10~C'è sempre tempo
Jessika si distese sul prato spoglio, umidiccio, e con un po' di timore tenne gli occhi stretti in modo da non vedere nulla. Il cuore iniziò a pulsare, proprio come quando nel passato era di fronte alla commissione e doveva tenere il suo esame universitario. Scacciò via quelle facce scrutatrici che la fissavano con sufficienza poi stese i muscoli, i nervi e tentò di fare profondi respiri. Alzò le palpebre. Di fronte a sé un incredibile manto nero puntellato che le parve di essere ad una mostra in un museo. Agglomerati di tanti piccoli soli, lontanissimi, da non poterne quantificare la distanza o la dimensione.
Provò a ricordare quando Virgilio la portò sul terrazzo dell'agenzia dove lavoravano insieme un tempo. Le aveva promesso una sorpresa. Le aveva assicurato che sarebbe rimasta a bocca aperta e con il cuore in subbuglio e così lei mentre si preparava a casa sua per uscire con il suo amato e festeggiare cinque anni di fidanzamento, non pensava ad altro.
-Vedrai che mi chiederà di sposarlo! -aveva detto all'amica che l'aiutava a stendere un leggero velo di phard.
-Dai, non esaltarti così! -aveva risposto schiettamente Romina, evidenziando questo lato del suo carattere.
-Non scoraggiarmi!
-Non voglio scoraggiarti. Voglio solo che rimani con i piedi a terra, per evitare che resti delusa, no?
-Ma io ne sono certa!
-Sì, ma ti ripeto: resta con i piedi per terra. -l'amica si era fermata a fissare quel viso illuminato come non l'aveva mai visto e un groppo le salì su per la gola.
-Che c'è Romi?
-Niente... Solo, non voglio che tu soffra.
-Ma perché?! Oggi potrebbe essere uno dei giorni più belli della mia vita!
-Ok, ti dico quello che penso. Forse ci rimarrai male, ma sei la mia amica e non posso far finta di niente.
-Romi, mi spaventi...
-Senti io a Virgilio non me lo vedo proprio mentre inginocchiandosi ai tuoi piedi ti chiede di prenderlo in marito!
-Ma perché? Pensi che non sia abbastanza romantico?
-Non è questo. Lui è un tipo molto profondo... direi anche un po' difficile, complicato, complesso...
-Mi sembra che tu stia descrivendo un'altra persona.
-Senti mi pare strano che tu non l'abbia ancora inquadrato. Io... non me lo vedo vicino a te...
-Questo mi ferisce, sai! ...e non poco! Perché mi hai detto solo ora che è questo quello che pensi di lui?
-Non fraintendermi Jé! Io penso che lui sia... che sia praticamente il marito perfetto. Ma...
-Ok! -aveva esclamato Jessika alzandosi in piedi. -Ora siamo al momento della verità: o mi dici tutto, o non sei una vera amica!
-Va bene. -sospirò. -E' la vostra unione che mi lascia un perplessa. Come ti dicevo, Virgilio è una brava persona ma se davvero dovesse chiederti di sposarti, non fai bene a pensarci ancora un po'? ...Non fate altro che litigare, lasciarvi, riprendervi... Tutto questo tira e molla non può farvi bene... Siete davvero pronti per il matrimonio?
-Sì che lo siamo! Lo so che litighiamo spesso ma... in fondo tutte le coppie hanno alti e bassi. E quando dopo un po' che siamo distanti, ritorniamo ad uscire insieme secondo te perché succede? ...Perché ci amiamo e non possiamo fare a meno l'uno dell'altra... E poi, pensa a quanti anni sono che stiamo assieme! Non significano niente cinque anni?!
-Cinque anni di interminabili lotte! Io non ti ho mai fatto una critica, non mi piace farlo ma... dovresti fare qualche cambiamento... Dai tesoro, ma non te ne accorgi? Siete troppo diversi... Lui apprezza molto ogni aspetto della vita, ogni sfumatura... e ti dimostra il suo amore, sia con le parole che con i gesti e tu invece...
