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15~Quel peso soffocante


Mirsada, al volante della roulotte dove dormiva con Jessika, era una vera e propria scheggia. Sfrecciava sull'asfalto, neanche fosse un pilota di Formula Uno. Di solito era lei che "capeggiava" la carovana dei mezzi con cui si spostavano i rom da un paese all'altro. E a volte gli altri facevano fatica a starleb dietro, al punto che doveva fermarsi per aspettarli. Dopo molti mesi di nomadismo, ormai Jessika aveva capito lo stile di quella donna tutta d'un pezzo. A lei piaceva essere una leader, ed era bravissima a farsi rispettare da tutti. Ricordò la prima volta che l'aveva vista, quando aveva "ordinato" a suo figlio di prendere qualcosa dagli scaffali di quel supermercato. In quel momento la ragazza non avrebbe mai immaginato che sarebbe poi partita con quelle persone e con quel ragazzo che tanto l'aveva affascinata.

-Io vado al bagno, tu prendi bottiglia d'acqua al bar. -disse risoluta Mirsada, appena fermi per una sosta rifocillante.

-Va bene. -ubbidì Jessika dandosi una sistemata per apparire al meglio delle possibilità di quel momento. Infatti la sua ricrescita bionda ormai era ben visibile e faceva a botte con il biondo platino, molto più chiaro che aveva sulla lunghezza dei capelli. Ma che ci poteva fare? Aveva imparato a non darci peso, e quasi non le mancavano nemmeno più i suoi amati trucchi.

La ragazza entrò nel bar. Era piccolo, ma ben illuminato dai faretti e l'omone dietro al banco era piuttosto simpatico. Prese una bottiglia ricoperta da una sottile patina che rivelava tutta la sua freschezza e la diede alla ragazza.

-Posso offrirle un caffè? -chiese gentilmente l'omone.

-Perché no? -rispose lei dopo averci pensato per un po'. Era da molto che non lo beveva. Le mancava il famoso "rito" che faceva con i suoi amici praticamente tutti i giorni...

Una voce proveniente dal televisore lì in alto proprio di fronte a lei, la distrasse. Le parve di vedere un viso conosciuto e si soffermò ad ascoltare ciò che diceva. Era una donna con i capelli rossi, lisci, molto carina in un camice bianco. Jessika ebbe un sussulto quando si rese conto che era la dottoressa di quell'ospedale dove avevano portato Vesna per l'ematoma alla nuca! Sì, era proprio lei! Veniva intervistata da un giornalista.

"...sì, stava insieme ad un ragazzo, non mi parevano zingari dai loro tratti, ma la loro amica lo era chiaramente... Aveva un ematoma alla testa ma niente di grave. Poi dopo aver fatto tutti gli accertamenti del caso sono andati via..." dopo questa descrizione, apparve in video la foto di Jessika. Certo, alquanto diversa da com'era adesso. Era una foto dell'anno prima, scattata al mare, che i suoi genitori avevano poggiata sul caminetto di casa. Anche lì però, nonostante fosse al mare, era truccata accuratamente. Avevano ingrandito la foto di Jessika in un primo piano e adesso era lì, nello schermo, proprio di fronte agli occhi increduli della stessa! Si portò una mano alla bocca quando immediatamente dopo la sua foto comparvero i suoi genitori. Sua madre in lacrime, suo padre con il viso contratto... parevano distrutti. Quello che facevano, sembrava l'ennesimo appello.

"...Jessika, ti aspettiamo... per favore, torna da noi..." furono le parole soffocate di Camelia Ricci.

"Jessika Ricci, la ragazza scomparsa da Roma dal 30 settembre, è stata vista l'ultima volta da un tassista che l'ha accompagnata sulla statale che porta fuori Roma." Furono le parole del giornalista.

"...ha voluto che la lasciassi ad un'area di servizio. Mi è sembrata strana, pareva avesse pianto... ma sa, mi capita di accompagnare persone di tutti i tipi e non ci ho dato troppo peso... poi lei non sembrava molto disposta al dialogo..." disse il conduttore del taxi che solo in quel momento tornò in mente alla ragazza.

