13~La Zambra
Jessika si schiarì la voce con un colpo secco di tosse. Era di fronte a quello che considerava l'amore della sua vita eppure non riusciva a spiccicare nemmeno una parola.
-Allora? ...Cosa mi rispondi? Ti ho detto quello che provo per te... ti ho detto che ti amo e tu...
-Sì, scusami Virgilio... Mi hai colta alla sprovvista e...
-Se provassi quello che provo io non esiteresti a dirlo...
-Ma che dici? -si nascose lei dietro un sorriso estremamente imbarazzato. In quell'istante montagne di pensieri si affollarono nella sua mente. Tentò di prendere coraggio e di aprire bocca per pronunciare anche lei quelle due paroline tanto attese dal suo fidanzato. Attese ancora un po'... Ma sapeva che quel momento non sarebbe durato per sempre. Sapeva che Virgilio era in attesa di una risposta e quello strano battito del suo piede sul pavimento indicava che si stava spazientendo.
-Ascoltami... -tentò lei di parlare. -Sai quello che provo per te...
-No! Non lo so! -la interruppe lui sbottando. -Non me l'hai mai detto! Ogni volta trovi una scusa per non rispondermi... Cambi discorso... o scappi via! Non hai mai detto di amarmi... Io te lo dico invece... -chiuse gli occhi rassegnato.
-Non pensavo fosse così importante... -sussurrò lei con un filo di voce.
-Ah no? ...Adesso lo sai.
Qualcuno bussò alla porta della roulotte riportando Jessika alla realtà. Lei scacciò via subito quei tristi ricordi e tentò di rimpiazzare l'espressione malinconica con una spensierata.
-Disturbiamo? -chiesero Vesna e Alarabìa timidamente. Dal giorno del brutto incidente erano passate tre settimane.
-No che non disturbate. -rispose lei facendo spazio perché entrassero.
-Che c'è? ...Come mai avete quell'espressione sul viso?
-Siamo qui per chiedere consiglio.
-A me?
-Sì...
-Che onore...
-Tu sei donna molto bella. -esordì Alarabìa. -...molto in gamba e sicuramente molto fortunata in amore.
-No no... -rise lei coprendosi il viso con le mani. -...avete scelto la persona sbagliata.
-Noi crediamo che tu persona giusta.
-Ma per fare cosa?
-Già detto. Per consiglio. -ripeté Vesna.
-Ok vi ascolto. Ma non vi prometto niente. Voi mi sopravvalutate.
Alarabìa si alzò in piedi impostando la sua argomentazione con la serietà più assoluta.
-Tra poco ci sarà Zambra. Noi vogliamo che durante quel giorno Hego prenda sua decisione.
-Cos'è la "Zambra"? E... di quale decisione parli?
-La Zambra è una festa. -precisò Alarabìa. -...e noi vogliamo che Hego faccia sua scelta. O Vesna, o me. Semplice.
-Veramente no, non lo è. -la contraddisse Jessika, poi, vista l'insistenza dei loro sguardi, si apprestò a spiegare loro perché aveva risposto così. -Secondo voi perché Hego non ha mai fatto la sua scelta? Ve lo siete mai chieste?
-Noi pensiamo che lui è indeciso, no? -chiese Vesna titubante.
-Perché, tu cosa pensi? -continuò Alarabìa.
Jessika alzò le spalle e inarcò le sopracciglia.
-Io so cosa pensi! Che Hego non ama né me né Vesna, non è così?!
-E quindi chi ama? -domando Vesna. -Te?
-Non ho detto questo ragazze... Ma... capite? Siete cresciuti insieme, per diversi anni... La vostra è una comunità unita, proprio come una famiglia carnale... Forse per lui siete più come sorelle...
-E' lui che ti ha detto questo? -indagò Alarabìa.
-Non importa. Ciò che conta è che voi non ve la prendiate a male.
-Che vuol dire? -chiese Vesna non comprendendo le sue parole.
-Non dovete arrabbiarvi, offendervi e stare male... L'amore non è una cosa meccanica. O c'è, oppure no. Non si può forzare... non potete costringere Hego ad amare una di voi e tanto meno a fare una scelta fra due ragazze che non ama.