-E' questo quindi quello che pensi? Pensi che in me ci sia qualcosa che non vada?! -si era scaldata Jessika facendo la sua voce pungente. -Non è che magari sei gelosa?!
-Come?! Gelosa?!
-Sì perché tu una storia non ce l'hai e...
Un silenzio sordo aveva avvolto la stanza da bagno. Gli occhi rossi di Romina si erano inumiditi restando immobili sul viso che aveva di fronte a sé e che per un attimo era diventato sprezzante nei suoi confronti.
-Non volevo dirlo! -era sbottata Jessika in preda al panico. -...non volevo!
-Non fa niente. -aveva concluso l'amica tirando su con il naso e andando via.
E così, con l'amaro in bocca, Jessika era scesa giù per le scale all'arrivo di Virgilio che la guardava tentando di capire perché la sua espressione fosse così spenta. Pensava alla cattiveria usata nei confronti dell'amica, ma non riusciva a comprendere perché le avesse fatto quel discorso così assurdo e, a suo avviso, così privo di fondamento.
-Tutto bene, Jess?
-Sì Virgilio... Sono solo agitata... Mi chiedo quale sia la sorpresa. Mi sento come una liceale al suo primo appuntamento.
-Come ti ho detto... Vorrei che tu condividessi il mio mondo. Vorrei che capissi a fondo chi sono e plasmassi a me la tua persona.
Jessika lo guardava, mentre concentrato sulla strada si dirigeva all'agenzia. Lo amava, questo era più che sicuro e non aveva occhi che per lui. Si scioglieva solo ad immaginare che potesse diventare suo marito e le sue parole l'avevano confortata. Sicuramente Romina si sbagliava e le avrebbe chiesto di sposarla.
Emozionato come non mai l'aveva portata di fretta su per le scale. Dagli uffici proveniva una luce fioca, segno che qualcuno era lì a fare lo straordinario ma erano passati talmente di corsa da non incrociare nessuno. La pesante porta di ferro era stata finalmente aperta e al di là di essa, si presentava uno scenario a dir poco spettacolare. Ogni cosa era stata messa meticolosamente al posto giusto. Candele, fiori, petali sparsi... Uno scenario perfetto per una proposta così importante di unione a nozze.
Jessika sentiva il suo cuore accelerare mentre lui, avvolgendola con tutte le sue attenzioni, le trasmetteva la sua incontenibile gioia.
-Vieni con me...
L'aveva accompagnata su un telo steso, e l'aveva invitata ad adagiarsi sui morbidi cuscini.
-Ho paura di bruciarmi i capelli! -aveva esclamato lei imbarazzatissima e in preda a un tremore insolito.
-Non preoccuparti sposto subito le candele...
Lui si era steso al suo fianco. Jessika poté vedere bene solo metà del suo viso illuminato ma quel contorno così tremendamente magico le infiammò le guance.
-Ora voglio che provi a guardare in alto... di fronte a te... Tieni questo. -disse porgendole un oggetto.
-Un binocolo?
-Sì... Prova guardare tra le stelle.
Lo sguardo della ragazza era rivolto al cielo ma non riusciva a non sbirciare con la coda dell'occhio il suo splendido e bellissimo fidanzato.
-Il nostro anniversario è fra tre giorni, vero?
-Sì...
-Sai perché ho voluto anticiparlo?
-No...
-Perché oggi, è visibile dalla terra un pianeta... si chiama Venere. Lo conosci vero?
-Sì, certo.
-Riesci a vederlo?
Jessika portando il binocolo vicino agli occhi, aveva tentato di trovare questo pianeta fra tante stelle ma dopo aver scrutato il cielo senza individuarlo, iniziava a spazientirsi sperando che Virgilio pronunciasse presto quelle tanto attese parole.
-Ma dov'è?! -aveva chiesto con un'impronta di seccatura.
-Ma come? Non riesci proprio a vederlo? E' proprio dritto, sopra di te...