Nella sua testa c'era ancora molta confusione, ma quel viso ora lo ricordava bene. Quell'uomo era stato gentilissimo. Le aveva chiesto se avesse bisogno di aiuto ma lei aveva rifiutato e gli aveva detto di fermarsi e lasciarla lì all'area di sosta. Aveva preso il taxi verso sera, dopo le spiacevoli litigate che era certa di aver avuto con Dante e Romina e poi con i suoi genitori e suo fratello... Non capiva ancora come c'era finita su quel ponte ma la paurosa sensazione di vuoto sotto di sé era vivida, quasi riusciva a sentire ancora la tremenda paura di sentirsi divorata da un vortice di gravità mentre tutt'intorno era il buio.

-Sa che le somiglia? -disse la vociona del barista. Jessika lo guardò tremante. Tentò di mantenere la calma mentre poggiava la tazza ancora colma di caffè nel piattino. Quasi le scivolò di mano, così una parte della bevanda bollente fuoriuscì riversandosi sul bancone.

-...Oh! ...Mi spiace! -esclamò lei spalancando gli occhi. Poi mentre l'uomo era intento a prendere un panno per pulire, sotto il bancone, lei appoggiò i soldi lì e si voltò per andare via il più presto possibile.

-Non si preoccupi signorina... -disse benevolmente lui rialzandosi. Poi si accorse che la ragazza era sparita. Guardò di nuovo il televisore e aggrottando la fronte si diresse verso la grande vetrata dell'esercizio. Una fila di roulotte gli sfilò davanti, allorché corse al telefono per chiamare la polizia.

Il sole tramontò anche su quel giorno così strano. Anche se a sentirsi strana, piuttosto era Jessika che avvolta dalla confusione più completa aveva perso l'appetito. Rivedere così i suoi genitori, dopo settimane e settimane, le aveva procurato profonda nostalgia...

Il duca, trascinandosi a fatica per l'età avanzata, le si sedette vicino sulla coperta quadrettata ormai consumata.

-Ho impressione che tu non vuoi stare più con noi... -esordì dopo aver preso la mano di Jessika. D'istinto si irrigidì e pensò di ritrarla a sé ma attese ancora un po'. Guardò le loro mani, una nell'altra, unite, insieme. Quel tocco di calore umano, la riscaldò.

-Tuoi occhi... è da un po' che tuoi occhi sono spenti... Cosa è successo ragazza?

-...Nulla.

-No, non può essere nulla. Tuo viso parla... E' per storia con Hego? So che lui ha parlato con te... So che ti ha detto suoi sentimenti per te...

-Ah sì? ...e cosa ti ha detto?

-Quello che hai risposto tu. Che tu hai altro uomo. Che tu ami altro uomo...

-Giusto.

-Ma lui non crede a tue parole.

-Perché non ci crede?

-Perché è convinto che tu provi sentimento per lui... ma c'è qualcosa che ti frena.

Jessika fece un mezzo sorriso tirando fuori tutto il fiato in uno sbuffo.

-Voi leggete il pensiero... -disse rassegnata.

-No, noi leggiamo occhi. Ricordi? Primo giorno io ti ho detto che tu brava ragazza, buona di cuore, ma saggezza non è in te... Io avevo letto questo nei tuoi occhi.

-Sì lo so... Ho capito perché non sono saggia. Non immagini quante cose abbia capito di me in questi mesi... Leggi ancora questo nei miei occhi?

-No.

-Dici sul serio?

-Io ho capito perché tu hai detto no a Hego. Tu non ti senti all'altezza.

-Già... Hai letto proprio bene...

-Ma non è così. -sussurrò Drago stringendole la mano. Lei girò di scatto la testa verso il duca. -In questi mesi, tu hai fatto grandi cambiamenti. Tu altra persona adesso. Capisci?

-Veramente no, non capisco. Io mi sento sempre la stessa.

-Allora, dimmi la verità: Hego ti piace? Provi qualcosa per lui?

-...Sì. -disse lei prendendo tutto il coraggio che aveva.

-Vedi? Tu saggia. Perché, cosa hai detto a lui?

-...Gli ho detto di no.

-Perché?

-Ma perché, è proprio come detto tu. Io non mi sento all'altezza. Lui è così buono, così puro di cuore, io invece ho un caratteraccio... Non voglio farlo soffrire.

-Visto? ...tu saggia. Non hai pensato solo a te... a quello che tu vuoi... Ora tu non più egoista... Tu ora dai più di quello che ricevi e non solo a Hego... ma a tutta comunità.

