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14~Una parte di colpa


Virgilio prese Jessika tra le sue braccia e asciugandole il viso, tentò di confortarla. Fu solo in quel momento che lei smise di piangere. Ormai il suo viso era irriconoscibile. Gli occhi gonfi, contorniati dalle borse che le tiravano la pelle delle palpebre, la bocca e il naso rossi...

-Mi sei mancata, lo sai? -disse porgendole un fazzoletto di carta. Lei lo prese mentre un singhiozzo le smorzò il respiro. -Spero che questa sia l'ultima volta...

Jessika riprese fiato.

-Questa volta... pensavo che sarebbe finita per davvero...! -sussurrò con le guance completamente bagnate. -...ti prego non farlo più!

Virgilio sorrise. Quella faccia da bambina lo intenerì. Le prese il viso tra le grandi mani bianche e perfettamente curate.

-Non volevo farti soffrire così. Ma anche io ci sono stato male. Sai, a volte finisco per credere che tu non mi ami affatto...

-Lo sai che non è così...!

-Sì, ma vorrei che tu me lo dimostrassi di più. La litigata di quella sera ha evidenziato solo quanto disprezzo tu abbia per me...

-No, ma che dici? ...io non ti disprezzo... ero solo arrabbiata... Avevo litigato con mia mamma e...

-Non puoi scaricare tutti i tuoi nervi su di me. Soprattutto visto che non ti ho fatto niente.

-Hai ragione. Ti prometto che...

-Non ripetere questa frase come fai ogni volta che litighiamo. Ormai non credo più alle tue promesse. -Virgilio mise le mani in tasca, quasi volesse prendere le distanze.

-Capisco che tu ora sia così amareggiato ma...

-Lo saresti anche tu al mio posto... Prova a metterti nei miei panni.

-Dammi un'altra possibilità. Non ti deluderò.

-Per me è già difficile non poterti tenere per mano, non poterti abbracciare. Però ti rispetto e non ti forzerei mai a fare quello che non vuoi. Io non voglio smettere di essere il tuo fidanzato. Non ce la farei a stare lontano da te come ho fatto in questi sei terribili giorni ma... Questa è l'ultima volta. Mi spiace Jessika ma... non posso farcela davvero. Sto troppo male.

-Ok. Questa è l'ultima volta. -promise. Poi qualcosa andò storto e Jessika un giorno si ritrovò sola, senza di lui.

Quella sera nell'accampamento, con il freddo pungente tipico delle zone montagnose, erano tutti intorno al fuoco, imbottiti e incappucciati.

Mentre mangiava, la ragazza pensava a quell'ultima chance che aveva avuto con Virgilio e che purtroppo, da stupida, aveva perso. Il cuore però, le faceva un po' meno male adesso.
Forse per la lontananza o forse... Sì, si rese conto che adesso il suo cuore, o meglio, il suo gilò, come lo chiamava la sua nuova "famiglia", era diviso a metà. Una parte era rimasta a Roma, e sentiva tremendamente la mancanza di Virgilio, ma l'altra metà, batteva forte quando vedeva o pensava ad Hego. Certo erano passati tre giorni dalla Zambra, e anche se a fatica, entrambi avevano finto che non fosse accaduto niente in quel particolare giorno, anche se in realtà qualcosa era successo!

Perché Hego aveva ucciso suo padre? E perché Mirsada aveva dato a Jessika il vestito che aveva conservato così accuratamente perché fosse della sua futura nuora?

Mentre i due ragazzi erano dietro alla roulotte, erano apparse improvvisamente Vesna e Alarabìa e avevano fatto una scenata. Erano persino andate a riferire la cosa al duca arricchendo la scena che avevano visto, con particolari più frutto della loro fantasia che della realtà. Drago aveva chiamato quindi Hego e Jessika per sapere cosa fosse successo. Meno male che conosceva il caratterino delle due ragazze e così non gli aveva dato molto credito. Ma aveva messo in guardia tutti e due, di non appartarsi più da soli e che li avrebbe tenuti d'occhio.

Hego non era uscito dalla sua roulotte, nemmeno per mangiare. E lei non poteva andare da lui per parlare perché Drago, vigile come sempre, le aveva dato chiare istruzioni in merito. Il duca li aveva invitati ad evitare di stare insieme, perché nel campo iniziavano a vociferare cose non vere a motivo di Vesna e Alarabìa e non voleva turbare la pace della comunità.
La ragazza ripensò a quando Hego le aveva detto di non avere problemi, di essere felice. E in effetti questo era quello che traspariva da lui ma le cose non stavano proprio così. Hego si portava sulle spalle un grosso fardello. La vita di un uomo! E per di più non un uomo qualsiasi, ma suo padre!