-E' tutto chiaro! E' stato lui a dire questo a te!
-Alarabìa, ascolta... Avete chiesto il mio consiglio... Vi sto solo dicendo quello che penso... E poi un'altra cosa: voi siete amiche, proprio come sorelle. Se scegliesse una di voi, l'altra come ci rimarrebbe? ...Non pensate che questa scelta influirebbe negativamente anche sulla vostra stretta unione?
Le due ragazze si guardarono perplesse.
-Noi non possiamo trasgredire tradizione! E chi sei tu per fare cambiamenti in nostra cultura?! -così dicendo si diressero all'uscita, poi Alarabìa concluse: -...e comunque abbiamo capito che vuoi tenere Hego tutto per te!
-Ma no...! Non è così...!
-...Non ce la farai! Ricorda che tu sei solo una gagì! Madre di Hego non permetterà che altro gagè faccia soffrire nostro popolo! Andiamo Vesna!
Alarabìa si allontanò infuriata. Vesna restò lì indecisa se parlare o meno. Poi si fece coraggio.
-Io credo che tu ragione. Ma "Ala" ha testa dura... Sai, io confido a te segreto: io non sono innamorata di Hego. Proprio come hai detto tu, per me lui è fratello.
-Ma allora...!
-E' unico uomo. Gli altri sposati o troppo grandi per me... Mia madre dice che è disonore per donna non trovare marito.
-Ma ti rendi conto che è un'assurdità?!
-Lo so, ma non posso fare niente. E non ti offendere, ma è vero... gagè portano solo sventure a nostro popolo.
Jessika la fermò prima che uscisse.
-Perché dici così? Dopotutto non è stato un gagè a guarirti? ...E non sono i gagè a darvi i soldi con cui sopravvivete?! E poi, da quando sono con voi... vi ho causato guai?!
-Bè, no, è vero... tu no... almeno, non ancora. Ma una cosa ti chiedo. Lascia perdere Hego... Ha sofferto molto per colpa di un gagè...
-Di chi stai parlando? Di suo padre, vero?
-Io non ho detto niente. Ora vado o Ala se la prende con me.
Jessika si svegliò tutta sudata. Era da un po' che non soffriva più di attacchi di panico ma da qualche giorno faceva strani sogni. Confusi, piuttosto fastidiosi... Quando poi apriva gli occhi non poteva fare a meno di pensare ai suoi cari che ora erano molto lontani da lei, sia fisicamente che, sicuramente, anche con il cuore. Era certa però di non aver litigato con Virgilio quel giorno prima di sparire da Roma e iniziò a frullarle il pensiero di provare a chiamarlo. Aveva qualche soldo da parte, guadagnato con la danza e sarebbe potuta andare in un bar quando si fossero recati in paese e così chiamarlo... oppure fare una videochiamata attraverso internet in uno di quei posti in cui c'era questo servizio a pagamento. Ma poi perché chiamarlo? E se anche lui l'avesse rimproverata? Ormai erano tre mesi che mancava da Roma. Sicuramente le avrebbe detto anche lui tante di quelle parole cattive da farla sentire una nullità. Qualcosa del genere era capitato diverse volte. Una in particolare le era rimasta impressa. Quando lui era ancora vicedirettore dell'agenzia dove lavoravano insieme, l'aveva messa in ridicolo davanti a tutto lo staff di lavoro. Nonostante fossero già fidanzati, l'aveva trattata come una novellina, benché lavorasse lì già da diversi anni. Aveva commesso un piccolo errore e lui privo di ogni tatto l'aveva rimproverata ad una riunione, di fronte a tutti i dipendenti. Poco più tardi quando erano rimasti soli, si era scusato dicendo che non poteva mischiare il lavoro con la sua vita sentimentale, che quell'errore era evidente e tutti se n'erano accorti e quindi non poteva mostrarsi una pappamolla solo perché a commetterlo era la sua ragazza, e che quel rimprovero era da monito anche per gli altri. Serviva insomma come precedente, per evitare che anche altri dipendenti si mostrassero disattenti. In realtà lei era rimasta molto amareggiata e per giorni non gli aveva parlato. Lui però era fermo, restando nel suo parere. Convinto delle sue cose, delle sue decisioni. Non transigendo di fronte a niente e nessuno. Proprio come quando l'aveva lasciata... Se l'avesse chiamato adesso cosa le avrebbe detto? L'avrebbe rimproverata ancora? No, quella sensazione non le piaceva affatto.