-Non mi sembra di aver fatto un granché...

-No? Tu hai insegnato a bambini a leggere e scrivere tua lingua. Hai imparato danza, per aiutare altri nello spettacolo, hai aiutato a procurare cibo... E poi hai anche addolcito cuore di Mirsada... Era da tanto che non rideva...

Jessika sorrise intimidita.

-Egoismo è scomparso da te... credi all'anziano saggio. Ricordi? Prima volta tu mi hai chiamato così.

-E' vero, lo ricordo... Ricordo anche di aver pensato che fossi un presuntuoso...

I due risero. Poi la ragazza divenne nuovamente pensierosa ricordando ciò che aveva visto al telegiornale in quel bar dove avevano fatto sosta.

-Drago... i miei genitori mi stanno cercando...

-Tuoi genitori ti amano... pensavi di no?

-Non so cosa pensavo... Volevo solo andare via da Roma. Ero convinta che a nessuno importasse di me.

-E hai scoperto che non è così... Dovevi solo capirlo...

-Vorrei tanto rivederli... rivedere i miei amici...

-Vuoi tornare a casa?

-Sì... ma nello stesso tempo non vorrei lasciarvi... Mi sento così legata a voi...

-La vita è fatta di scelte. Ora devi pensare a quella giusta per te e per tua vita. -Drago alzò lo sguardo vedendo qualcuno avvicinarsi. -Ecco, vedi, arriva Hego. Parla con lui, forse cose si chiariranno.

-Ok... Ti ringrazio.

-Niente, ragazza mia... Niente.

Hego attese che il duca si allontanasse. Poi sorrise a Jessika. Lei si fece forza.

-L'altra volta ho mentito! -disse tutto d'un fiato.

-Sì lo so.

-L'avevi capito?

-Certo...

-Bè... non so dirti se ti amo anch'io ma... non è vero che quando me l'hai detto tu ho pensato a Virgilio...! In realtà mi sono emozionata. E' stato bellissimo sentirselo dire... e comunque tu mi piaci molto...

-Ma...?

-Ma... Il mio cuore e la mia testa sono così confusi adesso. Non posso dire di aver cancellato il mio ex e poi... sai qualche giorno fa ho visto i miei genitori in tv. Mi mancano... e loro erano disperati...

-E' chiaro che adesso hai altre priorità, ed è giusto così. Vuoi tornare a Roma, no?

-Vorrei tanto rivederli...

-Capisco... e ti ripeto, è giusto così.

-Quindi tu pensi che sia meglio che io torni da loro?

Hego sospirò inarcando la bocca in un sorriso contagioso. Piegò poi le gambe e si mise accanto a Jessika.

-Sai cosa voglio per te? ...voglio che sia felice e basta. Adesso senti un grande vuoto dentro, vero?

La ragazza annuì mordendosi le labbra.

-Lo sento anch'io, sai? Ma io non potrò rivedere mai più mio padre...

Jessika provò tanta tenerezza per lui. Pensò che il ragazzo doveva capire bene quello che provava.

-Non è stato un padre modello, no, per niente. Si ubriacava e poi dava il peggio di sé... Era un violento e mia madre ne ha dovute passare di tutti i colori. La minacciava di morte... sempre. Mi domandavo quale sarebbe stato il giorno che l'avrebbe fatta fuori. Sapevo che sarebbe successo, ne ero sicuro. E così ho voluto evitarlo... Mentre una sera ubriaco come sempre, aggrediva mia madre con un coltello, io gliel'ho tolto e...

-Hego mi dispiace tantissimo...! -disse lei abbracciandolo forte. -...mi dispiace...

Il ragazzo tirò su con il naso.

-...Eppure mi manca! -disse commosso socchiudendo gli occhi inumiditi. -...ma i tuoi genitori ci sono... e sono lì ad aspettarti...

