu.

-La ringrazio... cioè... ti ringrazio.

-Virgilio. -aveva teso lui la mano sorridente come non mai.

-Jessika.

-Iskah.

-Iskah? Cosa significa?

-Il tuo nome deriva dall'ebraico Iskah. Da un verbo probabilmente. E quindi il significato sarebbe "guardata da Dio". -continuò disinvolto lui sfiorandosi lievemente i capelli lisci con riflessi cenere.
-Ma no... -sorrise lei timidamente.

-Sai, il primo che ha utilizzato questo nome è Shakespeare nella nota opera teatrale "Il mercante di Venezia", in cui proprio Jessica è la figlia del mercante Shylock.

Lei era rimasta a guardarlo come uno di quegli animaletti pelosi imbalsamati. Non ne capiva niente di teatro, né di cultura e tanto meno delle origini e del significato dei nomi.

-Sapevi che il tuo nome è stato il più popolare durante gli anni 80 e 90 negli Stati Uniti?

-No... -aveva risposto timidamente avvertendo un senso di inadeguatezza o per meglio dire di ignoranza!

-Bel nome comunque!

-Grazie. E... cosa mi dici del tuo? Cosa significa Virgilio?

-Ha origini latine. E' tratto da Vergilia, un'antica gens latina, sai, un gruppo di persone che condividevano lo stesso nome.

-Sì, certo. -aveva finto di capire la ragazza.
-...E queste facevano derivare il proprio casato dalla costellazione delle Pleiadi, dette Vergiliae.

-Ho capito...

-Infatti Virgilio significa "propizio alla navigazione". E a me piace tantissimo viaggiare, anche per mare. Ma soprattutto mi piacciono le stelle. Si può navigare anche tra le stelle, no? Più volte salgo sulla terrazza qui, proprio sopra di noi e mi sdraio a terra. I miei viaggi sono interminabili, riesco a vedere tutte le stelle percepibili ad occhio nudo. Per ora ho solo un binocolo ma prima o poi comprerò un cannocchiale o un telescopio... I miei viaggi allora saranno ancora più gratificanti.

Per un attimo quelle parole avevano fatto viaggiare anche lei. Era così perso nella sua descrizione che l'aveva coinvolta al punto da farle sentire i brividi. Lei non si era mai soffermata a guardare le stelle. Quei puntini lontani così luminosi per lei non erano altro che decorazioni per abbellire il cielo. Non aveva tempo di ammirarle. Non aveva tempo da perdere.

-Cena e ti perdono. -l'aveva colta lui alla sprovvista.

-Come?

-Stasera, altrimenti ti faccio licenziare.

Jessika l'aveva fissato nel tentativo di cogliere nei suoi occhi anche un solo cenno che le rendesse chiaro se scherzasse o meno. Era serissimo però. Tutto d'un pezzo. Anche se un po' buffo con quell'evidente macchia marrone sulla giacca che si infiltrava fin sotto la camicia appiccicandola alla pelle. Gli faceva perdere un po' di credibilità. L'aveva visto già altre volte e altrettante era andata nel suo ufficio a portargli il caffè ma in quell'istante, quando l'aveva sentito parlare, quando si era specchiata nei suoi occhi scuri e quando in un modo per lei impensabile l'aveva fatta arrivare fin sopra le stelle, le parve di aver scordato tutto il resto. Dove fosse, che giorno fosse e perché fosse lì...

-Non posso perdere il posto. Sto pagando il mutuo e... vorrei anche comprarmi una macchina... Odio prendere il tram!

Lui era scoppiato a ridere lasciandola perplessa. Stava scherzando allora?

-Dammi il tuo numero ragazzina... -aveva concluso lui già pronto con il suo cellulare.

-Ti chiamo dopo il lavoro.
...

Jessika riaprì gli occhi, tornando alla realtà. Il pc di fronte a lei, in modalità stand-by, indicava che aveva già perso troppo tempo a pensare al suo ex-vicedirettore ...ed ex ragazzo. Fissò di nuovo il cassettino dispettoso, sospirando e pensando che non sarebbe riuscita mai a svuotarlo definitivamente. Lui era ancora lì. Dentro quell'angoletto buio del suo cuore.

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