Jessika sospirò pensando che in fondo una delle qualità che preferiva del suo ex era proprio la sua fermezza, la decisione, la sicurezza. Perché quello era ciò di cui aveva bisogno, di sicurezza. Ripensò alla possibilità di chiamarlo poi dall'altro lato del finestrino della roulotte comparve Hego. Lei gli sorrise e lo aprì immediatamente.
-Buongiorno! Sempre lì a pensare al tuo ragazzo?
Jessika arrossì in viso e distorse gli occhi quasi come se in essi Hego potesse leggervi la risposta.
-Smettila...! -esclamò imbarazzata. -E poi ...ex ragazzo! -specificò.
-Forza vieni fuori! Io e te scendiamo in paese per fare rifornimento di cibo. Vestiti. Ti aspetto qui.
-Stasera terremo la Zambra...? -disse Jessika una volta incamminati verso il piccolo paese di montagna, incastonato tra due altissime vette. Erano in Trentino. Periodo alquanto freddo per accamparsi lì, dato che era quasi arrivato l'inverno. Meno male che ancora non era nevicato o non sarebbero bastati né fuoco e né tutte le stufe che avevano!
-Sì. Tutti sono su di giri.
-E tu no? Non mi sembri particolarmente contento.
-E' un giorno come un altro. Anzi... forse...
-Hego che c'è? ...-disse notando un improvviso turbamento nel suo volto. Il ragazzo barcollò reggendosi poi ad una recinzione che circondava una casa lì vicino.
-Hego! ...Ti senti male? ...
-No... no, scusami. Ma... è proprio alla festa che mio padre...
-Ah, ho capito... Mi dispiace... dev'essere molto difficile per te... Però sai una cosa? Quell'uomo che ha fatto del male a tuo padre la pagherà, sì la pagherà cara! Anche se dovesse essersela cavata così per adesso, prima o poi subirà le conseguenze delle sue azioni! Prima o poi farà i conti con la giustizia! E anche se così non fosse, soffrirà peggio di te!
-Jessika...
-Sì soffrirà! -continuò lei non notando il disagio del ragazzo. -...e sai perché?!
-Jessika...!
-...perché sai cosa vuol dire avere sulla coscienza una persona morta?! Puoi anche solo immaginare cosa significhi?! Sì, quell'uomo starà peggio un cane! ...
-Basta! -urlò lui zittendola. -...sì che lo so! So come ci si sente! Hai ragione, quell'uomo ha smesso anch'egli di vivere! Jessika... quell'uomo sono io!
La ragazza trasalì tentando di capire se Hego avesse detto veramente quelle parole.
-...ed è vero! -continuò lui sofferente. -...sto peggio di un cane...
Incapace di aggiungere altro, Jessika rimase a fissare il terreno di ghiaia sotto i suoi piedi. Poco più in là un grosso albero spoglio che pareva rigido per il freddo. Un'alitata di vento gelido le penetrò nelle ossa ricordandole che erano molto vicini alle Alpi. Solo una parola nella sua testa: "Perché?" Sì, perché l'aveva fatto...
La sera, finalmente per tutti i membri della comunità rom, era arrivato il momento di festeggiare. Jessika poté vedere cose che non aveva mai visto da quando era con i rom, nel loro accampamento. Vestiti bellissimi, sgargianti, che parevano appena comprati. Gioielli meravigliosi... un lusso esagerato che mai aveva visto, nemmeno alle feste -poche- a cui aveva partecipato nel passato. Come sempre la musica era la padrona della festa. Non poteva non esserlo visto che tutto ruotava intorno ad essa in quella comunità. Mirsada aveva dato a Jessika un abito meraviglioso. Rosso, con tanti pizzi dorati. Un po' egocentrico per i suoi gusti, ma nulla di esagerato se messo a confronto a quello che indossavano le altre donne. Le aveva detto che era suo, ma che ovviamente adesso non gli andava più e voleva che lo indossasse lei visto che lo aveva conservato con cura. La ragazza era lusingata di questo, anche perché notava nella donna un atteggiamento diverso. Era mutato notevolmente da quando all'inizio era contrariata e non voleva che Jessika partisse con loro. Adesso le cose andavano meglio e quasi non si sentiva più una gagì in sua presenza. Quella sera in particolare aveva l'impressione di essere una rom, e questo non le dispiaceva per niente.