-Hego, devo confessarti anch'io una cosa... -disse lei spostandosi indietro per guardarlo in viso. -...loro non sono i miei veri genitori. Sono stata adottata. Non lo sa nessuno se non noi tre, e Tiziano, mio "fratello". -Hego la fissò incrociando le gambe. -...In realtà la mia storia è molto simile alla tua. I miei veri genitori erano dei poveracci... Lasciavano me e mia sorella sole in casa tutto il giorno per procurarsi gli stupefacenti e poi sballarsi... Eravamo così piccole... Quando rientravano e ci trovavano affamate ci picchiavano, dando a noi la colpa del disordine che c'era e del fatto che non avevano soldi. L'assistenza sociale è intervenuta perché alcuni nostri vicini si sono accorti che qualcosa non andava e ci sentivano sempre piangere... e così siamo state affidate ad altre famiglie ma... mia sorella non ce l'ha fatta... Bastava intervenire prima... solo un po' prima... E' morta di malnutrizione... -la ragazza permise che le lacrime le rigassero il viso, bianco, contratto dal dolore...

Hego la riprese tra le sue forti braccia. Lei continuò tra i singhiozzi.

-...Non volevo affezionarmi a loro... non volevo affezionarmi a quella famiglia che mi aveva preso con sé... per non restare delusa... per non rimanere di nuovo sola... Ora mi rendo conto di quanto abbiano fatto per me... Ti quanto mi abbiano amata e di quanto io ami loro... E li ho abbandonati! Sono stata io a fare del male a loro... ai miei amici... -Jessika si irrigidì quando le tornò in mente quell'attimo in cui era su quel ponte fuori Roma e aveva ripensato alla sua penosa vita. -...Hego... perché mia sorella è morta ed io no...? Perché... Ora ho capito cos'è successo sul ponte... Ho pensato a Cassidy... la mia sorellina... mi sono sempre sentita in colpa per quello che le è successo... pensavo che forse io avevo mangiato più di lei e per questo...

-Jessika...! Non è colpa tua... non è stata colpa tua...! Ogni giorno... credimi, ogni giorno, ripenso a quello che ho fatto e mi chiedo se è giusto... Ma... capisci... o lui... o mia madre... Se non lo avessi fermato l'avrebbe uccisa e... poi avrebbe ucciso anche me. Ma tu che colpa ne hai? Quello che è successo a te e a tua sorella è frutto della negligenza di persone che avrebbero dovuto prendersi cura di voi! -Hego prese la sua testa tra le sue mani e la strinse. -Vieni qui...

Jessika scoppiò in un pianto liberatorio mentre lui la rassicurava in un tenero abbraccio. In tanti anni aveva tenuto tutto dentro di sé e mai era riuscita a raccontarlo a qualcuno e tantomeno a piangere. Non si rese conto di quanto tempo passò mentre tra le braccia di Hego sfogava anni di tormento che le avevano compresso il petto, seppe solo che al mattino successivo, quando si risvegliò nella roulotte, abbagliata da un fascio di luce penetrato dalla tendina, tutto le pareva più chiaro, più limpido e quel peso soffocante non c'era più.

Ristorata da una notte di sonno sereno si affacciò sull'accampamento irradiato da un tiepido sole, e illuminata in viso da quei riflessi dorati pensò che quello doveva essere il primo giorno della sua nuova vita.

-Vi devo molto... -disse dopo aver riunito tutti. -...Voi non immaginate quanto mi abbiate dato. In questi mesi ho sperimentato per la prima volta in assoluto cosa significhi non avere radici... non avere una fissa dimora, non avere tutte le comodità a cui ero abituata o forse sarebbe meglio dire, di cui ero schiava. Ho capito che basta un tetto stellato e una dolce melodia per dare vita a un'esplosione di emozioni... -disse guardando Maurice e Valentino. -...ho capito che posso esprimermi muovendo il mio corpo a ritmo di musica... -sorrise mentre Vesna e Alarabìa la fissavano con occhi grandi. -...ho capito che se voglio diventare saggia, devo ascoltare, devo guardare con i miei occhi ciò che mi circonda e devo imitare chi è più saggio di me... -fissò Drago che annuì lentamente con la testa mentre socchiudeva gli occhi. -...ho capito che... anche dietro a un aspetto duro, può nascondersi un cuore tenero e che quindi non devo fermarmi alle apparenze... -continuò girando gli occhi verso Mirsada che le sorrise intimidita. -...ho capito che lo schiamazzo dei bambini, non è, e non deve mai essere fastidioso... ma contagioso... perché i bambini, trasmettono gioia... -disse accarezzando il viso di Molly, seduta lì vicino a lei. -...ho capito che non serve una doccia quando hai un cane come Ingrid... -continuò mentre sfuggiva una risatina a tutti i presenti. -...ho capito che i legami d'amore vanno oltre i gradi di parentela... e questo siete stati per me... fratelli, sorelle, madri, padri e anche figli... e che l'amore è più forte di qualsiasi cosa. Ho imparato inoltre -alzò gli occhi verso Hego. -...che gli animali sono delle creature, e vanno rispettati...che siamo tutti uguali anche se la nostra pelle è diversa e che possiamo essere felici indipendentemente da quello che ci accade... perché la felicità è dentro, non fuori... non in quello che possiedi, ma in quello che sei e non nelle cose ma nelle persone. Ed ho imparato anche delle parole in rumenì... e con certezza posso dirvi che il mio... GILO'... -sussurrò soffocata da un singhiozzo. -...sarà per sempre con voi... Continuerà a viaggiare con voi in tutti i posti in cui andrete. Ma per me è giunta l'ora di tornare a Roma... No, non perché io non voglia stare più con voi... no. Ma perché ho lasciato in sospeso troppe cose lì... E loro mi stanno aspettando.