Sicuramente tutti nell'accampamento conoscevano quello che era successo ma non poteva parlarne con loro. Solo Hego poteva spiegarle quel tragico episodio della sua vita, era giusto così. E pensò che volesse davvero farlo quando, con sua sorpresa, il ragazzo si presentò nella sua roulotte accompagnato da Mirsada.

-Sono venuto per chiarire delle cose. -disse lui deciso.

-Ti ascolto.

-Innanzi tutto scusa per come ti ho trattata... Ti ho tirata per un braccio e trascinata lì dietro, al buio... Non è da me.

-Già scusato.

-E poi... Quel vestito, quello che ti ha dato mia madre... Lei non sapeva che tu...

-Cosa...

-Non sapevi che ami un altro.

-Ah ecco... -abbassò lei gli occhi.

-Le ho spiegato che ha frainteso tutto. Lei pensava che tra noi...

Hego parlava a fatica. E faceva lunghe pause. Era chiaramente imbarazzato, ma Jessika non capiva appieno il perché. O meglio, non capiva cosa pensasse di lei. Provava qualcosa? Vesna e Alarabìa tempo prima le avevano detto che aveva una cotta per lei. Era vero?

-Non so se è tutto chiaro... -sembrò voler concludere lui.

-Ma sì, sì... Si è trattato di un equivoco... -farfugliò lei non del tutto convinta.

-...Bene. -concluse con il viso dimesso. Detto questo uscì dalla roulotte. Mirsada restò lì.

-Mi spiace... -disse Jessika.

-Di cosa? -chiese Mirsada ferma di fronte a lei.

-Per questa situazione. Davvero tu credevi che io...

-No io non credo. Io so.

-Che vuoi dire?

-Io capisco da sguardo. Tuo e di Hego. Voi vi amate. -affermò mentre Jessika la fissava e non credeva alle sue parole. -Io non ho sbagliato. E anche se tu sei una gagì, io sicura che tu sei buona donna. Tu adatta al mio Hego.

Quella era la prima volta che Mirsada le parlava usando così tante parole. Era proprio come pensava Jessika. L'italiano lo conosceva. Non solo lo capiva, ma lo sapeva anche parlare piuttosto bene.

-Mirsada, sei sicura di quello che dici? Perché io sto impazzendo. Ormai non capisco nemmeno io cosa voglio...

-Tu vuoi felicità, ragazza. E felicità hai trovato qui, in popolo rom. Hego ama te, io so per certo. Io conosco mio figlio. Ma lui paura di farti male. Di farti soffrire. Lui non vuole vedere soffrire persone che ama, perché lo ha già visto e non ancora superato sofferenza causata da suo padre. Lui sa che c'è altro nel tuo cuore. E fino a che ci sarà, lui non dirà niente. Resterà a suo posto... perché non vuole che tu soffri.

-Sono così confusa...

-Tu cosa provi per mio figlio?

-Non lo so... Di certo gli voglio bene ma...

-Lascia andare passato... Tuo futuro è con noi. Con popolo rom.

Jessika pensò a lungo a quello che le aveva detto Mirsada. Ora aveva avuto la prova concreta che Hego provasse qualcosa per lei. Ma lei era disposta a dimenticare il passato e restare per sempre con loro? Fino a quel momento non aveva mai pensato a quell'eventualità. Dentro sé credeva che un giorno sarebbe tornata alla sua vecchia vita, nella città in cui era nata e in cui aveva sempre vissuto. E' vero, ora si trovava all'estremo nord dell'Italia, ma sapeva benissimo che la sua ancora era ben piantata lì. In quel momento più che mai desiderava tornare. Aver saputo di ciò che provava Hego l'aveva scossa e le aveva fatto capire forse per la prima volta che il suo posto non era quello. Lei non c'entrava niente con loro, era troppo diversa. E non si sentiva all'altezza, soprattutto di stare con una persona così com'era quel ragazzo... Speciale... Unico.

Doveva parlare con lui. Ne ebbe l'opportunità qualche settimana dopo, quando sentì un bellissimo suono di chitarra venire da fuori, mentre lei e Mirsada dormivano e così tutto l'accampamento.

Hego era seduto su un enorme cuscino e pizzicava il suo strumento dolcemente rivelando tutta la sua sensibilità.

-Sai benissimo cos'ha detto Drago... -disse lui non appena la ragazza si fu avvicinata.

-Sì, lo so. Ma è così tanto che non parliamo. Mi manca la nostra... amicizia.

-Anche a me.

-...Ti va se ci allontaniamo un po' di qui? Andiamo a fare una passeggiata vicino al lago?

-Come vuoi.

I due si allontanarono prima che li vedesse qualcuno. Arrivarono subito sulle sponde di un lago meraviglioso che non era molto lontano da dove si erano accampati.

-Ho sentito parlare molto bene di questo posto... E ho sempre desiderato venire qui a Verbania... -spezzò il ghiaccio lei, con voce fioca.