Un velo di turbamento le scese quando uscì dalla roulotte e vide che Hego non c'era. Non aveva potuto parlare più con lui. Non ce n'era stata occasione e comunque lui non sembrava voler dare altre spiegazioni in merito a quello che era successo con suo padre.
Il duca diede il via alla festa, ma non prima di aver indicato a tutti gli altri quanto stesse bene Jessika nei panni di una rom. Alarabìa e Vesna si voltarono dall'altro lato, ancora evidentemente offese con lei. La ragazza non le diede peso, anche perché ancora intenta a cercare di intravedere Hego tra la folla riunita al centro del campo.
Si guardò attorno e per un attimo provò ad immaginare a come potesse essere bello celebrare così il suo matrimonio. Sarebbe stata sicuramente una festa inusuale, strana e diversa dal solito, ma davvero affascinante. Magari avrebbe potuto indossare proprio quel vestito datale da Mirsada. E la musica era proprio quella giusta... Meravigliosa, spettacolare e che avrebbe fatto da contorno ad un matrimonio davvero speciale.
Presa da quel pensiero così fantasioso, non si accorse che la musica era cambiata e che tutti si erano disposti in cerchio e aspettavano solo che uno di loro si mettesse nel mezzo e incominciasse a cantare. Jessika immaginò il suo sposo che si avvicinava, proprio come stava facendo in quel momento un ragazzo, lì, tra gli altri rom. I suoi abiti erano particolari, scuri, ma brillanti. Il volto messo in ombra da uno strano cappello... Aveva una chitarra e l'accarezzava lievemente, come per non danneggiarla. Piano piano, immersa nella magia, si avvicinò a lui continuando a immaginare che fosse il suo splendido sposo. Poi notò spuntare un pizzetto dall'ombra del cappello. Sì un pizzetto nero! ...Quello di Hego! Allora prese a respirare affannosamente, sentendo il cuore accelerare. No, non per la sorpresa, ma perché pensando a quello che doveva il suo sposo nel suo immaginario, per una volta non aveva pensato a Virgilio, ma a lui, ad Hego.
Con una voce indescrivibilmente bella e dolce, il ragazzo iniziò a cantare, accorgendosi ben poco di chi gli fosse vicino. Pareva solo. Solo con la musica, con la sua chitarra...
Jessika rimase a un metro e mezzo da lui, ancora scioccata, tentando di capire perché non l'avesse mai sentito cantare. Quando si esibivano infatti, lui suonava il violino, oppure il liuto, ma mai la chitarra, e mai cantava... Perché, visto che era così bravo?
Lo fissò persa in quell'incredibile sogno ad occhi aperti fino alle ultime note, soffocate dal forte applauso. Quando lui alzò gli occhi e la vide di fronte a sé, con quel vestito, sbarrò gli occhi e la prese per un braccio, trascinandola dietro una roulotte, mentre gli altri ripresero a suonare e a cantare.
-Ma che succede?! -esclamò Jessika alquanto spaventata.
-Chi ti ha dato questo vestito?!
-...Ma perché? Sei arrabbiato?
-Chi te l'ha dato! Rispondi!
-Me l'ha dato tua madre! Ma...
-Sai cosa significa questo?! ...Ti ha detto cosa significa?!
-Non mi ha detto niente! -alzò anche lei la voce.
-Questo era il suo abito da sposa!
-E quindi?
-Ha detto che l'avrebbe dato solo ad una persona! -sospirò. -...Alla mia futura sposa...
-Cosa?
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