Jessika diede un ultimo sguardo a quelle persone che l'avevano resa diversa, migliore. Vide poi Hego che dispiaciuto abbassò gli occhi e si scrollò gli scurissimi capelli poi si diresse alla sua roulotte mentre lei travolta dagli altri non poté nemmeno chiamarlo.

-Ora posso dire che tu ragazza bella, buona e anche saggia. -disse Drago quando tutti si furono allontanati.

-Io devo ringraziarti... devo ringraziare tutti voi. Ho permesso che l'amore per le cose materiali, e che gli sforzi e il tempo per ottenerle, offuscassero le persone importanti... quelle che contano veramente nella mia vita. Ho sprecato così tanto tempo che... se solo ci penso mi viene una gran rabbia!

-C'è sempre tempo. Ricorda questo tu... Niente è perduto per sempre. A volte bisogna solo riconquistarlo. Ora tu vuoi tornare Roma?

-Sì. So che ci vorrà ancora un po' di tempo. Siamo così lontani ma...

-Non ci vorrà tempo. Sono sicuro che tutti d'accordo di dare te soldi per prendere treno e tornare a casa. Ora tu pronta per tornare.

-Davvero? Dici sul serio? -esclamò emozionata.

-Mai stato più serio in mia vita! -rise il duca.

Jessika sospirò guardando la roulotte di Hego. Sentì il cuore struggersi dentro sé, perché gli voleva bene, ormai era legata a lui e forse i suoi sentimenti sarebbero diventati ancora più forti se fosse restata ancora un po'. Ecco perché voleva andare via il più presto possibile. Perché temeva questo. Temeva che poi non ci sarebbe riuscita più. Drago capì i suoi pensieri.

-Ragazzo si riprenderà. Non essere triste.

Jessika bussò alla porta di Hego sapendo che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe parlato con lui.

-Vorrei salutarti come si deve... -disse lei con poca voce.

-...Scusami se sono andato via...

-No, capisco... Non è per niente facile.

-Devo solo abituarmi a non averti più qui...

-Anch'io dovrò abituarmici.

-Volevo darti questo... -continuò lui porgendogli un ciondolo a forma di cuore. - Sarai sempre la mia gagì preferita e ...una parte di me resterà per sempre con te.

-E una di me... con te. -disse lei prendendo quel cuoricino rosso rubino.

-Non voglio che questo sia un addio. -sorrise lui. -Mi piace pensare che un giorno ci rivedremo.

-Ok, non è un addio. -si sforzò di sorridere anche lei. -...E' un arrivederci.

L'abbraccio fu interminabile.

Jessika guardò per l'ultima volta il viso di fronte a lei. Bianco latte, proprio come la prima volta che lo aveva visto, con il pizzetto nero, come i suoi capelli e con quei meravigliosi occhi blu che solo dopo diversi giorni aveva notato. Pensò che quel ragazzo era l'esempio perfetto di come sia irragionevole permettere che la razza o la diversa nazionalità creino divisioni o innalzino muri insormontabili.

Lui era l'unione di due persone di razza diversa, era uno zingaro con gli occhi blu. E anche se aveva sofferto per colpa di un padre stupido, aveva deciso di essere diverso dentro, e soprattutto di essere felice.

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