-Non è la prima volta che veniamo qui, sai?

-Ci credo...E' bellissimo. E' la meta di molti turisti... Molti vengono a visitare le isole che ci sono nel mezzo del Lago Maggiore. L'isola Bella, l'isola Madre...

-Sì...

-Hego...-si fermò lei, mettendosi di fronte al ragazzo. Lui non aprì bocca. -...che sta succedendo?

-Non so. Dimmelo tu.

-Non lo so nemmeno io. Questo è il punto. Non lo so.

-Vorrei che tu fossi sincera con me. Tra poco ci rimetteremo di nuovo in viaggio e prima o poi torneremo ad accamparci a Roma. Quando saremo lì, tu cosa farai?

-Non lo so... -ripeté lei sospirando.

-Ti sembrerà strano ma la tua risposta è più che chiara. Sai, iniziavo a pensare che saresti rimasta con noi. Ma non è così. Tu vuoi tornare...

-Di certo non puoi biasimarmi per questo. Mettiti nei miei panni: tu saresti disposto a cambiare completamente la tua vita da un giorno all'altro?

-Sì, se ne valesse la pena.

-...E sentiamo: cosa ti spingerebbe a cambiare vita, abitudini... Cosa ti convincerebbe a stravolgere completamente la tua vita, tanto da dimenticare tutto il resto? ...Cosa?!

-Tu Jessika.

-Non ci posso credere! -si girò lei incredula. -No, non ci credo! Tu mi vuoi bene a tal punto da lasciare tutto?

-Non ti voglio bene... Io ti amo Jessika.

La ragazza lo fissò scura in viso, tentando di mantenere il controllo.

-Visto?!... -disse nevroticamente. -...quello che mi hai detto... Quelle parole... mi hanno fatto pensare a Virgilio! Lui me lo diceva sempre! Ho pensato a lui, capisci!?

-Capisco. Il tuo gilò appartiene a lui. -concluse.

-Allora perché me l'hai detto? Per farmi stare male?! Tua madre mi ha detto che non volevi che io soffrissi...!

-Dovevo fare una scelta. Dirtelo oppure no. Ma se non ci avessi provato... non avrei avuto nessuna possibilità, non è così? E poi non so se per te sia meglio soffrire per quello che ti ho detto io o per quello Virgilio non ti dirà mai più.

-Sei così certo che io e lui non torneremo insieme...?

Hego sollevò le spalle.

-Io lo sono. So che non sarà mai più il mio fidanzato... Ma che ci posso fare?

-Non sono io a dovertelo dire Jè...

-Hego mi dispiace davvero... -continuò lei smorzando il tono.

-Di cosa? ...di me? O di lui...

Dopo quelle parole Jessika non fu più in grado di aggiungere altro. Si sentì male di non avergli detto la verità. Il suo gilò, non era poi così lontano da Hego, doveva ammetterlo. Ma non era riuscita a rivelarglielo. Immaginava che prima o poi avrebbe fatto del male anche a lui, proprio com'era successo con Virgilio. E quel ragazzo così perfetto, così buono di cuore, non lo meritava -come non lo meritava il suo ex-. Non voleva ripetere due volte lo stesso errore.
E così si ritrovò di nuovo a fare i conti con il passato. Ripensò a tutte le volte che aveva litigato con Virgilio. Si rese conto in quel momento più che mai, che ogni volta era colpa sua. Anche se fino a quel momento pensava di essere la vittima nella loro storia, quella che era stata mollata, quella che aveva sofferto di più, capì che non era così. Hego una volta le aveva detto che in ogni cosa "tutti abbiamo una parte di merito e una di colpa". Jessika dovette convenire invece che la colpa era tutta sua. Virgilio non c'entrava niente. Anzi, lui aveva fatto il possibile per mantenere il loro rapporto per sette anni, ed era merito suo se era durato così a lungo. Lei invece, spietatamente aveva fatto crollare tutto.

-Dai passiamo questa domenica insieme... -le aveva detto una volta Virgilio entusiasta. -Non puoi continuare a lavorare anche nei giorni festivi! Andiamo giù al fiume, ci portiamo il cibo a sacco e passiamo una giornata senza pensieri... senza pc, fuori da quegli uffici piccoli e soffocanti...

-No Virgilio, te l'ho detto. Ho promesso a Giampiero che terminerò quel lavoro. Così finirei per deluderlo.

-Già, preferisci non deludere lui... ma di me non ti interessa.

-Lo sai che non è così. Facciamo la prossima settimana, ok?

E la stessa cosa gli aveva detto la domenica successiva, e quella dopo e quella dopo ancora. A quel punto Jessika faceva fatica a capire cosa l'avesse fatto innamorare di lei, vista la persona spregevole che si era accorta di essere.

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