Jessika si era messa seduta e l'aveva fissato smorzando quella magia e quell'atmosfera che sembrava essersi creata.
-E' così importante che io lo veda? -e così dicendo attendeva candidamente che si alzasse anche lui e le chiedesse di sposarlo.
-E' per questo che ti ho portata qui... -si era messo seduto Virgilio mentre sul suo viso pareva essere sceso un velo cupo. -Volevo che condividessi con me... questo spettacolo... ma tu non riesci a vederlo... Non lo vedi...
Jessika richiuse gli occhi tenendoli ancora stretti, sigillati. In un attimo, fu scaraventata nuovamente nell'accampamento Rom. Forse solo in quel momento riuscì a capire quanto era stata superficiale. Ricordò il viso deluso di Virgilio che solo poco prima che glielo spegnesse, brillava di luce propria. Era stata lei a oscurarlo; se solo avesse aspettato ancora un po', se solo avesse capito cosa voleva condividere con lei...
Le parole della sua amica erano più che vere. Si rese conto di cosa volesse dirle, se solo l'avesse ascoltata attentamente senza aggredirla con quell'insulto.
Tentò ancora di aprire gli occhi, ma non ne ebbe la forza poi sentì qualcuno avvicinarsi e sedersi accanto a lei. Non lo guardò ma comprese ugualmente chi fosse.
-Che stupida sono stata... -sussurrò mentre una goccia brillante le si impigliò tra le ciglia ancora ben sigillate.
Il suo corpo quasi sciolto sui fili d'erba sembrò abbandonato, privo di ogni energia. Un sussulto lo fece quasi rimbalzare poi i singhiozzi soffocati ruppero il silenzio insolito che pervadeva l'accampamento. Quella sera pareva che nessuno avesse voglia di suonare e cantare. Nessuno ballava, nessuno chiacchierava. Non un'ombra.
-Io credo che... -esordì il ragazzo che era evidentemente più giovane di lei. -...credo che tutti facciamo stupidaggini... Ma anche dalle stupidaggini si impara qualcosa.
-E' tardi ormai...
-Perché?
-Perché ho paura.
-Di cosa...?
-Di chi sono...
-Apri gli occhi Jé.
-No. Ho paura...
-Non puoi affrontare le tue paure con gli occhi chiusi.
-Ho paura... Non ce la posso fare...
-...E se ti tengo la mano?
-Sì, per favore...
Hego gliela prese dolcemente. Era assurdo come quel ragazzo la facesse sentire così al sicuro, così protetta. Quanta saggezza c'era in lui, quanta purezza d'animo. Sembrava incredibile ma Jessika smise immediatamente di singhiozzare e sentì il cuore che rallentava, avvolto da una pace mai provata.
Riuscì ad aprire gli occhi che restarono fissi sulla distesa stellata. Una bianchissima luna, più grande del solito, rifletteva la sua luce rubata dal sole. L'esercito di stelle pareva girarle intorno in un'incantevole danza.
-Era questo che voleva che io vedessi... Era questo che voleva condividere con me. Ed io non gliel'ho permesso!
Hego si stese accanto a lei stringendole la mano.
-...Ed io l'ho capito solo adesso?!
-L'importante Jé, è che tu l'abbia capito.
-Ma è troppo tardi! Dovevo capirlo prima, non ora... Ora e troppo tardi! -ripeté rassegnata.
-C'è sempre tempo. C'è sempre tempo per... capire, cambiare e mettere le cose a posto.
-Lui sta con un'altra. Non mi vorrà mai... non mi vorrà più.
-Non devi cambiare per lui. Tu devi farlo per te. Tu devi iniziare ad amare te, solo te. Se riuscirai ad amarti, amerai anche gli altri, e loro ...ameranno te.
Jessika lo guardò socchiudendo la bocca. Lui le teneva ancora la mano, ma questa volta sentire il calore umano attraverso quel gesto non le diede fastidio. Piuttosto, la rassicurò. Hego evidentemente aveva centrato il punto. Forse era proprio quello che doveva imparare a fare: amare se stessa.
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